almeno 4/5 volte: la prima al momento della assunzione del potere imperiale, la seconda sembra entro la fine del 268,[13] poi con l'assunzione dei titoli diGermanicus,Gothicus eParthicus Maximus
Claudio II il Gotico, il cui nome completo eraMarco Aurelio Flavio Valerio Claudio (in latinoMarcus Aurelius Flavius[19] Valerius[20] Claudius;Sirmia,10 maggio213 o214[14] –Sirmium,luglio/agosto270), è stato unimperatoreromano dal settembre[21]/ottobre del 268 alla sua morte, comunque per un periodo di un solo anno e nove mesi[22], periodo troppo breve per poter porre in atto riforme in campo militare, finanziario e sociale[23].
Di stirpeillirica[24] fu il primo di un gruppo diimperatori che nelIII secolo cercarono di risolvere i gravi problemi dell'impero. Gli ottimi rapporti che ebbe con ilsenato diRoma[23], che trovarono il fondamento principale nella gratitudine della Curia romana per l'eliminazione diGallieno, si manifestarono anche dopo la morte di Claudio con l'elezione adAugusto del fratelloQuintillo[25]. Portò a termine laguerra con i Goti, meritandosi il titolo diGothicus Maximus[1][26]. Claudio il Gotico morì dipeste, anche se alcuni pensarono fosse stato avvelenato; fu l'unico imperatore del periodo dell'anarchia militare (235-284) a non morire di morte violenta (assieme aOstiliano, anche lui morto di peste nel251), il secondo dai tempi diSettimio Severo (211)
Nacque probabilmente inSirmia da famiglia illustre nel 213 o 214[14], che laHistoria Augusta mette in relazione con laGens Flavia (diVespasiano,Tito eDomiziano)[26].Aurelio Vittore sostiene che molti credevano fosse figlio diGordiano II, il quale, ancora adolescente, venne iniziato da una donna matura in vista dell'imminente matrimonio[27]. Vi sarebbe anche un accenno di parentela con il futuro imperatoreMarco Aurelio Probo[28].
LaHistoria Augusta racconta che quando era ancora un giovane soldato:
«[Claudio] si mise in mostra in una gara tra i più forti lottatori, durante uno spettacolo che si teneva nell'accampamento in onore diMarte. Egli adiratosi con chi lo aveva afferrato non per la cintura, ma per i genitali, gli fece cadere con un sol pugno tutti i denti. Questo gesto gli fu perdonato, poiché si era vendicato per l'offesa ricevuta al proprio pudore.»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 13.6-7.)
Si racconta che durante questo episodio fosse presente lo stesso imperatoreDecio (che regnò dal 249 al 251), il quale lo lodò pubblicamente per il valore e il pudore, tanto da donargliarmillae (bracciali) etorques (collari), ma lo invitò anche a ritirarsi dalle competizioni militari, temendo che potesse compiere altri atti troppo violenti per le regole della lotta.[29] Sembra si sia distinto per le sue capacità militari, poco dopo (attorno al 250), cometribunus militum, durante il periodo delleinvasioni dei Goti. In questa circostanza venne inviato dallo stesso Decio presso il passo delleTermopili, a protezione delPeloponneso,[30] ottenendo dal governatore dell'Acaia,[31] duecento soldati dellaDardania,[32] centocavalieri catafratti, sessantacavalieri, sessantaarciericretesi[33] e mille reclute ben armate.[34]
Ritratto dell'imperatoreDecio, sotto il quale Claudio venne promosso atribunus militum.
«... unostipendium di 3.000moggi di grano, 6.000 di orzo, 2.000libbre di lardo, 3.500sestari di vino invecchiato, 150 di olio di prima qualità, 600 di olio di seconda scelta, 20 moggi di sale, 150 libbre di cera, una giusta quantità di fieno, paglia, aceto, legumi, ortaggi, 300 pelli per le tende, sei muli all'anno, come pure tre cavalli, dieci cammelle, nove mule, 50 libbre all'anno di argento lavorato e 150aurei (filippi in questo caso) con impresso il viso di Valeriano e, quale dono di Capodanno, altri 47 aurei (filippi) e 160trienti. A ciò si aggiungano anfore, bicchieri e pentole per undici libbre. Due tuniche militari rosse e due mantelli militari all'anno, due fibbie d'argento dorato, un anello con due gemme del peso di un'oncia, un bracciale di sette once, una collana da una libbra, unelmo dorato, duescudi ornati d'oro e una corazza da restituire. Due lance erculiane, due giavellotti corti, due falci, quattro falci da fieno. Un cuoco ed un mulattiere con l'obbligo di restituirli. Due belle schiave di guerra. Una veste bianca di misto seta, ornata di porpora diGerba, una tunica di porpora diMauretania. Un segretario e uno schiavo addetto alla mensa, da restituire. Due paia di coperte di Cipro, due camicie bianche, una toga, un laticlavio, tutti da restituire. Due cacciatori personali, un carpentiere, un addetto al pretorio (alloggio personale), un portatore d'acqua, un pescatore ed un pasticcere. Mille libbre di legna al giorno, qualora se ne trovi, altrimenti di meno ed in misura di quanto possibile a seconda del luogo; quattro palate di legna secca al giorno. Un responsabile del bagno, compresa la legna per il bagno, altrimenti si laverà nei bagni pubblici.»
«Ho deciso di assegnare tutti questi particolari vantaggi [a Claudio], come se trattassi non di un tribuno, ma di un generale, poiché è un uomo tale che bisognerebbe assegnargli ancora di più [di quello che già gli ho concesso].»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 14.15.)
In effetti il trattamento sembrerebbe riservato a undux ducenarius, vale a dire a un ufficiale con unostipendium base pari a 200.000sesterzi annui. Dopo questo incarico, divenne governatore dell'Illyricum (dux totius Illyrici), che comprendeva, già dal tempo diValeriano, un comando militare che sovrintendeva a tutti gli eserciti delleprovince romane dellaTracia, delledue Mesie, dellaDalmazia, delledue Pannonie e delletre Dacie.[35]
«[...] gli ho assegnato unostipendium pari a quello delprefetto d'Egitto, un corredo di vestiario pari a quello delproconsole d'Africa, tanto argento quanto ne percepisce il sovrintendente alle miniere dell'Illyricum (curator Illyrici metallarius), un numero di addetti al suo servizio pari a quello che destino a me stesso [Valeriano] quando mi reco in ogni città, perché sia evidente a tutti quale sia la considerazione in cui tengo quell'uomo [Claudio].»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 15.4.)
Sempre dallaHistoria Augusta si sa che ebbe un ottimo rapporto con l'allora governatore dellaMesia (non è noto se superiore o inferiore),Regaliano, al quale indirizzò una lettera, nella quale lo ringraziava per la riconquista di alcune regioni dell'Illirico (Mesia superiore), grazie anche al successo ottenuto nella battaglia combattuta pressoScupi.[36] Tale episodio potrebbe riferirsi agli anni 258-259.
Qui esercitò il suo prestigioso comando, che sembra fosse il più importante dopo quello dell'imperatore stesso,[23][37] per dieci anni a protezione dellimes danubiano, contro l'ormai devastante pressione deiGoti (dal 258 al 268 circa). Un'altra indicazione presente in una lettera trascritta dallaHistoria Augusta, indirizzata daGallieno a un certo Venusto,[38] vede Claudio inDacia,[39] quando sul trono vi era ancora probabilmenteValeriano, e non era ancora scomparsoCornelio Salonino (in un periodo ipotizzabile tra il 258 e il 260).[40] Dopo il 258 potrebbe, inoltre, aver ricoperto il suo primoconsolato.[41]
«E così le diverse tribù della Scizia, come i Peucini, iGrutungi, gliOstrogoti, iTervingi, iVisigoti, iGepidi, iCelti e gli Eruli, attirati dalla speranza di fare bottino, giunsero sul suolo romano e qui operarono grandi devastazioni, mentre Claudio era impegnato in altre azioni [contro gli Alemanni, ndr] [...]. Furono messi in campo trecentoventimila armati dalle diverse popolazioni[50] [...] oltre a disporre di duemila navi (seimila secondo Zosimo[47]), vale a dire un numero doppio di quello utilizzato dai Greci [...] quando intrapresero la conquista delle città d'Asia [laguerra di Troia, ndr].»
Gallieno, tornato aMediolanum, si apprestò ad assediare Aureolo che qui si era rinchiuso,[54] con la speranza di ricevere aiuto da parte di Postumo. Ma Aureolo, che aveva ormai perduto ogni speranza, fece spargere voci nel campo dell'imperatore, che inneggiavano contro Gallieno. Alcuni comandanti, stanchi dell'imperatore, ordirono una congiura[57] e dissero al principe che Aureolo aveva tentato una sortita facendolo uscire dalla sua tenda.[58][59] Gallieno fu ucciso a tradimento dal comandante della cavalleria dalmataCeronio oCecropio, in un agguato, insieme al fratelloPublio Licinio Valeriano.[60] Alla congiura pare non fosse estraneo il suo successore, Claudio,[37] anche se non partecipò direttamente alla riunione.
«E poiché né Eracliano, né Marciano potevano sopportare una condotta tanto dissoluta da parte di Gallieno, si accordarono per pianificare chi tra loro due avesse assunto l'impero. [...] Di fatto venne però scelto Claudio, [...] uomoOptimus fra tutti, che non partecipò alla riunione, ma che godeva presso tutti di una tale riverenza, considerazione, da apparire giustamente degno dell'impero, come si poté poi comprovare in seguito.»
(Historia Augusta,Gallieni duo, 14.1-2.)
Altri storici (anche coevi) affermano che Gallieno morì in conseguenza di una brutta ferita riportata durante lo svolgersi dell'assedio.[61] Tra gli organizzatori c'era il suoprefetto del pretorioAurelio Eracliano[37] e Marciano.[42][62] Alla notizia della sua morte (avvenuta nel settembre[21]/ottobre del 268), i suoi familiari furono assassinati. Morì così a cinquant'anni, dopo tre lustri di regno e fu divinizzato per volere del suo successore Claudio II, che nel frattempo era stato proclamato imperatore dalle truppe, decisione ratificata poco dopo dal Senato.[15][23][61][63]
«[...] indossate le toghe i senatori si recarono altempio di Apollo Palatino, e dopo aver dato lettura del messaggio dell'imperatore Claudio, vennero levate allo stesso le seguenti acclamazioni: “Claudio Augusto gli dei ti proteggano” ripetuto sessanta volte, [...] “Claudio Augusto, tu fratello, tu padre, tu amico, tu buon senatore, tu vero principe” (ripetuto ottanta volte), “Claudio Augusto, difendici tu daAureolo... daiPalmireni... daZenobia... daVittoria... daTetrico”.»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 4.2-4.)
Aurelio Vittore, infine, sostiene che Gallieno sul letto di morte designò quale suo successore Claudio, che si trovava aTicinum e al quale furono inviati gli indumenti imperiali attraverso Gallonio Basilio.[27] Costrinse poco dopo il senato di Roma a deificare Gallieno.[64] Vi è da aggiungere che Claudio appariva come il generale più esperto e il più vicino consigliere del precedente imperatore.[23]
Claudio, una volta acclamato imperatore, ottenne la resa diAureolo, il quale, una volta consegnatosi venne messo a morte e ucciso[27][65] daAureliano, contro il parere dello stesso Claudio.[64][66] Dopo aver affidato ad Aureliano la conduzione della guerra contro i barbari dellaMeotide (Eruli eGoti), oltre al comando generale dellacavalleria "mobile" (magister equitum), come testimonia la stessaHistoria Augusta:[67]
«Flavio Claudio saluta il suo Aureliano. La nostra repubblica si aspetta da te, come al solito, di contribuire con la tua opera: accostati a ciò. Voglio che i soldati siano sotto il tuo comando [...]. Bisogna attaccare i Goti e cacciarli dallaTracia. Molti di quelli che infatti tu combattesti e che fuggirono, vessano l'Haemimontus e l'Europa. Affido a te il comando di tutti gli eserciti di Tracia, dell'Illirico e dell'intera frontiera. Svela a noi la tua solita virtù. Sarà al tuo fianco mio fratelloQuintillo, quando potrà raggiungerti. Io sono impegnato in altre faccende, affido il comando supremo della guerra alle tue virtù.»
Si recò,in primis, aRoma per omaggiare il senato romano e ottenere la ratifica del titolo diAugustus (conferitogli in precedenza dalle armate settentrionali),[25] oltre ad ottenere ilconsolato per l'anno successivo e la deificazione di Gallieno.[68] Claudio non volle commettere l'errore del suo predecessore,Massimino Trace (235-238), il quale, dopo aver ottenuto la porpora imperiale, non aveva mai messo piede nella capitale e aveva preferito trascorrere il suo regno lungo i confini settentrionali, senza mai omaggiare il senato romano.[69]
La sua assenza, se gli assicurò il sostegno del Senato, provocò nondimeno lo sfondamento dellimes danubiano da parte dei barbari, tanto da costringerlo di lì a poco a far ritorno nel nord dell'Italia (inizi del 269[68]), dove costrinse gliAlemanni a interrompere le loro scorrerie e a trattare il loro ritiro dal suolo italico. Il mancato accordo costrinse Claudio a combatterli. Egli, infatti, riportò la vittoria decisiva agli inizi di novembre, nellabattaglia del lago Benaco (illago di Garda) che, come raccontaAurelio Vittore, permise la loro definitiva cacciata dall'Italia settentrionale con gravissime perdite. Si racconta che più della metà dei barbari perì nel corso della battaglia (forse addirittura 50.000).[27][70] Per questo successo ottenne il titolo diGermanicus Maximus.[5][68]
Claudio e l'Occidente romano: l'Impero delle Gallie
Narra laHistoria Augusta che verso la fine del 268, l'usurpatoreLeliano (probabilmentegovernatore dellaGermania superiore), si era ribellato nell'Impero delle Gallie aPostumo, il quale lo aveva assediato aMogontiacum, suo quartier generale[68] e dove trasferì anche la sua zecca personale.[25] Sembra però che al termine dell'assedio, sia Leliano sia Postumo siano rimasti uccisi. Postumo venne ucciso dai suoi soldati poiché non aveva concesso il saccheggio della città renana.[25] Questi scontri destarono forte preoccupazione in Claudio, che preferì ritardare la sua partenza per il fronte balcanico, preferendo però osservare gli eventi da lontano, senza dover intervenire direttamente.[68]
«Molte città dellaGallia e anche molte fortezze che Postumo aveva costruito in territorio barbarico [oltre ilfiume Reno, ndr] nel corso di sette anni e che, dopo la sua morte, erano state distrutte e incendiate durante un'improvvisa incursione deiGermani [si trattava o deiFranchi o degliAlemanni, al principio del 269], [Leliano] le ricostruì riportandole al precedente stato.»
(Historia Augusta,Triginta tyranni, 4.)
Claudio, in seguito, operò una scelta strategica di non poco conto: preferì intervenire lungo il fronte balcanico contro iGoti, piuttosto che cercare lo scontro "fratricida" contro le forze secessioniste dell'Impero delle Gallie. Affidò, quindi, al fratelloQuintillo il comando delle armate dell'Italia settentrionale, a guardia del fronte occidentale, e partì per illimes danubiano, ricongiungendosi con Aureliano e Marciano.[71] Frattanto a Postumo e Leliano succedetteVittorino (verso la fine del 268 o gli inizi del 269).[72] Quest'ultimo venne riconosciuto dalle province diGallia eBritannia, ma non da quella dellaHispania, che tornarono sotto il dominio dell'impero "centrale".[25][73][74]
Subito dopo (nel 269), un certoGiulio Placidiano,vir perfectissimus epraefectus vigilum, venne inviato nellaGallia Narbonensis dall'imperatore Claudio a occupare i territori sottratti all'impero "centrale". Placidiano riuscì probabilmente a riconquistare la parte orientale della Narbonensis, controllando la bassavalle del Rodano,[69] nello stesso periodo in cui le trupperenane dell'Impero delle Gallie di Vittorino marciavano suAugustodunum per sedare una rivolta, scoppiata forse in coincidenza con l'arrivo di Placidiano.[75][76] Vittorino, alla fine, riuscì a impedire che la città ribelle diAugustodunum Haeduorum (Autun), che aveva richiesto l'intervento militare di Claudio, ritornasse anch'essa all'impero "centrale". Assediò, infatti, la città per sette mesi, prima di conquistarla e saccheggiarla (estate 270). Claudio, impegnato com'era nella guerra contro i Goti, suo obbiettivo prioritario, non poté fare altro che assistere all'inutile secessione di parte dellaGallia Narbonense, senza poter intervenire direttamente.[25][75]
Egli cercò nei pochi anni di regno di risolvere la difficile situazione interna e contemporaneamente fronteggiò con energia le graviinvasioni barbariche, affrontando con successo diverse popolazioni che si erano riversate entro i confini dell'Impero in grandi battaglie campali. Dopo gliAlemanni, fu la volta diGoti (tra cuiGrutungi,Ostrogoti,Tervingi eVisigoti),Peucini,Eruli eGepidi, che stavano devastando l'Acaia e le coste delMar Mediterraneo.[77] LaHistoria Augusta cita una lettera che Claudio avrebbe inviato al Senato romano nella quale dava indicazione del numero dei barbari:[78]
«Claudio imperatore al senato e al popolo romano. O senatori ascoltate e rimanete sbalorditi, per ciò che è la verità. Trecentoventimila barbari sono penetrati in armi in territorio romano. Se riuscirò a vincerli, ricompensatemi sulla base dei miei meriti. Se non ci riuscirò, sappiate che mi sono sforzato di combatterli, dopo il regno di Gallieno. La Repubblica è stremata. [...] Non rimangono ormai più scudi, né spade, népila. LaGallia e laSpagna sono nelle mani diTetrico, mentre gliarcieri sono sotto il controllo diZenobia. Qualunque cosa riusciremo a fare, sarà già abbastanza grande.»
Agli inizi del 269, dopo che per alcuni mesi iGoti erano stati tenuti a bada dalle armate romane diMarciano,[79] Claudio riuscì a raggiungere il teatro degli scontri e a riportare una vittoria decisiva su queste genti nellabattaglia di Naisso, dove si racconta che persero la vita ben cinquantamila barbari, mentre pochi poterono far ritorno oltre ilDanubio.[63][80] E così ilsenato diRoma gli tributò, per i successi ottenuti insieme a Marciano, una statua, oltre al consolato.[17]
I Germani erano arrivati nel cuore dellaMesia percorrendo la strada che daTessalonica conduce aScupi e poi verso nord, dopo aver devastato i territori attorno a Pelagonia (l'attualeBitola).[48][81] I sopravvissuti alla battaglia di Naisso, proteggendosi con i carri nellaformazione loro tipica, si diressero in Macedonia. Durante la lunga marcia sulla via del ritorno, molti dei barbari morirono insieme alle loro bestie, oppressi dalla fame; altri furono uccisi in un nuovo scontro con la cavalleria romana degli "equites Delmatae", la riserva strategica mobile appena istituita da Gallieno.[82] La marcia dei Goti proseguì in direzione orientale verso ilmonte Hemaus. Tuttavia i barbari, seppure circondati dalle legioni, riuscirono a procurare non poche perdite alla fanteria romana, che fu salvata solo grazie all'intervento della cavalleria affidata adAureliano[83], alleviando la sconfitta.[84]
IMP CLAVDIVS P(ius) F(elix)?AVG, testa dell'imperatore verso destra che indossa corazza
VICTORIAEGOTHIC, è rappresentato un trofeo con ai suoi piedi due prigionieri goti.
19 mm; 4,68 g; coniato nel 269/270
Contemporaneamente le altre orde di Goti, che si erano riversate l'anno precedente (nel 268) nelmar Egeo e nelMediterraneo orientale e avevano compiuto azioni di pirateria, furono respinte definitivamente dopo una serie di scontri dall'accorrenteprefetto d'Egitto,Tenagino Probo, nelle acque di fronte alle isole diCipro,Creta eRodi.[69][86][87] LaHistoria Augusta, riferendosi a un discorso di Claudio gli fa pronunciare queste parole:
«Abbiamo distrutto trecentoventimilaGoti e abbiamo affondato duemila navi. I fiumi sono ricoperti degli scudi del nemico, tutte le spiagge sono ricoperte di spade e lance. I campi neppure più si vedono nascosti dalle ossa, non esiste alcuna strada libera, numerosi carri sono stati abbandonati. Abbiamo catturato tante donne, che i nostri soldati vincitori ne possono tenere per sé due o tre a testa.»
In sintesi il principale teatro della guerra gotica furono leprovince romane delledue Mesie e dellaTracia. Vennero combattute numerose battaglie nei pressi diMarcianopoli,[88] diBisanzio[89] e diTessalonica (presa d'assalto dai barbari in assenza di Claudio).[90] Ovunque si combatté sotto il comando di Claudio, le truppe romane ottennero la vittoria sui Goti.[91] Vennero catturati molti barbari, tra cui numerose donne nobili dei barbari, e le province romane si riempirono di servi e agricoltori della coalizione dei Goti, trasformando questi ultimi in coloni del territorio di frontiera.[92] Alla fine della guerra, Claudio aveva così procurato alla Repubblica romana, sicurezza e abbondanti ricchezze.[93]
In seguito a questi eventi Claudio, che era riuscito a ricacciare oltre il Danubio quell'immensa orda barbarica, poté fregiarsi dell'appellativo di "Gothicus maximus" e le monete coniate quell'anno ne celebrarono la "Victoria gothica".[87] Dei barbari superstiti, una parte fu colpita da una terribile pestilenza, un'altra entrò a far parte dell'esercito romano, e un'ultima si fermò a coltivare le terre ricevute lungo i confini imperiali.[94] Vi è da aggiungere che, in questo periodo, le forze militari romane presenti inDacia erano ormai allo stremo. Evidentemente quando Aureliano gli subentrò nell'impero (estate del 270), la situazione nella provincia d'oltre Danubio era ormai irrimediabilmente compromessa e prossima all'abbandono definitivo, come accadde tra il 271 e il 274.[95]
Mentre Claudio era impegnato nelle guerre di confine contro i Goti,Zenobia, regina deiPalmireni, dopo la morte del maritoOdenato, prese sulle spalle il manto imperiale.[96] Successivamente inviò due suoi generali,Settimio Zabdas eTimagene, a conquistare laprovincia romana d'Egitto (nel 269/270), importante granaio imperiale.[69]
Alla fine Timagene riuscì a uccidere in un agguato ilprefetto d'Egitto,Tenagino Probo e le armate palmirene di Zabdas ottennero la vittoria, mentre tutti gli Egiziani facevano atto di sottomissione aZenobia di Palmira, giurandole fedeltà e riconoscendola comeRegina d'Egitto.[69][97]
Con l'inizio del 270, si vide la fine della guerra gotica.[99] Infatti i Goti superstiti, che erano confluiti nella regione dell'Haemimontus, furono decimati da fame e pestilenza, senza che Claudio decidesse di intervenire per dar loro il colpo di grazia.[100] E così mentre l'imperatore era ancora impegnato nelle regioni del basso Danubio, forse in una campagna contro iVandali,[101] una nuova invasione diIutungi tornò a procurare ingenti danni più ad occidente, inRezia eNorico. Claudio, costretto a intervenire con grande prontezza, affidò il comando balcanico adAureliano, mentre egli stesso si dirigeva aSirmium (Sremska Mitrovica inVoivodina), suo quartier generale (estate del 270), da dove poteva meglio controllare e operare contro i barbari.[2][68][87][101] Poco dopo tuttavia morì, in seguito a una nuova epidemia divaiolo (la così dettapeste di Cipriano) scoppiata tra le file del suo esercito (luglio/agosto).[102][103]
La sua morte venne interpretata, in modo assai retorico, come sommo sacrificio dell'imperatore per salvare l'impero stesso (res publica), come sembra fosse stato predetto dagliOracoli sibillini.[99][104]
Non si può tuttavia escludere che l'imperatore sia stato avvelenato per ordine di qualche rivale. La sua morte fu una disgrazia per l'impero romano che aveva finalmente trovato un uomo capace di accontentare tutti: senato, esercito e popolo.
«In suo onore, tutto il Senato dispose che fosse collocato nellacuria romana unclipeus d'oro (uno scudo),[63][105] sul quale si riconosce la sua immagine in un busto in rilievo. A lui, il popolo romano eresse a proprie spese sul Campidoglio, davanti altempio di Giove Ottimo Massimo, una statua d'oro[63][105] alta diecipiedi. In suo onore, per volontà di tutto il mondo, fu posta sui rostri [nel foro romano] una colonna palmata, sopra la quale venne posta una statua d'argento del peso di 1.500libbre.»
E mentre Claudio moriva, il fratelloQuintillo, uomo di elevate virtù, secondo quanto ci racconta laHistoria Augusta, assunse l'impero conferitogli per consenso unanime, non per diritto di eredità, ma per merito delle sue doti.[104][106] Pochi giorni più tardi veniva ucciso o, più probabilmente, si tolse la vita adAquileia, lasciando che fosseAureliano a ereditarne l'impero.[2][101][107][108]
Ritratto dell'imperatoreCostanzo Cloro, che si diceva discendesse da Claudio il Gotico.Ritratto dell'imperatoreCostantino I.
Claudio non ebbe figli, ma due fratelli:[109]Quintillo (che a sua volta ebbe due figli[109]), eletto anch'egli imperatore dopo la morte del fratello, ma che regnò per soli diciassette[110] o venti giorni;[111] e un presunto secondo fratello di nome Crispo. Quest'ultimo, a sua volta, avrebbe avuto una figlia di nomeClaudia, la quale insieme a un nobile di stirpedardana, Eutropio, ebbe come figlio il futuro imperatoreCostanzo Cloro.[109][112] Tuttavia, altre fonti ritengono che Claudia fosse figlia dello stesso Gotico, piuttosto che sua nipote[113]. Ancora Claudio ebbe anche delle sorelle, una delle quali, di nome Costantina, andò in sposa a un tribuno degli Assiri, ma morì in giovane età, mentre secondo altri era in realtà lei stessa la madre di Cloro.[114][115]
L'imperatoreCostantino rivendicò, in seguito, una sua discendenza dal Gotico da parte paterna:[21][116] mancano tuttavia prove che possano confermare una simile parentela, sebbene vi sia un'iscrizione che ne attesti la presunta discendenza.[117] A Claudio viene inoltre attribuito anche il nome di Valerio, per sottolineare il legame di parentela conFlavio Valerio Costanzo Cloro.[20]
la prima al momento della assunzione del potere imperiale, la seconda sembra entro la fine del 268,[13] poi con l'assunzione dei titoli diGermanicus,Gothicus eParthicus Maximus.
A partire daValeriano, Claudio venne promosso a comandante supremo di tutto l'Illirico romano (dux totius Illyrici),[35] risultando in grado, inferiore solo all'imperatore.
268
Sembra che Claudio abbia preso parte alla congiura controGallieno.[61] In seguito alla sua morte venne proclamato imperatore dalle truppe riunite di fronte aMediolanum.[15][61]
270
Claudio morì aSirmium a causa di una pestilenza verso la fine di luglio, inizi di agosto.[103]
Gli storici dell'epoca ritrassero Claudio come uno dei migliori imperatori mai esistiti fino a quel momento, molto probabilmente perché si narrava che fosse un avo diCostanzo Cloro e del figlio,Costantino il Grande.[118] Ecco come ce lo descrive laHistoria Augusta:
«In lui erano presenti le virtù diTraiano, lapietas diAntonino, la moderazione diAugusto e le qualità dei grandiprincipi, non che lo stesso Claudio prendesse questi a suo modello, ma che se anche non fossero esistiti prima di lui, sarebbe stato d'esempio per tutti i suoi successori.»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 2.3.)
«Governò in modo tale che la sua stirpe [Costanzo Cloro, Costantino e i suoi figli], fu scelta per reggere l'Impero, come sommiprincipes, come da desiderio anche di un Senato riformatore.»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 2.8.)
«Claudio si distingueva per serietà deicostumi, per le sue straordinarie e singolari qualità di vita, per la sua moralità. Era moderato nel bere, buon mangiatore, di alta statura, con occhi ardenti, volto largo e pieno, con dita così robuste che spesso tirando un pugno a cavalli e a muli ne faceva cadere i denti.»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 13.5.)
«Ḕ troppo lungo ricordare quanti onori Claudio meritò; solo uno non posso tacere, che egli, prima, durante e dopo l'Impero, venne tanto amato e apprezzato dal senato e dal popolo in misura tale che né Traiano, néAntonino, né qualunque altroprincipe fu più amato.»
(Historia Augusta,Divus Claudius, 18.4.)
«[...] [così] morì anche Claudio, il quale si era distinto per le sue virtù e che fu molto rimpianto da tutti i cittadini romani.»
(Zosimo,Storia nuova, 46.2.)
«Uomo parco e moderato e tendente al giusto, adatto a reggere la repubblica.»
^Si trattava forse dellaCohors I Cretum sagittariorum posizionata inMesia superiore (vedi ad es.AE1999, 1315 e tante altre iscrizioni della stessa in questa provincia).
^Zosimo,Ἱστορία νέα, I, 45;Historia Augusta, Divus Claudius, 11.3 (qui si parla dei barbari che rifugiatisi nell'Emimonto, ovvero sui monti dell'Hemus, furono decimati dalla fame e dalla pestilenza, che poco dopo colpì anche Claudio);Historia Augusta, Divus Aurelianus, 17.2-3 (in questo passoAureliano partecipò alle operazioni contro i Goti, insieme aQuintillo, fratello di Claudio).
(EN) Averil Cameron,Il tardo impero romano, Bologna, Il Mulino, 1995,ISBN88-15-04887-1.
Jean-Michel Carrié,Eserciti e strategie, inArnaldo Momigliano;Aldo Schiavone (a cura di),Storia dei Greci e dei Romani, Vol. XVIII:La Roma tardo-antica. Per una preistoria dell'idea di Europa, Torino, Giulio Einaudi per Il Sole 24 ORE, 2008, pp. 83-154,OCLC1138619377.
(EN) John F. Drinkwater,The Gallic Empire. Separatism and Continuity in the North-Western Provinces of the Roman Empire A.D. 260–274, Stuttgart, Franz Steiner Verlag Wiesbaden, 1987,ISBN3-515-04806-5.
(DE) Udo Hartmann,Claudius Gothicus und Aurelianus, inDie Zeit der Soldatenkaiser. Krise und Transformation des Römischen Reiches im 3. Jahrhundert n. Chr. (235-284), Berlin, Akademie Verlag, 2008,ISBN3-05-004529-9.
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