Società anonima, sarebbe diventata l'impresa commerciale più potente della sua epoca, fino ad acquisire funzioni militari e amministrative regali nell'amministrazione dell'immensoterritorio indiano. Colpita in pieno dall'evoluzione economica e politica delXIX secolo, declinò progressivamente e poi scomparve nel1874.
Elisabetta I d'Inghilterra autorizzò la creazione della Compagnia
I profitti assai ingenti della Compagnia sui primi viaggi in India spinsero il reGiacomo I ad accordare licenze ad altre compagnie commerciali in Inghilterra. Ma, finalmente, nel1609 la patente della Compagnia fu rinnovata: questa si vide concedere il monopolio del commercio con le Indie Orientali per un periodo indefinito, ma che includeva una clausola che prevedeva che questo sarebbe cessato se gli affari della Compagnia fossero diventati non profittevoli per tre anni di seguito.
La Compagnia era dotata di un capitale iniziale di 72.000 sterline suddiviso tra 125 azionisti. Era gestita da un governatore e da 24 direttori che formavano la Corte dei Direttori. Questi venivano nominati ed erano responsabili davanti all'Assemblea dei proprietari.
Nel1612 finalmente, i battelli appartenenti alla Compagnia approdarono aSurat (ove nel mare antistante fu combattuta tra il 29 e il 30 novembre di quell'anno laBattaglia di Suvali) che fu la prima filiale commerciale. Nel corso dei due anni successivi, si stabilì anche sullaCosta del Coromandel nelGolfo del Bengala. Fondò la sua prima manifattura a Surat.
Nel1615, SirThomas Roe fu inviato dal re Giacomo I presso l'imperatoremoghulJahangir. Lo scopo di questa missione era di ottenere per la Compagnia il diritto esclusivo di fondare filiali commerciali in certe piazze come Surat. In cambio la Compagnia proponeva di offrire all'imperatore prodotti europei. Fu dunque firmato un trattato e gli Inglesi poterono svilupparepiazzeforti a Surat,Bombay,Madras (dove fece fortunaElihu Yale) eCalcutta. Nel1647 la Compagnia disponeva in India di 23 filiali e 90 dipendenti.
Le filiali europee in IndiaLa bandiera adottata nel 1707
Nel1670 il reCarlo II accordò per decreto alla Compagnia il diritto di acquisire nuovi territori, di battere moneta, di comandare delle truppe armate e di esercitare la giustizia sui propri territori. Si avviava quindi a divenire una formidabile macchina di potere, non solo in India ma anche in Inghilterra.
Stanco del lobbismo politico e al fine di ridurre questa enorme influenza della compagnia, il Parlamento decise di rompere il monopolio della Compagnia e di permettere nel1698 la creazione di una compagnia rivale, la "Compagnia Inglese per il Commercio verso le Indie Orientali" (English Company Trading to the East Indies). Ciononostante quest'ultima non sarebbe mai riuscita a competere con la "vecchia" Compagnia e questo tentativo di aumentare la concorrenza ebbe fine quando le due società si fusero nel1702.
Nel1757, la vittoria diRobert Clive nellabattaglia di Plassey, per conto della Compagnia, durante laGuerra dei sette anni segnò una battuta d'arresto alle pretese francesi in India, assicurando la supremazia britannica sulla penisola indiana e offrendo alla Compagnia il controllo delBengala, la provincia più popolosa e redditizia. Incoronato dall'aureola delle sue numerose vittorie militari, e dopo un ritorno di cinque anni in Gran Bretagna, Clive fu nominato governatore del Bengala nel1765.
Nel1773 il Parlamento votò la "Legge di Regolamentazione" (Regulating Act) che impose alla Compagnia una serie di riforme economiche e amministrative. Venne inoltre nominatoWarren Hastings alla carica diGovernatore Generale delle Indie britanniche, creata per l'occasione. La Compagnia fu autorizzata a conservare il monopolio del commercio a certe condizioni, soprattutto finanziarie, che avrebbe determinato a poco a poco il suo declino.
Nel1784 il governo, presieduto daWilliam Pitt il Giovane, fece votare una nuova legge (Indian Act) al fine di separare d'ora in poi chiaramente il governo dei territori delle Indie Orientali (che spettava alla Corona) e l'attività commerciale (che spettava alla Compagnia). Quest'ultima dovette dunque d'ora in poi rendere conto alla Corona, ma ciò non le impedì di continuare a svilupparsi. Verso la metà delXIX secolo, la dominazione della Compagnia si estese infatti sulla maggior parte dell'India, sullaBirmania, suSingapore eHong Kong, un quinto della popolazione mondiale passò così sotto la sua autorità. La Compagnia inoltre occupò leFilippine e realizzò la conquista diGiava. Registrando un problema di liquidità nei suoi acquisti ditè dallaCina, lo risolse esportandooppio indiano: gli sforzi della Cina per mettere fine a questo commercio scatenarono le dueGuerre dell'oppio con la Gran Bretagna.
Privata del suo monopolio commerciale nel1813 e del commercio del tè della Cina venti anni più tardi, la Compagnia perse infine le sue funzioni amministrative nel1858 in seguito aiMoti indiani del 1857 (chiamati anche "Rivolta dei Sepoy"). Al principio dell'anno1860 tutti i possedimenti della Compagnia passarono sotto il controllo della Corona. Il 1º gennaio1874 la Compagnia delle Indie Orientali fu infine sciolta perdecreto regolare.
La cosiddettaUnited East India Company per tutto ilXVIII secolo aveva ampliato i propri territori indiani. La sua natura prettamente commerciale si trasformò rapidamente, nel corso del secolo, in una sorta di ente politico con una verasovranità territoriale. La Compagnia era organizzata dapprima in "Presidenze" (Presidency):
Calcutta-Fort William (1700), sede generale amministrativa
Madras-Fort Saint George (1684)
Bombay (1703)
Benkoolen-Sumatra (aggiunta nel 1762).
Nella prima metà del XIX secolo annesse rapidamente vastissimi territori indiani, costituendo così un vero e proprio Stato sotto l'egida del governo britannico. Andò così a costituirsi un sistema di governo, con i possedimenti diretti (cioè sotto la diretta amministrazione della compagnia inglese) e mediati (protettorati sui numerosi principati indiani).Intorno al 1840 i territori indiani della Compagnia erano così organizzati: