Carcere Mamertino Carcer, Tullianum | |
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Civiltà | romana |
Epoca | incerta |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Roma |
Amministrazione | |
Patrimonio | Centro storico di Roma |
Ente | Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma |
Responsabile | Patrizia Fortini |
Visitabile | Su prenotazione |
Sito web | www.beniculturali.it/luogo/carcere-mamertino-carcer-tullianum |
Mappa di localizzazione | |
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Ilcarcere mamertino (ocarcere tulliano, inlatinoCarcer oTullianum) è il più antico carcere diRoma[1], e si trova nelForo Romano.
Era il carcere simbolo per prigionieri illustri dell'antica Roma e si trova a ridosso dellaVia Sacra nel Foro. Ha ospitato in ceppi, per circa mille anni, i nemici del popolo e dello stato, i vinti e i traditori di Roma: dal re deiSannitiPonzio, al re deiGalliVercingetorige, daPietro apostolo ai congiurati diCatilina.
Consisteva di due piani sovrapposti di grotte scavate alle pendici meridionali delCampidoglio, a fianco delleScale Gemonie per questo detteScale dei sospiri, verso ilComitium.[2] La più profonda risale all'età arcaica (VIII-VII secolo a.C.) ed era scavata nella cinta muraria di età regia che - all'interno delleMura serviane - proteggeva il Campidoglio; la seconda, successiva e sovrapposta, è di età repubblicana. Al di sotto di tutto, un'antica fonte esistente tuttora.
Il complesso si trova oggi sotto lachiesa di San Giuseppe dei Falegnami, delXVI secolo, nell'area del Foro dove, in età romana, si amministrava la giustizia.
IlTullianum, il livello più profondo del carcere, fu realizzato, secondoLivio, sottoAnco Marzio nelVII secolo a.C. Il nome deriva datullus (polla d'acqua), anche se alcuni lo fanno derivare da alcune tradizioni che lo collegano all'iniziativa diServio Tullio o diTullo Ostilio.[2]
Il piano superiore viene realizzato nel VI secolo a.C., e più volte restaurato, fino a quando, nella prima età imperiale, venne costruita l'attuale facciata.[3]
Sulla cornice della facciata della prima età imperiale sono incisi i nomi diCaio Vibio Rufino eMarco Cocceio Nerva, che intervennero sul monumento nell'anno del loro consolato (22 d.C.).[4]
La cristianizzazione del complesso è databile attorno all'VIII secolo, periodo al quale risalgono le tracce di un affresco rinvenuto nel Tullianum, ed entrambi gli ambienti furono convertiti in cappelle. In questo stesso periodo il luogo cominciò ad essere chiamatoCarcere Mamertino.[5]
Il sito è oggi un museo visitabile proprietà delVicariato di Roma.[3]
Si accede al livello antico tramite una rampa di scale. La facciata attuale, in blocchibugnati ditravertino, risale all'inizio dell'età imperiale ed ha una cornice (parzialmente originale) con i nomi incisi dei consoli Rufinio e Nerva. Questa facciata copre una più antica, costruita in blocchi ditufo di Grotta Oscura.
Da un'apertura forse fatta in epoca moderna, si entra in una stanza trapezoidale coperta davolta a botte, realizzata inopera quadrata con grossi blocchi di tufo di Monteverde e rosso dell'Aniene, per questo databile alII secolo a.C., quando tali cave erano in uso.[senza fonte] L'ingresso originario doveva essere attraverso la porticina murata posta a livello più alto del piano di calpestio attuale, nella parete destra. Da questa porticina si accedeva anche allelautumiae, ambienti ricavati nelle antiche cave di tufo pure usati come prigione.
Un foro nel pavimento, oggi chiuso da grata, era l'unico accesso esterno all'ambiente sottostante, oggi raggiungibile tramite una scala recente.[2] La parte inferiore era dettaTullianum ed era quella più segreta e terribile. Sulla parete ad est delTullianum esiste tuttavia un portale in ferro che conduce ad altri ambienti, tuttora poco esplorati.
IlTullianum è un ambiente a forma semicircolare (tranne un segmento a est) realizzato inopera quadrata con blocchi dipeperino senza cemento. Le dimensioni della muratura hanno fatto pensare che originariamente dovesse trattarsi di una fontana monumentale costruita intorno ad una cisterna (tullus), dove l'acqua filtra naturalmente tutt'oggi. SecondoFilippo Coarelli però è più probabile che fin dall'inizio la stanza venisse usata come carcere[6]. Qui, dunque, venivano gettati e detenuti i condannati a morte prigionieri del popolo e dello stato romano. La detenzione poteva essere sia breve - perché l'esecuzione avveniva subito dopo la grande processione romana deltrionfo, come nel caso diGiugurta, sia lunga - come accadde a Vercingetorige, che passò sei anni nelTullianum prima dell'esecuzione.
Planimetria delForo Romano | |
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Piano del Foro romano repubblicano | Piano del Foro romano imperiale |
IlTullianum viene citato da molti autori dell'antichità, tanto da farne uno dei pochi capisaldi indiscutibili degli edifici nel Foro, usato per individuare con esattezza anche altri monumenti vicini grazie a citazioni incrociate.Plinio il Vecchio ne ricordò la collocazione a ovest dellaCuria Hostilia. Da altre fonti si conosce che era, oltre che nel Foro, in prossimità deltempio della Concordia.
La descrizione più celebre è quella diGaio Sallustio Crispo nelDe Catilinae coniuratione. Nel suo resoconto dell'imprigionamento e dell'esecuzione dell'exconsoleLentulo, di Cetego, Statilio, Gabinio e Cepario, lo storico tratteggia una concisa quanto fedele descrizione del luogo, ancora valida per il sito così come ci è giunto.
(De Catilinae coniuratione, SALL)
Altre descrizioni si trovano in:
Molti sono i personaggi illustri che qui sono stati rinchiusi e vi hanno perso la vita per strangolamento o decapitazione (tuttaviaPlutarco afferma che Giugurta sia morto per inedia).
L'agiografia cristiana fece della cella più bassa, resa accessibile mediante una strettissima scala, e della fonte d'acqua il luogo in cui gli apostoliPietro ePaolo, ivi imprigionati, si narra battezzassero i convertiti cristiani compagni di cella.
La tradizione permise la conservazione del carcere che fu trasformato in una chiesa (San Pietro in carcere) e luogo di pellegrinaggio nel 314 per volere dipapa Silvestro I[10].
La leggenda vuole anche che san Pietro, scendendo nelTullianum, cadesse battendo il capo contro la parete lasciando in tal modo la propria impronta nella pietra (dal1720 protetta da una grata). Rinchiusi nella segreta, assieme ad altri seguaci, i due apostoli avrebbero fatto scaturire miracolosamente una polla d'acqua e sarebbero riusciti a convertire e battezzare i custodi delle carceri,Processo e Martiniano, martiri a loro volta. I due apostoli non furono in ogni caso giustiziati nelle vicinanze perché san Pietro fu condotto sulcolle Vaticano e san Paolo alle Acque Salvie (l'attualeAbbazia delle Tre Fontane).
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