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Clericalismo

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Alfabeto e clericalismo sul'Asino, periodico satirico anticlericale (1907)
«Clericalismo: la confusione abituale traquel che è di Cesare e quel che è di Dio

(Giulio Andreotti. In Edmondo Aroldi,Intervista a Giulio Andreotti,La Lettura, 1977)

La parolaclericalismo indica un agire in senso politico che mira alla salvaguardia e al raggiungimento degli interessi delclero e, conseguentemente, si concretizza nel tentativo di indebolire lalaicità di uno Stato attraverso il diretto intervento nella sfera politica e amministrativa da parte di sostenitori anche non appartenenti al clero o, talvolta, non credenti.

Al clericalismo si contrappone politicamente illaicismo e ideologicamente l'anticlericalismo.

Il clericalismo nel mondo

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Furono chiamati «clericali» nella metà delXIX secolo, inFrancia e inBelgio, quei cattolici impegnati in politica e organizzati in movimenti o partiti che si richiamavano esplicitamente alla loro confessione religiosa.

I "clericali" francesi, che erano stati tra i maggiori sostenitori dell'imperatoreNapoleone III, influenzarono pesantemente la sua politica estera, in specie per i rapporti con ilRegno d'Italia e per il problema diRoma capitale.

L'invasione dellaRepubblica Romana e la restaurazione dipapa Pio IX (1849), il fallito tentativo di instaurare unimpero cattolico in Messico (1862-67) e l'episodio diMentana sempre a difesa di papa Pio IX (1867) sono gli esempi più rilevanti della subordinazione politica al clero durante il regime diLuigi Napoleone, che, a garanzia dell'inviolabilità della Roma papale, aveva stabilito nella città un presidio militare francese ritirato solo dopo laConvenzione di settembre nel 1864.

Gli stessi eccidi della"settimana di sangue" seguiti all'instaurazione dellaComune parigina (1871) con l'uccisione dell'arcivescovo di ParigiGeorges Darboy possono essere considerati come effetti del duro scontro in Francia tra clericali e anticlericali socialisti.

L'affaire Dreyfus (1894), la cui accusa era sostenuta anche dai clericalistiantisemiti organizzati nellosquadrismo dell'Action française, era il segno che, alla fine dell'Ottocento, in Francia era forte la presenza di una Chiesa conservatrice contrapposta ad intellettuali laici, progressisti e in parte massoni.

Il termine si diffuse poi inSpagna e in Italia, meno in Germania e per nulla in Inghilterra, segno di una situazione tipica di aree cattoliche dove possono nascere contrasti tra clero e società civile.

Durante laguerra civile spagnola, i clericali di tutta Europa si schierarono apertamente conFrancisco Franco, di cui appoggiarono il regime dittatoriale dopo la vittoria. Unica voce cattolica apertamente contraria fu quella diJacques Maritain. Durante laseconda guerra mondiale, il clericalismo supportò i regimi diJozef Tiso inSlovacchia e diAnte Pavelić inCroazia. Quest'ultimo si salvò dal processo dopo la guerra grazie alla fuga inSpagna agevolata dalVaticano. Entrambi i regimi furono ferocementeantisemiti.

Il clericalismo in Italia

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Camillo Benso conte di Cavour

Cavour fin dal1850 si era messo in luce pronunziando un discorso in difesa delleleggi Siccardi, che abolivano ildiritto d'asilo e il foro ecclesiastico ancora in vigore dall'età medievale nelRegno di Sardegna.

Formato nel1852 il "grande ministero" conUrbano Rattazzi, si era proposto di modernizzare il Piemonte, laicizzando lo Stato, ma dovette scontrarsi nel1855 con i clericali piemontesi, guidati dalvescovo di Casale e senatoreLuigi Nazari di Calabiana, contrario alla soppressione degli ordini contemplativi al punto da causare una crisi politica che provocò le dimissioni del primo ministro.

Ritornato al governo, dovette affrontare un nuovo contrasto con i clericali, questa volta sostenuti dal reVittorio Emanuele II, per l'introduzione delmatrimonio civile in Piemonte, che sarà attuato diversi anni dopo.

Lo stesso Nazari di Calabiana, nominatoarcivescovo di Milano, dopo l'unità d'Italia, nel 1864, si distinguerà per le sue polemiche contro gliintransigenti antiliberali.

Fin dal1857 era comparso sul giornale torinese l'Armonia, diretto dal giornalista donGiacomo Margotti[1], l'esortazione diretta ai cattolici: «Né eletti. né elettori».[2]

Non meraviglia quindi che, sebbene lo Stato italiano dichiarasse di rinunciare ad ogni controllogiurisdizionalistico, tuttavia, i tentativi di regolare i rapporti con la Chiesa secondo la formula cavouriana di «Libera Chiesa in libero Stato»,[3]effettuati dallo stesso Cavour tramite il suo collaboratoreDiomede Pantaleoni, e in seguito dai primi governanti dellaDestra storica, fallissero per l'intransigenza del rappresentante papale.

Non ancora intransigenti, ma cattolici di stretta osservanza, tra il1861 e il1878 i credenti italiani si appartarono dalla vita nazionale e si espressero in giornali dal tono estremamente polemico.

«Lentamente s'instaura quel costume, che durerà decenni e decenni, fino alla prima guerra europea per cui il cattolico politico ha associazioni professionali..circoli..scuole cui inviare i figli, esclusivamente suoi, forma una società chiusa e riduce gli incontri con persone che non dividano la sua fede al minimo possibile»

(Arturo Carlo Jemolo.Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni. Torino, 1948)

Papa Pio IX

La data di nascita in Italia del clericalismo coincide con l'emanazione delSillabo (1864) dipapa Pio IX (1846-1878), che, considerandosi in seguito "prigioniero dello Stato italiano"[4], condannava ogni aspetto delliberalismo e delmodernismo, dando vita così al movimento degli «intransigenti» cattolici che rifiutavano di riconoscere il nuovo Regno d'Italia.

La Chiesa, tuttavia, sente la difficoltà di non avere nel Parlamento del Regno d'Italia suoi rappresentanti ed emana una disposizione nel1866 che consente l'elezione di deputati cattolici purché nel formulare il giuramento allo Stato essi aggiungano, alla presenza di almeno due testimoni, la formula: «salvis legibus divinis et ecclesiasticis» ("salvo quanto dispongono le leggi divine e della Chiesa").[5] LaCamera ritenne nullo il giuramento e da quel momento la voce dei deputati cattolici fu quasi assente dalle aule parlamentari.

Quest'istanza della Chiesa, che ricordava ai deputati cattolici l'obbligo per i fedeli di obbedire "alle leggi divine ed ecclesiastiche", fu osteggiata dalla politica italiana post-unitaria, rafforzandosi, così, il fronte anticlericale di gran parte dei politici italiani del tempo.

IlNon expedit

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L'allontanamento definitivo dei cattolici dalla partecipazione diretta alla vita politica dello Stato italiano si ebbe quando il 30 gennaio1870 la Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari espresse il parere che non fosse conveniente (non expedit) per i cattolici italiani partecipare alle elezioni politiche.

Inoltre, ilConcilio Vaticano Primo, iniziato nel dicembre del1869, che si caratterizzava principalmente per la definizione del dogma dell'infallibilità del Papa quando parlaex cathedra in materia di fede e di morale (18 giugno1870), rendeva ancora più accentuata la durezza delle posizioni del Clero nei confronti di chi cercasse con esso un compromesso.

Ben 55 vescovi "antinfallibilisti", prima della approvazione del dogma si allontanarono dal Concilio che, interrotto dalla presa di Roma, non fu più ripreso.

Il 13 maggio1871 lo Stato italiano emana un originale atto di accordo internazionale unilaterale: laLegge delle Guarentigie (Legge delle Garanzie) voluta dal Parlamento per regolare i rapporti con la Santa Sede dopo lapresa di Roma (20 settembre1870). Respinta da papa Pio IX con l'enciclicaUbi Nos e mai accettata dalla Santa Sede, rimase tuttavia in vigore sino alla Conciliazione del 1929.

Papa Leone XIII

Su questa linea si costituì in seguito l'Opera dei congressi (1874) che può essere considerata come la nascita di un vero e proprio partito cattolico italiano. L'organizzazione rivendicava la rappresentanza del "paese reale" contro lo Stato liberale e si assumeva il compito di coordinare tutte le attività cattoliche di tipo sociale, cooperativistico, scolastico, giornalistico.

Dopo la morte di papa Pio IX nel1878, e l'assunzione al trono papale dipapa Leone XIII (1878-1903) che mostrava dall'inizio del suo pontificato attenzione ai problemi sociali, al mondo del lavoro e dei suoi conflitti (vediRerum Novarum), sembrava potersi sperare in un'attenuazione dello scontro tra Chiesa e Stato.

In un'enciclica del1885 si raccomandava infatti ai cattolici europei di partecipare alla vita politica dei propri stati per non rimanere esclusi dalle decisioni dei loro governi, ma con la limitazione che questa adesione alla politica attiva «in qualche luogo…non convenga affatto (nequaquam expediat) per ragioni grandissime e giustissime». Ciò che era consentito per i paesi cattolici europei non lo era per l'Italia.

Nel1886 una circolare delSant'Uffizio recitava così: «A togliere ogni equivoco, udito il parere degli Eminentissimi signori Cardinali inquisitori generali miei colleghi, ho ordinato che si dichiari ilNon expedit contenere un divieto (prohibitionem importat) Card. Monaco.»[6]

IlNon expedit e la Democrazia cristiana

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All'interno del partito clericale italiano stava intanto nascendo una corrente che rifletteva l'azione sociale della Chiesa specie nelle campagne dove si organizzavano società cattoliche di mutuo soccorso, cooperative di consumo contadine, sindacati bianchi.

Era la nuova corrente dellaDemocrazia Cristiana, che chiedeva che la sua azione sociale trovasse legittima rappresentanza e valido riconoscimento nel parlamento italiano. Senza politici che la difendessero l'organizzazione sociale cattolica non poteva sperare di sostenersi.

Per questi obiettivi si batterono donRomolo Murri e il sociologo ed economistaGiuseppe Toniolo subito osteggiati dai cattolici veneti, dai gesuiti e dallaCuria romana.Se prima non si risolveva il problema del rapporto Chiesa-Stato, sostenevano gli intransigenti, non si poteva affrontare la questione sociale e politica.

Per i democristiani risorgeva il muro delNon expedit, che però sembrava potesse incrinarsi con l'avvento del nuovopapa Pio X (1903-1914), uomo di costumi semplici e popolari.

Ma nel1903 compariva invece sull'Osservatore Romano una nota ufficiale così redatta: «Siamo autorizzati a smentire le voci messe di questi giorni in giro dalla stampa cittadina e dagli altri giornali riguardo all'abolizione del Non expedit, essendo esse assolutamente prive di fondamento.»[7]

Il clericomoderatismo

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Nel1904 Pio X decise di sciogliere l'Opera dei Congressi dove i "sovversivi" di Romolo Murri avevano acquistato la maggioranza. Il Murri sarà sospesoa divinis nel1907 e diventerà deputato nelle file deiradicali.

Un altro sacerdote donLuigi Sturzo, che si era distinto in Sicilia per la sua azione sociale, obbedì all'ingiunzione pontificia in attesa di tempi migliori.

Nello stesso anno la corrente moderata del clericalismo organizzata nell'Unione Elettorale Cattolica realizzò accordi preelettorali con candidati liberali moderati in maggioranza giolittiani.

Giovanni Giolitti in difficoltà dopo lo sciopero generale deglianarco sindacalisti socialisti aveva infatti deciso di ricorrere alle elezioni convinto che la parte moderata del paese avrebbe punito l'alamassimalista dei socialisti. E in quest'occasione stipulò un accordo per cui i candidati liberali avrebbero avuto il voto dei cattolici, ma si sarebbero impegnati a non appoggiare leggi che contrastassero l'interesse del Clero. Il compromesso era sintetizzato dalla formula: «deputati cattolici no, cattolici deputati sì.»[8] Lo stesso papa Pio X si mostrava favorevole in quanto tra i due mali: accordo con i liberali e la nascita di un partito cattolico democratico, che avrebbe portato a divisioni nella Chiesa, preferiva quello per lui minore.

Non così la pensavano i cattolici democratici, che parlarono di «prostituzione di un voto.»[9]

Giolitti e i socialisti riformisti diFilippo Turati conseguirono una chiara vittoria elettorale, ma l'ingresso dei cattolici aveva prodotto un'accentuazione in senso conservatore della politica italiana, quando lo stesso partito liberale avrebbe dovuto invece uscire dal suo moderatismo che non soddisfaceva più le classi contrapposte che si andavano viepiù estremizzando.

Le difficoltà di governo con i socialisti, dopo l'impresa coloniale in Libia, spinsero Giolitti a ricercare un nuovo accordo con i cattolici con ilPatto Gentiloni del1912.

Vincenzo Ottorino Gentiloni (1865-1916) propose ai candidati del "Partito Liberale" se avessero voluto il sostegno dei votanti cattolici di sottoscrivere i seguenti sette punti programmatici:

  1. difesa delle congregazioni religiose,
  2. difesa della scuola privata,
  3. difesa dell'istruzione religiosa nelle scuole pubbliche,
  4. difesa dell'unità della famiglia,
  5. difesa del "diritto di parità alle organizzazioni economiche e sociali, indipendentemente dai principi sociali e religiosi ai quali esse s'ispirino",
  6. salvaguardia di una migliore applicazione dei principi di giustizia nei rapporti sociali,
  7. conservazione e rinvigorimento “delle forze economiche e morali del paese”, per un incremento dell'influenza italiana in campo internazionale.[10]

AlleElezioni politiche italiane del 1913, le prime in Italia a suffragio universale maschile, il Partito Liberale ottenne una schiacciante vittoria con il 51 % dei voti e 260 eletti e di questi ben 228 avevano sottoscritto i sette punti programmatici desiderati dai cattolici.

Il clericofascismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Clericofascismo.
Papa Pio XI

Dopo il sanguinoso intervallo della guerra mondiale, dove il cattolicesimo schierato con i neutralisti aveva apertamente espresso conpapa Benedetto XV (1914-1922) la sua condanna per l'"inutile strage", nella crisi degli anni19191922 dapprima l'Unione nazionale di Carlo Ottavio Cornaggia Medici (1919), poi ilCentro Nazionale Italiano di Paolo Mattei-Gentili (1924) ed Egilberto Martire, provocarono scissioni nelPartito Popolare Italiano fondato da Don Sturzo nel 1919.

Il partito che nello stesso anno aveva ottenuto un buon successo alle elezioni, nasceva minato al suo interno per la eterogeneità delle posizioni, e all'esterno per la diffidenza diPio XI (1922-1939) e della gerarchia.

Era quindi inevitabile quella scissione nel1923 che portò una parte del partito all'opposizione al fascismo mentre l'altra, i clericofascisti, s'illudevano, collaborando con il regime, di condizionarlo.

Inizialmente benvisti daMussolini, i clericofascisti vennero ben presto emarginati sia dal fascismo che dalla stessa Chiesa, salvo la concessione di un qualche ruolo diplomatico per la soluzione della questione romana con iPatti Lateranensi del1929.

I cattolici e il fascismo

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Con iPatti Lateranensi sembrò acquietarsi lo scontro tra Chiesa e Stato rappresentato dal regime fascista che colse un vasto consenso popolare dalla pacificazione con la chiesa cattolica.

Ma la matriceanarchica e socialista di Mussolini rendeva poco affidabile quella politica di «buon vicinato» che i cattolici si auguravano.

I primi dissensi emersero nel1931 quando il fascismo chiese la chiusura dell'Azione Cattolica, rilanciata invece da papa Pio XI come forza organizzata di presenza nella società.

L'alleanza di Mussolini con ilNazismo pagano e l'emanazione delleleggi razziali del1938 resero sempre più difficili i rapporti con il regime fascista.

Il clericalismo nel secondo dopoguerra

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Papa Pio XII

Eletto nel1939 a pochi mesi dallo scoppio dellaseconda guerra mondiale,papa Pio XII (1939-1958) passò da una dichiarata neutralità a un'adesione sempre più accentuata alle potenze occidentali e a una condanna sempre più esplicita dei fascismi e dellaRussia sovietica, pur rinunciando a clamorosi atti di denuncia.

Finita la guerra, per ilreferendum istituzionale del 2 giugno1946, la Chiesa appoggiava apertamente la causa monarchica trasformando l'alternativa tra monarchia e repubblica in quella tra cristianesimo e comunismo. Il 1º giugno1946, il giorno precedente il referendum, lo stesso papa Pio XII, rivolse un appello agli Italiani: senza accennare esplicitamente alla monarchia o repubblica invitò i votanti perché scegliessero tra il materialismo e il cristianesimo, tra i sostenitori e i nemici della civiltà cristiana.[11]Considerato che nella campagna elettorale il fronte repubblicano annoverava in prima linea i partiti marxisti materialisti, sarebbe stato difficile fraintendere il senso di questo appello papale.

Nel secondo dopoguerra Pio XII promosse un piano di grande mobilitazione dei cattolici riformando l'Azione Cattolica e sostenendo l'azione mediatica del "Movimento per un mondo migliore " di padreRiccardo Lombardi e diLuigi Gedda, cattolico intransigente, fondatore alla vigilia delle elezioni del1948 deiComitati Civici a sostegno dellaDemocrazia Cristiana contro ilPartito Comunista Italiano. Gli iscritti al PCI furono scomunicati da Pio XII nel1949.

Suoi i ripetuti tentativi di dirigere la politica italiana come attestano lettere del Pontefice, timoroso per l'elezione (1952) di un sindaco comunista a Roma, dirette al Presidente del consiglioAlcide De Gasperi per indurlo a formare un'alleanza politica in funzione anticomunista con ilMovimento Sociale Italiano.De Gasperi si batté invece, nei limiti delle sue convinzioni cattoliche e delle opportunità politiche, per l'aconfessionalità dello Stato contenendo le spinte clericali della destra cattolica e dell'Azione Cattolica diLuigi Gedda.

Giovanni XXIII firma l'enciclica "Pacem in Terris"

Il pontificato diGiovanni XXIII (1958-1963) segnò una svolta nelle posizioni del Clero rispetto alla politica in Italia, e lo stessoConcilio Vaticano II fu espressione di questo nuovo spirito di "aggiornamento" che animava la Chiesa cattolica. In quegli anni la formazione di un governo dicentro-sinistra non venne infatti ostacolata dalle gerarchie ecclesiastiche.

Anche il pontificato dipapa Paolo VI (1963-1978) fu improntato ad uno spirito innovatore, sebbene per alcuni aspetti venissero tenute in considerazione istanze conservatrici che già avevano animato il dibattito nel Concilio. Paolo VI riformò la Curia romana introducendovi prelati da tutto il mondo, volle la riforma liturgica, introdusse la collegialità episcopale con ilSinodo dei vescovi; interrompendo una lunga tradizione, compì alcuni viaggi all'estero, trasformò ilSant'Uffizio, abolì l'Indice dei libri proibiti.

Durante il suo pontificato, L'Azione Cattolica guidata daVittorio Bachelet compì la "scelta religiosa", che segnava la fine del collateralismo dell'associazione alla politica dellaDemocrazia Cristiana. Contemporaneamente, però, l'Azione Cattolica smise di essere l'unicaassociazione laicale in Italia: in un periodo di fioritura di diversi movimenti ecclesiali, nel1969 viene fondata da donLuigi GiussaniComunione e Liberazione, caratterizzata da un forte senso di appartenenza reciproca e da una religiosità neointransigente e di impegno sociale (Compagnia delle Opere) e di influsso sulla vita politica. La contrapposizione tra lo stile associativo dell'Azione Cattolica e quello di Comunione e Liberazione avrebbe segnato per i decenni a venire l'associazionismo cattolico del Paese.

Papa Paolo VI

Nel corso del pontificato di Paolo VI fu introdotto in Italia l'istituto deldivorzio (1970) fortemente contrastato dai cattolici, che promossero il successivo referendum abrogativo del1974 ma ne risultarono sconfitti; nel1978 fu anche approvata, nonostante le ripetute condanne del Clero, l'interruzione volontaria di gravidanza. Anche in questo caso, il successivo ricorso al referendum non sortì gli effetti sperati dai promotori di parte cattolica.

Nello stesso1978, l'elezione diGiovanni Paolo II, primo papa non italiano dopo molti secoli, determina il progressivo attenuarsi dell'attenzione del pontefice alle vicende politiche dell'Italia, sebbene dal1985 laConferenza Episcopale Italiana, sotto la guida del card.Camillo Ruini rivolgesse attenzioni crescenti alla politica e alla società italiane.La fine dellaGuerra Fredda in campo internazionale (1989-1991) e gli avvenimenti diTangentopoli (1992) mutarono in pochi anni il panorama politico italiano. La stessaDemocrazia Cristiana fu sciolta nel1993: venne così meno il punto di riferimento dei cattolici nella vita politica italiana. Negli anni successivi, pertanto, il Clero avviò un atteggiamento di dialogo con partiti politici sia conservatori sia progressisti, influenzando significativamente entrambi gli schieramenti. Secondo gli osservatori più critici, tale atteggiamento ha assunto talvolta modi vicini a quelli propri deigruppi di pressione.

Un clericalismo nuovo?

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In ambiente cattolico il termine "clericale" designa la posizione di coloro che tendono a ridurre al minimo la partecipazione attiva dei laici all'esercizio spirituale del Clero.

Ma al di là dei termini del dibattito politico e religioso, per cui si preferisce parlare di "teodem" e "teocon" contrapposti a "laicisti", sembra essere in atto uno scontro tra clericali e anticlericali, considerati, come portatori di un'ideologia relativista, materialista, con l'obiettivo di cancellare o ridurre il ruolo della religione nella vita sociale.

Dal punto di vista dei laici, tuttavia, questo scontro si manifesta come un tentativo della Chiesa di imporre, attraverso una strategia di comunicazione e dilobbying, i suoi valori anche a coloro che professano fedi diverse o non credono affatto. Costoro comunque, nell'interpretazione della Chiesa, condividono gli universali principii umani che vanno salvaguardati al di là delle proprie convinzioni religiose o laiche.

La contrapposizione non verte più, come in un lontano passato, sulla partecipazione o meno dei cattolici alla vita politica, ma su temi sociali di rilevanza etica, riguardo ai quali, secondo gli esponenti del clericalismo, i cattolici devono battersi per difenderne gli aspetti umani e cristiani.

Una questione oggi dibattuta è sul significato da attribuire al termine "ingerenza".

La gerarchia cattolica rivendica alla Chiesa, depositaria della tradizione apostolica, il diritto-dovere, secondo la sua funzione, di guidare i fedeli, e di predicare i principi morali, che i cattolici devono seguire.

I sostenitori dell'ingerenza del Clero nella vita politica e morale dei cittadini rifiutano l'accusa di clericalismo ed anzi accusano di "laicismo" (ritengono infatti che si possa distinguere fino alla contrapposizione tralaicità elaicismo) chi sostiene posizioni opposte.

Cosicché, quando, ad esempio, lagerarchia ecclesiastica si pronuncia sullafecondazione medicalmente assistita e sulla ricerca scientifica sullecellule staminali, afferma di farlo da posizioni "laiche" poiché difende il valore della vita (che del resto non è negato neppure dai laici) ritenendolo un valore non solo cristiano, ma umano. Per questo essa giudica legittimo avvalersi di cattolici impegnati nella vita politica, che sostengano non solo le posizioni della Chiesa cattolica, ma anche i principi laici della dignità umana.

D'altra parte i laici, non solo rivendicano il diritto di legiferare su questi temi connessi a valori etici, ma obiettano di voler lasciare libera scelta ai cittadini, in nome della loro libertà di coscienza, se aderire o meno alle opportunità che offre la legge.

Secondo questa posizione, il Clero non ha l'obbligo di astenersi, secondo la sua missione, da tutti quei pronunciamenti che abbiano significato religioso e morale ma da quelli che vogliano incidere sulle decisioni politiche; il che appare al Clero stesso una negazione della propria libertà di parola e di espressione.

In questo senso gli esponenti più propriamente laici sottolineano che lo Stato italiano è costituzionalmente uno Stato non confessionale, come afferma chiaramente il combinato disposto degli art.7 e 8 dellaCostituzione.

Laicità e clericalismo in Italia nel XXI secolo

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Sui rapporti tra Stato e Clero può servire a chiarire il problema quanto ha lasciato scritto nel febbraio2001Pietro Scoppola, storico, docente e politico italiano, uno dei principali esponenti italiani delcattolicesimo democratico.

«La Chiesa sembra porsi di fronte allo Stato e alle forze politiche italiane come un altro Stato e un'altra forza politica; l'immagine stessa della Chiesa risulta appiattita sulle logiche delloscambio, impoverita di ogni slancioprofetico, lontana dal compito di offrire a una società inquieta e per tanti aspetti lacerata, motivi di fiducia, di speranza, di coesione.

Le responsabilità del laicato cattolico sono del tutto ignorate. La sorpresa e il disorientamento sono forti per tutti i cattolici che hanno assorbito la lezione delConcilio Vaticano II su una Chiesa popolo di Dio nella quale il ruolo della gerarchia non cancella ma anzi è al servizio di un laicato che ha proprie e specifiche responsabilità. Tra queste vi è proprio quella di tradurre nel concreto della vita politica e della legislazione di uno Stato democratico esigenze e valori di cui la coscienza cattolica è portatrice.

È legittimo e doveroso per tutti i cittadini, e perciò anche per i cattolici, contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti ma questo diritto dovere non è la stessa cosa che esigere una piena identità tra i propri valori e la legge.

È in questa complessa dinamica che si esprime l'urgente esigenza della formazione del laicato cattolico alle responsabilità dellademocrazia affinché smetta di accadere che i cattolici italiani continuino a esser trattati come "il giardino della Chiesa"»[12]

Note

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  1. ^Maurizio Tagliaferri,L'Unità cattolica: studio di una mentalità, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1993, pp.12 e sgg.
  2. ^Cfr. in un opuscolo pubblicato dagli eredi Margotti:Il teologo Sacerdote Giacomo Margotti. Note biografiche, IV articoli riguardanti il "Né eletti né elettori" e ilNon expedit pubblicati nei giornali "L'Armonia" e "L'unità cattolica" dall'anno 1857 all'anno 1886, Sanremo 1907
  3. ^Discorsi di Cavour nel primo Parlamento italiano in: C.Cavour ,Libera Chiesa in libero Stato a cura di F.Ruffini e M. Pirani, Editore: Il Nuovo Melangolo 2001
  4. ^David I. Kertzer,Prigioniero del Vaticano, Rizzoli - Collana: Storica / Saggistica, Anno 2005
  5. ^G. De Rosa,Storia del movimento cattolico in Italia. Dalla restaurazione all'età giolittiana, vol. 1, Bari, 1966, p. 99; C. Marongiu Bonaiuti,Non expedit: storia di una politica 1866-1919, Milano, 1991, p. 12. Secondo Marongiu questo giuramento avrebbe permesso a un eletto di diventare deputato ma nello stesso tempo ne avrebbe segnato la fine della carriera parlamentare in quanto giuridicamente contrario allo Statuto e politicamente inaccettabile dal Parlamento.
  6. ^M. Casella,Alla scoperta della religiosità nell'Italia meridionale, Rubbettino Editore srl, 2005, p. 40
  7. ^M. Tagliaverri,op. cit., p. 100
  8. ^D. Secco Suardo,I cattolici intransigenti, Brescia, 1962, p. 123
  9. ^P. Castagnetti,I cattolici democratici nella vita nazionale, Rubbettino Editore srl, 2006 p. 40
  10. ^Clemente Galligani,Eresia e ortodossia: dal Medioevo ai giorni nostri, Armando Editore, 2003 p.52
  11. ^"Allocuzione al S. Collegio sulla condizioni presenti nel mondo e della Chiesa" in F. Catalano,Una difficile democrazia; Italia 1943-48, Firenze-Messina, Casa Editrice D'Anna, p. 808.
  12. ^inE.Scalfari,Una Chiesa che scambia il sacro col profano, inLa Repubblica, 13 gennaio 2008

Bibliografia

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  • B. Croce,Storia d’Italia dal 1871 al 1915, 1929 (nuova edizione Adelphi 1991)
  • G. Carocci.Storia d'Italia dall'Unità ad oggi. Milano, 1975
  • M. Casella,Alla scoperta della religiosità nell'Italia meridionale, Rubbettino Editore, 2005ISBN 88-498-1377-5
  • P.Castagnetti,I cattolici democratici nella vita nazionale, Rubbettino Editore srl, 2006ISBN 88-498-1565-4
  • F. Catalano,Una difficile democrazia; Italia 1943-48, Firenze-Messina, Casa Editrice D'Anna
  • A.C. Jemolo.Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni. Torino, 1955
  • Nuova Antologia, 1, IX, 1904
  • G. De Rosa.Il Partito Popolare Italiano. Bari, 1974.
  • H. De Sauclières,Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi. Controcorrente, Napoli, 2003.ISBN 978-88-89015-03-2
  • R. Aubert; L.J. Rogier; M.D. Knowles.Nuova storia della Chiesa. Torino, 1970-77
  • H. Jedin (a cura di).Storia della Chiesa. Milano, 1975-80
  • J. Delumeau e F.Bolgiani (a cura di).Storia vissuta del popolo cristiano. Torino, 1985
  • P. Scoppola.La proposta politica di De Gasperi. Bologna, 1977
  • A. Riccardi (a cura di).Pio XII. Bari-Roma, 1984
  • M. Tagliaferri,L'unità cattolica: studio di una mentalità, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1993ISBN 88-7652-665-X
  • D. Secco Suardo,I cattolici intransigenti, Brescia 1962

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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