
IlCatasto Teresiano oCatasto "Carlo VI" (intedescoMailänder Kataster che significacatasto milanese) fu una monumentale opera di censimento di tutte le proprietà fondiarie dellaLombardia austriaca, svoltasi in un arco temporale di oltre quarant'anni, dal1718 al1760.[1]
Il nuovo sistema censuario venne ufficialmente avviato, nel1718, da un'apposita commissione di studio nominata daCarlo VI, composta da funzionari di origine non milanese, per salvaguardare la neutralità e l'oggettività dei dati.
I rilievi furono in gran parte realizzati tra gli anni1722 e1723[1], ma il complesso lavoro di restituzione grafica e di formazione e correlazione dei registri immobiliari, oltre a successive interruzioni per cause politiche, procrastinarono l'entrata in vigore del catasto al1760, sotto il governo dell'ImperatriceMaria Teresa.
Esso fu ad ogni modo anche contrastato dalla nobiltà locale la quale possedeva enormi possedimenti fondiari nell'area del milanese ed era abituata a gestire i rilievi catastali attraverso la corruzione dei funzionari. L'opera venne interrotta nel1733 per causa dell'ostilità delle casate più nobili tra le influenti diMilano ed a causa dellaGuerra di Successione polacca prima e diquella di Successione austriaca poi, che vide ufficialmente salire al trono Maria Teresa.
La stesura del catasto riprese nel1749 sotto la guida del giurista fiorentinoPompeo Neri, uno dei protagonisti delle politiche riformiste volute dagliAsburgo-Lorena nelGranducato di Toscana. Pompeo Neri, che fu chiamato direttamente da Maria Teresa, fu incaricato di presiedere la giunta censuaria (nomina approvata con dispaccio del 19 luglio 1749). Seppur entrando in conflitto con il conteBeltrame Cristiani, potente ministro plenipotenziario della Lombardia Austriaca, Pompeo Neri nell'arco di pochi anni portò a termine la riforma amministrativa e la riforma catastale ispirata a una più equa ripartizione dei carichi fiscali. Il Catasto Teresiano fu approvato con sentenza del 30 dicembre 1757, ed entrò in vigore dal 1º gennaio 1760, due anni dopo il ritorno di Pompeo Neri a Firenze.
Giuseppe II nel1782, in linea con la politica delgiuseppinismo, decise di abolire tutte le esenzioni dall'imposta fondiaria di cui godevano le proprietà ecclesiastiche e il catasto si rivelò una vera e propria manna per rimpinguare le casse dello stato austriaco.
Esso viene definito ad oggi uncatasto geometrico particellare a base peritale, fatto che per l'epoca costituì una vera e propria innovazione. Attente misurazioni furono eseguite anche nelle più piccole proprietà, che venivano rappresentate in ogni loro minima parte e con un'estrema cura per i dettagli: per ognuna di esse veniva indicato il proprietario, l'estensione, la destinazione d'uso e la stima.
Sulla base di queste valutazioni, veniva stabilito l'imponibile per ogni contribuente[1].

Tra le piante messe a coltura, particolare attenzione fu posta alla catalogazione di tutte le piante digelso (omorone), che rivestiva una grande importanza in quanto unico alimento delbaco da seta.
Le misurazioni furono affidate a degliagrimensori delleProvince Unite (da cui l'aggettivoperitale), diretti dall'udineseGiovanni Giacomo Marinoni, che si avvalsero di innovativi strumenti di rilevazione, quale latavoletta pretoriana.
Per evitare contenziosi sull'estensione effettiva degli appezzamenti, come misura standard della superficie delle varie particelle fu imposta laperticamilanese, denominata anchepertica censuaria (1 pertica = 654,5179 m2), che soppiantò le varie unità di misura provinciali precedentemente in uso[1].
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