Forse il nome deriva dal toponimo greco Kalinium, luogo su cui fu anticamente fondata la città, oppure forse deriva daCalinolum, derivato a sua volta dalla colonia romana diCalenum. Tale origine del toponimo, come sostenuto dagli storici locali Luca Menna e Salvatore Theo, andrebbe a identificare sia la città di Carinola che la vicinaCalvi Risorta. In realtà, tale identica denominazione, sarebbe da ricercare in un errore materiale nella trascrizione da parte diPaolo Diacono, il quale avrebbe trascritto l'aggettivoCalenum, riferito all'AnticaCales (odierna Calvi Risorta), al posto del longobardo toponimoCalinium, riferito invece proprio a Carinola.[4] È un'ipotesi, questa, che riprenderebbe una diretta latinizzazione del grecoKalinium.
Carinola ha un'estensione territoriale di59,23 km², in gran parte occupati da terreni coltivati e selve. Sviluppatasi nella parte nord della regione, nell'antico territorio dellaCampania Felix, Carinola è la culla dell'Ager Falernus, la fertile zona che dall'anticaSinuessa fino all'odiernaFrancolise produceva (e produce ancora) ilFalerno, uno dei vini più apprezzati dagli antichi romani. Centrale nel collegamento tra le città diNapoli eRoma, confina a nord conSessa Aurunca, a nord-est conTeano, a sud-est conFrancolise, a ovest conFalciano del Massico (il cui territorio era, fino al 1964, parte del Comune di Carinola) e a sud, per pochi km, conMondragone,Cancello Arnone eGrazzanise. Lo sviluppo di agglomerati urbani è limitato alle frazioni sparse del territorio e al capoluogo, che dà il nome all'Ente. Le frazioni più popolose sonoNocelleto,Casale e Casanova, insieme al capoluogo Carinola, che tuttavia costituisce l'agglomerato più piccolo tra le comunità maggiori. Altre frazioni sono S. Donato,Ventaroli, S. Croce, Croce di Casale eCascano di Carinola (Parco Libellula, Campo de' Felci).[5] Borghi caratteristici, seppur poco popolati, sono S. Bartolomeo, S. Ruosi-Ceraldi, S. Anna, Borgo Migliozzi e Borgo Fava.
Confini naturali del territorio urbano sono ilmonte Massico ad ovest e il fiumeSavone ad est. Più ampia è l'area oltre il Savone, riportata sulle carte geografiche comePiana di Carinola.[6]
La cittadina venne probabilmente fondata prima daiPelasgi con il nome diUrbana, alla confluenza tra le strade per le romaneTianum Sidicinum (l'odiernaTeano) eGallicanum (Cascano). In seguito venne occupata dagliEtruschi, come testimoniano alcune costruzioni ancora presenti sul territorio, e poi anche daiRomani stessi. Fu tra il X e il VI sec. a.C. che la città visse sotto la costante protezione diCapua, centro sempre importante. Come afferma il Menna, «[…] divenne fortezza, al centro di una vasta vallata, dove potevano vivere e prosperare i numerosi abitanti. Fu sotto il dominio dei Romani che Caleno o Calinum accrebbe la sua prosperità e la sua notorietà, divenendo subito Municipium».[7] Ciò vale a dire — con le parole dello stesso Menna, che era «città con governo, leggi, milizie e magistrati propri. Di Caleno parlanoPlinio il giovane,Strabone,Orazio […]». E ancora: «A Calinum i Romani, che spesso si recavano a Napoli e a Cuma per interrogare la Sibilla circa le sorti dell'impero, trovavano letabernae deversoriae e le stabines.»[7]
A dispetto dell'identificazione diretta di Carinola -Foro Popilio o Carinola - Foro Claudio, le parole di De Stasio e le successive deduzioni dello storico Giovanni Iannettone rendono l'idea della costituzione di una città che conteneva al suo interno varie realtà di fondazione di epoca Romana e anteriore. A De Stasio («estendeva il suo territorio fino a comprendere da un lato Mondragone e dall'altro la Valle del Volturno fin quasi a Capua, da cui dipendeva»[8]) così fa eco Iannettone: «difatti nell'ambito sono state sempre comprese non solo la città di Foro Popilio, che fu fondata dai Pelasgi verso il 1100 a.C. e dagli Etruschi, ma anche la zona de I Greci, la città di Foro Claudio, la colonia di Urbana, la città di Larissa, territorio su cui si sono sviluppate le attuali frazioni di Casanova, Casale, Nocelleto, Ventaroli, S. Donato, S. Croce e le ex frazioni di Falciano Capo e F. Selice.»[6]
L'arrivo nelIX secolo deiSaraceni nella zona coincise con la lenta distruzione della città, cominciata già dalle incursioni barbariche diGenserico, e portò la popolazione a rifugiarsi nel sito di Foro Claudio e nelle colline circostanti (odiernaCasale, ove esiste un palazzo di residenza estiva del vescovo e uno stemma del presule Tommaso Anfora datato 1143 ?). Dopo la distruzione degli agglomerati di Urbana -Foro Popilio, la città venne ricostruita come riunificata con il nome diCarinola e innalzata asede vescovile intorno al 1100. Successivamente la città passò sotto il controllo di un feudatario normanno, ilconte Riccardo, ed entrò a far parte delprincipato di Capua.
Nelle campagne circostanti molti dei ruderi delle abitazioni di Urbana vennero rimossi e riutilizzati nella costruzione di "poderi-fortezza". Accanto a questi poderi gli abitanti cominciarono a costruire delle cappelle e le due comunità più grandi, quelle di San Pietro a nord-ovest e di San Sisto a sud-est, costruirono delle vere e proprie parrocchie. Con la fusione delle due comunità nel1400 ci fu la nascita della frazione diNocelleto.
Più ad ovest del centro urbano di Carinola, ai piedi di una piccola collina del massiccio massicano, laGrancelsa, si sviluppavano in epoca tardo-medioevale i Borghi Lorenzi (oggi Laurenzi) e Carani. Sulla direttrice delle due piccole comunità si sarebbe sviluppata successivamente la frazione di Casanova, a vocazione prettamente pastorale e di coltura vitivinicola, ancorata alle tradizioni culturali e religiose di devozione al tempio sacrale della collina dedicato a Maria SS. Grande ed Eccelsa (da cuiGrancelsa). Raggiungibile da viaPadre Michele Piccirillo, dedicata all'illustre studioso e archeologo originario del luogo, vi è il monumentale convento di S. Francesco (XIII sec.).
NelXVI secolo la città decadde per via delle avverse condizioni ambientali. Infatti, nelle vicinanze dei centri abitati erano presenti molti acquitrini e corsi d'acqua i cui alvei non erano tenuti adeguatamente puliti: l'impaludamento che ne seguì portò malattie come iltifo e ilcolera, decimando la popolazione. Nel1818 ladiocesi di Carinola venne soppressa e il suo territorio fu unito a quello delladiocesi di Sessa Aurunca.
Per i fatti conseguenti all'occupazione tedesca del 1943, Carinola è stata insignita nell'anno 2004 di medaglia d'argento al merito civile. Fu infatti, come si legge anche nella motivazione dell'onorificenza, "centro strategicamente importante": la cittadina fu sede delDeutsch Ortskommandantur, parte della Linea Massico-Trigno, a sua volta sostegno della più conosciutaGustav. Storica la testimonianza, nel segno della sofferenza della deportazione, dell'illustre cittadino carinolese Antonio Zannini, docente ed ex dirigente social-democratico, scomparso nel 2012. Particolarmente sentita è la ricorrenza del 28 ottobre: a Borgo Laurenzi (presso la frazione Casanova) vennero uccisi dai corpi di mortaio sparati dai nazisti — appostati sulla vicina Grancelsa — ben tredici civili. Moderne ricostruzioni storiche datano in realtà il nefasto evento al 1º novembre, data di un documentato scontro tra leforze Alleate e l'esercito tedesco, limitato ai centri di S. Croce e Carinola.
Nel 1964,Falciano, che fino ad allora era frazione del comune di Carinola, ottenne l'autonomia comunale.
Lo stemma è stato concesso con regio decreto del 26 luglio 1868.[9][10]
«Scudo d'azzurro, alla croce formata da noverombi d'argento, di cui cinquein palo, appuntati, e quattroin fascia accollati, e questi moventi due a destra e due a sinistra dal rombo di mezzo fra quelli in palo. Ornamenti esteriori da Comune.[11]»
Lo stemma attualmente in uso è quello a cinque rombi, di colore bianco, iscritti nello scudo di colore azzurro. I cinque rombi dello stemma del Comune di Carinola rappresentano i territori diFalciano a sinistra, Casanova in alto,Casale a destra eNocelleto in basso, legati tutti per un vertice al rombo centrale che simbolicamente rappresenta il Capoluogo. Lo stemma cittadino, con la caratteristica croce a rombi, è presente sulle torri civiche oltre che in uso sulle bandiere e gli atti del Comune.
«Centro strategicamente importante, durante l'ultimo conflitto mondiale, diede ospitalità e rifugio a centinaia di sfollati napoletani. Occupato dall'esercito tedesco, impegnato a difesa della linea Gustav, fu oggetto di violenti rastrellamenti e razzie da parte delle truppe naziste. Numerosi furono i cittadini deportati, destinati a lavori forzati, che persero la vita sui vari fronti. La popolazione seppe resistere alle più dure sofferenze, offrendo ammirevole esempio di coraggio e amor patrio. Carinola (CE), 1943-1944» — 8 novembre 2004[12]
La cittadina e i casali attorno hanno subito un continuo processo di stratificazione architettonico, ultimo quello ravvisabile negli stili primo-novecenteschi. Tuttavia, fu a partire da metà delQuattrocento, che si risentì della maggioreinfluenza artistica catalano-aragonese, che avrebbe segnato significativamente il volto della città per i futuri anni. Per tale motivo, lo storico dell'arteAdolfo Venturi la definì, in uno storico epiteto, "Pompei del Quattrocento".[13]
Nella città di Carinola si trova la già cattedrale – infatti la città fusede vescovile, poi soppressa nel1818 dalla bollaDe utiliori dipapa Pio VII –, originariamente intitolata alla Madre di Dio ed ai santi Giovanni Battista ed apostolo. Voluta dal vescovosan Bernardo da Capua, che ne fu il costruttore instile romanico, vi sono oggi riscontrabili diversi elementi di gustotardo-gotico di foggia durazzesco-catalana.[14]
Nella parte orientale della città, a ridosso dell'antica cinta muraria, vi è il complesso religioso dell'Annunziata, costituito originariamente dalla chiesa, da una congregazione e da un ospedale. Fu fondato, probabilmente a scopo assistenziale (significativa la presenza della congregazione) nel corso del XV secolo.
Scorcio del loggione di Palazzo Petrucci-Novelli
Nel centro cittadino, per lo più conservatosi nelle sue forme originarie, si trova il palazzo Petrucci-Novelli, risalente alXV secolo, costruito per volere diAntonello Petrucci, segretario regio sottoFerrante d'Aragona implicato nella famigerata "Congiura dei baroni". Fu costruito in forme rinascimentali delgotico fiorito, che presentano però già molti elementi tipici del barocco spagnoleggiante, specialmente nel loggiato di un angolo occidentale del palazzo. È l'esempio più imponente di architettura catalano-aragonese nella cittadina, stagliato sulla vista della centrale piazza Osvaldo Mazza, attiguo al municipio. Gli archi sono sostenuti da colonne ottagonali e sono presenti fra le volte importanti affreschi rinascimentali. Oggi è sede del Consiglio comunale.
All'ingresso settentrionale del borgo medievale si trova il castello cittadino. La sua costruzione fu voluta dalconte Riccardo, nel1134, locale feudatario normanno, quando la città era inclusa nelprincipato di Capua. Fu oggetto di restauri e ricostruzioni in età angioina e aragonese, epoche in cui furono costruiti i principali elementi gotico-catalani. Oggi ne rimangono i ruderi e, quasi completo, il maschio di epoca aragonese.
Per l'architettura civile della cittadina, c'è anche Palazzo Marzano. Commissionato dal Duca di SessaMarino Marzano, sposo di Eleonora d'Aragona, venne edificato in tutta probabilità a metà del XV secolo. La struttura presenta l'impianto tipico della residenza catalano-aragonese.[15] Purtroppo, la struttura originaria è stata fortemente danneggiata e mutilata dagli eventi delsecondo conflitto mondiale. Tra il 2016 e il 2019 è stato oggetto di un importante restauro, commissionato dalMinistero dei beni culturali e curato dagli architetti Francesco Miraglia e Corrado Valente.
Nella frazione diVentaroli è presente laBasilica di Santa Maria in Foro Claudio, comunemente conosciuta comeEpiscopio, antica cattedrale in stile pre-romanico, molto famosa per i dipinti riguardanti i lavori manuali dell'epoca longobarda. Il primo nucleo venne realizzato in prossimità di preesistenze romane, forse ad uso termale. Da rilevare la presenza di un catino absidale affrescato secondo forti influenze orientali. È stata riaperta da poco, ma fu sede vescovile dalVI secolo all'XI secolo.
Nella frazione Casanova si trova il convento di San Francesco risalente alXIII secolo, che ha subito un importante restauro nell'anno 2007. La struttura, di impianto gotico, ospita un chiostro interessato da importanti rimaneggiamenti nel corso del XIV sec.[15] Leggenda vuole che nella prima fase di vita della comunità francescana, essa abbia ospitato proprio ilsanto di Assisi, la cui presenza sarebbe attestata dai segni delle ginocchia in preghiera nella piccola grotta alla destra dell'edificio.[16]
Sempre nella frazione di Casanova la terza domenica di maggio di tutti gli anni hanno luogo i festeggiamenti in onore della "Madonna Grande ed Eccelsa". Per la ricorrenza viene allestita durante la notte precedente la processione l'Infiorata, che consiste in una trama che si sviluppa su tutto il manto stradale di via Grancelsa, intervallato da veri e propri disegni rappresentanti motivi sacri e colorato con fiori raccolti a mano dagli abitanti. Ideatore dell'Infiorata — evento sociale giovane ma ormai ben radicato — fu, insieme ad altri casanovesi, il compianto maestro Antonio Falso, che ha lasciato testimonianza e memoria dell'arte di devozione e di colore che è oggi. La statua della Vergine portata in processione è lignea ed è risalente al XVII o XVIII secolo; i tratti tipici dell'arte di quest'epoca sono stati rievocati grazie a un recente restauro. Molto caratteristici sono i due nuclei fondativi della frazione, i Borghi Laurenzi e Carani. Il primo è sviluppato su una corte di un antico palazzo patrizio, allargata agli alloggi della guardiola e del microcosmo di botteghe e artigiani nato attorno alla dimora. Borgo Carani, invece, caratterizzato dalle sue vie strette e da un vetusto basolato, è un piccolo agglomerato urbano costituitosi in altura. Casanova diede i natali apadre Michele Piccirillo, archeologo e teologo francescano scomparso nel 2008.
Nella frazioneCasale si trova la cappella di S. Paolo, ove da tradizione si ricorda il passaggio diPaolo verso Roma nel suo ultimo viaggio. Allo stesso gli antichi avi avrebbero offerto vino e lupini (salatielli), avvenimento che si rinnova con la tradizionale sagra, in occasione dei festeggiamenti del santo il 24 e 25 gennaio di ogni anno. A Casale è presente anche il santuario di Maria SS. delle Grazie (1400), ove nel 1600 circa è apparsa la Madonna a una ragazza del luogo, Antonietta Fava; ivi si venera una sacra icona del 1400. Solenni e importanti sono i festeggiamenti il 7 agosto. Notevoli sono poi gli affreschi nella chiesa madre di SS. Giovanni e Paolo.
Insiste nella frazione diNocelleto la piccola e antica chiesa dell'Annunziata, risalente al V-VI secolo a.C. Dell'antica struttura oggi rimangono solo alcune parti esterne, mentre l'interno è stato rimaneggiato in tempi recenti. Attualmente è costituita da un'unica navata a cui si addossano altri volumi. La facciata è databile al XV sec., con un antico portale in pietra posto in precedenza nella parte posteriore, all'entrata del cimitero religioso.[15]
Sito archeologico diForum Popilii:sito archeologico diepoca romana, su cui si è formata l'odierna località di Civitarotta. La città venne fondata dai Romani nel cosiddettoager Falernus, nel nord dellaCampania felix. La data di fondazione è ancora incerta, anche se molti studioso protendono per il318 a.C., durante laseconda guerra sannita, collegando la creazione della città ad un rafforzamento militare della zona, considerata a rischio durante la guerra. Altro elemento a favore della fondazione nelIV secolo a.C. sarebbe lo stesso nome dell'abitato, da ricondurre alconsoleMarco Popilio nel 316 a.C., cioè solamente due anni dopo l'istituzione dellatribù Falerna. Le iscrizioni rinvenute forniscono altre importanti notizie sulla città come l'epigrafe diMasseria Aceti in cui si accennerebbe al restauro di quattro porte. Probabilmente la città possedeva unacquedotto, visto il riferimento ad alcuneterme in un'epigrafe frammentaria; si ha notizia inoltre di due deduzioni coloniali durante i principati diAugusto e diVespasiano. La città era provvista anche di un tempio dedicato alla divinità egiziaIside, e di un'area sacra per la celebreMagna Mater. Un'iscrizione parietalepompeiana accenna inoltre a delle competizioni fra gladiatori nella città diForum Popilii: ciò farebbe dunque pensare anche alla possibile esistenza di unanfiteatro.
Falerno del Massico DOC: dall'antica produzione di epoca romana, decantata nelle migliori testimonianze diMarziale,Virgilio ePetronio,[20] alla moderna produzione di questo famoso vino, Carinola ha rappresentato senza alcun dubbio il centro più fertile per la sua tipica viticoltura. Se Marziale, per esaltarne il valore, avvertiva il facoltoso avventore di prepararsi a "pagare sei sesterzi per l'ottimoFalerno", e Petronio lo affidava alle esagerazioni luculliane del suoTrimalchione, nelSatyricon, oggi il Falerno del Massico vive una seconda giovinezza con una produzione ben assestata e ottime prospettive di crescita. La Denominazione di Origine Controllata “Falerno del Massico” Rosso è riservata ai vini provenienti da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica: - Aglianico: minimo 60%; - Piedirosso: massimo 40%. La zona consentita di produzione, oltre a Carinola, comprende i vicini comuni diSessa Aurunca,Falciano del Massico,Mondragone eCellole.Un bicchiere di Falerno del Massico DOC rosso, col suo caratteristico colore intenso
Mozzarella di bufala campana DOP: con vari caseifici e allevamenti presenti sul territorio, Carinola è uno dei centri di maggiore produzione della Mozzarella di bufala campana DOP.
Zeppola Nocelletese: tipico dolce di carnevale conservato e tramandato per tradizione nei paesi del territorio di Carinola e in particolar modo nelle frazioni di Casanova, Carinola,Nocelleto stesso e nell'ex frazione diFalciano. Le origini di questo dolce non sono certe, potrebbero essere di epoca romana per composizione della pastella di base - anche se alcuni dei principali ingredienti sono stati nel tempo sostituiti, ad esempio il miele con lo zucchero - o potrebbero essere correlate all'episodio attribuito apapa Gelasio nelV secolo, che nello sfamare i pellegrini francesi giunti a Roma per lafesta della Candelora sancì, in un certo senso, l'origine ufficiale di una "cugina" della zeppola Nocelletese - ovvero lacrespella o crêpe - e l'inizio della sua diffusione. In particolare la cottura della zeppola avviene in maniera indiretta, per induzione nel “ruoto” di terracotta portato a una specifica temperatura e quindi non per cottura sul fuoco. Il risultato che si ottiene è una sorta di crespella (crêpe) omogeneamente bucherellata come un nido di ape. Una volta solidificato, l'impasto viene rimosso dal ruoto per guarnirne la superficie con dello zucchero granulare (nelle versioni più moderne anche con marmellata o con crema alla nocciola). Generalmente la zeppola viene mangiata calda e non è tagliata a fette in quanto viene da tradizione piacevolmente “strappata” con le mani.La tradizionale zeppola nocelletese, cotta nel suoruoto e con la caratteristica forma a nido d'ape
Pizz'e Maggio: una rivisitazione della classica torta di pasta sfoglia ripiena di crema e amarena. È diventato, nel corso del tempo, un dolce tipico nel periodo dei festeggiamenti in onore di Maria SS. Grande ed Eccelsa, che si tengono nella frazione Casanova durante la terza domenica di maggio, da cui il nome.
Salatielli(Lupini): più che un piatto tipico, una tradizione radicata nella frazione diCasale è quella di cuocere e distribuire ilupini, la cui coltura è abbondante nella zona, in occasione della festa di S. Paolo. È un'occasione propizia anche per assaggiare un buon bicchiere diFalerno, nella tradizione "contadina" casalese molto piùintenso rispetto alla produzione degli altri centri.
Menesta: in gergo, l'espressione usata per indicare una minestra di erbe amare e parti di maiale. È una rivisitazione, soprattutto tipica diCasale, dellaminestra maritata preparata per il giorno diPasqua, ed è composta da bollito di verdure, broccoli, cicorie, unitamente alle parti grasse delmaiale: piedi, orecchie, coda, muso. Era anticamente il pranzo di Pasqua molto ricco di calorie che andava di fatto a compensare il periodo di magro dellaquaresima.
Carinola ha una rappresentativa calcistica, denominata Carinola Calcio; fondata nel2004, nella stagione 2024-2025 milita nel campionato diPrima Categoria campana, girone A. Nello stesso raggruppamento milita l'F.C. Nocelleto, che rappresenta la frazioneNocelleto.[22]
^ F. Miraglia, R. Nocco e C. Valente,Carinola - Viaggio nel dominio della memoria, Napoli, De Frede, 2000.
^ab G. Iannettone,Carinola nella storia, in C. Cundari e L. Carnevali (a cura di),Carinola e il suo territorio. Rassegna dei beni architettonici, Roma, Kappa Editore, 2003.
^abL. Menna, Saggio Istorico della Città di Carinola, Aversa, 1848, Ed. a cura di A. Marini Ceraldi, Napoli, 1978.
^ M. De Stasio e G. Iannettone,Bernardus Episcupus Calinensis in Campania, Napoli, Felice, 1988.
^Carinola, suArchivio Centrale dello Stato.URL consultato il 16 ottobre 2023.