Storia del teatro occidentale |
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Lafabula cothurnata è latragedia latina di ambientazione ed argomento greco. Deve il proprio nome agli stivali a suola alta indossati dagli attori tragici greci, detticothurni. È affiancata dallafabulapraetexta, la tragedia latina di ambientazione latina.
Mentre disponiamo per intero del testo di ventisei commedie, non resta niente più che uncorpus di frammenti sparsi del repertorio tragico romano, fatta eccezione che per ilcorpus tragicum senecano; inoltre, il numero dei tragediografi latini risulta inferiore rispetto a quello dei commediografi: nel periodo di massima fioritura delteatro latino (III-II secolo a.C.) operaronoLivio Andronico,Nevio,Ennio,Pacuvio eAccio; soltanto gli ultimi due furono esclusivamente autori di tragedie, mentre i restanti scrissero anche alcune commedie. Anche in età imperiale continuò la produzione di opere tragiche; è oggetto di accesa discussione tra gli studiosi l'ipotesi secondo la quale la tragediografia di età imperiale fosse pensata per la lettura e non per la rappresentazione; tra gli autori si ricordaSeneca.
Secondo la testimonianza diCicerone[1], la prima rappresentazione di una coturnata risalirebbe al 240 a.C., ad opera diLivio Andronico.La datazione è però ancora in gran parte discussa tanto che alcuni studiosi la posticipano di diversi decenni, sulla base della convinzione che una data tanto alta sia stata indicata da Cicerone non perché suffragata da reali prove ma perché avrebbe garantito alla letteratura latina una maggiore importanza.
Lafabula cothurnata ebbe una maggiore fortuna dellafabula praetexta.Lefabulae nascevano dalla rielaborazione artistica delle opere dei tragici greci, in primo luogoEschilo,Sofocle edEuripide. I temi prevalenti erano di carattere mitologico, soprattutto quelli connessi alle storie delCiclo Troiano, di quellotebano e alla vita dei discendenti diPelope, detti Pelopidi.Seppure il legame con i modelli greci fosse molto forte, è necessario sottolineare come profonde fossero le trasformazione che si rendevano necessarie, oltre che volute, per soddisfare i gusti di un pubblico molto diversi da quello greco. Le caratteristiche peculiari della tradizione tragica latina comprendevano un certo gusto per l'orrido e la violenza: abbondavano scene macabre, cruente e violente in particolare nella produzione di Accio, Pacuvio e di Ennio. È necessario notare come tale caratteristica, che arriverà poi sino a Seneca, era resa possibile dalla natura non sacra delle rappresentazioni teatrali, caratteristica precipua, invece, del teatro greco, che era praticato in occasioni di grandi feste pubbliche e portato su una scena che era considerata altare del dio Dioniso.Ulteriore caratteristica peculiare dellafabula cothurnata era la riproposizione frequente della tematica del potere, di cui venivano mostrato le devianze tiranniche; tale tratto è da addursi alla forza con la quale tale tema era oggetto di discussione in abito politico: la repubblica romana nasceva nel 509 a.C. come liberazione da una forma di potere monarchica che aveva assunti tratti eccessivamente autoritari. Da quell'evento traumatico il potere nella forma monarchica venne considerato elemento nefasto da temere.
Sono ad oggi noti i titoli di quasi centofabulae cothurnatae, di alcune delle quali rimangono pochissimi frammenti;[2] di altre non ci è pervenuto che il titolo.Rimangono i titoli di ottocothurnatae diLivio Andronico, di cui cinque sono legate al ciclo troiano:Achilles (Achille),Aegistus (Egisto),Aiax mastigophorus (Aiace armato di frusta, che racconta la storia dell'assegnazione delle armi di Achille adOdisseo ed il conseguente suicidio diAiace Telamonio),Equos troianus (Il cavallo di Troia) edHermiona (Ermione). Le restanti tre, che si caratterizzano per un particolare gusto per l'avventura e per gli aspetti romanzeschi, sono l'Andromeda, laDanae e ilTereus, che narrano la storia, rispettivamente, diAndromeda,Danae eTereo,Filomela eProcne. Non si conserva alcun frammento.
DiNevio, che contribuì all'elaborazione linguistica del genere, si conservano circa cinquanta frammenti e sei titoli:[3]Aesiona (Esione),Danae (Danae),Equos troianus (Il cavallo di Troia),Hector proficiscens (La partenza diEttore),Iphigenia (Ifigenia) eLucurgus oLycurgus (Licurgo), che è l'unica opera di cui si possa ricostruire, seppur con una certa approssimazione, la trama.
DiEnnio si conservano venti titoli e circa 400 frammenti;[3] la maggior parte è riconducibile alle vicende del ciclo troiano:Achilles,Aiax,Alexander (Paride Alessandro),Andromacha aechamalotis (Andromaca prigioniera di guerra),Hectoris lutra (Il riscatto di Ettore),Hecuba (Ecuba),Iphigenia,Telamo (Telamone),Telephus (Telefo). Tra le altre opere si ricorda laMedea, di cui si conserva un certo numero di frammenti.
Altri tragediografi contemporanei di questi furonoMarco Pacuvio eLucio Accio.
DiSeneca ci sono giunte per intero, caso unico in tutta la letteratura latina, novecothurnatae:Oedipus,Phaedra,Hercules furens,Phoenissae,Troades,Agamemnon,Thyestes,Medea edHercules Oetaeus. Sulla reale paternità senecana di quest'ultima tragedia si è a lungo discusso in ambito scientifico.
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