Nel territorio comunale di Collepardo, si trova Il Monte Rotonaria (1.750 m.) appartenente alla catena deiMonti Ernici, di cui ne costituisce la propaggine meridionale. Si raggiunge un'altitudine massima di1750 m, mentre l'altitudine minima è di412 m[5], e per un tratto scorre ilfiume Cosa, affluente delSacco.
Secondo lo storico tedesco Giustino Febrònio (pseudonimo diJohann Nikolaus von Hontheim), il centauroChirone, precursore della scienza erboristica, aveva nel territorio di Collepardo il suo "Orto del Centauro".[senza fonte]
Secondo l'ipotesi più diffusa, il nomeCollepardo trarrebbe origine dalla presenza nel territorio digatti selvatici olinci, detti gattopardi[6]: a ciò si ispira lostemma comunale raffigurante unfelino nell'atto di dissetarsi con l'acqua di un torrente. Ma esistono altre teorie riguardo all'origine del toponimo: una di queste ne rintraccia l'origine nell'ipotetico nome del primo comandante dell'antica colonia di Goti stanziata nella zona; secondo un'altra il nome verrebbe dallatinoCollis arduis (collina impervia) attraverso un'ipotetica forma intermediaCollis pardis; infine, uno studioso locale, monsignor Giuseppe Capone, ha formulato un'ulteriore ipotesi per la quale il nome deriverebbe dapardes (parco o giardino): Collepardo significherebbe quindi "colle giardino"[7].
Resti di antichi tracciati, muri di contenimento, segnalano che anticamente il territorio di Collepardo venne scelto per la sua morfologia naturale per essere attraversato da una importante via di comunicazione[8], edificata dagliErnici che valicasse l'Appennino per collegare le loro città[9] sparse tra ilLazio e l'Abruzzo. La scelta cadde probabilmente in questa zona per la presenza dell'importantefiume Cosa, all'epoca molto più abbondante di acque tanto da chiamarsi "Acquosa".Il fiume Cosa (o Acquosa) ha sempre avuto una notevole importanza nella storia del luogo sin dai tempi dei primi insediamenti umani sulle sue sponde in epoca protostorica e volsca testimoniati dal ritrovamento, a partire dagli anni '60 del secolo scorso, di alcuni nuclei di necropoli lungo tutto il tratto del fiume e di resti di abitati del VII - VI secolo a.C. Il Cosa ha continuato ad essere determinante per la vita delle popolazioni locali in quanto con le sue polle sorgentizie ha costituito per lunghi secoli l'unica possibilità di approvvigionamento dell'acqua per uso domestico, per le colture e per l'allevamento. Sulle sponde del fiume erano già presenti nel Medio Evo alcuni mulini per la macinazione dei cereali.Il bacino idrografico del fiume Cosa confluiva nelfiume Sacco, praticamente mettendo in connessione tra loro tutti i diversi centri ernici. Inoltre, le sorgenti del Cosa si trovavano assai vicine ai valichi appennini per l'Abruzzo e il primo tratto del fiume correva in una lunga valle il cui passaggio in essa permetteva di evitare percorsi montani assai più accidentati, tratti ripidi, impraticabili per gran parte del traffico commerciale, arrivando al confine molto più celermente. La via che ne seguì fu una via di massima importanza strategica, economica e militare, anche se la larghezza, come tutte le strade antiche, era di solo qualche metro.[10]Questa strada passava accanto o vicino alfiume Cosa o a mezzacosta sui fianchi montani per evitare gole strette nel fondovalle ed è ipotizzabile che lunghi tratti di fiume furono utilizzati al posto della strada o resi navigabili con dighe e sbarramenti usando delle barche a fondo piatto.[11]
NelleGrotte di Collepardo si sono trovate testimonianze di vari stazionamenti umani in epoche differenti e reperti pagani del culto misterico solare delMitraismo, segno che la grotta era uno dei santuari che di solito anticamente venivano aperti su vie maggiori per i pellegrini e viandanti che lì passavano.
Questa strada fu incrociata in età romana con la consolare via Prenestina; da questo punto si era collegati anche con Roma e viceversa si svoltava verso Collepardo, Trisulti raggiungendo l'antico Sannio
Nell'antichità, come in seguito nel Medioevo, la strada era la protagonista su cui si basava tutta l'economia di allora, il commercio avveniva tra i popoli toccati da essa ed era vitale difenderla dal brigantaggio, attrezzarla con alberghi, osterie, poste, torri e castelli, zone di mercato; sulla strada si potevano vendere i prodotti lavorati e coltivati, guadagnare dando ristoro e asilo ai viandanti, ai pellegrini e ai loro carri ed animali. Anche i templi lungo la strada ricevevano l'obolo dei passeggeri.
Sopra le sorgenti del fiume Cosa venne eretto nel XII secolo, dalla potente famiglia Colonna, il Castello di Trisulti, sito dov'è oggi l'omonima Certosa.Un avamposto negli interessi deiColonna, eretto nel medioevo a difesa dell'importante via di comunicazione; sicuramente i Colonna imponevano un pedaggio e il controllo sulle truppe e delle merci che lì transitavano.
Se il castrum di Trisulti fu eretto a scopo strategico-militare, Collepardo invece, molto tempo prima, fu fondato come unEmporio da una comunità organizzata tra i monti, un centro rurale per sfruttare la strada per i commerci dei suoi prodotti agricoli, la sua viabilità e il fiume anche per il suo fabbisogno d'acqua[12].
Quasi sicuramente i fondatori furono gli Ernici, più difficile una fondazione latina. Il sito dell'antico Collepardo non era il presente; un primo stanziamento va ricercato nella zona di Trisulti e poi nell'impervia "Civita" ed infine in quello attuale.
Nel nome Civita si può ipotizzare che nel periodo romano, Collepardo fu eletto a "Civitas", un insediamento urbano non organizzato come città.
La fondazione del paese odierno però va fatta risalire probabilmente alla prima metà delVI secolo, con lo stanziamento di una comunità di pastori per volere diTeodorico il Grande, re degliOstrogoti, nella zona dove più tardi sorgerà ilcastello di Trisulti (si ritiene infondata la fondazione del paese da parte di cittadini della vicinaAlatri qui rifugiatisi per sfuggire alle devastazioni diTotila).
Si può supporre però che Alatri abbia inviato, per metterle al sicuro da razzie, mandrie, merci, contadini e pastori ad accrescere un agglomerato preesistente su una collina impervia ed inespugnabile in accordo con la popolazione locale; ciò recava lavoro alla comunità come guardiani di greggi; questo toponimo probabilmente non ebbe subito mura di cinta e si proteggeva dalle intrusioni con il suo difficile accesso naturale o con la forte difesa dei suoi abitanti; da qui forse il nome di "colle-pardo" o colle selvaggio.
Ma forse, più verosimilmente, il termine selvaggio non era riferito solo alla natura aspra del sito, ma anche alla bellicosità della sua gente. Nell'antico stemma di Collepardo oggi troviamo un gattopardo vicino ad un fiume e questo simbolismo, in pratica, è la sintesi della realtà storica del paese. Il gattopardo araldico, che significa "La vigilanza, il coraggio e l'irruenza" vuole alludere allo stato continuo di allerta dalle invasioni in cui viveva anticamente la comunità della collina sopra il fiume, il rispondere agli attacchi con coraggio ed irruenza, per difendere la sua sopravvivenza medesima e i suoi commerci; in alto nello stemma vi sono tre stelle, di cui quella centrale una cometa, quasi certamente allude alla Civitas collepardese;[13]le altre due stelle probabilmente indicano altre contrade, forse centri di origine o originati sempre nel tradizionale saggio governo e nello spirito combattivo collepardese, quello di riuscire a vivere in una terra bella ma assai inospitale e perigliosa sulla lunga valle del fiume Cosa.
Da quel primo insediamento, come già detto, gli abitanti si spostarono prima ad Adragone, o Atricone, luogo oggi noto comeCivita e tuttora abitato, e poi, tra ilIX e ilX secolo, nel periodo dell'incastellamento, nel sito attuale: il borgo venne difeso da mura e torri che, in forme rimaneggiate più volte, sono sopravvissute fino ad oggi.
Collepardo fu più volte soggetta alle iniziative espansionistiche della città diAlatri; l'elezione dipapa Martino VColonna significò l'inizio del dominio della famiglia del pontefice sul paese (1422): i Colonna erano già stati proprietari del suddetto castello di Trisulti, poi da loro stessi distrutto nel1300. Continuarono tuttavia le controversie con Alatri, per la determinazione dei confini.
NelXVI secolo il governo di Collepardo passò di fatto ad un ramo deiTolomei diSiena, che si imparentarono con una famiglia locale, i Lattanzi[7].
Nel corso degli ultimi secoli, i cambiamenti economici hanno influenzato e modificato la dimensione economica ed infratrutturale del territorio: le nuove strade portarono ad abbandonare completamente l'antica via di comunicazione con l'Abruzzo. Di conseguenza, anche diversi centri limitrofi, ormai fuori dai nuovi percorsi stradali, si spopolarono. Collepardo rimase seppur relativamente e limitatamente isolato rispetto alle principali vie di comunicazione del resto della provincia.
La chiesaparrocchiale, dedicata alSantissimo Salvatore, patrono del paese, fu costruita nelle forme attuali a metà delXV secolo per volere dipapa Martino VColonna; notizie di una chiesa con questo nome si hanno tuttavia fin dal1252. Nella costruzione del tempio furono impiegati anche materiali provenienti dallaBasilica di San Giovanni in Laterano diRoma che aveva riportato gravi danni nel corso di due incendi ed era sottoposta a restauro: tra le parti provenienti dalla basilica romana si segnalano in particolare ilportale principale, coniscrizione dedicatoria, e un'acquasantiera a sinistra dell'ingresso. La chiesa è ripartita in trenavate, coperte davolte a botte e unpresbiterio convolta a crociera[14].
Chiesa della consolazione e adiacente chiesa di San Rocco
È un monastero che si trova nel comune di Collepardo. È monumento nazionale dal 1873. Fu gestita dai certosini diSan Brunone (o San Bruno), sostituiti nel1947 dai cistercensi.
In essa si trovano affreschi e la famosa grafica della "Testa anatomica" diFilippo Balbi realizzata nel1854, raffigurante un viso composto da uomini in miniatura, che venne inviata all'Esposizione universale di Parigi del 1855;[15] lachiesa di San Bartolomeo con gli affreschi del Balbi e il grande scranno in legno scolpito della Schola Cantorum. Edificata intorno all'anno mille in pietra ernica, la certosa contiene esempi ancora visibili di archi gotici che vennero ricoperti quando il gotico fu bandito dalla Chiesa cattolica. Era la residenza estiva dipapa Innocenzo III. La certosa è immersa tra boschi di querce e si affaccia dall'alto della cosiddetta Selva d'Ecio, dove principia il Cosa (Capofiume), alle falde del Monte Rotonaria (Monti Ernici), a 825 m di altitudine e a6 km a nord-est del centro abitato.
Nel territorio troviamo inoltre:
Santuario della Madonna delle Cese, meta di pellegrinaggio, in seguito a un'apparizione mariana avvenuta, secondo la tradizione, nel VI secolo[16];
Anticamente note come Grotte dei Bambocci, sono state originate da quell'insieme di fenomeni carsici presenti nel comune di Collepardo legati all'erosione sotterranea del suolo da parte dell'acqua. In seguito il loro nome cambiò in "GrotteRegina Margherita" dalla visita che la sovrana vi compì nel 1904 e Collepardo dedicò queste grotte alla prima regina d'Italia.
È una grande voragine carsica, con una profondità massima di 80 m e con una circonferenza di 300 m, originata dal crollo dell'estesa volta di una enorme grotta legata ai fenomeni di carsismo della zona, che si ritrovano anche nelle vicine Grotte Regina Margherita.
Il giardino botanicoFlora Ernica, gestito dal WWF.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre2013 la popolazione straniera era di 48 persone. La nazionalità più rappresentata era quellarumena con 42 cittadini residenti[18].
Biblioteca statale della Certosa di Trisulti: risalente all'XI secolo, è specializzata inscienze religiose e conserva tra l'altro antichi manoscritti eincunaboli e volumi delXVI eXVII secolo oltre che volumi e periodici moderni[19].
Nel1929 soggiornò a Collepardo il pittore e scrittoreScipione ivi trovò sollievo dalla suatubercolosi nonché nuova ispirazione per la sua pittura a tal punto da realizzare diverse tele rappresentanti scorci del paese.[20]
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a temaUnità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero di addetti delle imprese locali attive (valori medi annui).[22]
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Collepardo
30
0,09%
0,01%
98
0,09%
0,01%
29
84
29
56
Frosinone
33 605
7,38%
106 578
6,92%
34 015
107 546
35 081
111 529
Lazio
455 591
1 539 359
457 686
1 510 459
464 094
1 525 471
Nel 2015 le 30 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,09% del totale provinciale (33 605 imprese attive), hanno occupato 98 addetti, lo 0,09% del dato provinciale; in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato poco più di tre addetti (3,27).
^Più che una strada questa via era una mulattiera abbastanza impervia ma una conveniente scorciatoia per l'Abruzzo.
^Le principali laziali città abitate dagli Ernici erano Aletrium, Anagnia, Ferentinum, Verulae.
^A parte rari casi di strade larghe fino a 7 m, le strade di allora avevano una carreggiata media di circa 2-3 m, ma esistevano anche strade da 1,10 m di larghezza; ciò era fatto per evitare grandi spese di costruzione e rallentare il passaggio di eserciti invasori.
^Si notano antichi ponti sul Cosa molto alti come se fossero stati predisposti per la navigazione con i rematori in piedi. Va ricordato che in questa zona operarono i Volsci grandi ingegneri idraulici che bonificarono la Palude Pontina, un'impresa per l'epoca stupefacente.
^Collepardo usò per secoli le acque del Cosa, sia per il fabbisogno umano che per quello animale. Fino al XX secolo si ricordano donne a dorso di mulo con la tipica cercìna sulla testa e sopra il carico dei panni da lavare tra i sassi del fiume o usare le mole per la macinazione del grano
^Le stelle cometa in araldica sono sicura indicazione della strada da seguire, rappresentano la “guida sicura verso il sicuro arrivo al porto spirituale o a quello materiale”, simbolo di una gestione ottimale, nobile e propizia per l'avvenire. Fino alle stelle è dunque destinata la stirpe con un lungo cammino attraverso numerosi ostacoli ma con una sicura guida. E quale guida migliore di una cometa, l'astro che indica la strada, una sorta di insegnamento da seguire, una dottrina avita tramandataci dagli antenati, da chi camminò prima di noi su questa terra -P.GUELFI CAMANJANI: Dizionario Araldico, rist. ed. Forni, pag. 521.