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Cappella Pazzi

Coordinate:43°46′04.82″N 11°15′46.76″E43°46′04.82″N,11°15′46.76″E
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Cappella Pazzi
La facciata, vista dal chiostro
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Coordinate43°46′04.82″N 11°15′46.76″E43°46′04.82″N,11°15′46.76″E
Religionecattolica dirito romano
TitolareMaria Assunta in Cielo[1]
DiocesiDiocesi di Firenze
ArchitettoFilippo Brunelleschi
Stile architettonicoRinascimentale
Inizio costruzione1441
Completamento1478
Modifica dati su Wikidata ·Manuale
Pianta e sezione di cappella Pazzi

Lacappella Pazzi è una delle più note architetturerinascimentali, comunemente considerata il capolavoro diFilippo Brunelleschi, si trova all'interno del primochiostro dellabasilica di Santa Croce aFirenze.Ufficialmente era lasala capitolare di Santa Croce, in realtà era la cappella commemorativa privata dellafamiglia Pazzi, che aveva sostenuto le spese della costruzione[2].

Attraverso l'attenta analisi dei pochi documenti rimasti è stata stabilita una cronologia: la costruzione fu iniziata nel1442, 4 anni prima della morte di Brunelleschi[3], la cupola fu completata nel1460, mentre le decorazioni furono completate poco prima dellaCongiura dei Pazzi del 1478[4].

Storia

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Nel1423 un vasto incendio distrusse la zona del dormitorio e parte della biblioteca del convento di Santa Croce. Per riparare i danni e ricostruire gli ambienti si fecero avanti il Comune e alcune delle più ricche famiglie cittadine, tra cui iMedici, gliSpinelli e iPazzi.Andrea de' Pazzi in particolare, già dal1429 dovette offrirsi per ricostruire la sala capitolare, creando una cappella che, nella parte posteriore, avrebbe anche accolto le sepolture della sua famiglia.[5] Venne dedicata asant'Andrea, patrono omonimo del committente.

Estremamente difficile, per la scarsità di documenti, è stabilire la cronologia della costruzione della cappella, che comunque dovette procedere con molta lentezza. Il coinvolgimento diFilippo Brunelleschi è in genere datato al1429, subito dopo il termine dei lavori allaSagrestia Vecchia diSan Lorenzo. Nella portata alcatasto del1433 Andrea de Pazzi si ha un primo documento dell'impegno per la ricostruzione del capitolo (quasi certamente sul sito di quello vecchio andato distrutto), ma fino al1442 non esistono documenti dell'effettivo avvio dei lavori.

Le difficoltà economiche rallentarono probabilmente la costruzione avviata, con una ripresa tra il1442 e il1446. Nel1443 si sa chepapa Eugenio IV "rimase a cena sul Capitolo di Santa Croce", che era completo solo fino allatrabeazione, e nel1445 il testamento di Andrea, morto quell'anno, destinava una cospicua somma al completamento della cappella.[5] Un anno dopo morì Brunelleschi, bloccando di nuovo il cantiere. A quegli anni risalgono le opere diLuca della Robbia, amico di Brunelleschi, che preferì aDonatello col quale aveva avuto un conflitto per la decorazione dellasagrestia Vecchia in San Lorenzo. Cupola e volte vennero terminati solo nel1459 e il portico nel1461, come indicano le iscrizioni rispettivamente neltamburo e sullavolta esterna.

Né nel1469, né nel1473 la cappella era completata, poiché vi venivano destinati nuovi fondi, in particolare, alla seconda data, da parte del cardinalePietro Riario.[5] Nel1478 era ancora in corso la costruzione del portico, terminato negli anni immediatamente successivi. In quell'anno però la famiglia Pazzi veniva annientata per gli esiti dellacongiura contro i Medici, lasciando futuri accrescimenti incompiuti.[5]

Descrizione

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Con un arco di tempo così ampio per il completamento dei lavori è un problema definire con precisione cosa spetti alla paternità del Brunelleschi e cosa sia stato frutto dei suoi continuatori; una parte della critica propende oggi per riconoscere al grande architetto almeno il progetto nelle linee essenziali sia della struttura interna che esterna, compreso il portico, che rappresenterebbe l'unicafacciata brunelleschiana. Altri invece, attribuiscono il portico aGiuliano da Maiano.

La cappella è comunque un ottimo esempio di eleganza e sobrietà in architettura, con una maestosa padronanza dei rapporti fra i volumi dell'edificio a vantaggio dell'armonia generale dell'insieme. Le decorazioni si manifestano all'osservatore solo in un secondo momento, nel soffermarsi sui dettagli, completando l'ambiente senza appesantirlo e rubare la scena allo spazio architettonico ed alla sacralità dell'edificio.

Lo schema generale, come nelle altre opere di Brunelleschi, si ispira a un precedente medievale, in questo caso la sala capitolare diSanta Maria Novella (ilCappellone degli Spagnoli, costituito da un vano principale a pianta rettangolare conscarsella), per innovarla applicando scelte di estremo rigore, innestate su alcuni elementi tratti dall'architettura romana e romanica fiorentina. Straordinaria, e spiegabile solo grazie all'intervento regolatore del grande architetto, è l'armonia di proporzioni in un edificio così strettamente vincolato da altri edifici preesistenti su tre lati, tra cui la cappella Medici diMichelozzo, lacappella Baroncelli e lacappella Castellani.[5]

Esterno

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La cupoletta interna, opera di Luca della Robbia

La facciata della chiesa si affaccia sul primo chiostro di Santa Croce. Alcuni la attribuiscono alla continuazione diGiuliano da Maiano, altri invece la riferiscono al disegno originale del maestro, messo in opera dopo la sua morte. Importante è la sua funzione di mediazione spaziale e filtro per la luce, che arriva all'interno in maniera diffusa e omogenea.

Il portico anteriore ricorda la maestosa struttura degliarchi di trionforomani. Sei colonnecorinzie sostengono unattico alleggerito, spartito in riquadri delimitati dalesene a coppie e interrotto al centro dall'arcata a tutto sesto, memore dei motivi scenografici delpronao e dell'arco di trionfo del mondo antico.[5] Il coronamento, incompiuto, è stato protetto da una tettoia a facciavista. Secondo il Vasari il progetto prevedeva un coronamento atimpano. Il fregio sull'architrave, con piccoli tondi che racchiudono teste dicherubini è opera attribuita aDesiderio da Settignano e artisti della scuola diDonatello. Il portico è coperto davolta a botte concassettoni, mentre in corrispondenza dell'arcata si trova una cupoletta, il tutto ricoperto da rosoni in terracotta invetriata dove si incontra lo stemmaPazzi. La cupoletta in particolare spicca per la complessa decorazione dalla brillante policromia opera diLuca della Robbia, autore anche del tondo conSant'Andrea (patrono del committente) sopra la porta. Arricchiscono l'insieme della cupola interna le conchiglie a rilievo negli angoli e, al centro, lo stemma deiPazzi coidelfini entro una ghirlanda di foglie e frutti. Vi si legge inoltre la data "1461 A. DI 10 Giugno".

Sull'architrave due angeli reggono un tondo con due delfini e cinque crocette ricrociate, arme moderna della famiglia Pazzi; nel timpano soprastante un rilievo diSant'Andrea tra due angeli. I battenti lignei, finemente intagliati con figure floreali e geometriche e al centro rosoni con gli stemmi del Popolo e del Comune, furono realizzati daGiuliano da Maiano nel1472. Ai lati della porta si aprono due alti finestroni centinati, incorniciati dalle lesene che corrispondono all'altezza delle colonne del portico.[5]

Sullo sfondo della facciata si eleva lacupola a ombrello che ricorda molto laSagrestia Vecchia dellabasilica di San Lorenzo, impostata all'esterno entro un basso cilindro con copertura a cono (tamburo) e sormontata da una leggerissimalanterna. È divisa in dodici spicchi su ciascuno dei quali si apre un oculo e può evocare simbolicamente il numero degli apostoli e la grazia (la luce) che filtra da essi dall'entità divina (il sole, all'esterno). Sull'intonaco del tamburo esterno è leggibile un'iscrizione in rossosinopia che reca le parole"a d' 11 ottobre 1459 si fornì".

Interno

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Interno

L'interno è molto essenziale e si basa, come a San Lorenzo, nel modulo a 20braccia fiorentine (circa 11,66 metri), che è la misura della larghezza dell'area centrale, dell'altezza dei muri interni e del diametro della cupola, in modo da avere un cubo immaginario sormontato da una semisfera. A questo schema vanno aggiunte le due ali laterali (coperte davolta a botte cassettonata e con rosoni), un quinto ciascuno rispetto al lato del cubo centrale, e lascarsella dell'altare (con cupoletta), larga un altro quinto, pari all'arco di ingresso. La principale differenza con la pianta dellasagrestia Vecchia è quindi la base rettangolare, sebbene egregiamente mascherata, che fu influenzata dall'assetto degli edifici preesistenti attorno. Se si tiene conto però anche della scarsella e del portico esterno, ecco che, grazie alla compensazione delle ali laterali, la pianta torna inscrivibile in un quadrato.

La scarsella

Una panca inpietra serena corre sul perimetro e venne costruita per permettere l'uso della cappella anche comesala capitolare dei monaci. Dalla panca si dipartono leparaste corinzie, sempre in pietra serena, che scandiscono l'ambiente e si collegano alle membrature superiori della trabeazione; grazie all'espediente della panca che fa dazoccolo, l'imposta delle lesene è la medesima anche nella scarsella, che è rialzata di alcuni gradini. L'apertura ad arco sopra il vano dell'altare è riprodotta anche sulle altre pareti, così come il profilo della finestra tonda sulla parete di accesso, creando un puro ritmo geometrico. La cupola è alleggerita dai sottili costoloni a rilievo e la luce inonda la cappella dallalanterna e dalle finestrelle disposte sultamburo. Il grigio omogeneo e profondo della pietra si staglia sul fondo a intonaco bianco, nello stile più tipico del grande architetto fiorentino.

Un piccolo ambiente, accessibile da una porta nella parete destra della scarsella, era il luogo per la sepoltura dei membri della famigliaPazzi e il culto privato. Sul lato opposto si trovava invece una porta che permetteva l'accesso allabasilica di Santa Croce, poi chiusa e smantellata.

La decorazione plastica è strettamente subordinata all'architettura, come nellaSagrestia Vecchia: le pareti accolgono dodici grandi medaglioni interracotta invetriata con gliApostoli, tra le migliori creazioni diLuca della Robbia; più in alto si trova ilfregio, sempre con il tema dei Cherubini come all'esterno e con l'aggiunta dell'Agnello, simbolo diRedenzione, ma anche della potenteArte della Lana. Neipennacchi della cupola, altri 4 tondi policromi sempre in terracotta, rappresentano gliEvangelisti sono attribuiti aLuca della Robbia o al Brunelleschi stesso[6] che ne avrebbe curato il disegno prima di affidarne la realizzazione alla bottega deiDella Robbia: in queste opere si può cogliere la polemica di Brunelleschi contro le decorazioni troppo espressive diDonatello nellaSacrestia Vecchia, che avevano "invaso" ilsacello disturbando, a suo parere, l'essenzialità dell'architettura. La dimensione e il punto di vista delle rappresentazioni è infatti calibrato su uno spettatore al centro della cappella, con i raggi dietro gli evangelisti e i loro libri scorciati in maniera accurata. Ipennacchi ospitano stemmi della famigliaPazzi.

L'altare, di scuola donatelliana, è privo diancona, cioè di una pala d'altare dipinta o scolpita. Secondo Brunelleschi era preferibile l'uso essenziale delle sole vetrate. Le due vetrate della scarsella completano il ciclo iconografico e sono state realizzate su disegno diAlesso Baldovinetti, raffigurandoSant'Andrea (quella rettangolare) e ilPadre Eterno (nell'oculo), che è in diretta corrispondenza con il medaglione diSant'Andrea sulla porta d'ingresso nel portico.

Le rappresentazioni del cielo

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Chiesa di San Lorenzo, particolare dellaSagrestia Vecchia
Cappella dei Pazzi, particolare della cupoletta sopra l'altare

Durante il Medioevo e poi ilRinascimento in molti edifici pubblici si ritrovano rappresentazioni celesti, ad esempio lo Zodiaco delpalazzo della Ragione diPadova (1425-1440) e ilsalone dei Mesi dipalazzo Schifanoia aFerrara (1469).

Anche in due delle opere più famose di Brunelleschi si trova una volta stellata dipinta: laSagrestia Vecchia dellachiesa di San Lorenzo e lacappella dei Pazzi dellachiesa di Santa Croce. In ambedue decora la cupoletta dellascarsella, sopra l'altare, e rappresenta il cielo con le costellazioni che transitavano sopra Firenze il 4 luglio1442. Per la volta stellata della Sagrestia di San Lorenzo abbiamo anche il nome del pittore che la eseguì,Giuliano d'Arrigo detto "il Pesello" su indicazione dell'astronomo e matematicoPaolo dal Pozzo Toscanelli; ambedue furono probabilmente anche gli autori dello stesso motivo nella Cappella de' Pazzi. La scelta della data è stata messa in relazione con la venuta a Firenze diRenato d'Angiò, che all'epoca veniva visto come il condottiero che poteva comandare una nuova crociata per la riconquista dellaTerrasanta e la sconfitta degliOttomani che stavano mettendo in gravi difficoltà l'impero bizantino.

Retaggio

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La cappella dei Pazzi rappresenta un'importante struttura nel quadro delle riflessioni sugli edifici apianta centrale, iniziata dagli architetti del Rinascimento e proseguita con opere come le chiese diSanta Maria delle Carceri aPrato,San Biagio aMontepulciano oSanta Maria Nuova aCortona. Anche labasilica di San Pietro in Vaticano era stata inizialmente progettata daBramante con una pianta acroce greca. Nell'architettura religiosa questo modello fu poi abbandonato con laControriforma e con l'affermazione generale della pianta acroce latina o comunque degli schemi ad asse longitudinale.

Note

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  1. ^G. Fronzuto,Organi di Roma. Guida pratica orientativa agli organi storici e moderni, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2007, p. 472.ISBN 978-88-222-5674-4
  2. ^Marvin Trachtenberg, "Why the Pazzi Chapel is not by Brunelleschi" -Perché la cappella dei Pazzi non è di Brunelleschi,Casabella, n. 635, giugno 1996, p. 61
  3. ^Howard Saalman,Filippo Brunelleschi: The Buildings, London, 1993
  4. ^M. Trachtenberg, cit., p. 61
  5. ^abcdefgGargani, cit., p. 37.
  6. ^Adolfo Venturi, poi Sampaolesi.

Bibliografia

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