Lucius Aurelius Commodus (dal 161 al 166);[1] Caesar Lucius Aurelius Commodus (dal 166 al 177);[1] Caesar Lucius Aurelius Commodus Augustus (dal 177 al 180);[1] Caesar Lucius Aurelius Commodus Antoninus Augustus (180);[1] Caesar Marcus Aurelius Commodus Antoninus Augustus (dal 180 al 191);[1] Caesar Lucius Aelius Aurelius Commodus Augustus (dal 191 alla morte).[1]
Figlio dell'imperatorefilosofoMarco Aurelio, Commodo fu associato al trono nel177, succedendo al padre nel180. Avverso alSenato, governò in maniera autoritaria, esibendosi anche comegladiatore e in prove di forza, e facendosi soprannominare l'Ercole romano.
Durante i dodici anni di principato, nonostante la fama di despota, a Commodo sono anche riconosciuti dei meriti: per esempio esercitò un'ampiatolleranza religiosa, ponendo fine allepersecuzioni contro i cristiani dopo alcuni anni dall'ascesa al trono, le quali ricominciarono dopo la sua morte. Egli stesso praticò culti orientali e stranieri[2]; il regno di Commodo diede ancheun nuovo impulso alle arti, che si svilupparono rispetto all'arte dei primi Antonini. Durante il suo regno egli eresse vari monumenti celebranti le imprese del padre Marco Aurelio, tra i quali laColonna Aureliana, e forse completò anche lastatua equestre di Marco Aurelio che si trova oggi neiMusei Capitolini (una copia è esposta al centro dellapiazza del Campidoglio).
Amato dal popolo e appoggiato dall'esercito, ai quali aveva elargito consistenti somme di denaro, riuscì a mantenere il potere tra numerose congiure, finché non fu assassinato in un complotto di alcuni senatori,pretoriani e della sua amanteMarcia, strangolato dal suo maestro di lotta, l'ex gladiatoreNarcisso; l'assassinio portò al poterePertinace. Sottoposto adamnatio memoriae dal Senato, fu riabilitato edivinizzato dall'imperatoreSettimio Severo, che voleva ricollegarsi alladinastia antoniniana cercando il favore dei membri superstiti della famiglia di Commodo e Marco Aurelio.
Figlio del regnante imperatoreMarco Aurelio, nacque come Lucio Elio Aurelio Commodo aLanuvio, l'antica Lanuvium vicino a Roma. Aveva un fratello gemello,Tito Aurelio Fulvio Antonino, morto nel 165. Il 12 ottobre 166, Commodo fu nominato Cesare insieme al fratello minore,Marco Annio Vero Cesare; quest'ultimo morì nel 169, perciò l'unico figlio superstite rimase Lucio Aurelio Commodo.
Egli ricevette una buona istruzione da "un'abbondanza di buoni maestri" secondo le parole di Marco Aurelio. Nell'aprile del175Avidio Cassio, governatore della Siria, si dichiarò imperatore in seguito alla voce cheMarco Aurelio fosse morto. Essendo stato riconosciuto imperatore dalla Siria, Palestina ed Egitto, Cassio portò avanti la sua ribellione nonostante Marco Aurelio fosse ancora in vita.
Durante i preparativi per la campagna contro Cassio, il principe assunse la sua toga sul fronte delDanubio il 7 luglio 175, entrando così ufficialmente nell'età adulta. Cassio, invece, fu ucciso da uno dei suoi centurioni prima che iniziasse la campagna contro di lui. Commodo accompagnò il padre in un lungo viaggio nelle province orientali, durante il quale visitòAntiochia. L'imperatore e il figlio si recarono anche adAtene, poi tornò a Roma nell'autunno del176.Marco Aurelio fu il secondo imperatore dopoVespasiano ad avere un figlio proprio, e sembra fosse sua intenzione che Commodo divenisse il suo erede, nonostante da molto tempo gli imperatori, spesso senza figli maschi adulti, adottassero i loro eredi. Commodo fu l'unico dei molti figli maschi di Marco Aurelio a sopravvivergli (l'altro erede designato,Marco Annio Vero Cesare, era morto molto giovane, e ancora giovanissimo e lontano da Roma era l'unico nipote in vita,Tiberio Claudio Severo Proculo, nipote di Commodo che fu poi console sottoSettimio Severo, nonché suocero diEliogabalo).
Il 27 novembre 176 Marco Aurelio conferì a Commodo il rango diImperator, e nel177, il titolo diAugusto, attribuendo al figlio la sua stessa posizione, e formalmente condivise il potere con lui. Il 23 dicembre dello stesso anno, ottenne latribunicia potestas. Il 1º gennaio 177 Commodo divenne console per la prima volta, a 15 anni, il più giovane console nella storia romana fino a quel momento. Durante il regno assieme al padre, Commodo non commise stranezze né crudeltà. Sposò poiBruzia Crispina prima di accompagnare suo padre ancora una volta al fronte del Danubio nel178 contro i barbari, dove poi Marco Aurelio morì il 17 marzo 180, lasciando imperatore il diciannovenne Commodo.
Eugène Delacroix,Ultime parole dell'imperatore Marco Aurelio, una rappresentazione moderna della morte di Marco: l'imperatore, al centro, siede a letto, circondato da amici e dignitari, e stringe il braccio di Commodo (a destra), vestito di rosso, sbarbato e abbigliato in maniera orientaleggiante, con orecchini e una corona, e che appare distante e poco interessato.
Secondo quanto riferisceTertulliano, uno storico e apologeta cristiano suo contemporaneo, sarebbe invece deceduto sul frontesarmatico, non molto distante daSirmio (odiernaSremska Mitrovica, nell'attualeSerbia),[5] che fungeva daquartier generale invernale delle sue truppe, in vista dell'ultimo assalto. Birley ritiene infatti che Marco potrebbe essere morto aBononia sul Danubio (che per assonanza ricorda la località diVindobona), venti miglia a nord diSirmio.[6]
Iniziando a stare male chiamò Commodo al capezzale e gli chiese per prima cosa di concludere onorevolmente la guerra, affinché non sembrasse che lui avesse "tradito" laRes publica. Il figlio promise che se ne sarebbe fatto carico, ma che gli interessava prima di tutto la salute del padre. Chiese pertanto di potere aspettare pochi giorni prima di partire. Marco, sentendo che i suoi giorni erano alla fine e il dovere compiuto, accettò da stoico una morte onorevole, astenendosi dal mangiare e bere, e aggravando così la malattia per permettergli di morire il più rapidamente possibile.
Il sesto giorno, chiamati gli amici e "deridendo le cose umane" disse a loro: "perché piangete per me e non pensate piuttosto alla pestilenza e alla morte comune? Se vi allontanerete da me, vi dico, precedendovi, statemi bene". Mentre anche i soldati si disperavano per lui, alla domanda su "a chi affidasse il figlio", rispose ai subordinati: "a voi, se ne sarà degno, e agli dèi immortali". Nel settimo giorno si aggravò e ammise brevemente solo il figlio alla sua presenza, ma quasi subito lo mandò via, per non contagiarlo.
Uscito Commodo, coprì il capo come se volesse dormire, come il padre Antonino Pio, e quella notte morì.[7]Cassio Dione Cocceiano aggiunge che vi furono delle negligenze da parte dei medici, che avrebbero voluto accelerare la successione per compiacere Commodo, ma potrebbero essere solo dicerie.[8] Marco Aurelio riteneva, a torto, che il figlio avrebbe abbandonato quel genere di vita così poco adatto a unprinceps, assumendosi le necessarie responsabilità nel governare unImpero come quello romano.
E poiché Commodo non era pazzo, come molti sostennero, anche se amava esibirsi come gladiatore e in prove di forza, egli intelligentemente si assicurò subito la fedeltà dell'esercito e del popolo romano con ampie elargizioni (donativa econgiaria), governando così da vero e propriomonarca assoluto, al riparo dalle continue congiure del Senato e mantenendo il potere per dodici lunghi anni. In una di queste congiure venne coinvolta anche la sorella, Lucilla (oltre ad altri membri della famiglia, come il cognato e un nipote, figlio di Cornificia), che Commodo fece prima esiliare e poi uccidere (non invece il marito, Pompeiano, che preferì autoesiliarsi, e Cornificia). Un'altra sorella,Fadilla, fu invece, insieme al marito, una delle più fedeli consigliere del fratello.[9] A conclusione del principato di Marco Aurelio, Cassio Dione scrisse un elogio all'imperatore, seppure descrivendo il passaggio a Commodo con dolore e rammarico:
«In ogni caso non poté godere di quella fortuna che meritava perché non era fisicamente forte e perché dovette affrontare, per quasi tutta la durata del suo impero, moltissime difficoltà. Proprio per questo lo ammiro maggiormente, appunto perché egli, anche in mezzo a vicende avverse e straordinarie, non solo sopravvisse, ma salvò anche l'impero. Una sola cosa, però, lo rese infelice: il fatto che pur avendo allevato ed educato il figlio nel modo migliore possibile, questi deluse moltissimo le sue aspettative. Di costui, ora, dobbiamo parlare, dato che alle vicende dei Romani di quell'epoca accadde quello che avviene oggi alla nostra storia, decaduta da un regno aureo ad uno ferreo e rugginoso.»
Cominciò il suo regno con un trattato di pace sfavorevole concordato con le tribù deiMarcomanni,Quadi eBuri (tribù deiGermani), che erano state in guerra controMarco Aurelio. Più tardi egli stesso intraprese guerre contro iGermani, riportando spesso parziali vittorie, per le quali inoltre pretendeva onori dalSenato. A differenza di quanto riportano alcuni storici Commodo non era però un pessimo stratega come poteva apparire.
Stabilì ricche ricompense per le delazioni, purché i delatori rivelassero vizi virtù e segreti di ogni senatore. Assillato dal pensiero che tutti cospirassero contro di lui, e molto spesso questi pensieri erano fondati, istituì un documento ufficiale, da lui redatto ogni giorno, denominatolista di proscrizione: una serie di persone sospette, più o meno fondatamente, veniva poi bandita o giustiziata.
L AEL AVREL CO MMAVG P(ius) FEL(ix), testa laureata a destra
ProvidentiaAVG, L'Africa in piedi a sinistra, che veste con una pelle di elefante in testa e una pelle di leone ai piedi, tiene in mano unsistrum e porge aErcole (in piedi a destra) delle spighe di grano; S C in basso.
34 mm, 27,77 g; coniato nel192. Commodo comeErcole rappresenta la passione dell'imperatore per igiochi gladiatori.
Commodo aveva la passione - come la madreFaustina e lo zio e cognatoLucio Vero (co-imperatore di Marco Aurelio) - per icombattimenti gladiatori equelli contro le bestie, al punto da scendere egli stesso nell'arena vestito da gladiatore, come l'Ercole romano indossando una pelle di leone e facendosi addestrare daNarcisso, uno dei più forti in quei tempi nei combattimenti gladiatori, impiegando quasi tutto il suo tempo rubato ai piaceri e ai gozzovigli.
Partecipò a 735 giochi, pretendendo di essere regolarmente registrato e pagato come un normale gladiatore, ma naturalmente nessuno poteva batterlo, anche grazie all'assegnazione di armi smussate e scudi manomessi; tutti i prescelti finivano inesorabilmente sconfitti, e chiunque veniva a conoscenza del trucco era inserito con un documento ufficiale in unalista di proscrizione e quindi bandito o giustiziato.
Nel corpo a corpo aveva scelto la figura delSecutor, affrontando gli avversari con elmo, scudo e spada; all'epilogo spesso fingeva di graziarli per poi mutilarli o sfregiarli. Uccise anche migliaia di animali selvaggi tra cui elefanti, rinoceronti, ippopotami, leoni, orsi, leopardi e struzzi, questi ultimi una sua passione poiché dopo essere decapitati continuavano a correre per una manciata di secondi[11]; in una delle sue ultime apparizioni nell'arena, afferrò una testa di struzzo mostrandola ai senatori (come riportato daCassio Dione) e proclamò che avrebbe fatto lo stesso all’interoSenato.
La partecipazione ai giochi nelle arene era considerata scandalosa dai Romani: la morale comune poneva i gladiatori nei ranghi più bassi della scala sociale. Pare che abbia ereditato tale passione dalla madre: una leggenda priva di fondamento voleva, del resto, che non fosse figlio di Marco Aurelio, ma di un gladiatore.[12]
L'instabilità di Commodo non si limitava a questo "hobby". Nel190 una parte della città diRoma fu distrutta da un incendio e Commodo colse l'opportunità per "rifondarla", chiamandola in suo onoreColonia Commodiana (come forse avrebbe voluto fare Nerone nel 64). Anche i mesi del calendario furono rinominati in suo onore, e perfino alSenato cambiò il nome inSenato della Fortuna Commodiana, mentre l'esercito divenneEsercito commodiano e così pure la flottaClassis Commodiana. Questi atteggiamenti da monarca erano considerati gravemente offensivi dal Senato. Inoltre aveva una propensione per ciò che era sessualmente stravagante o insano; abusò di tutte le sorelle, alle sue concubine imponeva di mettersi il nome della madre Faustina durante gli amplessi, aveva allestito una sorta diharem composto da trecento ragazze e trecento ragazzi a uso della sua cerchia di amici e cortigiani, mettendo in scena spettacoli orgiastici a tema, come per esempio l'Ercole Rustico.
Nel182 un gruppo di membri della famiglia imperiale riuniti intorno alla sorellaAnnia Aurelia Galeria Lucilla - la figlia del primo matrimonio, un nipote (figlio dell'altra sorella,Annia Cornificia Faustina Minore), il proprio cugino paterno, l'ex consoleMarco Numidio Quadrato e la sorella di quest'ultimoNumidia Cornificia Faustina - pianificò l'assassinio di Commodo immaginando di vedere Lucilla e suo marito come nuovi governanti di Roma. Il nipote di Quintiniano irruppe dal suo nascondiglio con un pugnale cercando di colpire Commodo. Gli disse "Qui c'è il pugnale che ti spedisce il Senato" svelando la sua intenzione prima ancora di agire.[13] Le guardie furono più veloci di lui, fu sopraffatto e disarmato senza riuscire nemmeno a ferire l'imperatore.
Commodo ordinò la sua condanna a morte e quella di Marco Numidio Quadrato; Lucilla, sua figlia e Numidia Cornificia Faustina furono esiliate nell'isola diCapri. Un anno dopo Commodo spedì un centurione a Capri per uccidere le tre donne.[14] Altri complotti coinvolsero di nuovo il secondo marito di Lucilla,Tiberio Claudio Pompeiano, che scampò alla repressione auto-esiliandosi. L'altra sorella che risiedeva a Roma,Fadilla, fu invece molto vicina a Commodo, e lo sostenne con il marito in qualità di consigliere.
Nel 192 Commodo divorziò da Bruzia Crispina, facendola esiliare per adulterio. Di fronte al crescente malcontento per gli eccessi di Commodo, ilprefetto del PretorioQuinto Emilio Leto e ilcubiculariusEcletto, temendo per la propria vita dopo essersi opposti alle ultime stravaganze dell'imperatore ed essere stati inseriti in una lista di proscrizione, organizzarono una congiura conCassio Dione e numerosi altri senatori, anch'essi esasperati dallo stato delle cose. Venne ben presto coinvolta laconcubinaMarcia Demetria, favorita di Commodo di probabilefede cristiana (aveva spinto Commodo a interrompere le persecuzioni e a graziarepapa Vittore I), cosicché, approfittando della sua prossimità al principe, si riuscisse adavvelenarlo in modo da ucciderlo segretamente, in maniera non plateale o cruenta e senza uno scontro fisico.
Fernand Pelez,La morte di Commodo
L'attentato venne messo in atto il 31 dicembre192, vigilia dell'insediamento dei nuoviconsoli: durante unbanchetto gli venne avvelenato il vino. L'imperatore, però, credendo di sentirsi appesantito dal lauto pasto si ritirò nei suoi appartamenti e chiese ai domestici di aiutarlo avomitare, salvandosi così inconsapevolmente. A quel punto, essendo fallito l'avvelenamento e temendo di potere essere presto scoperti, i congiurati si rivolsero al campione dei gladiatoriNarcisso, istruttore personale dell'imperatore, consegnandogli una spada; il gladiatore, spinto dalla promessa di una ricca ricompensa e dalla rivalsa personale per essere stato inserito in una lista di proscrizione, uccise quella sera stessa Commodo nei bagni, forse strangolandolo o trafiggendolo. Nell'anno seguente Narcisso venne giustiziato come assassino dell'imperatore durante la guerra civile, e Marcia condannata a morte dal nuovo imperatore. Cassio Dione invece si salvò e scrisse uno dei pochissimiresoconti di queste vicende.
Il giorno successivo, 1º gennaio193, dopo un brevissimo interregno, i congiurati sparsero la voce dell'improvvisa e provvidenziale morte dell'Imperatore per uncolpo apoplettico e di come quel fortuito evento avesse evitato appena in tempo il piano di Commodo di assassinare iconsoli designati,Quinto Pompeio Sosio Falcone eGaio Giulio Erucio Claro Vibiano, per poi recarsi inSenato, accompagnato da ungladiatore e vestito egli stesso in abiti daarena, per essere assieme a questi acclamato console per l'ottava volta.
Leto ed Ecletto si recarono quindi dalPraefectus UrbiPublio Elvio Pertinace,generale econsole in carica e collega dell'imperatore defunto, offrendogli laporpora imperiale. Questi, temendo dapprima per la propria vita, si convinse ad accettare solo quando, condotto alPalatino, vide il corpo di Commodo privo di vita. A Roma, la notizia della morte delPrincipe spinse ilSenato e il popolo a chiedere che ilcadavere fosse trascinato con un uncino e precipitato nelTevere, così come voleva un'antica usanza per i nemici della Patria.
«Che il ricordo dell'assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell'assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell'osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell'ossario. Ascolta o Cesare: lascia che l'omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostripadri, lascia che l'assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce diDomiziano, più turpe diNerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso. Sia da salvare invece il ricordo di chi è senza colpa. Si ripristinino gli onori degli innocenti, vi prego.»
Pertinace diede tuttavia incarico affinché Commodo fosse segretamente sepolto nelmausoleo di Adriano. Avutane notizia, il Senato dichiarò allora Commodohostis publicus e ne decretò ladamnatio memoriae: venne ripristinato il nome corretto delle istituzioni, mentre le statue e gli altri monumenti eretti dall'Imperatore defunto venivano abbattuti. Appena due anni dopo tuttavia, nel195, l'imperatoreSettimio Severo, cercando di legittimare il proprio potere ricollegandosi alla dinastia diMarco Aurelio e in aperta contrapposizione con il Senato, riabilitò la memoria di Commodo, ordinando che ne fosse decretata l'apoteosi. Commodo passò quindi dall'essere un nemico dello Stato alla condizione didivus, con un appositoflamine preposto al proprio culto. Nella titolatura imperiale Severo si proclamò figlio di Marco Aurelio e fratello di Commodo, come se vi fosse stata una regolareadozione.[15]
Secondo alcuni storici Commodo era ben proporzionato e attraente, con capelli biondi e ricci. Portava la barba e gli occhi erano leggermente sporgenti. ComeNerone eCaligola era considerato folle e comeDomiziano eTiberio era considerato crudele e arbitrario. Pareva strano che fosse figlio dell'imperatore filosofoMarco Aurelio e così fu messa in giro la voce che fosse il figlio naturale di un gladiatore.[16] Per l'esattezza si disse che fosse nato da un amplesso della madre, Faustina, con un gladiatore della scuola gladiatoria di Gaeta. Di opinione diversa èRomolo Augusto Staccioli, che prende le distanze da questa supposizione.[17]
Finché il padre fu in vita Commodo si comportò apparentemente in maniera normale, anche se si racconta che da giovane cercò di fare bruciare vivo un servo delle terme perché gli aveva preparato un bagno troppo caldo, nonché di altri comportamenti crudeli e considerati indegni (per esempio esibirsi come attore e gladiatore, frequentare prostitute, uccidere persone che non aveva in simpatia senza processo).
Tuttavia bisogna ricordare che le fonti erano tutte ostili. Da imperatore si paragonava aErcole, scendendo nell'arena contro individui non allenati o zoppi, o uccidendo moltissimi struzzi e animali poco pericolosi, ma in alcuni casi anche elefanti. Tuttavia anche i detrattori gli riconoscono una certa destrezza nel combattimento corpo a corpo e nel tiro con l'arco.[18] Per molti era semplicemente affascinato, come già Caligola e successivamenteEliogabalo, dalla figura ellenistica e orientale del sovrano divino[19] (venerava il culto orientale diMitra, nonché quelli egiziani diIside eAnubi) e, comunque, era inadatto al governo diRoma.
Per altri aveva invece un vero squilibrio mentale e caratteriale, con comportamenti che oggi definiremmosociopatici, cioè privi di rispetto per le regole sociali e i sentimenti altrui[20] sebbene non fosse pazzo.Cassio Dione lo descrisse come cresciuto in un climastoico e austero, e divenuto quindi un ribelle appena poté avere il potere, benché non fosse di indole malvagia, traviato ben presto dai suoi amici a causa della sua debolezza di carattere.[21]
Nella poesiaNota di passaggio diManlio Sgalambro (incluso poi nel saggioMarcisce anche il pensiero), da cui Franco Battiato trasse la canzoneDecline and Fall of the Roman Empire, viene citato Commodo, assieme ad altri personaggi della storia romana, comeNerone,Tito,Eliogabalo eStilicone:Che importa la nobile indole di Tito, / se con Commodo regna ovunque la pace?.
Nel2000 compare nel filmIl gladiatore, ispirato molto liberamente alla vita di Commodo, in quanto rimane ben poco fedele alle fonti antiche. Il ruolo dell'imperatore è impersonato daJoaquin Phoenix. Nella finzione cinematografica la morte di Marco Aurelio avviene per mano di Commodo stesso, mentre invece egli morì probabilmente di peste. Per l'aspetto fisico (completamente sbarbato, durante il suo regno aveva invece la barba al pari di suo padre) e alcuni aspetti (per esempio l'attrazione incestuosa per la sorella) il personaggio di Commodo appare ispirato più alla iconografia di Caligola che a quella che ci è nota tramite statue e monete. Infine, al contrario di come si vede nel film, Commodo non morì nel Colosseo, dopo circa un anno di regno, ma fu assassinato nel suo palazzo dopo dodici anni di principato, dal suo maestro gladiatore.
Netflix ha prodotto nel 2016 la serie televisivaL'Impero romano, incentrata sulla figura di Commodo e di altri imperatori e condottieri di Roma.
InRyse: Son of Rome, appare un personaggio chiamato Commodo, uno dei due figli dell'imperatore Nerone e uno degli antagonisti principali del gioco. Il Commodo inSon of Rome condivide numerosi tratti con quello della storia reale, compreso il suo amore per i giochi tra gladiatori.
Guido Clemente,La riorganizzazione politico-istituzionale da Antonino a Commodo in: AA. VV.,Storia di Roma, Einaudi, Torino, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche comeStoria Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. deIl Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v. il vol. 16°)
Albino Garzetti,L'Impero da Tiberio agli Antonini, Cappelli, Bologna, 1960 (v. pag. 551 e segg.:Commodo)
Santo Mazzarino,L'Impero romano, tre vol., Laterza, Roma-Bari, 1973 e 1976 (v. vol. II); riediz. (due vol.): 1984 e successive rist. (v. vol. I)
Steve Pasek,Coniuratio ad principem occidendum faciendumque. Der erfolgreiche Staatsstreich gegen Commodus und die Regentschaft des Helvius Pertinax (192/193 n. Chr.). Beiträge zur Geschichte, AVM, München 2013,ISBN 978-3-86924-405-1.