Il territorio, che si trova nella parte a nord ovest dellaPianura Padana, ha il centro abitato che dista 31km circa daBrescia, ilcapoluogo dellaprovincia.[7]Castelcovati è privo di qualsiasi rilievo e corso d'acqua di origine naturale e nella sua parte meridionale confina con la zona delle risorgive, presenti nel comune limitrofo diComezzano-Cizzago.
Il principale canale artificiale è laCastellana, proveniente da Urago d'Oglio e diretta verso Trenzano e Castrezzato.[8]Si trova in zona sismica 2, cioè una zona con pericolosità sismica media, nella quale possono verificarsi terremoti abbastanza forti.[9]
Castelcovati è sito nellazona climatica E.[10] Il clima è quindi temperato subcontinentale, che presenta lunghi e freddi inverni, estati calde e afose e un tasso di umidità elevato[11] ed è dunque classificato come subtropicale umido (Cfa) secondo Köppen.
Nel 1380 il paese si chiamava Castrocovatorum, nel sec. XV Castrumcovatorum, nel sec. XVI Castel de Covadi.[12]Esistono opinioni controverse riguardo all'etimologia di Castelcovati. Il Guerrini pensa che il paese abbia preso nome dalla famiglia nobiliare dei Covati, il Gnaga osserva che il nome Castrumcovatorum sia precedente alla signoria dei Malatesta, signoria nella quale i Covati non risultano tra i feudatari bresciani. Tuttavia, non si sa dare una precisa origine etimologica al toponimo Castelcovati.[12]
Originariamente il territorio covatese era paludoso e acquitrinoso, venne poi bonificato.[12]
I primi insediamenti certi nel territorio di Castelcovati risalgono alXII secolo quando venne costruita la chiesa di S. Maria della Nuvole (sorta proprio sul terreno bonificato) ed intorno ad essa si sviluppò un villaggio di impronta agricola.[12]
La chiesa di S. Maria delle Nuvole era situata a sud di Castelcovati, sulla strada che va in direzione diComezzano. Originariamente la Chiesa era detta "Lignigula" (gli abitanti del luogo erano infatti chiamati "Lignigoli"), ma successivamente gli storici la rinominarono S. Maria delle Nuvole ignorando la storia e l'etimologia.[13] Potrebbe anche però derivare dal termine "noali" che indica la campagna strappata alla palude e agli acquitrini.[12] Nel febbraio dell'anno 1840 una lettera dei Luoghi Pii di Brescia sollecita la distruzione della chiesetta. Intorno alla fine di quel secolo la chiesa scompare dalle carte geografiche e non ve ne rimane oggigiorno più neanche una traccia.[13]
Nel maggio del 1220, Obertino Gambara, il podestà di Brescia, toglieva qualsiasi dazio dal piccolo castello (che poi non era un vero castello, ma solo un ricetto per la protezione dei coloni che abitavano il borgo[12]) presente sul territorio di Castelcovati. Il borgo, grazie alle immunità comunali, prendeva il nome di Villafranca. Solo in seguito sarà chiamato Castrum Coatorum.[14]Nel 1322 l'esercito tedesco di Enrico d'Austria saccheggiò il borgo e incendiò il castello[12] e successivamente nel 1701 il sacco si ripeté.
Il principeEugenio di Savoia (comandante dell'esercito austriaco) aveva vinto il 1º settembre di quell'announa significativa battaglia combattuta sul territorio di Chiari. I due eserciti, tuttavia, rimasero a misurarsi nell'area fino al 13 novembre, quando segretamente i franco-spagnoli mossero oltre l'Oglio di notte. Eugenio aveva chiesto tempo prima alla comunità di Castelcovati di avvertirlo se l'armata delle Due Corone avesse tentato di muovere in direzione del fiume, perché temeva che avesse potuto riunirsi con rinforzi provenienti da Milano. Dato che i cittadini del borgo non si sentivano obbligati ad interferire, non avvisarono il generale dell'armata alemanna che in quell'occasione saccheggiò per rappresaglia il villaggio castelcovatese:[15] distrusse intere contrade e arrivò a derubare perfino la chiesa.[14] Il paese venne ridotto alla fame.[12]
Nel1820 vennero portati a termine i lavori della costruzione della chiesa parrocchiale dedicata aSant'Antonio Abate. Nel1836 il paese fu colpito dalcolera, che causò la morte di buona parte della popolazione, e nelXX secolo il paese venne investito da una grande crescita demografica e economica.[14]
«Stemma: d'azzurro, al castello con le torri coperte, d'oro, murato di nero, chiuso dello stesso, le torri finestrate ognuna di uno, di nero e sostenenti l'aquila di nero, linguata e allumata di rosso; esso castello fondato sulla pianura di verde. Ornamenti esteriori da Comune[16]»
(D.P.R. 18 aprile 2011)
«Gonfalone: drappo di giallo con la bordatura di verde, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo e di cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento»
(D.P.R. 18 aprile 2011)
Lo stemma richiama l'antica fortificazione ed è noto dal XVIII secolo quando appare in un dipinto, con due banderuole che cimavano le torri[17], accompagnato dall'iscrizione «Stemma della Comunità del Castello di Covati».In precedenza era stato descritto:campo di cielo, al castello al naturale, con il fastigio privo di merli, e le due torri coperte, aperto e finestrato di nero, fondato sulla campagna di verde e sormontato dall'aquila al naturale con gli artigli sulla sommità delle torri.[18]
Chiesa di Sant'Antonio Abate, parrocchiale. La vecchia chiesa era architettonicamente molto semplice: un pavimento in cotto, un soffitto costituito di travi e una sola navata. Il coro aveva un volto di mattoni e un pavimento ricoperto di marmo.[19] Nel1792 iniziarono i lavori per costruzione della nuova chiesa parrocchiale a sostituzione della vecchia chiesa oramai insufficiente a contenere la popolazione.[20] Da quanto risulta dalla visita pastorale dell'allora vescovo Ferrari nel 1841 gli storici vengono a conoscenza che i lavori sono ultimati, ma che la Nuova Chiesa non è ancora stata consacrata.[19]
Nella nuova chiesa troviamo diverse opere d'arte particolarmente pregevoli: la pala dell'altare maggiore che rappresenta l'apparizione di Cristo aSant'Antonio Abate (opera del salodianoSante Cattaneo), la Via Crucis (opera del clarense Giuseppe Teosa) e la volta della navata presenta scene evangeliche (Presepio, Crocifissione, Resurrezione e Ascensione), accompagnate da figure di santi poste in medaglioni.[20]
La Chiesa di S. Marino.Affresco della Madonna con il Bambino
Chiesa di San Marino. Edificata nel400' probabilmente per volontà della famiglia De Marinis, nacque inizialmente come oratorio campestre a cui in seguito a causa delle direttive napoleoniche venne annesso un cimitero. Sulle pareti interne del tempio trovano posto numerosi affreschi quattro e cinquecenteschi. Il principale, che sovrastava l'originario unico altare, attribuito alla scuola delFoppa, raffigura la Madonna con Bambino in trono, affiancata dai santi Antonio Abate eMarino.[21] Oltre al grande affresco della Madonna in trono con il Bambino, la chiesetta di San Marino conserva una grande quantità di pitture votive cinquecentesche disseminate disorganicamente lungo tutte le pareti. Tra le pitture si può notare una netta predominanza dell'immagine diSan Rocco la cui venerazione era esercitata in particolare durante le pestilenze.[22]
La Chiesa di S. Alberto.
Chiesa di Sant'Alberto. Non si hanno molte notizie riguardo a questa chiesa. La costruzione di essa si può però far risalire all'esistenza di paludi nell'antichità sul territorio castelcovatese. Essendo la zona in condizioni di insalubrità, la gente si rivolgeva a Sant'Alberto perché egli intercedesse contro la malaria. Nella seconda metà del XVIII secolo vi sono dei documenti che riportano una festa in onore di questo santo: vicino alla chiesa veniva allestita una fiera a cui partecipavano molte persone (nonostante fosse prevalentemente profana).[23]
Il Vecchio Acquedotto di Castelcovati.Una tra le più vecchie cascine di Castelcovati
Il campanile castelcovatese è, secondo alcuni storici, l'antica torre del castello che sorgeva all'incrocio delle stradeChiari-Comezzano eCastrezzato-Urago d'Oglio.Un possente bastione e una porta che oggi è diventata la torre e che domina, caratteristica, il centro del paese rappresentano ancora la struttura del vecchio castello. Il Panazza (Storia di Brescia, vol. I) sottolinea che del castello rimane solo la torre mutata in campanile.Quest'ultima citazione evidenzia il fatto che gli uomini locali dovettero intervenire per ergere la loro torre campanaria al posto della vecchia torre del castrum.[24]Pare possibile l'ipotesi che la torre sorgesse sopra una torre precedente o sopra la porta d'ingresso del castrum, nonostante il Da Lezze nelCatastico Bresciano risulti che a Castelcovati vi fosse "un poco di Castello, ma destrutto". Dalle diverse visite pastorali avvenute nel Cinquecento e Seicento (i cui atti sono conservati negli archivi delle diocesi di Brescia e Milano) veniamo a sapere che esisteva un campanile contiguo al coro della Chiesa Parrocchiale. L'abbattimento della torre potrebbe essere stato dovuto alla necessità di ampliare la chiesa o il coro. Oppure, divenuta pericolante, venne comunque abbassata.Al suo posto venne innalzato quello che dovrebbe essere l'attuale campanile. Nel corso di contenziosi fra parroco e comunità troviamo le memorie del come e del perché fu costruito il nuovo campanile.[24]Nel1829 la dittasoncinese Torriani costruì l'orologio della torre e successivamente vennero rifatti in legno i sostegni delle campane e nel1981 vennero nuovamente sostituiti con sostegni in leghe metalliche.Sul lato volto verso la via S. Antonio (a sud) è stato collocato nel gennaio2005 il mosaico dell'artista Elena Cesana, rappresentante lo stemma civico. Il campanile e le campane fuse nel1822 vennero interessate da un restauro nelXXI secolo.[24]
Il paese è sempre stato interessato da un costante aumento demografico. In particolare, tra l'anno1991 e il2011 il grande incremento della popolazione è stato dovuto alla grandecrescita economica avvenuta in quegli anni.
La popolazione straniera residente al 1º gennaio 2023 era di 1326 individui su un totale di 6875 abitanti. L'incidenza della popolazione straniera era del 19,3%.[1]
Nel conteggio sono esclusi cittadini con origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza italiana
Il territorio è compreso nella Parrocchia di Castelcovati.[26]Sono presenti tre chiese (la chiesa di S. Alberto, la chiesa di S. Marino e la chiesa parrocchiale dedicata a S. Antonio Abate).
Nel territorio del comune è presente l'istituto comprensivoMartin Luther King, che comprende una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado, nonché tre scuole nel vicinoComezzano-Cizzago.[28] È inoltre presente una scuola dell'infanzia.[29]
Il piatto tipico castelcovatese per eccellenza è il raviolo, detto comunementecasünsèl, che viene cucinato con burro, salvia e parmigiano grattugiato. Il ripieno del raviolo è costituito di pangrattato, formaggio grattugiato, burro, brodo di carne, prezzemolo, spezie, aglio e concentrato di pomodoro.Piatto molto apprezzato è lo spiedo, infatti nel luglio 2010 Castelcovati è entrata nel Guinness dei Primati per lo Spiedo più lungo del mondo.[31]Un piatto popolare molto amato è la polenta.
Castelcovati fino aglianni cinquanta era un paese di impronta agricola.Neglianni sessanta l'economia di Castelcovati conobbe una crescita economica esponenziale dovuta ai guadagni dei molti pendolari impegnati nel settore edile che gravitano nell'area metropolitana milanese per la costruzione di abitazioni, infrastrutture, edifici vari... Attualmente l'economia del paese si basa ancora sull'edilizia.[14] Lacrisi economica del 2008 ha colpito pesantemente Castelcovati: nel primo trimestre del 2014, il tasso di disoccupazione ammonta a circa il 17% del totale della popolazione del comune (il più alto nella provincia di Brescia).[32] Il reddito pro capite dei castelcovatesi nel 2014 ammonta a 15.636,47 euro, collocandolo così al di sotto della media della provincia di Brescia.[1]
In paese è situato un centro sportivo polivalente che comprende i campi da calcio, la pista di atletica, la palestra e le relative attrezzature.[35]Inoltre sono presenti alcune associazioni sportive, come l'Olimpia Basket.[36]Di recente nascita la squadra del Gruppo Sportivo oratoriale, provvista di un settore giovanile (70 iscritti solo over 12) e tre squadre amatoriali. In passato era presente nel paese l'U.C.Castelcovati, squadra di calcio dilettantistica nata nel 1986 attualmente sciolta; ha militato per diversi anni nei campionati di Eccellenza e Promozione.
Giuliano Gritti, Giacomo Massenza e Maurizio Mondini,Santi per le vie: Religiosità popolare nelle santelle di Castelcovati, San Zeno Naviglio, Grafo, 1993, p. 29,ISBN9788873852056.
Marco Astolfi e Delia Romano,GeoAtlas. Corso di geografia. per la Scuola media, vol. 1, Bergamo, Atlas, 2007, pp. 76-77,ISBN9788826813615.
Sergio Onger,San Marino: un oratorio campestre a Castelcovati, San Zeno Naviglio, Grafo, 1989, p. 23,ISBN8873850545.
Antonio Fappani,Enciclopedia Bresciana, Brescia, La voce del popolo, 1976, pp. 131-132,ISBN978-8861460034.
AA.VV.,La Parrocchiale di Castelcovati, San Zeno Naviglio, Grafo, pp. 12 e 14, ISBN non esistente.
AA.VV.,Storie di Senzastoria: società e cultura popolare tra '700 e '800, San Zeno Naviglio, Grafo, p. 99, ISBN non esistente.