Ilcasellario politico centrale era un ufficio della direzione generale della Pubblica sicurezza delRegno d'Italia che aveva il compito di curare il sistematico aggiornamento dell'anagrafe dei cosiddetti "sovversivi", ma anche degli oziosi e dei vagabondi (tra i quali, spesso, erano annoverati gli attori).
Il "servizio dello schedario biografico degli affiliati aipartiti sovversivi maggiormente pericolosi nei rapporti dell'ordine e dellaPubblica sicurezza" (istituito nel1894 con le circolari della Direzione generale P.S. del 25 maggio 1894, n. 5116 e del 16 agosto 1894, n. 6329) continuò ad essere in funzione - anche dopo lanascita della Repubblica Italiana - fino alla fine degli anni sessanta del Novecento.
L'istituzione del servizio fu una delle misure che lo Statounitario assunse nell'ultimo decennio delXIX secolo di fronte all'affacciarsi sulla scena politica italiana delle prime organizzazioni a carattere nazionale del proletariato laico e cattolico. Nelprimo dopoguerra, il Casellario politico centrale (detto in sigla, nelgergo di polizia, CPC) fu alimentato con schedature relative soprattutto adanarchici,socialisti ecomunisti.
Durante ilfascismo, infatti, il CPC fu ampliato e potenziato: «il 1922 fu, insieme al 1918, l’anno in cui venne aperto il minor numero di fascicoli (meno di 500); ma, a partire dal 1923, il numero avrebbe ricominciato a crescere, assestandosi intorno alle 1500 nuove schedature del 1923 e del 1924 e arrivando oltre le 3000 unità nel 1925 e oltre le 4000 nel 1926, ultimo anno prima della radicale riorganizzazione dello Schedario. Ciò che non toglie che il controllo delle opposizioni lasciava ancora molto a desiderare, al punto che la polizia non fu in grado di seguire in maniera adeguata uno degli oppositori più attivi,Antonio Gramsci. Con la nomina del prefettoFrancesco Crispo Moncada qualcosa cominciò a muoversi, anche perché il discorso pronunciato allaCamera dei deputati il3 gennaio1925 daMussolini chiamava gli apparati della polizia a una lotta più decisa e efficace contro leopposizioni, fino al loro completo annientamento. Con quel discorso, ha sottolineatoGuido Melis, Mussolini rivendicò quella natura antidemocratica eantiparlamentare delfascismo che le leggi eccezionali del 1925-26 avrebbero tradotto in un primo abbozzo di regime. Le conseguenze furono immediate: i prefetti furono subito chiamati ad assumere iniziative di stampo repressivo, mentre (...)Federzoni presentò in Parlamento il disegno di legge che delegava al Governo la facoltà di emendare la legge di p.s.»[1].
Dopo l'approvazione delTesto unico delle leggi di pubblica sicurezza e l'emanazione delleleggi fascistissime tra il1925 e il1926 (che attribuirono al servizio la sua denominazione) - e dopo la creazione dell'OVRA nel1930 - il CPC fu organizzato come ufficio dipendente dalla Sezione I della Divisione affari generali e riservati e procedette al riordino di tutto il materiale esistente.
Nella Repubblica il casellario fu "utilizzato", fino al1968 come strumento di monitoraggio costante dei soggetti considerati «eversivi». I fascicoli Cpc, infatti, venivano aggiornati ogni quattro mesi proprio con il fine di mantenere costante l'osservazione delle persone considerate pericolose; diversamente, i fascicoli dellapolizia politica, prima, e «Z», poi, venivano aggiornati solamente sulla scorta di eventuali nuoveemergenze"[2].
Versati all'Archivio centrale dello Stato dal ministero dell'Interno nel 2010, dal luglio 2011 sono consultabili i fascicoli del Casellario politico centrale fino al 1967.
Scopo e utilità del servizio, stando alla sua circolare istitutiva, era quello di "mantenere alta l'attenzione delle Autorità di Pubblica Sicurezza sui maneggi dei rivoluzionari più pericolosi e di raccogliere presso la D.G. della PS, per averli sempre a portata di mano, tutti gli elementi relativi alla operosità ogni dì più intensa e varia di essi".[3]
La mole dei fascicoli del CPC varia a seconda dell'importanza e dell'attività degli individui e anche della solerzia dellePrefetture. I documenti raccolti risalgono anche ad epoca anteriore alla istituzione del servizio, ma raramente sono precedenti il1880.Fino al1922 le persone schedate furono circa quarantamila, in maggioranza socialisti (tra questi, anche il giovaneBenito Mussolini), anarchici o repubblicani e, dal1921, comunisti. In epoca fascista furono schedate oltre centodiecimila persone.
Gli schedati nel casellario politico centrale di cui esiste un fascicolo nell'Archivio centrale dello stato[4] sono 152.589, di cui 147.584 riferiti ad uomini e 5.005 riferiti a donne; rispetto al colore politico[5]: