La cittadina e il territorio comunale sono situati nella bassaval Tidone, tra le ultime pendici della fascia collinare e lapianura Padana, presso la riva destra delPo, nella parte ovest della provincia sul confine con laprovincia di Pavia. È l'ultimo comune emiliano prima dellaLombardia. Il centro storico è situato fra i due rii Lora e Carona, che confluiscono appena a nord della ferrovia, ed è posto alla base di una modesto pendio di origineolocenica originato dal processo erosivo del fiume Po. Alla base di questa piccola scarpata vi sono numeroserisorgive, specialmente nel tratto di Fontana Pradosa, dove si sviluppa un percorso denominato appunto "ciclabile dei fontanili".
Castel San Giovanni è nel periodo romano sotto laIX regione romana di Liguria (che avevaGenova come capitale), unita poi all'Emilia (Aemilia) e Traspadana (Lombardia) spostando la capitale aMilano (con i governatorati di Genova ePiacenza).
Rimane tutto immutato sotto i Longobardi e sotto iFranchi, poi la Liguria si divide in tre marche, e Castel San Giovanni divenne parte della MarcaObertenga (Liguria Orientale), che successivamente si suddivise in vari rami famigliari.
Nel 1243 e nel 1246 ilre Enzo, figlio diFederico II di Svevia, cinse d'assedio il Castello di Olubra, posto ove si trova l'attuale borgo, con l'aiuto dei pavesi senza riuscire a espugnarlo[4].
Il primo conte èLuigi Dal Verme (1436-1449), a lui succedette il figlioPietro II Dal Verme (1449-1485); il fratello di questi Taddeo e poi i figli di lui Marc'Antonio e Federico tornarono in possesso di tutti i beni tranne Castel San Giovanni. Le contee di Bobbio, Voghera, la signoria di Castel San Giovanni e tutti feudi vermeschi furono dapprima assegnate alla camera ducale nella persona del duca di MilanoLudovico il Moro, e poi giunsero come dote al conteGaleazzo Sanseverino (1489-1499) che di Ludovico aveva sposato la figliaBianca Giovanna Sforza. In seguito Castel San Giovanni passò, per un certo tempo, alla duchessaBeatrice d'Este, per donazione del marito Ludovico.[5]
Dopo l'occupazione francese del Ducato di Milano, le contee di Bobbio, Voghera, la signoria di Castel San Giovanni e tutti feudi vermeschi furono prima assegnati a Bernardino Da Corte (1499-1500), poi al conte Ludovico di Lussemburgo (1500-1504), conte di Ligny. Dopo la morte di LudovicoLuigi XII di Francia assegnò il feudo di Castel San Giovanni al marchese di BussetoAntonio Maria Pallavicino, nobile del territorio piacentino nelloStato Pallavicino. Nel1525 i Dal Verme riottennero tutti i feudi di Bobbio e Voghera e della val Tidone, con conferma imperiale, ma nonostante i ricorsi non rimase loro preclusa la signoria di Castel San Giovanni e di Sarmato.
Nel1545 alla formazione delDucato di Parma e Piacenza il feudo di Castel San Giovanni diventato piacentino venne assegnato definitivamente aiFarnese che progressivamente entrarono in possesso di quasi tutta la Val Tidone.
Nel corso dellaseconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e dellaRepubblica Sociale Italiana, Castel San Giovanni fece esperienza delle persecuzioni antiebraiche con l'arresto in paese di Tina Pesaro il 1 dicembre 1943 e la sua deportazione ad Auschwitz.[6]
Lo stemma del comune, attestato già nel XV secolo, è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 20 maggio 1930.[7]
«Campo di cielo, alcastello torricellato e merlato di tre di rosso, murato di nero, chiuso consaracinesca di ferro, accollato ad una catena montana al naturale, e fondato supianura erbosa di verde; dalla porta esce unfiume d'azzurro, ombrato d'argento, ondeggiante in palo verso la punta. Ornamenti esteriori da Città.»
Il gonfalone municipale, concesso con D.P.R. del 24 settembre 2010, è un drappo di rosso.[8]
Nellefrazioni diBosco Tosca e di Pievetta, situate a circa 5 km dal capoluogo comunale lungo l'argine del fiumePo, si insediarono nelSeicento comunitàarbëreshë, le uniche dell'Italia settentrionale, testimoniate dalla persistenza deicognomi "Albanesi" e "Tosca" e dal mantenimento di usi funerari e tradizioni culinarie distinte[10].
Un tempo a vocazione agricola, la città oggi vede svilupparsi l'industria alimentare, chimica e meccanica. Inoltre si rileva una discreta presenza di imprese legate all'artigianato, soprattutto quello riguardante l'abbigliamento (maglierie e scialli), ed alla produzione di imballaggi ebottoni. Si esportano formaggi e uva da tavola, è praticato l'allevamento del bestiame e vi sono fabbriche di materiale refrattario e cemento. Il commercio è favorito dalla vicinanza all'autostrada A21 e allaferrovia Alessandria-Piacenza. Nei pressi del casello autostradale di Castel San Giovanni è collocato un polo di interscambio merci.
Le squadre calcistiche di Castel San Giovanni sono la Castellana Fontana che gioca in Promozione e l'Oratorio San Filippo Neri che milita nel campionato di Seconda Categoria.Nella pallavolo la Castellana Volley milita nel campionato regionale di serie C maschile, oltre che nella prima, nella seconda e nella terza divisione femminile (inoltre era presente una squadra di pallanuoto maschile, dal nome C.S.G. WP).
^Francesco Malaguzzi Valeri,La corte di Lodovico il Moro: la vita privata e l'arte a Milano nella seconda metà del Quattrocento, vol. 1, Milano, Hoepli, 1913, p. 381.
^Ida Benedetta "Tina" Pesaro fu trattenuta per motivi di salute alle carceri di Pesaro sino al luglio 1944, fu quindi condotta alcampo di Fossoli e da lì deportata ad Auschwitz nell'agosto 1944. Morirà il 31 dicembre 1944 a Landsberg in Baviera.CDEC Digital Library. In sua memoria è stata posta in paese unapietra d'inciampo e dedicata in suo nome la scuola elementare.
^abCastel San Giovanni, suArchivio Centrale dello Stato.URL consultato l'8 agosto 2022.
^Interventi di Aldo Bersani (sindaco di Castel San Giovanni) e di Claudio Tosca, inMinoranze linguistiche storiche. Tutela delle minoranze linguistiche fuori dagli insediamenti originari (atti del convegno internazionale, Chieri 2003), Provincia di Torino e Associazione culturale di minoranza linguistica storica "Vatra arbëresh" (testo on lineArchiviato il 24 aprile 2015 inInternet Archive.), pp.52-54.
^Museo Etnografico della Val Tidone, suPatER – Catalogo del Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna, ultimo aggiornamento 29 novembre 2023.URL consultato il 26 aprile 2024.