| Castello ducale Orsini | |
|---|---|
| Ubicazione | |
| Stato attuale | |
| Regione | Lazio |
| Città | Fiano Romano |
| Indirizzo | viale Giordano Bruno, 1 |
| Coordinate | 42°10′18.09″N 12°35′33.19″E42°10′18.09″N,12°35′33.19″E |
| Informazioni generali | |
| Tipo | Castello |
| Stile | Medievale e Rinascimentale |
| Costruzione | 1489-1493 |
| Primo proprietario | Orso Orsini poi Niccolò III Orsini |
| Proprietario attuale | Comune di Fiano Romano |
| Visitabile | Si |
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IlCastello ducale Orsini si trova aFiano Romano nellacittà metropolitana di Roma Capitale.
Il Castello fu costruito tra il 1489 e il 1493 su commissione diNiccolò III Orsini, conte diPitigliano,Sovana eNola.
Il Castello ha assunto la denominazione di Castello ducale solo nel Seicento, con il passaggio del feudo di Fiano dalla famiglia Orsini a Caterina de' Nobili, madre del cardinaleFrancesco Sforza. Quest'ultimo, a cui la madre donò poi il feudo nel 1606, fece erigere Fiano a ducato con una bolla diPapa Paolo V del 18 luglio 1608 per il figlio, legittimo e riconosciuto, Sforzino Sforza.

Nel 1489, su committenza diNiccolò III Orsini, vennero avviati i lavori per l'edificazione della Rocca di Fiano Romano su un insediamento già presente e di epoca medievale. I lavori si conclusero probabilmente nel 1493, anno inciso su uno dei camini delle sale del Castello (Sala del Melograno). Ai lavori voluti dal Conte Orsini si deve l'ala prospiciente Porta Capena, la porta di ingresso al borgo, dalla tipica struttura Rinascimentale con un arco a tutto sesto a conci bugnati[1].
A causa della scarsità di notizie certe, è estremamente difficile affermare con certezza chi sia stato l'architetto o quali siano state le maestranze che presero parte ai lavori di edificazione. Dalle fonti diNiccolò III Orsini, si apprende però che, nei suoi frequenti contatti e riunioni romane, entrò in contatto con il grande costruttore di fortificazioni medievaliGiuliano da Sangallo, al quale commissionò il rifacimento delPalazzo Orsini diPitigliano, che evidenzia molte analogie con gli elementi architettonici e strutturali di quello diFiano Romano[1].
Ospiti del Castello furono, tra gli altri, anchePapa Alessandro VI e il suo seguito, durante una visita a Fiano il 19 dicembre del 1493 per omaggiare il conte Orsini dei servigi resigli contro il suo rivaleGiuliano della Rovere, avendone il Conte sconfitto i mercenari assoldati da quest'ultimo nelle campagne romane. Della visita del Papa in quell'occasione resta ancora oggi testimonianza nella lapide in travertino posta su una delle pareti della scalinata esterna che conduce al piano nobile del Castello[2]. La lapide non era originariamente collocata all'interno del Castello, ma posta all'ingresso dell'antica chiesa di Santa Maria delle Grazie (o Nostra Signora delle Grazie) e dalla quale venne asportata qualche tempo prima che la stessa chiesa fu distrutta da un incendio[1].
Durante il suo viaggio verso Roma, nell'aprile del 1504, anchePietro Bembo fu ospite all'interno del Castello. Bembo racconta nei suoi scritti che «il giorno 24 del mese di aprile, dopo aver lasciato Città di Castello, a distanza di sedici miglia da Ocriculo, circa alle ore 23» arriva nella «terra di Fiano», viene ricevuto dal Conte di Pitigliano e ospitato per quattro giorni. Il giorno 28, sempre del mese di aprile, lascia Fiano e si avvia verso Roma, fermandosi a Prima Porta «che dista soltanto sette miglia dalla città»[3].
Alla morte di Niccolò III Orsini, il feudo di Fiano e i relativi possedimenti, compreso il Castello, divenne di proprietà del cardinaleFrancesco Sforza (1606) e dal 1621 diOrazio Ludovisi, generale della Santa Chiesa e fratello diPapa Gregorio XV. Nel 1690 il ducato venne poi assegnato aMarco Ottoboni, generale delleGalee pontificie. La figlia di Marco Ottoboni,Maria Francesca Ottoboni, sposerà poiPier Gregorio Boncompagni Ludovisi. Quest'ultimo assumerà il cognome della moglie, e il ducato e il Castello resteranno ai suoi discendenti per più di duecento anni, fino al 1897, quandoMarco Boncompagni Ludovisi Ottoboni venderà l'intera proprietà al commendatore Carlo Menotti, importante costruttore e latifondista dell'epoca.
Passata la proprietà al figlio Mario Menotti, dopo la fine dellaSeconda Guerra Mondiale le sorelle di Mario Menotti, morto all'estero, ereditarono il Castello che in parte vendettero e in parte donarono alleSuore Domenicane di Santa Caterina da Siena. Queste vi istituirono un collegio riservato alle orfane deicarabinieriche poi, con gli anni, divenne una scuola materna privata.
Nel 1993, il Castello è stato acquistato dal Comune diFiano Romano e da bene ecclesiastico è diventato di proprietà dell'ente locale che vi ha ospitato uffici, la biblioteca, sale conferenze e di rappresentanza, mostre ed eventi di vario genere.
La parte principale del castello è a pianta rettangolare. Delle torri sono poste a difesa del castello. La più piccola è quadrangolare con scarpata nella parte più bassa. La più grande, dettamastio, è circolare, è posta nel cassero, è alta 30 metri e consta di mura larghe 2,70 metri.
All'interno vi è un cortile; una scalinata porta dal cortile al piano nobile, ove, a mezzogiorno il sole illumina gli interni. La terrazza è adornata da merlatura guelfa ove i signori del castello amavano mirare tutti i loro terre.

L'ala quattrocentesca fu realizzata da Niccolò III Orsini, divisa in nove sale, collegate tra loro da porte nei cui stipiti ricorre la scritta "Nicolaus Tirtius Ursinus 1493", ossia la data in cui i lavori furono eseguiti e, verosimilmente, quando gli affreschi furono ultimati[2].
Nell'agosto 2022 il Comune di Fiano Romano bandì un concorso per definire un progetto di recupero che comprendesse anche un visione di un futuro utilizzo dell'immobile. A gennaio 2023 il concorso fu vinto da Grazzini Tonazzini Colombo, un gruppo di giovani professionisti, (Arch. Giorgia Colombo, Arch. Ing. Michele Grazzini, Arch. Ing. Andrea Tonazzini) che proposero la realizzazione di un centro per le arti e la cultura, con interventi che sapessero armonizzarsi con le diverse stratificazioni storiche del Castello (medievale, rinascimentale e tardo settecentesca).[4] Il costo preventivato del restauro era di circa 1,7 milioni di euro.