Costantino è una delle figure più importanti dell'Impero romano, che riformò largamente e nel quale permise e favorì la diffusione delcristianesimo. Tra i suoi interventi più significativi, la riorganizzazione dell'amministrazione e dell'esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente,Costantinopoli, e la promulgazione dell'Editto di Milano sulla libertà religiosa.
LaChiesa ortodossa e le Chiese dirito orientale lo venerano comesanto, presente nel loro calendario liturgico, col titolo diEguale agli apostoli; mentre il suo nome non è presente nelMartirologio Romano, il catalogo ufficiale dei santi riconosciuti dallaChiesa cattolica, quindi non è considerato santo dai cattolici (nonostante la venerazione plurisecolare di cui gode in alcuni luoghi come inSardegna).
Le fonti primarie sulla vita di Costantino e sulle relative vicende da imperatore devono essere prese con la dovuta cautela. La principale fonte contemporanea è costituita daEusebio di Cesarea, autore di unaStoria Ecclesiastica che non manca di esaltare la gloria e la nobiltà di Costantino in quanto imperatore cristiano, a cui fece seguito unaVita di Costantino che ne costituisce una vera e propriaagiografia. AncheLattanzio, nel suoDe mortibus persecutorum, delinea in modo netto la distinzione fra il pio Costantino e il perversoDiocleziano (Salona, 22 dicembre 244 – Spalato, 313). Distinzione forse non del tutto disinteressata, visto che Lattanzio, nato inNordafrica da famiglia pagana e convertitosi al cristianesimo, dovette fuggire precipitosamente daNicomedia, sede imperiale di Diocleziano, all'alba dell'ultimapersecuzione contro i cristiani, nel303.La stessa cautela deve valere per laStoria Nuova diZosimo, pagano e anticristiano, che mostra evidenti pregiudizi in senso opposto. Infine, l'appendice alla storia diOttato di Milevi sulloscisma donatista racchiude alcune lettere che Costantino avrebbe inviato ai cristiani del Nordafrica e che, se autentiche, potrebbero rivelare alcuni tratti del pensiero dell'imperatore riguardo alla questione cristiana.
Costantino nacque aNaissus[16][17] (odiernaNiš, inSerbia), un modesto centro situato nellaprovincia romana dellaMesia Superiore, figlio del Cesare d'OccidenteCostanzo Cloro,militare epoliticoromano di originiilliriche[18][19] e nativo dellaDardania[20], e diElena, una donnagreca originaria diDrepana (successivamente ridenominataElenopoli dallo stesso Costantino in suo onore), nellaBitinia (nell'Anatolia nord-occidentale)[21], di cui però s'ignora se fosse sua moglie o semplicemente una suaconcubina[22]. Il futuro imperatore fu dimadrelingua latina e, nonostante le origini elleniche materne, ebbe sempre difficoltà nel padroneggiare ilgreco, tanto da doversi avvalere d'interpreti con locutori ellenofoni[23]. Si conosce pochissimo della sua gioventù: perfino la sua data di nascita è incerta e generalmente collocata tra il 271 ed il 275.[24] Forse è proprio durante l'adolescenza che gli fu affibbiato il soprannome dispregiativoTrachala,[25] da interpretare nel senso di "viscido come una lumaca".[26]
Nel 288 Costanzo era stato nominatoPrefetto del pretorio delle Gallie (cioè comandante militare) e nel marzo del293, in base al sistema dellaTetrarchia voluta daDiocleziano, fu nominatoCesare dall'Augusto di Occidente,Massimiano, di cui sposò la figliastraTeodora. Costantino fu affidato all'Augusto d'Oriente, Diocleziano, ed educato aNicomedia presso la corte dell'imperatore, sotto il quale cominciò la carriera militare: futribunus ordinis primi[27] e con questo grado fu al seguito dello stesso Diocleziano nel suo viaggio inEgitto sul finire del 296. Successivamente partecipò attivamente allacampagna contro i Sasanidi condotta daGalerio nel 297-298[28] per poi tornare a servizio di Diocleziano con il quale lasciò definitivamente l'Egitto nell'estate del 302 attraversando la Palestina.[29] Tra il 303 ed il 305 combatté ancora tra le file dell'esercito di Galerio sul confine danubiano, ove si distinse nelle guerre contro iSarmati.[30]
Il primo maggio del 305, Diocleziano abdicò a favore del proprio Cesare Galerio e lo stesso fece Massimiano in Occidente, a favore diCostanzo Cloro. Galerio nominò proprio Cesare il nipoteMassimino Daia e impose a Costanzo, con il sostegno di Diocleziano, come nuovo CesareFlavio Severo, un ufficiale di alto rango che aveva militato tra le file dello stesso Galerio.[31] Fu in questo frangente che Costantino raggiunse il padre in Britannia (alcune fonti[32] vogliono che quella di Costantino sia stata una vera e propria fuga da Nicomedia, dove Galerio avrebbe voluto trattenerlo per garantirsi la fedeltà di Costanzo Cloro) e condusse con lui alcune campagne militari nell'isola.[33]
Circa un anno dopo, il 25 luglio 306, Costanzo Cloro morì nei pressi diEburacum, l'odierna York. Qui l'esercito, guidato dal generale germanicoCroco (di originealamanna), proclamò Costantino nuovo Augusto d'Occidente,[34] mettendo a repentaglio il meccanismo della tetrarchia, ideato da Diocleziano proprio per porre termine all'uso ormai consolidato degli eserciti di proclamare di propria iniziativa gli imperatori. Per tale ragione Galerio, che al tempo era l'unico Augusto legittimo rimasto in carica, fu inizialmente scettico nel riconoscere l'investitura di Costantino, tuttavia alla fine si convinse a cooptarlo nel collegio imperiale ma con il rango di Cesare, promuovendo invece come nuovo Augusto d'Occidente Flavio Severo.[35] Costantino da parte sua accettò la decisione di Galerio e, per dimostrare come riconoscesse l'autorità di Severo quale nuovo superiore in grado, cedette a quest'ultimo il controllo delladiocesi Iberica, mentre a lui sarebbe rimasto il governo delle Gallie e della Britannia.[36]
La sofferta nomina di Costantino a Cesare, per quanto gestita e riassorbita nei quadri della tetrarchia, aveva mostrato la debolezza del sistema di successione per cooptazione creato daDiocleziano. Infatti il 28 ottobre del 306Massenzio, figlio dell'Augusto emerito Massimiano, scontento di essere stato tagliato fuori da qualsiasi posizione di potere, si fece acclamare imperatore a Roma con l'appoggio dei pretoriani, dell'aristocrazia senatoria e della plebe urbana.[37] Galerio per l'occasione decise di agire senza indugi e con durezza, ordinando a Severo, che risiedeva a Milano, di marciare verso Roma per sedare la rivolta ma, giunto in prossimità della città, le truppe al suo comando disertarono poiché venute a conoscenza che Massimiano, per il quale avevano militato prima della sua abdicazione, si era schierato a sostegno del figlio.[38] Severo, fatto prigioniero, fu poi ucciso.[39] Galerio allora tentò di organizzare in prima persona una spedizione in Italia, ma non ottenne alcun risultato e fu costretto a ritirarsi nell'Illirico.[40] Durante questi eventi, Costantino era impegnato sul confine renano a combattere con successo i Franchi[41] e si era mantenuto neutrale nella disputa tra Galerio e Massenzio; Massimiano cercò dunque di farselo alleato e, per attirarlo alla sua causa, lo raggiunse a Treviri attorno alla metà del 307, offrendogli in sposa la figlia Fausta e il titolo di Augusto: Costantino accettò l'offerta di alleanza e, dopo essere convolato a nozze, si fece proclamare Augusto sul finire dell'anno.[42] Tornato a Roma, Massimiano entrò in urto con Massenzio, al potere del quale non voleva più essere subordinato[43] e, costretto a fuggire dalla città poiché le truppe erano rimaste leali al figlio,[44] nella primavera del 308 fu riaccolto alla corte di Costantino in Gallia.[45]
Galerio, nel tentativo di porre rimedio alla crisi istituzionale creatasi, nel novembre del 308 convocò aCarnuntum un convegno al quale presero parte, oltre a lui, anche Massimiano e, soprattutto, Diocleziano. In questa circostanza fu creato AugustoLiciniano Licinio, un commilitone di Galerio, mentre Costantino fu degradato nuovamente a Cesare e Massimiano dovette deporre, questa volta definitivamente, le vesti imperiali per una seconda volta. Contestualmente Massenzio fu dichiaratohostis publicus («nemico pubblico»).[46]
Tornato deprivato di ogni potere, Massimiano iniziò a tramare controCostantino. Sul finire del 309, approfittando dell'assenza del genero, impegnato a sedare una sollevazione dei Franchi,[47] il vecchio Erculio si proclamò per la terza volta imperatore e, assunto il comando della truppe stanziate aMarsiglia, si arroccò nella città.[48] Costantino, tornato in fretta dal confine renano, la pose d'assedio ma, ancor prima che iniziassero le ostilità, i soldati all'interno della città si arresero e consegnarono Massimiano, a cui fu però risparmiata la vita.[49] Agli inizi del 310, dopo un ennesimo complotto ordito da Massimiano e sventato questa volta dalla figlia Fausta, Costantino ordinò la messa a morte del suocero[50] e successivamente, attorno alla metà dell'anno, decise di riappropriarsi del titolo di Augusto che gli era stato tolto aCarnuntum, ottenendo stavolta il consenso di Galerio.[51]
Alla morte diGalerio nel311,Costantino si alleò conLicinio, mentreMassenzio con Massimino Daia. Costantino, ormai sospettoso nei confronti di Massenzio, riunito ungrande esercito formato anche da barbari catturati in guerra, oltre aGermani, popolazioniceltiche e provenienti dallaBritannia, mosse alla volta dell'Italia attraverso leAlpi, forte di 90 000 fanti e 8 000 cavalieri.[52] Lungo la strada, Costantino lasciò intatte tutte le città che gli aprirono le porte, mentre assediò e distrusse quante si opposero alla sua avanzata.[52] Egli, dopo aver battuto due volte Massenzio primapresso Torino e poipresso Verona, lo sconfisse definitivamente nellabattaglia di Ponte Milvio,[53] presso iSaxa Rubra sullavia Flaminia, alle porte di Roma, il 28 ottobre del312. Con la morte di Massenzio, tutta l'Italia passò sotto il controllo di Costantino.[54]
Durante questa campagna sarebbe avvenuta la celebre e leggendaria apparizione della croce sovrastata dalla scrittaIn hoc signo vinces che avrebbe avvicinato Costantino alcristianesimo. Secondo Eusebio di Cesarea questa apparizione avrebbe avuto luogo proprio nei pressi diTorino.[55]
Schema dellabattaglia avvenuta pressoAdrianopoli nel324, dove Costantino, seppure in inferiorità numerica, prevalse suLicinio, il quale lasciò sul campo secondoZosimo ben 34.000 armati.
L'anno seguente, nel313,Massimino Daia veniva sconfitto daLicinio e si dava la morte. Entrando inNicomedia Licinio emanò unrescritto (impropriamente dettoeditto di Milano dal luogo dove era stato concordato con Costantino), con cui a nome di entrambi gli augusti rimasti veniva riconosciuta anche in Oriente la libertà di culto per tutte le religioni, ponendo fine ufficialmente allepersecuzioni contro i cristiani, l'ultima delle quali, cominciata da Diocleziano tra il303 e il304, si era conclusa nel 311 su ordine di Galerio, prossimo a morire.
Il testo del decreto recita:
(latino)
«Cum feliciter tam ego [quam] Constantinus Augustus quam etiam ego Licinius Augustus apud Mediolanum convenissemus atque universa quae ad commoda et securitatem publicam pertinerent, in tractatu haberemus, haec inter cetera quae videbamus pluribus hominibus profutura, vel in primis ordinanda esse credidimus, quibus divinitatis reverentia continebatur, ut daremus et Christianis et omnibus liberam potestatem sequendi religionem quam quisque voluisset, quod quicquid <est> divinitatis in sede caelesti, nobis atque omnibus qui sub potestate nostra sunt constituti, placatum ac propitium possit existere»
(italiano) «Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito aiCristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità.»
Nella prosecuzione il rescritto ordinava l'immediata restituzione ai cristiani di tutti i luoghi di culto e di ogni altra proprietà delle chiese.
Costantino eLicinio, che ne aveva sposato la sorellaCostanza, entrarono una prima volta in conflitto nel314 (in seguito alla riappacificazione l'Illirico passò a Costantino) e di nuovo nel323. In seguito alla sconfitta di Licinio, che si arrese dopo le battaglie diAdrianopoli e diCrisopoli[56] nel324 e venne successivamente esiliato nella sua città natale, Tessalonica,[57]a quel punto Costantino rimase l'unico augusto al potere.[58]
Questo periodo cominciò con una serie di uccisioni, a partire da quella del suo antico rivaleLicinio, avvenuta nel325. L'anno seguente Costantino fece uccidere aPola il figlio primogenitoCrispo, figlio diMinervina, per una presunta relazione conFausta e inoltre Liciniano, figlio della sorella Costanza e di Licinio. Quindi anche la moglie Fausta venne uccisa soffocata o annegata nel bagno termale, riscaldato oltre la temperatura normale. La leggenda vuole che Crispo sia stato eliminato in seguito all'accusa di Fausta di averla insidiata, e quindi anche l'imperatrice venne giustiziata quando Costantino riconobbe l'innocenza del figlio. Forse erano entrambi vittime di falsi delatori o Fausta volle assicurarsi l'eliminazione dei rivali dei propri figli come successori di Costantino.[58] Il rimorso di Costantino per queste morti lo avvicinò al Cristianesimo, l'unica religione che garantiva il perdono dei peccati, secondo quanto riporta neI Cesari il suo polemico successoreGiuliano. Costantino verrà poi battezzato sul letto di morte il 22 maggio337.[59]
Sempre nel326 si erano iniziati i lavori per la costruzione della nuova capitaleNova Roma (Nuova Roma) sul sito dell'antica città diBisanzio, fornendola di unsenato e di uffici pubblici simili a quelli di Roma.
Il luogo venne scelto come capitale nel 324 per le sue eccezionali qualità difensive e per la vicinanza ai minacciati confini orientali e aidanubiani. Inoltre, particolare non secondario, consentiva a Costantino di sottrarsi all'influenza invadente, arrogante e irritante degli aristocratici presenti nelSenato romano, che tra l'altro erano per lo più ancora di religione pagana, a differenza dell'imperatore.[60] La città venne inaugurata nel330 e prese presto il nome diCostantinopoli. Rispetto alla vecchia città, la nuova era quattro volte più vasta: dove c'era un'antica porta Costantino pose unforo circolare, inoltre spostò le sue mura più a occidente di 15stadi.[61] Proprio qui Costantino si fece battezzare prima di morire: il suo corpo fu trasferito e seppellito nellachiesa dei Santi Apostoli.[14] La città (oggiIstanbul) resterà poi fino al1453 capitale dell'Impero romano d’oriente.
All'interno di queste prefetture mantenne rigidamente separati il potere civile e politico, da quello militare: la giurisdizione civile e giudiziaria era affidata a unprefetto del pretorio, cui erano subordinati ivicari dellediocesi e i governatori delleprovince.I prefetti furono, quindi, privati in parte del potere militare,[64] lasciando loro ancora compiti dilogistica militare,[65] e diventarono amministratori delle grandi prefetture in cui era diviso l'impero. Essi svolgevano le seguenti funzioni:[66]
la suprema amministrazione della giustizia e delle finanze (sostenendo anche le spesemilitari[67]).
l'applicazione e, in alcuni casi, la modifica degli editti generali.
controllo dei governatori delle province, i quali in caso di negligenza o corruzione venivano destituiti e/o puniti.
Inoltre il tribunale del prefetto poteva giudicare ogni questione importante, civile o penale, e la sua sentenza era considerata definitiva, al punto che neanche gli imperatori osavano lamentarsi della sentenza del prefetto.
Costantino poi controbilanciava l'importanza e la potenza dei prefetti del pretorio con la breve durata della carica. Ogni prefettura, divisa in tredicidiocesi, di cui una (Oriente) era governata da un Conte d'Oriente, un'altra (Egitto) da un Prefetto Augusteo, e le altre undici da altrettanti Vicari o sottoprefetti, i quali sottostavano all'autorità del prefetto del pretorio.[68] Ogni diocesi era ulteriormente suddivisa inprovince.
L'apparatoburocratico venne snellito e suddiviso tra gli affari della corte, affidati a quattro alti dignitari, e gli affari dello Stato, affidati a tre alti funzionari: costoro, insieme con iprefetti urbani componevano ilConcistorium principis oSacrum concistorium ("Consiglio del principe" o "Sacro collegio").
I quattro dignitari che regolavano le attività della corte erano:
ilcomes rerum privatarum ("ministro degli affari privati"), che si occupava di gestire il patrimonio privato dell'imperatore[69],
ilpraepositus sacri cubiculi ("preposito del sacro cubicolo"), una sorta di gran ciambellano che si occupava della vita della corte imperiale e da cui dipendevano cortigiani e schiavi,
duecomites domesticorum ("ministro dei domestici"), responsabili l'uno del personale che svolgeva il proprio servizio a piedi e l'altro del personale a cavallo e della guardia imperiale.
I tre alti funzionari a cui competeva l'amministrazione dello Stato erano:
ilmagister officiorum ("maestro degli uffici"), un cancellerie che si occupava dell'amministrazione interna e delle relazioni esterne,
ilquaestor sacri palatii ("questore del sacro palazzo"), con competenza in materia di leggi e di giustizia, che dirigeva inoltre il "Consiglio del principe",
ilcomes sacrarum largitionum ("ministro delle sacre elargizioni"), che si occupava delle materie finanziarie statali.
La politica amministrativa di Costantino è controversa e in particolare è stata aspramente criticata dallo storico illuministaEdward Gibbon, autore diStoria del declino e della caduta dell'Impero romano (opera composta tra il 1776 e il 1788), che dà di Costantino un giudizio estremamente negativo. Per Gibbon al tempo di Costantino: si istituì un poderoso sistema burocratico, coniando cariche sconosciute in antecedenza (magnifico, illustre, conte, duca, ecc.), tali da creare un controllo vessatorio e di spionaggio su tutte le province; i pretoriani erano in numero spropositato ed erano di origine armena, con corazze di argento e d'oro; la capitale trasferita da Roma a Costantinopoli (depredando importanti opere di Fidia e altri scultori della Grecia classica) accentuò l'emarginazione del Senato romano; la tassazione esorbitante finì per spopolare anche una delle regioni (Campania) più produttive dell'Italia; si accentuò, inoltre, la disgregazione dell'esercito romano, sia con la nomina di barbari al massimo comando militare, sia con la penalizzazione economica dei soldati che salvaguardavano il confine (limes) dalle invasioni. Complessivamente, per Gibbon, neppure Caligola o Nerone fecero più danni all'impero di Costantino.
Già ai tempi in cui era statoCesare in Occidente, attorno agli anni306-310,[70] Costantino ottenne grandi successi militari suAlemanni eFranchi, di cui si dice riuscì a catturare i loro re, dati in pasto alle belve durante i giochi gladiatorii.[71]
Divenuto unicoaugusto in Occidente nel313 respinse una nuova invasione diFranchi inGallia.[70] Dopo una prima crisi conLicinio, al termine della quale i dueaugusti trovarono un nuovo equilibrio strategico nel317, ottenne nuovi successi contro le genti barbare lungo ilDanubio. Egli, infatti, batté sia iSarmatiIazigi nel322[5][72] sia iGoti nel323.[72]
Una nuova serie di riforme furono poi portate a termine una volta divenuto unicoAugusto, subito dopo la sconfitta definitiva diLicinio nel324.[78] La guida dell'esercito fu sottratta aiprefetti del pretorio, e ora affidata a: ilmagister peditum (per lafanteria) e ilmagister equitum (per lacavalleria).[64] I due titoli potevano tuttavia essere riuniti in una sola persona, tanto che in questo caso la denominazione della carica si trasformavamagister peditum et equitum omagister utriusque militiae[79] (carica istituita verso la fine del regno, con due funzionaripraesentalis[80]). I gradi più bassi della nuova gerarchia militare prevedevano, oltre ai soliticenturioni etribuni, anche i cosiddettiduces,[64] i quali avevano il comando territoriale di specifici tratti difrontieraprovinciale, a cui erano affidate truppe dilimitanei. Costantino, inoltre, sempre secondoZosimo, rimosse dalle frontiere la maggior parte dei soldati e li insediò nelle città (si tratta della creazione dei cosiddetticomitatensi):[81]
«[...] città che non avevano bisogno di protezione, privò del soccorso quelle minacciate dai barbari [lungo le frontiere] e procurò alle città tranquille il danno generato dalla soldataglia, per questi motivi molte città risultano deserte. Lasciò anche che i soldati rammollissero, frequentando i teatri, e abbandonandosi alla vita dissoluta.»
Nell'evoluzione successiva il generale in campo svolse sempre più le funzioni di una sorta di ministro della guerra, mentre vennero create le cariche delmagister equitum praesentalis e delmagister peditum praesentalis ai quali veniva affidato il comando effettivo sul campo.
Nel309-310 Costantino introdusse una riforma monetaria, necessaria anche per fare fronte alla scarsità di monete d'oro. Venne, quindi, introdotto ilsolidus d'oro, con un peso di4,54 g pari a 1/72 di libbra, cioè più leggero (anche se più largo e sottile) dell'aureo, che in quel momento valeva 1/60 di libbra. Si ritornò inoltre al sistema bimetallico di Augusto coniando lasiliqua d'argento, di2,27 g pari a 1/144 di libbra: ilmiliarense, con un valore doppio della siliqua, aveva quindi lo stesso peso delsolidus. Per quanto riguarda i bronzi, ilfollis, ormai fortemente svalutato, venne sostituito da una moneta di3 g, dettonummus centonionalis, cioè 1/100 di siliqua.
Fu una riforma duratura, tanto che il peso aureo del solido introdotto con la riforma di Costantino rimase invariato per secoli anche durante l'impero bizantino. Ma a livello sociale le conseguenze furono catastrofiche: tutti coloro che non avevano accesso alla nuova moneta d'oro, infatti, dovettero subire le conseguenze dell'inflazione, a causa di una svalutazione rispetto alsolidus delle altre monete d'argento e di rame, che non erano più protette dallo Stato. Il risultato fu una insuperabile spaccatura tra una minoranza privilegiata di ricchi e la massa dei poveri[82].
Costantino preferì non nominare un unico erede, ma dividere il potere tra i suoi tre figlicesariCostante I,Costantino II eCostanzo II e due nipotiDalmazio eAnnibaliano.[84] Costanzo, che era impegnato inMesopotamia settentrionale a supervisionare la costruzione delle fortificazioni frontaliere,[85] si affrettò a tornare aCostantinopoli, dove organizzò e presenziò alle cerimonie funebri del padre: con questo gesto rafforzò i suoi diritti come successore e ottenne il sostegno dell'esercito, componente fondamentale della politica di Costantino.[86]
Durante l'estate del 337 si ebbe un eccidio, per mano dell'esercito, dei membri maschili delladinastia costantiniana e di altri esponenti di grande rilievo dello stato: solo i tre figli di Costantino e due suoi nipoti bambini (Gallo eGiuliano, figli del fratellastroGiulio Costanzo) furono risparmiati.[87] Le motivazioni dietro questa strage non sono chiare: secondoEutropio Costanzo non fu tra i suoi promotori ma non tentò certo di opporvisi e condonò gli assassini;[88]Zosimo invece afferma che Costanzo fu l'organizzatore dell'eccidio.[89] Nel settembre dello stesso anno i tre cesari rimasti (Dalmazio e Annibaliano furono vittime della purga) si riunirono aSirmio inPannonia, dove il 9 settembre furono acclamati imperatori dall'esercito e si spartirono l'Impero: Costanzo si vide riconosciuta la sovranità sull'Oriente, Costante sull'Illirico e Costantino II sulla parte più occidentale (Gallie, Hispania e Britannia). La divisione del potere tra i tre fratelli durò poco: Costantino II morì nel340, mentre cercava di rovesciare Costante, e Costanzo guadagnò iBalcani; nel350 Costante fu rovesciato dall'usurpatoreMagnenzio, e Costanzo divenne unico imperatore.
Icona ortodossa bulgara con l'imperatore e la madreElena e la "vera croce".
Il comportamento costantiniano in tema di religione ha dato spazio a molte controversie fra gli storici; controversie particolarmente aspre quando essi hanno preteso di valutare non solo il comportamento pubblico, ma le sue convinzioni interiori. In alternativa all'opinione tradizionale, secondo cui Costantino si sarebbe convertito al cristianesimo poco prima della battaglia di Ponte Milvio, è stata, invece, asserita una sua costante adesione al culto solare, mettendo in dubbio perfino il battesimo in punto di morte.
Secondo altri, poi, la religione sarebbe stata per Costantino un puro e sempliceinstrumentum regni. Lo storico svizzeroJacob Burckhardt, per esempio, afferma: «Nel caso di un uomo geniale, al quale l'ambizione e la sete di dominio non concedono un'ora di tregua, non si può parlare di cristianesimo o paganesimo, di religiosità o irreligiosità consapevoli: un uomo simile è essenzialmente areligioso, e lo sarebbe anche se egli immaginasse di far parte integrante di una comunità religiosa»[90]. Secondo altri ancora, poi, occorre distinguere fra convinzioni private e comportamento pubblico, vincolato dalla necessità di conservare il consenso delle proprie truppe (se non dei propri sudditi), qualunque ne fosse l'orientamento religioso. Da questo punto di vista è utile distinguere fra il comportamento di Costantino antecedente e quello successivo allabattaglia di Crisopoli, grazie alla quale conseguì il dominio assoluto sull'impero.
Che Costantino si sia progressivamente avvicinato al cristianesimo trova comunque d'accordo molti studiosi di quell'epoca[91]. Tra costoro, il grande archeologo e storico di estrazione marxistaPaul Veyne sostiene con sicurezza l'autenticità della conversione di Costantino, ricordando, con J.B. Bury, che la sua «rivoluzione [...] fu forse l'atto più audace mai compiuto da un autocrate in spregio alla grande maggioranza dei suoi sudditi». E ciò in considerazione del fatto che la popolazione cristiana era circa il 10% del totale nel futuro Impero Romano d'Occidente.
Paul Veyne ha inoltre proposto un'interessante teoria per tentare di spiegare in modo razionale il fenomeno leggendario della visione che potrebbe aver spinto Costantino a una conversione solo apparentemente improvvisa. L'eminente studioso ipotizza che un sogno abbia potuto avere azione catalitica su un terreno psicologico predisposto da esperienze e suggestioni vissute precedentemente[92].
È comunque fuori di dubbio la sincerità costantiniana nella ricerca dell'unità e concordia della Chiesa, la cui necessità derivava da un preciso disegno politico che considerava l'unità del mondo cristiano condizione indispensabile alla stabilità della potenza imperiale. Costantino infatti interpretava in senso cristiano l'antico tema, caro alla Roma imperiale pagana, dellapax deorum, nel senso che la forza dell'impero non derivava semplicemente dalle azioni di un principe illuminato, da una saggia amministrazione e dall'efficienza di un ben strutturato e disciplinato esercito, ma direttamente dalla benevolenza di Dio. Mentre però, nella religione romana, vi era un diretto rapporto tra il potere imperiale e le divinità, l'imperatore cristiano non poteva ignorare la Chiesa, un'istituzione che, tramite i suoi vescovi, era l'unica mediatrice della fonte divina del potere, e Costantino non poteva fare a meno di essere coinvolto nelle lotte teologiche della Chiesa. Su una tale base ideologica, questa ricerca dell'unità e della concordia dei cristiani comportava quindi anche interventi molto duri nei confronti di coloro che lo stesso imperatore considerava eretici, che erano trattati come, se non più duramente, dei pagani. I conflitti teologici si trovarono dunque ad avere una ricaduta politica, mentre d'altra parte le sorti interne dell'Impero erano sempre più dipendenti dai risultati delle lotte teologiche; gli stessi vescovi, infatti, sollecitavano continuamente l'intervento dell'imperatore per la corretta applicazione delle decisioni dei concili, per la convocazione dei sinodi e anche per la definizione di controversie teologiche: ogni successo di una fazione comportava la deposizione e l'esilio dei capi della fazione opposta, con i metodi tipici della lotta politica[93].
NelIII secolo lareligione pagana si era fortemente trasformata: sulla spinta della insicurezza dei tempi e dell'influsso dei culti di origine orientale, le sue caratteristiche pubbliche e ritualistiche avevano sempre più perso di significato di fronte a una più intensa e personale spiritualità. Si era andato diffondendo unsincretismo venato dimonoteismo e si tendeva a vedere nelle immagini degli dei tradizionali l'espressione di un unico essere divino.
Una forma politica a questa aspirazione sincretistica fu data dall'imperatoreAureliano (275), con l'istituzione del culto ufficiale delSol Invictus ("Sole Invitto"), con elementi delmitraismo e di altri culti solari di origine orientale. Il culto era diffuso nell'esercito, soprattutto nell'occidente, e a esso non furono estranei néCostanzo Cloro, il padre di Costantino, né Costantino stesso.[94]
Costantino fu certamente il primo a comprendere l'importanza della nuova religione cristiana per rafforzare la coesione culturale e politica dell'impero romano.
La domenica fu elevata a giorno festivo pubblico, dedicato al Sole. La politica religiosa di Costantino formalmente fu di tolleranza verso tutti i culti, ma il nuovo imperatore si prodigò per sviluppare il culto cristiano, prima decisamente osteggiato, a danno dei culti tradizionali. I templi pagani rimasero aperti, ma vennero spogliati di molti preziosi doni votivi. Lo Stato iniziò a finanziare il clero pubblico e la costruzione di nuove chiese cristiane, che in alcuni casi fu l'imperatore a farle erigere personalmente, ad esempio a Roma (Antica basilica di San Pietro in Vaticano), a Betlemme (Basilica della Natività), a Gerusalemme (Basilica del Santo Sepolcro) e a Costantinopoli (Chiesa dei Santi Apostoli). In un decreto del 318 concesse che su richiesta di una sola delle parti contendenti, le cause civili potessero essere giudicate innanzi ai vescovi.[95]
Fu concesso agli ecclesiastici l'esonero dagli oneri municipali.[96]
Costatino fece delle leggi per moralizzare la famiglia. Nel 326 fece vietare ilconcubinato dei mariti, mentre nel 331 fu reso più difficile il ripudio, antenato deldivorzio.[97] Proibì che, a causa di divisioni patrimoniali, le famiglie degli schiavi venissero divise, dando così un indiretto riconoscimento ai legami tra persone schiave.
Moneta di Costantino, con una rappresentazione delSol Invictus e l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "al Sole Invitto compagno"Moneta di Costantino (ca.327) con la rappresentazione delmonogramma di Cristo sopra illabaro imperiale
Le monete coniate da Costantino forniscono indirettamente notizie sull'atteggiamento pubblico di Costantino verso i culti religiosi. Quando ancora ricopriva il ruolo di Cesare, alcune emissioni si inserirono nel classico filone della Tetrarchia, con dediche «al Genio del Popolo Romano» ("Gen Pop Romani"), provenienti specialmente dalla zecca di Londinium (Londra). Ancora per alcuni anni dopo la battaglia di Ponte Milvio le zecche orientali (Alessandria, Antiochia, Cyzicus, Nicomedia, ecc.) continuarono a produrre monete dedicate «a Giove salvatore» (Iovi conservatori); nello stesso periodo le monete delle zecche occidentali (Arles, Londra, Lione,Augusta Treverorum, Pavia, ecc) continuarono a coniare monete dedicate «al Sole invitto compagno» e, nel caso della zecca di Pavia, anche «a Marte salvatore» (Marti Conservatori) e «a Marte Protettore della Patria» (Marti Patri Conservatori).
L'attributo «compagno» riferito al Sole, che manca in monete analoghe di precedenti imperatori, è singolare e occorre chiedersene il significato. Normalmente viene interpretato come «al compagno (di Costantino), il Sole Invitto»; indicherebbe quindi una indiretta deificazione dell'imperatore stesso. Il vero significato, però, potrebbe anche essere completamente diverso. Nell'età imperiale, infatti, la parola latinacomes, oltre che «compagno» indicava un funzionario imperiale e perciò da essa è derivato il titolo nobiliare «conte». Alle orecchie dei cristiani, quindi, questa strana legenda poteva ricordare che il sole non era un dio, ma una potenza subordinata alla divinità suprema. A sua volta l'imperatore si presentava come l'autorità suprema in terra allo stesso modo come il sole lo era in cielo; autorità, però, entrambe subordinate.
Questa interpretazione è confermata dall'emissione del316 (durante la prima guerra civile contro il pagano Licinio), la cui legenda recita: SOLI INVIC COM DN (soli invicto comiti domini), che potrebbe essere tradotto come «al sole invitto compagno del signore», ma che sembra più logico tradurre «al sole invitto, ministro del Signore».
Verso il319 la maggior parte delle zecche sia in oriente sia in occidente passarono a emissioni laiche benaugurali, fra cui per prima quella con la legenda «Liete vittorie al principe perpetuo» (Victoriae laetae prin. perp.).Da quell'anno dalle monete bronzee di Costantino iniziano a sparire gli dei tradizionali, come Elio, Marte, Giove, sostituiti dall'immagine solitaria dell'imperatore, che volge gli occhi verso l'alto, ad una generica divinità, che può essere interpretata sia come Cristo che come Giove. La monetazione aurea invece mantiene ancora a lungo gli dei tradizionali, forse perché rivolta ai patrizi e a persone di rango elevato, ancora legate alla religione tradizionale
Le monete con simboli cristiani o supposti tali sono rare e costituiscono solo circa l'1% delle tipologie conosciute. La zecca di Pavia (Ticinum) coniò nel315 un medaglione d'argento in cui ilmonogramma di Cristo era riprodotto sopra l'elmo piumato dell'imperatore. Solo dopo la vittoria su Licinio compare la tipologia con illabaro imperiale e il monogramma di Cristo, che trafiggono un serpente, simbolo appunto di Licinio,[98] e simultaneamente scompaiono del tutto dalle monete sia le immagini del sole invitto sia lacorona radiata, altro simbolo apollineo e solare.
Nel326 appare il diadema, simbolo monarchico di derivazione ellenistica, e poco dopo il sovrano viene raffigurato con lo sguardo rivolto in alto, come neiritratti ellenistici, a simboleggiare il contatto privilegiato tra l'imperatore e la divinità.
Quanto sopra osservato a proposito delle monete di Costantino, cioè la volontà imperiale di presentarsi come un prediletto dal cielo, senza, però, mettere in chiaro quale fosse la divinità, può essere rilevato in molti altri aspetti dell'impero di Costantino.
Il ruolo determinante giocato da Costantino nell'ambito della chiesa cristiana (ad esempio tramite la convocazione di concili e il presiederne i lavori) non deve oscurare il fatto che Costantino svolse funzioni analoghe nell'ambito di altri culti. Egli infatti mantenne la carica dipontefice massimo della religione pagana; carica che era stata di tutti gli imperatori romani a partire daAugusto. Lo stesso fecero i suoi successori cristiani fino al375.
Anche labattaglia di Ponte Milvio, con cui nel312 Costantino sconfisseMassenzio, diede origine a leggende discordanti, che, però, potrebbero risalire tutte a Costantino, sempre attento a presentarsi come prescelto dalla divinità, qualunque essa fosse. Per queste leggende si veda la vocein hoc signo vinces. In questo senso si spiegano sia l'editto imperiale di tolleranza ol'editto di Milano del313 (conferma rafforzata di uneditto di Galerio del 30 aprile311), sia l'iscrizione sull'arco di Costantino: entrambi citano una generica "divinità", che poteva dunque essere identificata sia con il Dio cristiano, sia con il dio solare. L'ambiguità dell'Editto di Milano, però, è ovvia, dato che esso fu proclamato dal pagano Licinio.
Costantino perseguiva probabilmente il proposito di riavvicinare i culti presenti nell'impero, nel quadro di un non troppo definito monoteismo imperiale. Vi fu una grande confusione da parte degli osservatori esterni del cristianesimo che portò molti ad identificare i cristiani come adoratori del sole.Molto prima che Eliogabalo e i suoi successori diffondessero a Roma il culto siriaco delSol invictus, molti romani ritenevano che i cristiani adorassero il sole:
«Gli adoratori diSerapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo»
«…molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia»
(Tertulliano,Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae)
Questa confusione era senz'altro favorita dal fatto che Gesù era risorto nel primo giorno della settimana, quello dedicato al sole, e perciò i cristiani avevano l'abitudine di festeggiare proprio in quel giorno (oggi chiamatodomenica):
«Nel giorno detto del Sole si radunano in uno stesso luogo tutti coloro che abitano nelle città o in campagna, si leggono le memorie degli apostoli o le scritture dei profeti, per quanto il tempo lo consenta; poi, quando il lettore ha terminato, il presidente istruisce a parole ed esorta all'imitazione di quei buoni esempi. Poi ci alziamo tutti e preghiamo e, come detto poco prima, quando le preghiere hanno termine, viene portato pane, vino e acqua, e il presidente offre preghiere e ringraziamenti, secondo la sua capacità, e il popolo dà il suo assenso, dicendoAmen. Poi viene la distribuzione e la partecipazione a ciò che è stato dato con azioni di grazie, e a coloro che sono assenti viene portata una parte daidiaconi. Coloro che possono, e vogliono, danno quanto ritengono possa servire: lacolletta è depositata al presidente, che la usa per gli orfani e le vedove e per quelli che, per malattia o altre cause, sono in necessità, e per quelli che sono in catene e per gli stranieri che abitano presso di noi, in breve per tutti quelli che ne hanno bisogno.»
Questa scelta liturgica era inevitabile. Il giorno del sole, infatti, non solo era proprio il primo della settimana, quello in cui Gesù era risorto, ma anche aveva una valenza metaforica teologicamente e scritturalmente corretta. L'abitudine di chiamare tale giorno "giorno del Signore" (dies dominica, da cui, appunto il nome domenica) compare per la prima volta alla fine del primo secolo (Apocalisse 1, 10[99]) e poco dopo nelladidaché, prima cioè che il culto del Sol Invictus prendesse piede.
Anche la decisione di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d'inverno ha dato origine a molte controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono imprecise e di difficile interpretazione. Le prime notizie di feste cristiane per celebrare la nascita di Cristo risalgono circa all'anno 200.Clemente Alessandrino riporta diverse date festeggiate in Egitto, che sembrano coincidere con l'Epifania o col periodo pasquale (cfr.Data di nascita di Gesù). Nel 204 circa, invece,Ippolito di Roma propone il25 dicembre (e la correttezza storica di tale scelta sembrerebbe essere stata approssimativamente confermata da recenti scoperte[100]). La decisione delle autorità romane, tuttavia, di uniformare la data delle celebrazioni proprio il25 dicembre potrebbe essere stata stabilita in buona parte per motivi "politici" in modo da congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane deiSaturnali e delSol invictus.
La confusione delle date liturgiche fra i culti continuò per un certo periodo, anche perché ovviamente l'editto di Tessalonica, che proibiva i culti diversi dal cristianesimo, non determinò la conversione immediata dei pagani. Ancora ottanta anni dopo, nel 460, ilpapa Leone I sconsolato scriveva:
«È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nellaBasilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.»
La sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano ha dato origine a molte controversie, tanto che alcuni hanno sostenuto che il cristianesimo sia stato pesantemente influenzato dal mitraismo e dal culto del Sol invictus o addirittura trovi in essi la sua radice vera. Questa ipotesi si forma durante ilRinascimento, ma si è diffusa negli ultimi decenni del XX secolo, tanto da essere considerata (se non accettata) perfino negli ambienti più progressisti delle chiese cristiane. Un esempio di questa ipotesi ce lo fornisce ilvescovo sirianoJacob Bar-Salibi che, alla fine delXII secolo, scrive:[101]
«Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la "vera" Natività doveva essere proclamata in quel giorno.»
Anche l'allora cardinale Joseph Ratzinger (poipapa Benedetto XVI) parla della cristianizzazione della festa antico romana dedicata al sole e agli dei che lo rappresentavano.[102]
Nel321 fu introdotta la settimana di sette giorni e fu decretato come giorno di riposo ildies Solis (il "giorno del Sole", che corrisponde alla nostradomenica).
(latino)
«Imperator Constantinus.Omnes iudices urbanaeque plebes et artium officia cunctarum venerabili die solis quiescant. ruri tamen positi agrorum culturae libere licenterque inserviant, quoniam frequenter evenit, ut non alio aptius die frumenta sulcis aut vineae scrobibus commendentur, ne occasione momenti pereat commoditas caelesti provisione concessa. * Const. A. Helpidio. * <a 321 PP. V NON. MART. CRISPO II ET CONSTANTINO II CONSS.>»
(italiano) «Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la cura delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo.»
Benché dopo la sconfitta diLicinio il cristianesimo di Costantino trovi sempre più conferme pubbliche, occorre non dimenticare che: «Mentre egli e sua madre abbelliscono la Palestina e le grandi città dell'impero di sfarzosissime chiese, nella nuova Costantinopoli egli fa costruire anche dei templi pagani. Due di questi, quello della Madre degli dèi e quello dei Dioscuri, possono essere stati semplici edifici decorativi destinati a contenere le statue collocatevi come opere d'arte, ma il tempio e la statua di Tyche, personificazione divinizzata della città, dovevano essere oggetto di un vero e proprio culto».[103]
Probabilmente il progetto politico di Costantino di tollerare il Cristianesimo, se non frutto di una conversione personale autentica, nacque dalla presa d'atto del fallimento della persecuzione contro i cristiani scatenata daDiocleziano. La sconfitta così clamorosa di Diocleziano aveva dovuto persuadere Costantino che l'Impero aveva bisogno di una nuova base morale che la religione tradizionale era incapace di offrirgli. Bisognava, quindi, trasformare la forza potenzialmente disgregante delle comunità cristiane, dotate di grandi capacità organizzative oltre che di grande entusiasmo, in una forza di coesione per l'Impero. Questo è il senso profondo della svolta costantiniana, che finì per chiudere la fase movimentista del cristianesimo trascendente e aprire quella del cristianesimo politicamente trionfante. Dal 313 in poi i cristiani furono inseriti sempre di più nei gangli vitali del potere imperiale. Inoltre, alla Chiesa cristiana, già alimentata cospicuamente dal flusso delle contribuzioni spontanee dei fedeli, furono concesse numerose esenzioni e privilegi fiscali, moltiplicandone la ricchezza. Dopo l'esercito, la Chiesa cristiana grazie a Costantino stava diventando il secondo pilastro dell'Impero.[104]
Secondo una tarda leggenda medievale, Costantino, dopo la battaglia di Ponte Milvio, fece dono apapa Silvestro I (convinto di essere stato da lui guarito dallalebbra), dello splendido Palazzo Laterano (di proprietà della moglie Fausta), consegnando così al papa romano la città di Roma e dando avvio, con quell'atto di devoluzione, al potere temporale dei papi,[105] ma la cosiddettaDonazione di Costantino (nota in latino come "Constitutum Constantini", ossia "decisione", "delibera", "editto") è un documento apocrifo conservato in copia nelle Decretali dello Pseudo-Isidoro (IX secolo) e, come interpolazione, in alcuni manoscritti del Decretum di Graziano (XII secolo). Nel1440 il filologo italianoLorenzo Valla[106] dimostrò in modo inequivocabile come il documento fosse un falso.
La leggenda della donazione quindi probabilmente voleva dare un fondatore illustre, il primo imperatore cristiano, al successivo disegno politico di imporre il Cristianesimo come unica religione ufficiale dell'impero romano. Tale sviluppo però ebbe luogo solo a partire dall'epoca tarda, conGraziano eTeodosio quindi verso la fine del IV secolo (391). Dopo la caduta dell'Impero d'occidente, nel 476, la "donazione" divenne la base giuridica del Papato per legittimare il proprio potere temporale sulla città di Roma e la sua indipendenza dall'imperatore.
Costantino mantenne il titolo diPontifex Maximus che gli spettava come imperatore e condusse una politica di mediazione tra i vari culti dell'Impero e anche tra le diverse correnti del nascente Cristianesimo.
Ricevette ilbattesimo cristiano solo in punto di morte,[14][107] per mano di un suo consigliere, il vescovo arianoEusebio di Nicomedia.[108] Alcuni storici, però, ritengono che questo racconto possa essere stato tramandato per motivi politico-religiosi e propagandistici.[109]. Va detto che il battesimo ricevuto sul letto di morte dacatecumeno era un'usanza del tempo, quando non essendo stato ancora riconosciuto il sacramento dellaconfessione si preferiva annullare tutti i propri peccati prima della morte, che avveniva cosìin albis.
Senza escludere l'utilità politica attesa da Costantino dall'alleanza con la Chiesa cattolica, alcuni documenti risalenti al periodo dell'Editto di Milano rivelerebbero un avvicinamento dell'imperatore al cristianesimo ben più marcato di quanto descritto da parte della storiografia, in una lettera del 314-315 di Costantino a Elafio, suo vicario imperiale in Africa, si rivolgeva infatti circa lo scisma donatista con queste parole[110]:
«… non sarò mai soddisfatto né mi aspetterò prosperità e felicità dal potere misericordioso dell'Onnipotente fino a quando non sentirò che tutti gli uomini offrono al Santissimo la retta adorazione della religione cattolica in una comune fratellanza…»
solo dieci anni più tardi scriveva aSapore II re di Persia con medesimi accenti[111]:
«…Io sarò soddisfatto solo quando vedrò che tutti pregheranno, con fraterna concordia d'intenti, nell'autentico culto della Chiesa universale…»
ciò farebbe pensare che il battesimo venne amministrato in punto di morte a Nicomedia solo come termine di un lungo processo di conversione che non fu estraneo a contaminazioni con ambienti dell'arianesimo, nella cui fede fu battezzato. Tali contaminazioni gli costarono la mancatacanonizzazione cattolica (per la Chiesa cattolica, coerentemente, la santificazione spetta solo a coloro che sono stati battezzati secondo le norme cattoliche) e gli concessero l'inserimento ufficiale solo tra i santi ortodossi; accadde diversamente per la madreElena, che si commemora il 18 di agosto, il cui battesimo fu invece celebrato in osservanza di taleliturgia. Fu dunque l'adesione all'arianesimo negli ultimi anni della sua vita, quelli successivi alla partenza per la nuova Costantinopoli, a indurre la Chiesa di Roma a prenderne le distanze; ciò avvenne attraverso la riscrittura agiografica della vita, da parte di papa Silvestro I (314–335) così come descritta negliActus Silvestri.[112].
Non è altresì da escludere che sulla conversione di Costantino abbiano influito in modo determinante gli eventi succedutisi dagli inizi del IV secolo con la constatazione del fallimento delle persecuzioni del 303 e l'editto di Galerio del 311 che tentava di far rientrare la religione cristiana nell'alveo di tutte le altre religioni ammesse nell'impero, che tradiva il timore dell'universalismo del cristianesimo che metteva a rischio le istituzioni romane basate sulle differenze etniche[113].
Dalpapiro di Londra numero 878, che contiene una parte di un editto del324, e da un'attenta riconsiderazione storica pare che Costantino fosse animato da "un effettivo accostamento al sentimento cristiano"[114].
Che sia stato per convinzione personale o per calcolo politico, Costantino appoggiò comunque la religione cristiana soprattutto dopo l'eliminazione diLicinio nel 324, costruendo basiliche aRoma,Gerusalemme e nella stessaCostantinopoli; conferì alle chiese il diritto di ricevere beni in eredità e quelle maggiori furono dotate di vaste proprietà; diede aivescovi vari privilegi e poteri giudiziari, quali quello di essere giudicati da loro pari ponendo le basi al principio relativo al vescovo di Roma delprima sedes a nemine iudicatur; concesse gliepiscopalis audientia. Fu in epoca costantiniana inoltre, una volta identificata la Chiesa secondo la definizione paolina diCorpus Mysticum e ritenuta capace di ricevere donazioni ed eredità, che ebbe luogo il concetto, prima sconosciuto nella legislazione romana, dipersona giuridica nella successiva legislazione[115].
L'icona di San Costantino nelCastello di Lari (Toscana), opera realizzata per i 1700 anni dell'editto di Milano del 313
La politica di Costantino mirava a creare una base salda per il potere imperiale sull'assioma che c'era un unico vero dio, una sola fede e quindi un unico legittimo imperatore. Nella stessa religione cristiana per questo motivo era dunque importantissima l'unità: Costantino fu promotore, pur non essendo battezzato, di diversiconcili, per risolvere le questioni teologiche che dividevano la Chiesa. In tali concili presenziò comepontifex maximus dei romani o "vescovo di quanti sono fuori della chiesa".
Il primo fu quello convocato ad Arelate (primo concilio di Arles), inFrancia nel314, che confermò una sentenza emessa da una commissione di vescovi a Roma, che aveva condannato l'eresia donatista, intransigente nei confronti di tutti i cristiani che si erano piegati alla persecuzione dioclezianea: in particolare si trattava del rifiuto di riconoscere come vescovo diCartagineCipriano, il quale era stato consacrato da un vescovo che aveva consegnato i libri sacri.
Ancora nel325, convocò aNicea ilprimo concilio ecumenico, che lui stesso inaugurò, per risolvere la questione dell'eresia ariana:Ario, un pretealessandrino sosteneva che il Figlio non era della stessa "sostanza" del padre, ma il concilio ne condannò le tesi, proclamando l'omousia, ossia la medesima natura del Padre e del Figlio.Ilconcilio di Tiro del335 condannerà tuttaviaAtanasio, vescovo diAlessandria, il più accanito oppositore di Ario, soprattutto a causa delle accuse politiche che gli vennero rivolte.
L'imperatore fece costruire numerose chiese cristiane, tra cui le basiliche delSanto Sepolcro a Gerusalemme, la basilica diMamre e labasilica della Natività a Betlemme. A Roma eleva labasilica del Laterano e la primabasilica di San Pietro. Per la sua sepoltura decise di non farsi seppellire nel mausoleo dove era già la madre a Roma, ma si fece costruire un mausoleo a Costantinopoli vicino o all'interno dellachiesa dei Santi Apostoli, tra le reliquie di questi ultimi, che cercò di radunare.Eusebio di Cesarea narra che Costantino fu munifico e ornò gli edifici di oro, marmi, colonne, e splendidi arredi. Purtroppo nessuna delle basiliche originali di Costantino si è conservata fino ai giorni nostri, salvo pochi resti di fondazioni. In tutto l'impero, i templi pagani, salvo poche eccezioni, non vennero riconvertiti in chiese, ma abbandonati, perché inadatti al nuovo culto che richiedeva la presenza di numerosi fedeli all'interno. I culti pagani invece si svolgevano all'aperto, con la cella del tempio riservata al dio. Vi fu quindi la riconversione ad uso religioso di un particolare tipo di edificio romano, labasilica civile.
Anche se divenuto cristiano, alla morte Costantino venne divinizzato (divus), per decreto del senato, con la cerimonia pagana dell'apoteosi, come era consuetudine per gli imperatori romani. Costantino, nonostante avesse iniziato a costruire un grandioso mausoleo di famiglia a Roma, lo lasciò a sua madre (il cd.Mausoleo di Elena) e volle essere sepolto a Costantinopoli, nellaChiesa dei Santi Apostoli, divenendo così il primo imperatore a essere sepolto in una chiesa cristiana.
La santità di Costantino non è riconosciuta dallaChiesa cattolica (infatti non è riportato nelMartirologio Romano), che tuttavia celebra sua madre[116] il 18 agosto.
A livello locale il culto di san Costantino è comunque autorizzato anche nelle chiese dirito romano-latino. InSardegna, per esempio, la festa del santo (nella tradizione religiosa sarda) ricorre il 7 luglio. Il 23 aprile invece, viene festeggiato a Siamaggiore, in provincia di Oristano, l'unico paese dell'isola in cui Costantino Magno Imperatore ne è anche il patrono. Nell'isola esistono due santuari principali dedicati all'imperatore: uno si trova aSedilo, nel centro geografico dell'isola, inprovincia di Oristano, dove il 6 e 7 luglio di ogni anno si corre l'Ardia, una sfrenata e spettacolare corsa a cavallo di origine bizantina che rievoca la vittoria del 312 a Ponte Milvio; l'altro è aPozzomaggiore, nellacittà metropolitana di Sassari. Altre attestazioni minori si hanno in vari luoghi dellaSicilia; l'ultimo sabato di luglio, aCapri Leone, paese in provincia di Messina, si festeggia la festività in suo onore, dove per devozione paesana egli è divenuto Santo Patrono. Suggestiva la processione serale, con il simulacro di Costantino Imperatore portato a spalla dai fedeli.
la prima volta il 25 luglio del306, la seconda il 10 dicembre del 306, la terza nel settembre del307, la quarta il 10 dicembre del 307 e poi annualmente ogni 10 dicembre fino al337 (anno in cui non assunse l'iterazione perché premorì il 22 maggio).[117][118]
^Costantino si attribuì il titoloInvictus dopo la propria autoproclamazione ad Augusto, nella seconda metà del 310. Si veda nel merito Thomas Grünewald,Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 46-61.
^Costantino adottò il titoloVictor in sostituzione diInvictus nel 324, dopo la vittoria definitiva su Licinio. Si veda nel merito Thomas Grünewald,Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 134-144.
^abCostantino adottò il titoloTriumphator al tempo delle campagne gotiche sul confine danubiano. Si veda nel merito Thomas Grünewald,Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 147-150.
^abcdefghijkTimothy Barnes,The victories of Constantine, inZeitschrift fur Papyrologie und Epigraphik 20, 1976, pp.149-155.
^Y.Le Bohec,Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma, 2008, p.53; C.Scarre,Chronicle of the roman emperors, New York, 1999, p.214.
^Il giorno e il mese sono largamente accettati, mentre l'anno è talvolta anticipato al 271 o ritardato al 275 o anche molto più tardi (ad esempio "ca. 280" secondo l'Enciclopedia Europea della Garzanti del 1977. Fonti WEB citano addirittura il 289.). Il suo biografo ufficiale,Eusebio di Cesarea, dice soltanto che la sua vita fu approssimativamente lunga il doppio del suo regno, cioè circa 62-63 anni. Purtroppo Eusebio dichiara che il suo regno durò 32 anni (e non 31), in quanto contava come interi anche gli spezzoni incompleti dell'anno di nascita e di morte; ciò ha indotto in errore alcuni storici, che anticipano di due anni la sua nascita. Nel merito si veda inoltre Barnes,The New Empire of Diocletian and Constantine, pp. 39-42.
^Il titolo imperiale ufficiale era IMPERATOR CAESAR FLAVIVS CONSTANTINVS PIVS FELIX INVICTVS AVGVSTVS; dopo il312 aggiunse MAXIMVS ("il grande") e dopo il325 sostituì INVICTVS con VICTOR, in quanto INVICTVS ricordava il culto delSol Invictus.
^Come convincentemente dimostrato in A. Alflödi,Constantinus... proverbio vulgari Trachala... nominatus, inBHAC, 1970, (Bonn 1972) pp. 1-5. Nel merito si veda anche V. Neri,Le fonti della vita di Costantino nell'Epitome de Caesaribus, inRivista storica dell'antichità XVII-XVIII/1987-88, Bologna 1989, p. 255.
^Origo Constantini Imperatoris 2, 3. Tra il 299 ed il 307 i Tetrarchi iterano il titolo Sarmatico massimo per quattro volte e ciò ben testimonia l'intenso sforzo bellico profuso contro tale popolazione barbara. Si veda Barnes,Constantine. Dynasty, Religion and Power in the Later Roman Empire, pp. 179-180.
^Per la traduzione di "comes" con "ministro" si interpreti:Ita etiam qui sacri Palatii ministeriis ac officiis praeficiebantur, eorumdem ministeriorum ac officiorum Comites dicti, ut ex infra observandis constat., cfr.Du Cange, II, 423
^abAnselmo Baroni,Cronologia della storia romana dal 235 al 476, p. 1026-1027.
^Burckhardt,Costantino il Grande e i suoi tempi, tr.it. Longanesi 1957, p.521
^Ad esempio, Guido Clemente, titolare della cattedra di storia romana all'università di Firenze, autore di unaGuida alla storia romana; Augusto Fraschetti, docente di storia economica e sociale del mondo antico presso la Sapienza di Roma, autore deLa conversione. Da Roma pagana a Roma cristiana; Arnaldo Marcone docente di Storia romana all'università di Udine, autore diPagano e cristiano. Vita e morte di Costantino; Robin Lane Fox, docente di Storia antica presso il College di Oxford, autore diPagani e cristiani; e molti altri titolati studiosi del mondo antico, come Andrea Alfoldi, Franchi de' Cavalieri, Norman Baynes, Marta Sordi, Klaus Bringmann.
^Paul Veyne,Quando l'Europa è diventata cristiana (312-394), Collezione Storica Garzanti, Milano, 2008 pp. 64-65
^G. Filoramo,La croce e il potere, Mondadori, Milano, 2011, pag. 145 e sgg.
^E. Horst,Costantino il grande, Milano 1987, p. 31.
^Apocalisse 1, 10, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^La nascita di Gesù è avvenuta secondo i vangeli circa quindici mesi dopo l'annuncio a Zaccaria della nascita del Battista. La collocazione di questo evento nell'ultima settimana di settembre, in accordo con la tradizione cristiana, è compatibile con le notizie oggi disponibili sul turno di servizio sacerdotale al tempio della classe sacerdotale di Abia, alla quale apparteneva Zaccaria. Cfr.Data di nascita di Gesù
^daChristianity and Paganism in the Fourth to Eighth Centuries, Yale, Ramsay MacMullen, 1997, p. 155
^In Epistula Constantini ad Aelafium, CSEL, 26, p.206.
^v. Antonio Carile in L'imperatore e la Chiesa. Dalla tolleranza (312) alla supremazia della religione cristiana (380), alle contese per la cattolicità delle chiese; Enciclopedia Costantiniana (2013), Treccani
^GliActus Silvestri sono menzionati la prima volta nelDecretum Gelasianum, documento attribuito a papa Gelasio I (492-496), come affermato in: Marilena Amerise,Il battesimo di Costantino il Grande. Storia di una scomoda eredità (Hermes Einzelschriften, 95), Franz Steiner Verlag, München 2005, p.93 e ss.;Wilhelm PohlkampArchiviato il 21 aprile 2009 inInternet Archive. aveva identificato nei manoscritti una versione più antica (A), datata alla fine del IV- inizi del V secolo, e una versione più recente (B), del tardo V - inizi del VI secolo.
^Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli,L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976, pag 112.
^Alberto Perlasca,Il concetto di bene ecclesiastico, pp.50-51.
^Anche se si pensa che la madre di Costantino propendesse più per la religione ebraica, tanto da restare delusa alla notizia della conversione al cristianesimo del figlio (Giorgio Ruffolo,Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 156).
^abThomas Grünewald,Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 163-172.
^Galerio attribuì questo titolo a Costantino eMassimino Daia subito dopo il convegno diCarnuntum, sostituendolo a quello diCesare. Si veda nel merito Alexandra Stefan,Un rang impérial nouveau à l’époque de la quatrième Tétrarchie: Filius Augustorum. Première partie. Inscriptions révisées: problèmes de titulature impériale et de chronologie, inAntiquité Tardive 12, 2004, pp. 273-291.
^Costantino si attribuì il titoloInvictus, e con ogni probabilità anche quello diPater Patriae insieme alla carica diProconsul, dopo la propria autoproclamazione ad Augusto, nella seconda metà del 310. Si veda nel merito Thomas Grünewald,Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 46-61.
^Costantino adottò il titoloVictor in sostituzione diInvictus dopo la vittoria definitiva su Licinio. Si veda nel merito Thomas Grünewald,Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 134-144.
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