Christiaan Huygens (1629-1695), secondogenito diConstantijn Huygens, uno dei più celebri e raffinati poeti dellaRepubblica delle Sette Province Unite e amico del filosofoCartesio, iniziò i suoi studi in giurisprudenza e matematica all'Università di Leida tra il 1645 e il 1647. Successivamente, proseguì la sua formazione presso il College van Oranje (Collegio d'Orange) diBreda. Nonostante la formazione iniziale in legge, il suo interesse si spostò presto completamente verso la scienza, campo in cui divenne uno dei più influenti scienziati dell'epoca, contribuendo in maniera decisiva in fisica, matematica e astronomia.
Fece parte del circolo deiCollegianti diRijnsburg (nei dintorni diLeida), prendendo residenza nell'importante sede istituzionale nota come Collegium, di cui il padre dei fratelli Isaac eSimon de Vries era rettore. Fu in questa occasione che nel 1656 incontrò il filosofo olandeseBaruch Spinoza, da poco trasferitosi nel villaggio, che svolgeva la professione di ottico, mestiere per cui era notevolmente rinomato; Spinoza e Huygens strinsero una forte e profonda amicizia di cui si trova traccia anche nell'Epistolario, e il filosofo divenne il fornitore di lenti del fisico.
Nel 1666, Christiaan si trasferì aParigi, dove lavorò come direttore presso l'Académie des Sciences, voluta daLuigi XIV. InFrancia partecipò alla realizzazione dell'osservatorio della capitale, inaugurato nel 1672, di cui si servì per effettuare ulteriori osservazioni astronomiche.
Huygens tornò aL'Aia nel 1681, in seguito a una grave malattia. Tentò poi di rientrare in Francia, ma la revoca dell'editto di Nantes, avvenuta nel 1685, gli precluse tale trasferimento. Dopo la morte, il suo corpo fu sepolto nel cimitero della chiesa diGrote Kerk deL'Aia.
Christiaan fu il primo membro onorario straniero dellaRoyal Society (a partire dal 1663).
Illustrazione degliActa Eruditorum del 1684 in cui è pubblicato l'articoloRelatio de controversia, quae hactenus inter Dn. Hugenium et Dn. Catelanum agitatur de centro oscillationis ...
Nel 1655, adoperando untelescopio rifrattore di propria fabbricazione, scoprì la maggioreluna diSaturno,Titano,[1][2] e teorizzò che Saturno fosse circondato daun anello sottile e piatto, non collegato al pianeta, inclinato rispetto all'eclittica (Annulo cingitur, tenui, plano, nusquam cohaerente, ad eclipticam inclinato).[3] Nello stesso anno osservò laNebulosa di Orione. Grazie al suo telescopio fu in grado di suddividere la nebulosa in singolestelle. La regione interna più chiara della Nebulosa di Orione è chiamataRegione di Huygens in onore di questo lavoro. Molte delle osservazioni astronomiche di Huygens furono raccolte nelSystema Saturnium (1659).
Si occupò anche diottica, migliorando notevolmente gli strumenti astronomici, costruendo un oculare per cannocchiali formato da due lenti pianoconvesse, adatto a ridurre l'aberrazione cromatica, che oggi da lui prende il nome. Propose inoltre nuove tecniche di lavorazione delle lenti.
Prendendo in esame laforza centrifuga e lagravità, poi, fu il primo a notare la variazione della forza centrifuga tra poli ed equatore, riuscendo a esprimere tale forza anche da un punto di vista matematico: constatò che il pendolo che batteva il secondo a Parigi, perdeva 2 minuti ogni 24 ore se posto aCaienna (cioè a differentelatitudine).
A lui si deve anche la prima ipotesi in merito allaconservazione dell'energia, introducendo il concetto diforza viva, che successivamente sarà chiamataenergia cinetica, applicata concettualmente anche alla possibilità di spiegare i fenomeni naturali in termini di cambiamenti di velocità e posizione di atomi microscopici.
Durante la sua vita ebbe contatti conCartesio,Pascal,Leibniz,Leeuwenhoek,d'Aalencé eMersenne, che contribuirono anche alla sua formazione scientifica. Dietro insistenza di Pascal, Huygens scrisse uno dei primi libri sulla teoria delleprobabilità,Tractatus de ratiociniis in ludo aleae, pubblicato nel 1657, grazie al quale è considerato uno dei fondatori della disciplina delcalcolo delle probabilità.
Huygens intrattenne rapporti di corrispondenza anche con la comunità scientifica toscana, al tempo dell'Accademia del Cimento; tali rapporti investirono, anzitutto, la definizione della natura dell'anello che circonda Saturno. Comportarono, inoltre, l'avvio di una polemica, soprattutto conVincenzo Viviani, che rivendicò la priorità galileiana della scoperta dell'applicazione del pendolo all'orologio, presentata come propria invenzione dallo scienziato olandese. Nella controversia furono coinvolti ancheJohann Philipp Treffler eRobert Hooke che già nel 1666 esposero alla Società Reale delle Scienze un modello funzionante di orologio a pendolo.
Nel 1656, infatti, Huygens aveva ottenuto unbrevetto sul primoorologio a pendolo. Nell'operaHorologium oscillatorium sive de motu pendulorum (L'Aja, 1658) espose la teoria del movimento delpendolo[4], raccogliendo l'eredità dei primi studi diGalileo, e riuscì a perfezionare gli orologi a pendolo introducendo un bilanciere a molla per cronometri, atto a essere trasportato per mare, nonché l'uso della molla a spirale per gli orologi portatili. Nel 1675 Huygens brevettò anche unorologio da tasca.
1685 -Memoriën aengaende het slijpen van glasen tot verrekijckers
1686 -Kort onderwijs aengaende het gebruijck der horologiën tot het vinden der lenghten van Oost en West (sull'uso di orologi per determinare la longitudine)
1690 -Traité de la lumière
1690 -Discours de la cause de la pesanteur
1691 -Lettre touchant le cycle harmonique
1698 -Cosmotheoros.
Cosmotheoros: congetture sulle terre celesti e sui loro ornamenti (1698); edizione curata e tradotta da Lorenzo De Piccoli, Testo originale a fronte, Milano; Udine, Mimesis, 2023,ISBN 979-12-22-30429-8
(LA) Christiaan Huygens,[Opere]. 1, Lugduni Batavorum, apud Janssonios Vander Aa, 1724.URL consultato il 16 aprile 2015.
(LA) Christiaan Huygens,[Opere]. 2, Lugduni Batavorum, apud Janssonios Vander Aa, 1724.URL consultato il 16 aprile 2015.
Fondazione Mansutti,Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, a cura di M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, 2011, pp. 82–83.