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La Comunità degli Stati Indipendenti nacque formalmente l'8 dicembre1991 con la firma dell'Accordo di Belaveža, sottoscritto dai Capi di Stato diBielorussia,Russia eUcraina in unadacia nellaforesta di Białowieża (circa 50 chilometri a nord diBrėst). L'accordo entrò formalmente in vigore il 12 dicembre successivo, in seguito alla ratifica dei tre Stati. L'annuncio dell'accordo, a cui furono invitati anche le altre repubbliche nate dalladissoluzione dell'Unione Sovietica, sancì di fatto la fine stessa dell'URSS.
Nel gennaio del 1993 fu approvato lo Statuto della Comunità degli Stati Indipendenti, in base al quale fu formalizzato il requisito minimo per essere considerato "Stato membro" (ossia, in base all'articolo 7, aver ratificato lo Statuto stesso). Il primo Stato a ratificarlo fu la Russia il 20 luglio 1993, a cui seguirono altri nove Paesi firmatari (l'ultimo fu il Kazakistan il 20 luglio1994). Ucraina e Turkmenistan furono gli unici due Stati a non aver mai ratificato lo Statuto: il primo contestò la scelta compiuta adAlmaty di riconoscere alla sola Russia lo status di"Stato successore" dell'URSS (in particolare all'interno dell'ONU), il secondo rivendicando il proprio status dineutralità. Ad entrambi fu riconosciuto lo status di "Stato associato", rispettivamente nel 1993 e nel2005.
Nel febbraio del 2006 la Georgia annunciò il ritiro del proprio rappresentante dal Consiglio dei Ministri della difesa della CSI, poiché «la Georgia ha intrapreso un cammino di integrazione nellaNATO e non può prendere parte a due strutture militari simultaneamente».[3][4] Nell'agosto del 2009, anche a seguito delconflitto in Ossezia del Sud, la Georgia si ritirò completamente dalla Comunità.
Nel 2014, in seguito allacrisi della Crimea ed alconflitto nell'Ucraina orientale, ilParlamento ucraino ha discusso vari disegni di legge per il ritiro dalla CSI, senza mai però formalizzare il ritiro completo. Nel 2015 è stato annunciato il ritiro del rappresentante permanente dell'Ucraina, ma è stato confermato che la partecipazione sarebbe stata decisa di volta in volta, «in base all'argomento».[5][6] Il ritiro ufficiale dell'Ucraina è infine giunto il 19 maggio 2018.[7][8][9]
Il 15 maggio 2023 il presidente del parlamento moldavo ha annunciato l'avvio dell'iter per il ritiro dall'Assemblea interparlamentare della CSI in vista del completo abbandono della partecipazione all'organizzazione del proprio Paese.[11]
Secondo alcuni[chi?], anche questi limitati obiettivi si sono in realtà rivelati di difficile realizzazione e la CSI si è ben presto dimostrata incapace di porre un freno alle spinte centrifughe e ai conflitti fra gli Stati nati dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, mancando sostanzialmente fra l'altro la realizzazione dell'obiettivo iniziale di realizzare una politica comune in materia di difesa.
Altri[senza fonte] sottolineano il fatto che l'organizzazione, nonostante abbia pochi poteri sovranazionali, è comunque più che un'entità simbolica e ha un reale potere di coordinamento nel commercio, nelle finanze, nel campo legislativo e nella sicurezza. Il più significativo sforzo della CSI è stato la creazione di una zona di libero scambio ed unione economica fra gli Stati membri, che è entrata in vigore nel2005. Ha anche promosso iniziative di cooperazione nella democratizzazione e nella prevenzione dei crimini internazionali.
Ai fini sportivi, fino aiGiochi olimpici di Barcellona del 1992, le rappresentative sportive della C.S.I. portarono a termine gli impegni dell'ex Unione Sovietica nei tornei nei quali tale Paese era impegnato.Dopo tale data, ognuno dei quindici Paesi agì indipendentemente con il proprio comitato olimpico e le proprie federazioni sportive; fu laRussia a ereditare il titolo sportivo dell'ex URSS in tutte le competizioni ufficiali alle quali quest'ultima aveva preso parte.
La CSI ha lo scopo di creare unazona di libero scambio tra i suoi membri. Il 16 luglio2006 gli Stati membri, ad eccezione diUzbekistan,Azerbaigian eTurkmenistan (Stato associato), hanno convenuto di abolire integralmente le tasse di importazione applicate al commercio di beni intracomunitari e di non alzare nel futuro le tasse all'esportazione.[12]