Mappa dei comuni (confini in grigio), e delleregioni italiane (confini in nero)
I comuni devono avere un propriostatuto comunale e possono ripartire il proprio territorio incircoscrizioni al fine di assicurare alla popolazione una più diretta partecipazione all'amministrazione. Alla circoscrizione sono delegati poteri che vanno di là dalla mera funzione consultiva (per la quale possono essere previsti nello statuto del comune, appositi comitati o consulte di quartiere). Lalegge finanziaria per l'anno 2007 ha modificato i termini per la costituzione delle circoscrizioni, rendendole obbligatorie in comuni con una popolazione superiore a 250 000 abitanti (non più 100 000) e opzionali, invece, ove la popolazione è compresa tra 100 000 e 250 000 abitanti (prima l'intervallo era30000-100000 abitanti).
Un comune può avere una, nessuna o piùfrazioni, essere uncomune sparso, essere suddiviso incircoscrizioni o avere un'exclave o un'enclave a livello territoriale. I comuni possiedono inoltre una classificazione climatica e sismica del proprio territorio ai fini di prevenzione eprotezione civile. Appartengono al comune e sono da esso gestite tutte le strutture cosiddette comunali, ovvero strutture pubbliche comescuole, strutture sportive e culturali, biblioteche, centri di raccolta rifiuti, teatri.
Dal punto di vista dell'inquadramento amministrativo, comune appartiene a unaprovincia, ma la provincia non fa da tramite nei rapporti con laregione e questa in quelli con loStato a livello gerarchico, poiché esso, essendo dotato dipersonalità giuridica, può avere rapporti diretti con la regione e con lo Stato.
Al vertice amministrativo vi è invece la figura delsegretario comunale, che sovrintende e coordina l'attività dei dirigenti comunali.[2] Facoltativamente può essere nominato dal sindaco, in luogo del segretario e previa delibera della giunta, anche undirettore generale neicomuni italiani con popolazione superiore ai 15.000 abitanti.[3]
In quanto dotato di autonomia amministrativafunzinale efinanziaria nei limiti fissati daCostituzione e TUEL, il comune è responsabile dell'amministrazione del territorio di comptetenza per quanto riguarda:
Qualora alcune di queste funzioni vengano meno per effetto ad esempio di calamità naturali, il sindaco può chiedere l'intervento dellaprefettura. Per tutte le sue funzioni amministrative ogni comune dispone di unbudget finanziario annuale da parte delloStato. Le modalità di ripartizione dei fondi delbilancio comunale sono oggetto di discussione e approvazione da parte delconsiglio comunale dopo le richieste di avanzamento da parte dellagiunta comunale sotto forma dideliberazione.
Ai sensi deldecreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 le informazioni devono essere pubblicate in formato aperto e sono riutilizzabili, senza ulteriori obblighi diversi da quello di citarne la fonte e rispettarne l'integrità (art. 7). I dati sono pubblicati nel sito istituzionale, nella sezione "Amministrazione trasparente" (art. 9-bis), secondo le denominazioni e la struttura prestabilito dal decreto (all. A). Fra i documenti obbligatori:
i documenti di programmazione strategico-gestionale e gli atti degli organismi indipendenti di valutazione, bilancio preventivo e consuntivo; il controllo delle fonti e dei servizi e dei dati relativi alle operazioni che riguardano la loro
curriculum vitae, compensi e spese di servizio degli incarichi politici elettivi e non,dirigenziali e delle consulenze;
enti di diritto privato in controllo pubblico, nonché alle partecipazioni in società di diritto privato;
scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi;
accordi stipulati dall'amministrazione con soggetti privati o con altre amministrazioni pubbliche;
documentazione relativa a ciascun procedimento di presentazione e approvazione delle proposte di trasformazione urbanistica d'iniziativa privata o pubblica in variante allo strumento urbanistico generale;
concernenti gli interventi straordinari e di emergenza che comportano deroghe alla legislazione vigente.
Ilcodice sulla privacy prevedeva che i soggetti pubblici non dovessero acquisire ilconsenso degli interessati per la gestione interna e riservata dei dati (all. 3). Dal 25 maggio 2018 è in vigore ilRegolamento generale sulla protezione dei dati, che, a differenza della precedente direttiva, si applica anche a imprese ed enti, organizzazioni in generale.
In materia didati catastali, l'accesso telematico esterno risulta consentito esclusivamente ai tecnici abilitati previa appositadelega scritta del proprietario. La Corte di Cassazione (Cass. civ., 20 febbraio 1987, n. 1840) ha esteso tale facoltà soltanto ai notai nell'ambito dello svolgimento del loro incarico.[5] Lasemplificazione ha dato luogo a una serie di accordi fra distretti notarili e amministrazioni comunali locali, finalizzati a un accesso alle varie banche dati dell'Anagrafe e al rilascio informatico dei certificati necessari per gli atti. Al 2014, risultavano "coperti" dal servizio 25 comuni italiani,[6] mediante unapropria applicazione web realizzata dai singoli comuni a risorse finanziarie invariate.[7]
La normativa stabilisce che tutti i documenti contenenti atti soggetti a pubblicazione obbligatoria sono altresì soggetti a obbligo di comunicazione tempestiva nei siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni,[8] fermo restando l'onere di affissione all'albo pretorio telematico (la tradizionale affissione cartacea era ammessa soltanto fino al 2010).
In conformità all'art. 44 dellacostituzione inerente alla salvaguardia delle zone montane, la legge n. 991 del 1952 ha stabilito i criteri in base ai quali un comune è definitomontano; nel 2018 i comuni italiani classificatimontani erano 3 427,[9] distribuiti in tutte le regioni (ma non in tutte le province). Sono considerati inveceparzialmente montani quei comuni nei quali tali criteri sono rispettati in una parte soltanto del territorio comunale.[10] In talune regioni è ammesso che gruppi di comuni montani (o, talvolta, parzialmente montani) fra loro vicini possano aggregarsi per dar vita a unacomunità montana.
I comuni dotati del titolo di città solitamente portano al di sopra dello stemma lacorona d'oro loro spettante, salvo eccezioni (ovvero diverse disposizioni nel decreto di approvazione dello stemma o in presenza) e con la generale esclusione dellaprovincia di Bolzano: «La corona di Città ( [...] ) è formata da un cerchio d'oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili) riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero».[11] Gli stemmi sono assegnati condecreto del presidente del Consiglio dei ministri a cura dell'Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze, Servizio onorificenze e araldica (ripartizione della Presidenza del Consiglio nata dalla trasformazione dellaConsulta araldica, soppressa ai sensi delle disposizioni finali dellaCostituzione italiana).
NellaValle d'Aosta è in vigore una corposa legislazione in materia comunale concernente sia gli aspetti organizzativi sia quelli elettorali, finanziari e burocratici. La norma principale è la legge regionale n. 54 del 7 dicembre 1998, e successive modificazioni, che regola il sistema delle autonomie della regione.[12] In materia elettorale era invece già intervenuta la legge regionale n. 4 del 9 febbraio 1995, e successive modificazioni, liberamente ispirata alle riforme apportate a livello nazionale.[13] Caratteristica specifica della legislazione valdostana è l'elezione diretta delvicesindaco, che diviene così un organo inamovibile dell'amministrazione comunale.
NelTrentino-Alto Adige i comuni sono normati dalTesto unico delle leggi regionali approvato condecreto delpresidente della Regione n. 3/L del 1º febbraio 2005.[14] A dispetto del nome, tale fonte legislativa non è un documento esauriente come accade nel corrispondente atto nazionale, ma contiene una serie di rimandi a varie leggi precedenti già in vigore.
Il correlatodecreto n. 1/L regola l'elezione degli organi municipali stabilendo, caso unico inItalia, ilsistema elettorale proporzionale per la composizione dei consigli comunali nellaProvincia autonoma di Bolzano, in modo da non alterare i rapporti di forza fra le varie comunità linguistiche.[15]
Più avanzato ed esaustivo il Codice degli Enti Locali regionale, sostitutivo dell'ex Regolamento regionale, e normato dalla L.R. n. 3/2018 e sue ulteriori modifiche.[16]
A tutela dei gruppi linguistici insediati storici, ovvero tedesco, italiano,ladino,mocheno,cimbro è previsto che per laProvincia autonoma di Trento siano ufficialmente riconosciuti anche le traduzioni in lingua cimbra e mochena dei comuniGamou/Gamoa eKamou.
La traduzione di comune in ladino dolomitico èchemun ocomun (ufficiale anche per i comuni ladini dellaprovincia autonoma di Trento), mentre in tedesco è:
Gemeinde, per i comuni a cui non sia stato conferito il titolo di città;
Stadtgemeinde, per i comuni a cui sia stato conferito il titolo di città;
Marktgemeinde, riservata ai comuni che già godevano del titolo diMarkt (diritto di avere un mercato) nell'Impero austro-ungarico, prima dell'annessione dell'Alto Adige alRegno d'Italia avvenuta a seguito dellaprima guerra mondiale. Nelsecondo dopoguerra l'attribuzione di questo titolo è stata avocata alla giunta regionale, che lo conferisce ai comuni con almeno 5 000 abitanti. La sua traduzione italiana sarebbe ufficialmente "borgata".
Sui 116 comuni altoatesini, 16 hanno il titolo di mercato e 8 quello di città.
NelFriuli-Venezia Giulia il legislatore regionale ha utilizzato solo parzialmente le facoltà concessegli dalla riforma costituzionale del 1993, lasciando espressamente in vigore le norme nazionali non incompatibili con le deliberazioni locali. Nella normativa si segnala lalegge regionale n. 1 del 2006 sulle autonomie locali[17] e, in materia elettorale, la legge regionale n. 14 del 9 marzo 1995 e successive modificazioni.[18] Si noti come questa legge, come per parte statale ildecreto legislativo n. 9 del 2 gennaio 1997[19] di attuazione della riforma costituzionale del 1993, fanno in più punti riferimento alla normativa nazionale vigente, che all'epoca era la legge n. 142 dell'8 giugno 1990 così come modificata nel 1993:[20] ciò sottopone i comuni della regione a un incrocio di norme estremamente complesso e atipico, dato che oltre alla legislazione regionale e a quella nazionale non incompatibile, rimangono qui in vigore anche alcune norme nazionali del passato abrogate nel resto d'Italia.
Per quanto concerne ilbilinguismo, nelle province diGorizia,Udine eTrieste alcuni comuni hanno un doppio nome e una doppia denominazione, in italiano esloveno. Il comune è chiamato in questi casiobčina. Nelle province diUdine,Gorizia ePordenone alcuni comuni al nome italiano affiancano il nome infriulano. La denominazione in questi casi ècomun.
Nel 2014 In base alla legge regionale n. 26/2014 "Riordino del sistema Regione - Autonomie locali del Friuli-Venezia Giulia" tesa, fra l'altro, all'abolizione degli enti-provincia, più Comuni si raggruppano in una forma di ente pubblico che prende il nome diUnioni territoriali intercomunali (UTI).
Nel 2020 a seguito dell'abolizione delle Unioni Territoriali Intercomunali, sono stati istituiti glienti di decentramento regionale (EDR), istituiti conlegge regionale 29 novembre 2019, n. 21 ("Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali delFriuli-Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale"), e operativi dal 1º luglio 2020, sono enti funzionali dellaRegione autonoma delFriuli-Venezia Giulia.
LaSicilia è l'unica regione autonoma ad aver avuto piena potestà sui suoi enti locali fin dall'approvazione dellaCostituzione nel 1948. L'applicazione della normativa nazionale sull'isola - salvo che per i profili relativi all'esercizio di funzioni statali decentrate e per quelle relative all'ordinamento contabile - è stata dunque sempre eventuale e soggetta a esplicito recepimento da parte del legislatore regionale. La vigilanza sugli enti locali siciliani è affidata all'assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica.
La materia elettorale è regolata dal decreto del presidente regionale n. 3 del 20 agosto 1960, profondamente modificato dallalegge regionale del 26 agosto 1992, n. 7, pioniera inItalia dell'elezione diretta delsindaco, dallalegge regionale del 15 settembre 1997, n. 35, che avvicinò il meccanismo elettoralemaggioritario a quello nazionale, e dai successivi interventi legislativi fino al 2008.[21] Tra le caratteristiche normative tipiche dell'isola, si segnala l'abbassamento a 10 000 abitanti della soglia di differenziazione fra comuni minori e maggiori in materia elettorale, e l'introduzione per i primi di un meccanismo secco che assegna i tre quinti dei seggi ai vincitori e dei due quinti ai primi perdenti, con l'esclusione di ogni altra lista e indipendentemente dalla percentuale ottenuta.
Ancor più atipica è la possibile convivenza fra ilcommissario regionale, figura che sull'isola è prevista in luogo di quella di nomina prefettizia, e ilconsiglio comunale: il commissario riceve infatti qui di base solo le funzioni esecutive, e non quelle deliberative, le seconde essendogli attribuite solo in caso di scioglimento del consiglio per dimissioni dei consiglieri o voto di sfiducia al sindaco. Nel caso di dimissioni o qualsiasi decadenza di quest'ultimo invece, la consiliatura continua commissariata fino al termine del mandato naturale, elezioni anticipate venendo indette solo nel caso di una crisi consiliare.[22]
LaSardegna è l'unica regione ad autonomia speciale a non aver ancora esercitato in maniera organica i suoi poteri in tema di amministrazione comunale; nell'isola si applica quindi il Testo Unico nazionale, con l'eccezione delle deroghe particolari stabilite da alcune specifiche leggi regionali. Le modifiche in materia approvate e proposte a livello centrale hanno tuttavia stimolato anche in Sardegna l'attivismo del legislatore regionale, dapprima sospendendo l'applicazione in loco delle nuove norme nazionali, e quindi con la legge regionale n. 11 del 25 maggio 2012 che ha provveduto a un riordino delle autonomie locali sarde.[23]
Al 2024 l'Italia ha 7 896 comuni.[24][25][26] Per effetto diaggregazioni spontanee, il loro numero è in calo rispetto alcensimento generale del 2011, quando i comuni italiani erano 8 092 e contavano in media 7 345 residenti.[27]
Nel 2011 il 70,5% dei comuni aveva meno di 5 000 abitanti e appena il 6,3% più di 20 000. Tra questi, i comuni con più di 50 000 abitanti erano complessivamente 141, e quelli con più di 100 000 abitanti 46.
Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, i comuni erano 7 720. In corrispondenza delcensimento del 1921 è stato registrato il maggior numero di comuni, ovverosia 9 195, mentre al censimento successivo del 1931, per effetto di numerosi decreti di accorpamento se ne registrarono 7 311, valore minimo raggiunto.[28]
^ Governo italiano - Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali,ELENCO CODICI DEI COMUNI ITALIANI, sudait.interno.gov.it.URL consultato il 23 settembre 2023(archiviato il 5 luglio 2023).
^I Comuni italiani 2009 (PDF), sucittalia.it, IFEL ANCI Cittalia, 15 settembre 2009, p. 9.URL consultato l'11 ottobre 2023(archiviato il 23 settembre 2015).