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Colonialismo

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Ilcolonialismo è definito come l'espansione politico-economica di unoStato su altri territori spesso lontani al fine di creare dellecolonie per sfruttarne le risorse naturali, come,minerali,gas,acqua,petrolio e terreni coltivabili, e umane, come laForza lavoro, e per espandere il proprio dominio politico ed economico, magari anche per poter rivaleggiare con altristati. Il processo di occupazione di territori e loro riorganizzazione in colonie è dettocolonizzazione, mentre un Paese in possesso di colonie è dettopotenza coloniale.

Il termine indica anche, in senso stretto, il dominio coloniale mantenuto da molti Statieuropei su altri territori extraeuropei lungo l'età moderna e indica quindi il corrispettivo periodo storico, cominciato nelXVI secolo, contemporaneamente alleesplorazioni geograficheeuropee, assumendo nelXIX secolo il termine diimperialismo, arrivando ad una vera e propria spartizione dell'Africa dalle varie potenze coloniali europee, conclusosi infine nella seconda metà delXX secolo, con la vittoria deimovimenti anti-coloniali.

Il termine indica inoltre l'insieme di convinzioni usate per legittimare o promuovere questo sistema, in particolare il credo che i valorietici eculturali dei colonizzatori siano superiori a quelli dei colonizzati.

Fu la fine dellaSeconda guerra mondiale e i nuovi equilibri politici che vennero a crearsi nel mondo a dare «il colpo decisivo (...) al colonialismo, il cui declino poteva (...) considerarsi già iniziato, ma che in questo secondo dopoguerra assumeva (...) un ritmo straordinariamente accelerato, che lo portava in un ventennio all'epilogo». Le potenze sconfitte, Italia e Giappone, dovettero rinunciare immediatamente a tutte le colonie già prima che un nuovo assetto politico potesse emergere.[1]

Origini del fenomeno

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Evoluzione degli imperi coloniali

La sua origine politico-culturale non è ben delineata, in quanto la definizione stessa di colonialismo coincide con fenomeni già presenti nella storia sin dallaGrecia antica.

Infatti l'occupazione di territori oltre i confini nazionali per trarvi beneficio economico e per influenzarne le scelte di politica interna era lo strumento principale con cui i grandi imperi dell'antichità usavano accrescere il loro potere.

L'impero marittimoateniese pose sotto la propria influenza tutte le città bagnate dalMar Egeo, costringendole a un'alleanza forzata e scavalcando le autorità locali, controllò alcune zone delMar Nero da cui otteneva le materie prime per mantenere la flotta.

L'impero cartaginese sottomise con la forza gran parte delle popolazioni del Nordafrica e della Penisola Iberica utilizzando modalità non dissimili a quelle deiconquistadores spagnoli nelle Americhe e sfruttò intensamente le ricche miniere aurifere presenti inSpagna.

IRomani adottando il famoso motto "divide et impera" divennero i precursori dellastrategia bellica dei colonizzatori europei, volta a sfruttare a proprio vantaggio le rivalità presenti tra le tribù locali frammentando una potenziale difesa contro l'invasore che, quindi riesce spesso ad assoggettare vasti ed eterogenei territori impiegando ridotte risorse. Inoltre, come dimostrato dalle ricostruzioni storiche e dai ritrovamenti archeologici nelle regioni esterne dell'Impero, le legioni erano sempre seguite da nutriti gruppi di cartografi e coloni che una volta pacificata l'area si sarebbero poi insediate in città di nuova fondazione.

Vi è un tipo di colonialismo in cui vi è un massiccio insediamento di coloni che col tempo diventano maggioritari sui nativi, un altro tipo è solamente politico amministrativo con scarso trasferimento di coloni (Indirect Rule).A volte i paesi europei crearono loro colonie con scarso dispiegamento di mezzi militari come in India dove i soldati britannici erano intorno ai 50.000 e poche furono le battaglie intraprese.

Il colonialismo ha portato poi allaglobalizzazione, iniziata proprio con la colonizzazione delcontinente americano: si inventa apposta la categoria dellarazza, ora indispensabile. Si mantengono così le gerarchie interne storiche dove i non-europei vengono collocati negli strati inferiori (con le categorie oriente-occidente, primitivo-civilizzato), e tramite questa costruzione si legittimano le gerarchie del pensiero europeo e non europeo. Ciò che non corrisponde al pensiero europeo viene definito irrazionale e vicino allo stato di natura; è un processo di divisione dell’uomo bianco dal resto.

Le fasi del colonialismo

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Il colonialismo moderno inizia con lascoperta dell'America, espandendosi a macchia d'olio su tutto il pianeta tanto da essere ritenuto la primaglobalizzazione; nel 1878 le potenze occidentali europee rivendicavano il 67% del territorio mondiale giungendo nel 1914 a controllarne l'85% sotto forma di colonie, protettorati, possedimenti, domini e commonwealth[2].

Il colonialismo è la conquista e il controllo delle terre e dei beni di altri popoli. Il colonialismo moderno inoltre ha ristrutturato l’economia di questi ultimi, creando delle relazioni complesse fra i colonizzatori e i colonizzati, e mettendo le basi per la nascita del capitalismo.

Il colonialismo nell'Età moderna

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Colonialismo portoghese

Lo stesso argomento in dettaglio:Impero portoghese.

Questa fase incomincia dal1415 con l'occupazione diCeuta e finisce nel 1999 con la cessione diMacao allaCina, interessò ilBrasile, le coste africane nelGolfo di Guinea, inAngola, ilMozambico, l'India occidentale,Timor, Macao e le isole dell'Oceano Atlantico.

Colonialismo spagnolo

Lo stesso argomento in dettaglio:Impero spagnolo.

Questa fase incomincia dal1493 con la colonizzazione diHispaniola e finisce nel 1833 con l'indipendenza di 13 stati nel SudAmerica spagnolo. Interessò tutta l'area mesoamericana, vaste zone dell'America settentrionale sud-occidentale, laFlorida e tutto ilSudamerica ad eccezione delBrasile dove sfruttando gli schiavi venivano coltivate le piantagioni e di parte dellaGuyana.

Primo colonialismo inglese

Lo stesso argomento in dettaglio:Impero britannico.

Questa fase incomincia nel1607 con la fondazione del primo insediamento permanente inAmerica aJamestown inVirginia che fu la prima colonia e finisce nel1783 con ilTrattato di Parigi, con l'indipendenza degliStati Uniti d'America.

Interessò il Nordamerica orientale, laNuova Scozia, laTerranova, laTerra di Rupert, leBahamas, laGiamaica, ilBelize e gran parte delle isole dellePiccole Antille.

Primo colonialismo francese

Lo stesso argomento in dettaglio:Impero coloniale francese.

Questa fase incomincia dal1608 con la colonizzazione dellaNuova Francia e finisce nel1815 grazie alCongresso di Vienna e la cessione di gran parte delle colonie alle altre potenze europee.

Interessò ilQuébec, la regione deiGrandi Laghi, le pianure delMississippi, laLouisiana,Saint-Domingue neiCaraibi, laGuiana francese, alcune isolette caraibiche, l'India occidentale[3]

Colonialismo olandese

Lo stesso argomento in dettaglio:Impero coloniale olandese.

Questa fase incomincia nel1619 con la fondazione di Batavia oGiacarta e finisce nel1949 grazie alla indipendenza dell'Indonesia, interessò l'attualeIndonesia[4], alcune isole dellePiccole Antille, un insediamento nell'isola diManhattan chiamatoNew Amsterdam.[5]

Colonialismo russo

Ilcolonialismo russo si distingue per l'annessione successiva di territori limitrofi con l'espansione ad oriente che incomincia nel1581 con l'occupazione delKhanato di Sibir e finisce nel1918 con laprima guerra mondiale e larivoluzione d'ottobre, interessò laSiberia, l'Alaska, l'Asia centrale ed ilCaucaso. Escluse le annessioni inEuropa[6].

Il colonialismo nell'Età contemporanea

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Secondo colonialismo inglese

Questo periodo incomincia nel1753 con l'inizio dell'infiltrazione inglese inIndia, interessò ilSudafrica, ilCanada, l'India,Ceylon, laMalaysia, l'Australia, laNuova Zelanda,Malta, Gibilterra, laGuiana occidentale e le isole atlantiche.

Secondo colonialismo francese

Il colonialismo nel1800:

     Regno Unito

     Portogallo

     Francia

     Spagna

     Paesi Bassi

     Stati Uniti

     Impero ottomano

Questa fase incomincia nel1830 con l'inizio della conquista dell'Algeria e finisce nel1859 con l'annessione diSaigon, interessò l'Algeria, ilVietnam, laGuiana orientale, ilSenegal, ilGabon, le isole diTahiti e laRiunione.

Terzo colonialismo inglese

Questa fase incomincia nel1870 con la nuova spinta colonizzatrice europea e finisce nel1956 con la decolonizzazione dei possedimenti africani.

Interessò il Bechuanaland (Botswana), laRhodesia (Zambia), l'Uganda, ilKenya, laSomalia settentrionale, l'Egitto, ilSudan, laNigeria, laCosta d'Oro, laSierra Leone, ilGambia, loYemen, ilKuwait, laBirmania, laPapua, ilBrunei, e molti arcipelaghi polinesiani.

Si mantennero i precedenti possedimenti e si stabilirono insediamenti commerciali con la forza inCina (risale a questo secolo l'acquisizione di Hong Kong dopo laguerra dell'oppio).

Terzo colonialismo francese

(1860, inizio espansione nell'Africa Occidentale dalSenegal -1962, indipendenza dell'Algeria), interessò ilMarocco, tutta l'Africa occidentale sahariana, laMauritania, laCosta d'Avorio, ilCongo Belga, ilMadagascar, ilLaos, laCambogia e laNuova Caledonia. Come l'Inghilterra, anche la Francia impose la propria autorità commerciale ed economica in molti porti e fiumi cinesi.

Colonialismo tedesco

Lo stesso argomento in dettaglio:Impero coloniale tedesco.

(1871, fondazione dell'Impero tedesco e inizio dell'espansione nell'Africa Centrale e Meridionale seguendo la politica economica ed imperialistica diBismarck -1918, sconfitta nellaprima guerra mondiale e perdita delle colonie), interessò ilCamerun, laNamibia, ilTogo e laTanzania, contemporaneamente venivano stabilite delle teste di ponte in alcune isole dell'Oceano Pacifico, di cui le più estese erano le intere zone settentrionali dellaPapua Nuova Guinea e l'Arcipelago di Bismarck, e sulla costa nord dellaCina.

Primo colonialismo italiano

Lo stesso argomento in dettaglio:Colonialismo italiano.

(1869, acquisto della Baia diAssab, inEritrea, da parte della società Rubattino -1905, istituzione della colonia diSomalia); interessò ilcorno d'Africa e, più precisamente, l'Eritrea, che divenne colonia nel1890, e laSomalia, che divenne dapprimaprotettorato nel1889 e poi colonia nel1905.

Secondo colonialismo italiano

(1911, inizioGuerra italo-turca -1912 fine guerra italo-turca); interessò i possedimenti turchi dellaTripolitania e dellaCirenaica, oltre alle isole delDodecanneso.

Terzo colonialismo italiano

(1935,Guerra d'Etiopia -1943,seconda guerra mondiale); interessò principalmente l'Abissinia (odierna Etiopia), conquistata nel1935-36 e finì con le sconfitte della seconda guerra mondiale. Tuttavia mantenne un'amministrazione fiduciaria in Somalia dal 1950 al 1960.

Colonialismo polacco

Lo stesso argomento in dettaglio:Colonialismo polacco.

Storia dell'ultima fase del colonialismo europeo

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Tra il1800 e il1878, i territori colonizzati dalle nazioni europee comprendevano un totale di 16.385.000 km². L'Occidente aveva cominciato a sviluppare politiche colonialiste sin dal XVI secolo, ma a partire dalla seconda metà del XIX secolo la conquista territoriale venne promossa sistematicamente dai centri di potere politico ed economico delle nazioni colonialiste. Questo fenomeno è stato definito dagli storici con il nome di imperialismo. La necessità di penetrare nei mercati internazionali e la comparsa sulla scena del capitalismo finanziario, avrebbero così trovato un complemento perfetto nelle politiche espansionistiche promosse da parte dei governi. La progressiva sostituzione delprotezionismo doganale con politiche dilibero scambio contribuì in seguito ad accelerare il processo in atto.

Un'altra spiegazione dell'imperialismo, complementare alla precedente, è che questo servì a trasferire nelle colonie le tensioni createsi nelle società occidentali.[senza fonte] Le potenze europee erano convinte della necessità di allargare i loro domini allo scopo di assicurarsi fonti di materie prime e aprire nuovi mercati per rafforzare l'industria e il commercio internazionale. Questa politica imperialista, basata sulla suppostamissione civilizzatrice che l'uomo bianco aveva il dovere di compiere nei confronti dei popoli subalterni, non ottenne solo l'approvazione della borghesia occidentale. NelXIX secolo, anche la sinistra parlamentare europea appoggiava la colonizzazione, pur sottolineandone gli aspetti umanitari. L'imperialismo si diffuse soprattutto in Africa, nel sud-est asiatico e in Cina, attraverso l'Oceano Pacifico e dagliStati Uniti inAmerica centrale e neiCaraibi.

Le nazioni che godevano di ricche tradizioni e che erano depositarie di culture molto antiche, come la Persia, la Cina e l'India subirono considerevoli restrizioni nell'ambito della loro sovranità e una spiccata dipendenza, nei riguardi delle potenze colonialiste. LaGran Bretagna fu una dei principali agenti di questo processo di espansione. Sin dal 1815 era considerata la prima potenza coloniale (Canada, India britannica, Australia, colonia del Capo e Ceylon). La possibilità che la Gran Bretagna si impossessasse del monopolio dei mercati internazionali grazie alla sua politica di espansionismo indusse le altre potenze europee a una sfrenata rincorsa per la conquista delle fonti di materie prime e di nuovi mercati per i loro prodotti. Questa circostanza fu la causa di un'intensa epoca imperialista, nella quale le dispute per i nuovi territori condussero con frequenza a conflitti armati tra le potenze colonialiste.

Dopo laseconda guerra mondiale si sviluppa la colonizzazione con controllo indiretto, soprattutto attraverso interventi economici (conosciuto comeneocolonialismo) o attraverso regimi fantoccio e campagne militari.

Tipi di colonialismo

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Colonialismo amministrativo

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Le colonie vengono controllate da un apparato militare, amministrativo ed economico che non si trova direttamente nelle terre colonizzate.

Colonialismo sedimentario

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I colonizzatori si spostano sulle terre colonizzate e si mescolano con le popolazioni native. Nasce così una complessa gerarchia razziale, oppure i colonizzatori decimano o ghettizzano gli abitanti nativi.

Colonialismo di piantagione

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I colonizzatori importano schiavi e servitori da parti diverse del mondo alle colonie.

Geografia

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Il Magreb e l'Egitto

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In questo periodo la decadenza dell'Impero ottomano suscitò ambizioni espansionistiche da parte delle potenze europee nell'Africa del Nord e inEgitto.

L'Algeria, conquistata dallaFrancia a partire dal1830, diventò una colonia nel1847, dopo la sconfitta dell'emiroAbd el-Kader.

IlMarocco lottò per liberarsi dalla pressione straniera, ma - nonostante gli sforzi del re - le continue interferenze traFrancia,Spagna eGermania finirono per annullarne lo spirito indipendentista, riducendo il paese alla condizione didoppio protettorato.

LaTunisia, alla quale laSublime porta (l'istanza suprema dell'Impero ottomano) aveva concesso l'autonomia nel1871, divenne un protettorato francese nel1881, determinando tensioni con l'Italia.

L'Italia intraprese un'intensa attività diplomatica per ottenere un posto tra le altre potenze coloniali, nel1902 appena due giorni dopo aver stipulato laTriplice Alleanza conGermania eAustria, firmò con laFrancia un accordo segreto con il quale entrambi i paesi si sarebbero spartiti le zone d'influenza nell'Africa del Nord, si spartì ilMarocco per laFrancia e laLibia per l'Italia.

Quando ci fu una crisi traFrancia eGermania per il dominio sulMarocco nel1911, l'Italia vide l'occasione giusta per passare all'azione, la guerra con i turchi si prolungò fino al patto di Losanna del 18 ottobre1912 e laTurchia rinunciò alla sovranità sullaLibia.

InEgitto, il pasciàMehmet Ali, che aveva ottenuto una notevole autonomia dall'impero ottomano intraprese, a partire dal 1806, una politica riformista con l'appoggio finanziario di inglesi e francesi, queste iniziative accrebbero a dismisura il debito egiziano.

La rovina economica e una sfortunata guerra con l'Etiopia dal1875 al1877 obbligarono lo sceicco Ismail a richiedere l'aiuto dei suoi creditori.

La Gran Bretagna e laFrancia assunsero così la gestione del debito mettendo sotto controllo il tesoro egiziano e esercitarono pressioni nei riguardi della Sublime Porta affinché allo sceicco Ismail subentrasse il figlioMuhammad Taufiq.

L'influenza occidentale fece nascere movimenti nazionalisti che nel1881 organizzarono unaribellione, Taufiq chiese aiuti ai governi inglese e francese per soffocare la rivolta, ma ottenne che la flotta britannica bombardòAlessandria nel1882.

L'esercito britannico, dopo aver sconfitto i ribelli a El-kebir, occupò tutto il paese, nonostante le proteste di turchi e francesi. Gli inglesi governarono l'Egitto per vent'anni con un'amministrazione indiretta.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, l'Impero ottomano si dichiarò alleato della Germania, pertanto la Gran Bretagna trasformò l'Egitto in un protettorato inglese.

Africa

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L'Africa nel 1914

Nella prima metà delXIX secolo, l'Africa continuava ad essere un continente sconosciuto e misterioso, la colonizzazione del continente nero si limitava alle fasce costiere e ai delta dei grandi fiumi.

A partire da queste aree le potenze coloniali avevano stabilito una rete di insediamenti commerciali, in concorrenza fra di loro per lo sfruttamento delle materie prime e per il commercio degli schiavi, la realtà africana cominciò a cambiare grazie ai viaggi degli esploratori che, attraverso le società geografiche trasmettevano informazioni riguardanti le ricchezze di quei territori.

Nell'Africaaustrale, la politica di abolizione delloschiavismo e la ripartizione delle terre messa in atto dallaGran Bretagna moltiplicò i suoi conflitti con iboeri dellacolonia del Capo, occupata dai britannici sin dal1806.

Tra il1834 e il1839, più di 10.000 boeri furono protagonisti dellagrande migrazione verso l'entroterra dove, in seguito a feroci lotte contro le tribù locali deiMatabele e degliZulu, fondarono laRepubblica del Transvaal, loStato Libero dell'Orange e laRepubblica di Natalia.

La scoperta dei ricchi giacimenti d'oro e didiamanti nelTransvaal provocò l'arrivo in massa degliimmigratiinglesi, nel1890 la Compagnia Britannica delSudafrica ottenne idiritti di sfruttamento delle miniere.

Questo nuovo motivo di frizione degenerò nella guerra boera che si concluse con l'adesione dei nuovi territori all'impero britannico, i conflitti tra i colonizzatori obbligarono gliOttentotti a ritirarsi nel deserto delKalahari e iGriqua a nord delfiume Orange.

Nell'Africa occidentale laGran Bretagna disponeva di basi commerciali inGambia, nellaSierra Leone e nellaCosta d'Oro, nella quale i britannici, alleati delle tribù Fanti della costa, si scontrarono con laconfederazione militare Ashanti.

Comunque la sottomissione del regno yoruba aiFulbe consentì nel1861 l'insediamento dei britannici nello strategico porto diLagos e l'assunzione delBenin, nella zona orientale.

A differenza della dominazione britannica, che in Africa impose le colonie di sfruttamento come formula di dominazione interposta, i francesi fondarono la loro espansione coloniale sulcentralismo amministrativo e sull'assimilazione culturale delle popolazioni assoggettate, da inglobare in una grande Nation française.

IlSenegambia era sotto giurisdizione francese sin dal1815, era rappresentata da un deputato presso l'Assemblea Nazionale, con l'abolizione dellaschiavitù nel1848 sorsero i primi tentativi di instaurare un'economia tropicale fondata sulla coltivazione dellearachidi.

NellaCosta d'Avorio, laFrancia creòGrand Bassam nel1843 re di Assinie, e nell'Africaequatoriale, dove anche laSpagna aveva delle colonie comeRio Muni,Fernando Póo eAnnobòn.

La marina francese fondò nel1848 la città di Libreville (Gabon), alla foce dell'Ogowe, per accogliere gli schiavi resi liberi, laGran Bretagna aveva fatto lo stesso a Freetown in Sierra Leone, infine dal1847 laLiberia era uno stato indipendente composto da una popolazione di schiavi liberati provenienti dagli Stati Uniti.

Nella prima metà delXIX secolo in Africa sopravvivevano ancora stati e regni che conformavano il profilo sociopolitico della fase precoloniale. Nel bacino meridionale del Congo esistevano i regniBaluba,Balunda eBakumba. Più a nord nella regione dei Grandi Laghi, il regnoBatutsi, delRuanda e lo stato delBuganda, del reSunna II, lottarono contro la penetrazione araba che avanzava dalla città costiera diZanzibar. NelMadagascar, il sovranoMadama I, appoggiato dallaGran Bretagna, sottomise i due terzi del vasto territorio insulare. Le islamizzate tribù dei Fulbe lanciarono con successo una guerra santa contro le città haussa di Gobir e Kano giungendo a dominare tutto il territorio compreso tra ilDarfur e ilSenegal inferiore,Timbuctù e ilmassiccio dell'Adamaoua. Tra il1847 ed il1861, i francesi arrestarono l'invasione Fulbe delSenegambia. Alcuni decenni più tardi, i sudanesi, grazie alla loro guida religiosaMuhammad Ahmad, ilMahdi (restauratore dell'Islam sulla terra), opposero un feroce resistenza alle truppe britanniche.

Tra il1847 e il1877, il britannicoHenry Morton Stanley a nome dell'Associazione internazionale africana, fondata dal reLeopoldo II del Belgio, assunse il controllo del bacino delfiume Congo. Ma quella regione era ambita anche dalPortogallo, con l'appoggio dellaGran Bretagna e dellaFrancia. Il cancelliere tedesco Bismark propose una grande conferenza aBerlino per regolamentare la spartizione. Vi parteciparono 12 stati europei, l'impero ottomano e gli Stati Uniti. La conferenza, svoltasi tra il1884 e il1885 riconobbe lo stato del Congo belga, sotto la sovranità personale del re Leopoldo II; fissò i confini delCongo francese e delle enclave portoghesi e proclamò la libertà di commercio e navigazione lungo i fiumiNiger e Congo. L'intenzione esplicita degli atti della conferenza era che ogni territorio sarebbe diventato “dominio effettivo” della colonia che si era impossessata di esso. Il principio, che rendeva non più valide le esplorazioni come formula per ottenere i diritti territoriali, autorizzava ciascuna potenza coloniale a proseguire la sua espansione verso l'entroterra fino ai confini del dominio di un'altra. Veniva dunque fissata la spartizione dell'Africa (scramble for Africa) che in seguito sarebbe diventata la causa di violenze e dispute tra le potenze coloniali nonché di rivolteanticolonialiste.

I desideri imperialistici britannici configuravano una mappa ideale. La loro intenzione era infatti di creare un grande impero coloniale dall'Egitto fino alla colonia del Capo, ma sulla loro strada si scontrarono con gli interessi di altri rivali. Per esempio inTanzania, un territorio sotto la giurisdizione tedesca. L'incidente venne risolto con la firma del trattato di Helgoland, nel1890 in cui laGran Bretagna rinunciava alle sue aspirazioni inTanzania. Forse lacrisi di Fascioda (Sudan) nel1898 fu uno degli episodi che possono spiegare con maggior chiarezza la collisione tra le potenze europee nel continente africano. Difatti anche la Francia nutriva un sogno africano: la sua ambizione era quella di costruire un grande impero dalSenegal allaSomalia, dall'oceano Atlantico a quello Indiano. Questo progetto parallelo sfumò in Sudan, dove i britannici erano in guerra contro i ribelli islamici (Mahdisti). I francesi anch'essi interessati a soffocare la rivolta allo scopo di controllare il Sudan inviarono un corpo di spedizione che fu sconfitto a Fascioda dalle truppe britanniche provenienti dall'Egitto. Il conflitto franco-britannico si concluse solo con la firma dell'Entente cordiale del1904.

LaFrancia riconobbe la sovranità britannica su Egitto eSudan, e in cambio ottenne la libertà di azione inMarocco. LaFrancia forgiò gran parte del suo impero nell'Africa Occidentale e nel1885 venne creato il governo centrale dell'Africa occidentale francese, al quale furono annessi i protettorati dellaCosta d'Avorio e delDahomey. Nel1908, l'unione delle quattro regioni delGabon, del Congo centrale, dell'Ubangui e delCiad diede vita al governo centrale dell'Africa equatoriale francese; l'occupazione quasi sempre pacifica di questi territori fu opera dell'esploratore generale commissario Brazza che si oppose a una colonizzazione esercitata dalle compagnie private. L'area francofona venne poi completata con la Somalia francese, ilMadagascar e l'arcipelago delleComore nel1912. L'Eritrea, laSomalia e laLibia formavano l'impero coloniale italiano, ma le ambizioni italiane di formare unprotettorato inAbissinia nel cosiddettoCorno d'Africa crollarono nel1896, quando il corpo di spedizione italiano fu sconfitto adAdua dalnegus (imperatore)Menelik. IlPortogallo mantenne le colonie dellaGuinea, dell'Angola, delMozambico, diSão Tomé ed ilForte di São João Baptista de Ajudá.

Oceania

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Per quello che riguarda l'Oceania, nel1788 arrivò inAustralia il primo convoglio di detenuti britannici e s'insediò aPort Jackson dove fu fondata la colonia penale delNew South Wales. La lontananza dell'Australia raffreddò qualsiasi intenzione coloniale fino alla perdita dei possedimenti inglesi inAmerica del Nord. Dopodiché, laGran Bretagna utilizzò questo continente per relegare membri della sua popolazione penitenziaria. Una nuova colonia penale venne poi fondata inTasmania nel1825. Nel1830 erano già più di 58.000 i reclusi britannici che scontavano la loro pena inAustralia.I primi coloni liberi giunsero a partire dal1793, e nel corso del XIX secolo cominciò a conformarsi il profilo di una società coloniale divisa in squatter, gli allevatori, e settler, gli agricoltori, con l'aggiunta dei deportati. La convivenza di questi gruppi degenerò spesso in conflitti armati.

Convinti della necessità di ampliare i loro territori, i coloni australiani avanzarono verso l'entroterra: gli allevatori, alla ricerca continua di vasti pascoli per le loro greggi di ovini, e gli agricoltori con l'intenzione di trovare nuove terre da coltivare. I reclusi vennero destinati in Tasmania che nel 1840 per decisione del governo britannico che ne proibì il trasferimento in Australia. Nella loro avventura colonizzatrice, i nuovi arrivati si scontrarono con una popolazione aborigena dalla pelle scura che aveva un livello tecnologico fermo all'età della pietra. I coloni li espulsero dalle loro terre a seguito di numerosi scontri. Gli aborigeni si dovettero trasferire nelle zone più inospitali del continente, dove le possibilità di sopravvivenza erano minime. La fame, le malattie portate dagli europei e i continui scontri ne ridussero drasticamente la popolazione.

Attraverso l'Australian Colonies Government Act del1850, alle colonie:Tasmania,Queensland,Nuovo Galles del Sud,Australia Meridionale,Australia Occidentale,Vittoria venne concessa una notevole autonomia. L'esplorazione sempre più intensa dell'Australia stimolò l'avvicinamento delle colonie che misero da parte le rivalità e puntarono alla costituzione di uno stato federale, fondato sull'unità della lingua inglese. Il 1º gennaio del1901 venne costituito ilCommonwealth of Australia che passò dallo statuto di colonia a quello di dominion.

Nel1840 le due isole che formano laNuova Zelanda diventarono una colonia inglese. In principio gli inglesi s'impegnarono a rispettare le proprietà deimaori, ma il massiccio arrivo di europei dal1870 provocò una drastica riduzione dello spazio vitale delle tribù indigene. Nel1907 fu creato ilCommonwealth of New Zealand.Invece, itedeschi furono i primi a colonizzare le isole del Pacifico stabilendo, a partire dal1884, basi commerciali aSamoa e inNuova Guinea per sfruttare il pregiato olio di copra. Con la sconfitta tedesca nellaprima guerra mondiale, laNuova Guinea passò sotto il controllo dell'Australia e laNuova Zelanda s'impossessò di un cordone di isole situate nelle vicinanze.

Asia meridionale

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All'inizio delXIX secolo laPersia e l'Afghanistan, sottomessi aiSafawida e ai Mongoli, costituivano, un interessante obiettivo per le potenze europee. LaRussia e laGran Bretagna erano in corsa per la conquista del dominio dell'Asia meridionale e orientale.InPersia la dinastia deiQadjar regnò fino al1925, con l'appoggio interessato di russi e britannici. Tra il1801 e il1828 laRussia si annetté vari territori della zona settentrionale dellaPersia, tra cui laGeorgia, ilDaghestan e altre regioni delCaucaso. Ogni tentativo per liberarsi dalla dominazione russa fallì a causa della netta superiorità dell'esercito zarista durante le guerre russo-persiane del1804-1813 e del1826-1828.

Nel1834 le ricche concessioni a favore dei russi passarono in mano ai britannici a causa della sconfitta della guerra per il dominio di Herat, nell'Afghanistan britannico. Nel1888 laRussia fu risarcita nella spartizione persiana attraverso l'ottenimento di concessioni nel settore delle comunicazioni e bancario. La dominazione straniera provocò proteste, perciò nel1907 britannici e russi risolsero le loro controversie con la firma di un trattato che divideva laPersia in tre zone d'influenza: una neutrale, una russa che comprendeva l'Iran settentrionale e centrale conTeheran eIsfahan, e una britannica che comprendeva laPersia sud-orientale che confinava ai domini britannici inIndia.

Sud-est asiatico

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LaFrancia diede inizio alla sua presenza nelSud-Est asiatico con il porto vietnamita di Turane e l'isola di Pulo Condor. Nel1802 l'imperatoreGia Long garantì aifrancesi la piena libertà dicommercio, l'esclusione di altre potenzeeuropee nelVietnam e il rispetto dell'evangelizzazione operata dai missionarifrancesi. La repressione contro i missionari provocò l'entrata in azione dellaMarina francese che nel1861 si impossessò diSaigon. L'imperatoreTu-Duc cedette laCocincina orientale allaFrancia nel1862 e autorizzò le sue navi a navigare fino allaCambogia. Nel1877, i francesi si impossessarono della parte occidentale dellaCocincina, ma i loro obiettivi diventò la zona deldelta del fiume Rosso (Hong Ha), nelTonchino.

Nel1874, con la firma delTrattato di Saigon (1874)Trattato di Saigon, laFrancia ottenne il permesso di navigare sulFiume Rosso e l'autorizzazione di attraccare le proprie navi nei porti diHaiphong,Hanoi,Qui-nhon.Durante le loro incursioni lungo ilMekong, i francesi penetrarono inCambogia, paese che subiva gli attacchi deiTai delSiam. Nel1887, laFrancia creò l'Union Indochinoise formata da una colonia, laCocincina e tre protettorati, ossiaAnnam,Tonchino e laCambogia.

Nel1893, aderì all'Unione Indocinese anche ilLaos. Nel1893, ilSiam rinunciò a qualsiasi diritto sulLaos oltre il fiumeMekong e laFrancia poté così completare il suo impero nel Sud - Est asiatico.Nel1841, ilSultano delBrunei regalò la regione diSarawak, sulla costa settentrionale delBorneo al britannicoJames Brook, temendo un'incursioneolandese. Nel1888,Londra vi stabilì un protettorato. Nel1929, una compagnia olandese vi scoprì ilpetrolio.

Durante ilXIX secolo, i regni della Penisola dellaMalacca dovettero affrontare forti pressioni colonialiste. IlSiam controllava una parte della zona settentrionale. A loro volta, i britannici mantenevano già da alcuni decenni insediamenti costieri aPenang, inMalacca e aSingapore.A partire dal1867, laGran Bretagna decise di concordare con ciascun regno trattati di protezione che in seguito vennero estesi a tutta lapenisola.

Nel1824 gliolandesi videro limitare la loro influenza dalla presenzabritannica nell'arcipelagoindonesiano. IPaesi Bassi si annetteronoBali nel1850, ilBorneo fu sottomesso nel1863, ad eccezione delsultanato delBrunei.LaSpagna non reagì di fronte alla crescente influenza delle altre forze occidentali nel Sud - Est asiatico. Dopo aver sostenuto una disastrosa guerra con gliStati Uniti, nel1898 laSpagna firmò un accordo segreto con cui cedeva il possesso delle isole aglistatunitensi in cambio di 20 milioni didollari.

India

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L'India fu l'orgoglio dell'Impero britannico, unsubcontinente che per più di 150 anni fu un vasto mercato per i prodotti britannici e un inesauribile fornitore dimaterie prime, a vantaggio del potente sistema commerciale e industriale della madre patria.

Il primo passo verso la trasformazione in colonia fu l'approvazione, nel1784, delIndian Act, che concedeva ai governatori generali dellaCompagnia Inglese delle Indie Orientali la facoltà di agire in nome del governo diLondra.

Sotto il controllo di tale compagnia restò l'India fino al1858, anno in cui, con lo scioglimento della Compagnia, l'India divenne a tutti gli effetticoloniabritannica.

IlGovernement of India Act del1858, infatti, ratificò la fine dell'imperoMoghul, dopo la deposizione dell'ultimo imperatore Muhammad Bahadur Shah, e trasformò l'India in una coloniabritannica sotto il mandato di unviceré.

Cina

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All'inizio del XX secolo laCina si trova in una situazione di semi-colonia[7]. Conserva una formale autonomia, senza divenire esplicitamente colonia, perché le potenze dominanti sono più di una, le quali da una parte sono rivali fra loro, ma d’altro canto hanno interessi comuni nel mantenere aperto il mercato interno.Ogni paese - Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e poi anche Germania, Italia, Danimarca e Giappone - deteneva zone di maggiore influenza. (Italia e Danimarca sotto forma di protettorato e senza mai entrare in conflitto con la popolazione locale mantenendo un rapporto commerciale generalmente pacifico)

Il colonialismo in Cina inizia con laguerra dell’oppio (1839-1842): grazie al facile successo militare, la Gran Bretagna costringe l’impero cinese a aprire i suoi mercati all'oppio e alle merci occidentali.Il sistema era basato sui “treaty ports” (inizialmente cinque, poi saliti a varie decine) porti aperti al traffico internazionale sulla base di “trattati ineguali”, e sui territori concessi in affitto a potenze straniere.

L’imperatriceCixi e la nobiltà erano contrari alla modernizzazione e occidentalizzazione del paese, ma non erano in grado di opporsi. La situazione generò la rivolta “xenofoba” deiboxer (1899-1901); sconfitta da una coalizione internazionale, la Cina si trovò ancora più sottomessa. La vera e propria occupazione militare si ebbe solo nel periodo tra le due guerre, ad opera dell'imperialismo giapponese.

Dibattito storiografico

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Lo stesso argomento in dettaglio:Imperialismo (dibattito storiografico).

I collaboratori del colonialismo argomentano che il governo coloniale beneficia i colonizzati sviluppando l'infrastruttura economica e politica necessaria per la modernizzazione e lademocrazia. Essi indicano ex colonie comeStati Uniti d'America,Canada,Australia,Nuova Zelanda,Hong Kong eSingapore, come esempi di successi post-coloniali. Queste nazioni comunque, non rappresentano il corso normale del colonialismo, in quanto si tratta di società coloniali o di cittàcommerciali.

I teorici della dipendenza comeAndre Gunder Frank, comunque, pensano che il colonialismo in realtà porti ad un trasferimento netto di ricchezza dai colonizzati ai partigiani, e inibisce uno sviluppoeconomico di successo.

I critici post-colonialisti comeFrantz Fanon sostengono che il colonialismo arreca un danno politico, psicologico e morale anche ai colonizzatori. SimilmenteAimé Césaire sosteneva che il colonialismo ha abbruttito e decivilizzato i colonizzatori, tanto da piantare i semi delnazismo, il quale non ha fatto altro che applicare contro gli Europei gli stessi metodi che gli Europei avevano usato nel resto del mondo[8].

La scrittrice e attivistapoliticaindianaArundhati Roy disse che dibattere i pro e i contro del colonialismo/imperialismo «è un po' come dibattere i pro e i contro dellostupro».

I critici delneocolonialismo vedono questo fenomeno come la continuazione del dominio e sfruttamento delle stesse nazioni con mezzi differenti (ma spesso in realtà sostengono con i medesimi mezzi). I paesi afroasiatici divenuti indipendenti furono quasi tutti governati da dittature anche molto sanguinarie, che perseguitarono le minoranze etniche, fra le quali gli europei residenti. Gran parte di questi nuovi stati imposero restrizioni al commercio e agli investimenti, sia da parte dei propri cittadini sia da parte di stranieri. Numerose furono le imprese straniere degli ex paesi dominatori o di altre nazioni confiscate senza alcun indennizzo. In pratica divennero stati chiusi e molti ritengono che tali paesi si siano impoveriti rispetto al periodo precedente, al riguardo si può leggere quanto scritto da Paul Johnson.

Si sviluppa anche il fenomeno dell'imperialismo, ma che si differenzia con il colonialismo: è una separazione non temporale ma in termini spaziali, e bisogna pensare all’imperialismo oneoimperialismo come al fenomeno che ha origine nelle metropoli, che conduce poi alla dominazione e al controllo. Il risultato della dominazione imperialista nelle colonie è poi il colonialismo o neocolonialismo. Quindi la nazione imperiale è la “metropoli” da dove proviene il potere, e la colonia o neo-colonia è il posto dove esso entra ed esercita il suo controllo.

Colonialismo e Colonialità

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Il sociologoAnìbal Quijiano sviluppa la teoria secondo cui esiste uno scarto tra la colonizzazione come processo militare, politico e culturale limitato nel tempo e nello spazio, e colonidad (o colonialità) come forma materiale del potere. Il colonialismo è una pratica di conquista, assoggettamento e sfruttamento, mentre la colonialità è più duratura e profonda, si fonda sulla giustificazione del ruolo dei colonizzatori come organizzatori razionali del mondo e portatori di un ordine superiore.

La colonidad si evolve attraverso diverse correnti di pensiero, soprattutto ilMarxismo, e svolge una critica anticapitalistica. Sia il colonialismo che la colonialità si fondono con le necessità delcapitalismo, e fanno sì che si sviluppi un rapporto tra i movimenti di liberazione con la decolonialità, con una successiva riflessione sullo stato: si pensa quindi che si possa superare il modello distato-nazione. Con il dibattito decoloniale si vuole fare una rimozione delle categorie razziali, ridefinire le relazioni con il potere e avere la possibilità di rivedere la costruzione sociale della realtà. Anche il territorio è prodotto da pratiche condivise, va analizzato anche come risultato delle funzioni di potere. I territori hanno una loro genealogia costituita da una serie di forme di appropriazione e di pratiche condivise di opposizione. Bisogna quindi tenere in considerazione i rapporti sociali di produzione dei territori e i processi di costruzione delle alterità.

La Colonialità è l'analisi del modello di potere eurocentrato e le successive relazioni originatesi con il colonialismo. Il colonialismo è una relazione di dominazione diretta, politica, sociale e culturale degli europei nei confronti dei conquistati di tutti i continenti. Appartiene al passato, è precedente all’imperialismo. La colonialità è la colonizzazione dell’immaginario, repressione culturale, annichilimento di propri modelli espressivi e di oggettivazione nel caso delle società colonizzate; è il modo più generale di dominazione del mondo attuale. C'è quindi coetanietà fra l'instaurazione e il consolidamento del sistema coloniale europeo e il posizionamento dell’Europa come centro pragmatico universale della conoscenza nelle relazioni tra l’umanità e gli altri.

Il colonialismo è una struttura di dominazione e di sfruttamento in cui il controllo dell’autorità politica, delle risorse e della produzione del lavoro si trovano in un’altra giurisdizione territoriale, e la colonialità è vincolata al colonialismo, infatti deriva da esso, ma il colonialismo è stato sconfitto, mentre le sue pratiche ci sono ancora.

Il rapporto con il cattolicesimo

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Qualora gli Indios negassero il loro assenso il Requerimiento recitava così:«Con ciò garantisco e giuro che, con l’aiuto di Dio e con la nostra forza, penetreremo nella vostra terra e condurremo guerra contro di voi (…) per sottomettervi al giogo e al potere della Santa Chiesa (…) infliggendovi ogni danno possibile e di cui siamo capaci, come si conviene a vassalli ostinati e ribelli che non riconoscono il loro Signore e non vogliono ubbidire, bensì a lui contrapporsi» (SH 66) Per quanto riguarda l'accumulazione di terre, furono in pochi a poter competere, per i capitali investiti ed il successo riportato, con laChiesa cattolica, che in Asia si arricchì grazie alla devozione degli europei e alle attività commerciali degli Ordini religiosi, mentre in Occidente (intorno al1600) essa possedeva circa un terzo delle terre produttive delle Americhe, come i latifondi deigesuiti nelle colonie spagnole e portoghesi, o le piantagioni deidominicani nell'America centrale.[9]

LaChiesa cattolica inoltre incamerava il dieci per cento di gran parte dei prodotti agricoli dei coltivatori non indigeni e talvolta anche degli indios.[10]

È stato però osservato che la Chiesa spingeva le potenze coloniali affinché il movimento di scoperta avesse come fine principale l'evangelizzazione dei nuovi popoli e non lo sfruttamento. La diffusione del credo cattolico con ogni metodo fu talora utilizzato come giustificazione per eccidi di indigeni inermi da parte dei colonialisti,episodi per i quali viene chiamata in causa anche la Chiesa per le responsabilità (dirette o indirette) di taluni suoi esponenti.[senza fonte] Ma sono da ricordare anche episodi di difesa delle popolazioni indigene da parte dei missionari (come nell'episodio della battaglia di Mboboré del 1641 in Paraguay, dove missionari gesuiti difesero con le armi le locali popolazioni Guaranì minacciate dagli schiavisti, e analoghi successivi). Nel1570 i gesuiti riuscirono addirittura a far abolire laschiavitù in Brasile, tranne per chi praticava ilcannibalismo o rifiutava la conversione al Cristianesimo. Essi vennero però dapprima espulsi daMaranhão, e poi costretti ad accettare la politica dei coloni a causa della pressante richiesta di manodopera, soddisfatta dall'importazione dei neri africani solo alla fine del XVI secolo.[11]

Una prima ferma condanna della schiavitù dei neri fu emanata dapapa Urbano VIII il 22 aprile del1639.Nei fatti, la lotta contro la schiavitù fu sostenuta dagli ordini missionari e in particolar modo daiDomenicani e daiGesuiti[senza fonte].

Una chiara e definitiva posizione contro il neocolonialismo venne invece offerta dall'enciclicaMater et Magistra del1961, un pilastro dellaDottrina sociale della Chiesa cattolica.

Note

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  1. ^Antonio Basso,Il tramonto del colonialismo e il nuovo assetto politico del mondo, Geografia. Correlazioni e caratteristiche geografiche relative al periodo storico 1815-1967, Milano, Garzanti, aprile 1968, pp. 31-52.
  2. ^Harry Magdoff,Imperialism: From the Colonial Age to the Present , New York, Monthly Rewiew, 1978, p 29-35
  3. ^Quest'ultima perduta insieme alCanada per mano degli inglesi nel1757 come risoluzione dellaGuerra dei sette anni.
  4. ^Ad eccezione diTimor.
  5. ^Sarebbe stato ceduto agli inglesi diventando la futura New York.
  6. ^Wolfgang Reinhard,Storia del colonialismo, 1966, trad di Elena Broseghini, 2002, Einaudi, Torino,ISBN 978-88-06-16233-7
  7. ^Così la definisce Wolfgang Reinhard in “Storia del colonialismo” p. 220
  8. ^Aimé Césaire,Discorso sul colonialismo, 1950
  9. ^Genesi dell'Euroimperialismo, ECIG, Genova, 2000, p. 193.
  10. ^Genesi dell'Euroimperialismo, ECIG, Genova, 2000, p. 151.
  11. ^Genesi dell'Euroimperialismo, ECIG, Genova, 2000, p. 172.

Bibliografia

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  • Giulio Angioni,Tre saggi sull'antropologia dell'età coloniale, Palermo, Flaccovio, 1973,SBN UBO0127622.
  • Maria Petringa,Brazza: A Life for Africa, AuthorHouse, 2006,ISBN 1-4259-1198-6.
  • Paolo Rumiz,Lawrence d'Italia il colonialista scalzo, inLa Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 10 settembre 2006.URL consultato il 3 marzo 2016.
  • Benedikt Stuchtey,Kolonialismus und Imperialismus von 1450 bis 1950, Magonza, European History Online, Institute of European History, 2011.URL consultato il 25 febbraio 2013.
  • Geoffrey V. Scammell,Genesi dell'Euroimperialismo, traduzione di Enza Siccardi e Clara Ghibellini, Genova, ECIG, 2000,ISBN 88-7545-871-5.
  • Alvaro Felix Bolanos, Gustavo Verdeggio,Colonialism Past and Present: Reading and Writing About Colonial Latin America Today, State University of New York Press2001
  • Wolfgang Reinhard,Storia del colonialismo, 1966, trad di Elena Broseghini, 2002, Einaudi, Torino,ISBN 978-88-06-16233-7
  • Edward Said ,Culture and imperialism, New York, Alfred A. Knopf, Inc., 1993 (ISBN 06-7975-054-1).Cultura e imperialismo. Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell'Occidente (traduzione italiana), Roma, Gamberetti Editrice, 1998 (ISBN 88-7990-016-1).
  • Michael W. Doyle,Empires, Ithaca, Cornell University Press, 1989
  • Domenico Branca, "Colonialità, modernità e identità sociali in alcune categorie di Quijano e Dussel" inVisioni LatinoAmericane.
  • Salvo Torre, Maura Benegiamo, Alice Dal Gobbo, "Il pensiero decoloniale: dalle radici del dibattito ad una proposta di metodo" inACME: An International Journal for Critical Geographies, 2020, 19(2): 448-468.
  • Ania Loomba,Colonialism/Postcolonialism, New York, Routledge, 2015,ISBN 9781138807181 .

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