Ilcomplesso, inpsicologia, è una definizione usata per descrivere la comparsa di una serie disentimenti di tipocosciente sgraditi, inevitabili, arrecanti incertezze eansie nei riguardi del soggetto interessato e non alterabili attraverso ilragionamento.
Il complesso è un agglomerato di contenutipsichici, di immagini, ricordi ed esperienze; l'Io stesso è un complesso. Tali contenuti si formano e ruotano intorno al nostro sviluppoaffettivo ed emotivo, in relazione costante tra loro articolano le nostre componenti soggettive ed il nostro modo di vedere il mondo.Carl Gustav Jung coniò il termine "complesso"[1] per identificare quel materiale, più o menoinconscio, che più condiziona la nostra esistenza, che nasce e vive in noi attraverso espressioni sintomatiche con tonalità più o menonevrotiche dalla quale la nostrapersonalità prende vita. Jung annunciò che non sono isogni lavia regia per l'inconscio, ma il complesso stesso. In termini semplici, il complesso è la correlazione tracarattere (tipo psicologico) esocietà, ovvero lenevrosi di relazione tra l'Io e ilSé.
Essi si muovono e si presentano a noi continuamente, in maniera autonoma e personificata nell'esperienza presente, nei sogni e soprattutto nella possessione in cui la nostravolontà e l'attenzione possono essere completamente sopraffatte al punto da condurre la nostracoscienza verso undestino proprio.[senza fonte]
Sigmund Freud descrisse il complesso come un nucleo associativo dipulsioniistintuali e di rappresentazioni dell'inconscio che si strutturano in un insieme coerente. Citando la scuola zurighese (Beluler, Jung, e altri), definì il complesso come "un gruppo di elementi rappresentativi, affettivamente investiti"[2], cioè dotato di una carica emotiva (non lascia indifferente la coscienza): il complesso vienerimosso dalla coscienza nell'inconscio da dove continua a esercitare la sua influenza, causando un residuo mnestico cosciente deltrauma psichico (una parte del ricordo che non viene rimossa), i sintomi patogeni (quali:tic,allucinazioni,paralisi, mutamenti caratteriali) propri dellanevrosi e dell'isteria, nonché il contenuto delsogni. Il sintomo patogeno genera la stessa sofferenza psichica del complesso rimosso, benché sia deformato (come il sogno) e risulti più accettabile per le esigenze etiche o estetiche della coscienza.
Il complesso più conosciuto, anche al di fuori della terminologia psicoanalitica, è ilcomplesso di Edipo che il bambino sviluppa a partire dal desiderio sessuale verso il genitore di sesso opposto, e che si associa a una rivalità sessuale nei confronti del genitore dello stesso sesso e alsenso di colpa legato all'incesto. Questo desiderio, non accettabile dalla coscienza, viene prontamenterimosso e trasferito nell'inconscio. Nel caso in cui non intervenganomeccanismi di difesa atti a mitigare le tensioni interne, si manifestano alloracomportamenti devianti e quindi complessi. Altri famosi e importanti complessi sono ilcomplesso di Elettra, ilcomplesso di castrazione e ilcomplesso di senso di colpa.
Recentemente il termine complesso ha riacquistato valore nell'ambito dellapsicodinamica. Alcuni teorici della psicoanalisi stanno aderendo, con sempre maggiore insistenza, all'epistemologia della complessità. La complessologia (che ha inEdgar Morin il maggiore referente mondiale in vita eMauro Ceruti come esponente italiano) ha scalzato ilpositivismo freudiano, riduzionista e meccanicistico. In questa corrente di pensiero l'uomo viene concepito alla stregua di unsistema complesso, o meglio sistema dinamico complesso, non lineare. Complesso assume dunque il significato di non prevedibile, non lineare e formato da elementi che, se sommati, danno vita a qualità emergenti non desumibili dalla sommatoria delle singole parti (comportamento emergente).[3][4][5]
Nello specifico, secondo questo filone psicodinamico (particolarmente vicino alla psicoanalisi della relazione), nell'uomo "c'è un'auto-organizzazione finalizzata alla sussistenza, che viene mantenuta attivamente dal suo interno (autopoietica) conciliando stabilità e cambiamento, che permette un'integrità delle parti del sistema (cellule, neuroni ecc.), e genera proprietà emergenti imprevedibili sulla base della semplice sommatoria delle parti (vedi i qualia, l'auto-valutazione ecc.). Per questo motivo l'uomo, e dunque il sistema Io-soggetto, rientra nei sistemi complessi detti "adattivi" ovvero CAS,Complex Adaptive System.[6]
Carl Gustav Jung somministrando iltest proiettivo di associazione verbale poté constatare l'esistenza dei complessi autonomi nell'inconscio degli individui. Tali complessi avevano, usando le sue parole, un "nucleo a tonalità affettiva edarchetipica".
Analizzando i termini si può evincere che il complesso ha un nucleo caratterizzato da una semplice emozione (gioia,paura,rabbia,vergogna,tristezza). Tale tonalità affettiva che rimane inconscia permette, secondo la teoria analitica, di selezionare il materiale che "costellerà" il nucleo, fatto dipensieri,sensazioni,intuizioni e sentimenti più o meno elaborati che mettono in atto un comportamento a base istintuale inconscia. La presenza inconscia di tali elementi psichici è giustificata dall'effetto disturbante che avrebbe sull'Io del soggetto, cioè la parte conscia.[senza fonte]
Inoltre il nucleo affettivo è principalmentearchetipico cioè contiene unarappresentazione collettiva caratteristica del genere umano: i complessi quindi sono rappresentazioni di comportamenti tipici dell'essere umano, riscontrabili anche nei miti, nelle leggende, nelle grandi storie, nei film e nelle favole.
Il polo che è stato rimosso ed è inconscio, se rimane tale, accumula energia e genera un complesso con relativa costellazione di materiale psichico. Il complesso inconscio, a seconda della quantità di energia, potrà quindi farsi sentire in modo più o meno violento nella vita dell'individuo, tramite ad esempio reazioni psicosomatiche, scissione della personalità,lapsus, dimenticanze eallucinazioni. Il fatto che l'individuo debba rispondere ad una situazione può richiedere l'attivazione delle informazioni legate al polo rimasto inconscio e questo può quindi creare problemi perché si assiste alla liberazione dell'energia del complesso e ad una incapacità di gestione di tale energia: a seconda dell'intensità affettiva/energetica si può assistere ad un corrispondente attivazione dell'arousal.[senza fonte]
Inpsicoterapia quindi si comincia gradualmente a comprendere quale materiale conscio unilaterale sostiene l'individuo, successivamente quale materiale viene sistematicamente rimosso, negato, proiettato o intellettualizzato (a seconda cioè delsistema di difesa dell'Io attualizzato), utilizzando anche le immagini derivanti daisogni, e solo più in là elaborare e diminuire l'energia del complesso in modo da permettere all'individuo di gestire tale mole di informazione.[senza fonte]
Per Adler ilcomplesso di inferiorità è il mutamento in sensopatologico del naturalesentimento di inferiorità[7].
Nell'infanzia, il sentimento di inferiorità è una conseguenza alle obiettive limitazioni di ordine fisico, comportamentale e conoscitivo; ma, se l'entourage fornisce una buona educazione, incoraggiante e stimolante, il bambino conquista, in modo lento e graduale, sicurezza in sé stesso ed impara ad affrontare le difficoltà senza scoraggiarsi.
Il sentimento di inferiorità non si risolve mai integralmente[8]: nel corso della vita rimane come percezione obiettiva dei limiti umani.
Nell'adulto "sano", l'aspirazione alla superiorità (o volontà di potenza), cioè il bisogno di conquistare una condizione di maggior sicurezza, benessere e gratificazione,istanzainnata in tutti gli uomini[senza fonte], spinge alla progettazione di nuove modalità per risolvere i problemi e superare le difficoltà.
L'aspirazione alla superiorità ha connotazione positiva quando persegue obiettivi che producono vantaggio alla comunità, assume invece una connotazione negativa quando è mossa dalla logica dell'interesse privato:"il nevrotico aspira alla superiorità personale e, nel fare questo, si attende un contributo del gruppo in cui vive"[9].
Un'educazione viziante o ipercorrettiva, l'ambiguità di messaggi educativi generatori di "doppi legami"[10] o di "legami multipli"[11], umiliazioni, confronti svalorizzanti, competitività tra i membri della famiglia, conducono alla trasformazione del senso di inferiorità incomplesso di inferiorità. Oltre a questi elementi, devono essere ricordati, per le loro potenzialità patogene, i confronti negativi d'ordineculturale,sociale,economico,etnico erazziale e quegli stati d'insufficienza fisica, reali o presunti, capaci di interagire in senso svalutante nei confronti ambientali.
Di egual natura, anche se di segno opposto, è ilcomplesso di superiorità[12] che, sotto l'influsso delnarcisismo, porta il soggettonevrotico a enfatizzare l'immagine di sé e ad amplificare a dismisura l'autostima. Il complesso di superiorità è tipico degli individui eccessivamente ambiziosi edesibizionisti.
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