Ilcoraggio (dallatinocoratĭcum o anchecor habeo, aggettivo derivante dalla parola compostacŏr, cŏrdis ’cuore’ e dal verbohabere ’avere’:avere cuore) è unavirtù morale definita come la capacità di affrontare lapaura, lasofferenza, l'incertezza o ilpericolo.[1][2] Il suo opposto è lacodardia.
Ilcoraggio fisico è quello di far fronte al dolore fisico, alle difficoltà, all'agonia o allamorte; mentre ilcoraggio morale è la capacità diagire correttamente di fronte all'opposizione popolare, allavergogna, alloscandalo, allo scoraggiamento o alla perdita personale.
La classica virtùfortezza (andreia, fortitudo) si traduce anche con "coraggio", ma include gli aspetti della perseveranza e dellapazienza. Un noto proverbio dice: "tanta pazienza, forza e coraggio, ché la vita è un oltraggio". Nella tradizione occidentale, notevoli pensieri sul coraggio sono venuti dai filosofiSocrate,Platone,Aristotele,Tommaso d'Aquino eKierkegaard, così come dalle credenze e dai testi cristiani.
Il coraggio può anche essere inteso come la capacità di correre rischi per scopi nobili. In questo, il coraggio si distingue dalla temerarietà oaudacia, che consistono nel correre rischi per scopi futili o meramente personali oppure per il puro piacere delrischio.
Secondo Nietzsche, "Il coraggio è la mazza migliore: il coraggio ammazza anche la pietà."[3]
Secondo Chesterton, "Il coraggio è quasi una contraddizione, implica un forte desiderio di vivere che prende la forma della prontezza a morire."[4]
^'Così parlò Zarathustra', a cura di Sossio Giametta, testo tedesco a fronte, Milano, Bompiani, 2010, Parte Terza, "Della visione e dell'enigma", p. 507.
^(EN)Courage, suSociety of Gilbert Keith Chesterton.URL consultato il 12 dicembre 2023.