Capo (in francese:chef) è un termine utilizzato inaraldica per indicare unapezza onorevole staccata, in testa allo scudo, da una linea di partizione a duemoduli d'altezza, dalla testata (1/4).[1]
Il capo è una pezza onorevole (di primo ordine) che occupa il terzo superiore delloscudo, ed è delimitata da una linea orizzontale.[2] Simboleggia l'elmo delcavaliere.
Molto spesso il capo veniva inserito su unostemma preesistente comecapo di concessione, per indicare l'appartenenza a un particolareordine equestre o per dimostrare la particolare benevolenza di un potente che concedeva l'uso delle propriearmi. Questo è il motivo per cui, solitamente, il capo viene citato quale ultimo elemento dellablasonatura: viene cioè prima descritto lo scudo senza il capo di concessione e, al termine, si blasona l'elemento aggiunto.
È possibile trovare stemmi con due, tre o, eccezionalmente, quattro capi sovrapposti in ordine decrescente di importanza. Si trovano, nell'ordine, il capo della Chiesa (per la superiorità del papato sull'impero) quindi il capodi religione, quello dell'impero ed eventualmente altri di regni o di città o di fazione.
In altri paesi la funzione del capo poteva essere svolta da unabordura, che in Spagna è composta dallearmi reali (il castello diCastiglia e il leone delLeón), altrove poteva portare ilpalato d'Aragona o l'azzurro con igigli borbonici d'oro.
Un capo è dettoappuntato quando è costituito da un triangolo il cui vertice scende al centro del terzo superiore dello scudo. La disposizione inversa, che spesso risulta quando il capo è posto su uno scaglionato, è dettacapo contrappuntato.
Ilcapo ristretto è quello di altezza ridotta. Cfr.colmo.
Ilcapo asinistra è quello costituito da un triangolo la cui base è la linea inbanda che divide idealmente un capo ordinario; ilcapo adestra è simmetrico al precedente e la base è costituita dalla linea insbarra che divide un capo ordinario.
I principali capi sono:
Di rosso, allechiavi di San Pietro decussate, una d'oro e una d'argento; le chiavi possono essere sormontate daltriregno.
Concesso ai benemeriti della Chiesa e aigonfalonieri, si presentadi rosso, algonfalone con l'asta d'oro e i teli alterni d'oro e di rosso; spesso l'asta è attraversata dalle chiavi di San Pietro decussate, l'una d'oro e l'altra d'argento.Le famiglie più illustri, tra quelle insignite della dignità di gonfalonieri pontifici ereditari, assunsero invece ilpalo del Gonfalonierato.
D'oro, allarotella di Francia (d'azzurro, a tre gigli d'oro) accostata dalle sigle L. X. di rosso[3]; le sigle possono essere di nero.La rotella di Francia nel 1465 venne concessa daLuigi XI, re di Francia, aPiero dei Medici di Firenze, con il diritto di trasmetterla ai propri discendenti che da allora la impiegarono per sostituire la palla superiore dellostemma dei Medici, rossa come le altre.
D'oro, all'aquila di nero; l'aquila può esserecoronata,bicipite o entrambe le cose[1] e talora si trova ancherostrata oarmata del campo.[2] È detto ancheCapo d'Impero.
Di porpora (o di rosso), all'aquila bicipite, spiegata e coronata d'oro.
D'azzurro, a tre gigli d'oro.[2][3]
D'azzurro, seminato di gigli d'oro.

Tre sono le blasonature che tale capo può assumere (la prima è nettamente la più diffusa):
Presente in molti stemmi comunali e alcuni provinciali, il capo esprime in genere una particolare dipendenza istituzionale nei confronti diCasa Savoia, oppure funge da espressione della potestà italiana sopra un dato territorio.

Anch'esso presente in molti stemmi comunali, soprattutto quelli liguri, consiste in un capo d'argento con una croce di rosso, riferendosi alla bandiera diGenova.
Il significato in alcuni comuni (ad esempio quello diCogoleto) si riferisce alla Repubblica di Genova.
Le blasonature possono essere:

Fu istituito con regio decreto del 12 ottobre 1933 n. 1440 e reso obbligatorio per tutti gli stemmi di comuni, province ed enti morali e parastatali durante ilregimefascista; la normativa prevedeva altresì la possibilità di concederne l'uso anche a enti di diverso tipo e a privati responsabili di "servizi eminenti resi alla patria e al Re". Sebbene il Decreto Legislativo Luogotenenziale del 10 dicembre 1944 n. 394 ne avesse previsto la completa eliminazione, alcuni enti si sono semplicemente limitati a togliere il fascio, mantenendo i rami di quercia e di alloro (all'occorrenza inserendovi un diverso elemento, ad esempio laStella d'Italia), o lasciando il capo di porporapiena[4], anche se quest'ultimo a volte non è blasonato.[5]
D'argento, alla croce potenziata d'oro, accantonata da 4 crocette dello stesso.
D'azzurro, carico di tre gigli d'oro, ordinati in fascia e alternati dai quattro pendenti di unlambello di rosso, cucito.[1]
Introdotto in Italia daCarlo d'Angiò, veniva concesso alla parteguelfa, a ricordo della vittoria suManfredi ottenuta aBenevento nel 1266.
D'azzurro, seminato di gigli d'oro, al lambello a quattro pendenti di rosso.
D'oro, a quattro pali di rosso.[6]
D'argento, all'aquila spiegata e coronata di nero.[7]
Inquartato in decusse: nel 1º e 4º di Svevia (di argento, all'aquila spiegata e coronata di nero); nel 2º e 3º d'Aragona (d'oro, a quattro pali di rosso).[8]
Di porpora, alla croce greca d'argento e alla siglaSPQR d'oro. Era usato dai senatori non originari dell'Urbe. Se ne hanno esempi negli stemmi, conservati nell'Aula Consiliare delPalazzo Senatorio, di Raimondo Tolomei (1358), Ungaro degli Atti (1359) e di Tommaso Pianciani (1360).
Di rosso, alla croce pisana d'argento (croce pisana: patente, ritrinciata e pomettata di dodici globi).
D'argento, al giglio aperto e bottonato di rosso.
Rombeggiato d'azzurro e d'argento.
Di rosso, al leopardo d'oro, armato e lampassato d'azzurro.
D'azzurro, a tre corone d'oro.
D'argento, alleone di San Marco d'oro, eccezionalmente si trova con il fondo rosso (stemmi dei patriarchiAdeodato Giovanni Piazza eGiovanni Urbani). Viene anche dettodiVenezia.
D'argento, alla croce di rosso, riprendendo la figura araldica dellaCroce di San Giorgio. Viene anche dettodiMilano in quanto la croce di San Giorgio corrisponde anche allostemma della città di Milano e viene pertanto utilizzata anche da personalità a essa legate, come nel caso degli ultimi due arcivescovi, per ribadire il forte legame con la città.
D'azzurro, all'aquila napoleonica d'oro.
D'azzurro, seminato di api d'oro.
Di rosso, seminato di stelle d'argento.
Usato dallebonne ville del primo impero di Francia:di rosso,caricato di tre api d'oro.
Usato neglistemmi dellebuone città delRegno napoleonico d'Italia:di verde, colla lettera N d'oro posta nel cuore e accostata da tre rose a sei foglie, del medesimo.
D'azzuro, alla croce sormontata dalle braccia di Cristo e San Francesco, in decusse, recanti le stimmate.
Di rosso, alla croce a otto punte biforcata e allungata d'argento.
D'argento, alla croce di rosso.
D'argento, alla croce patente di nero.
D'argento, alla croce di verde (successivamente la croce divenne biforcata).
Di rosso, alla croce trilobata d'argento.
Nel 1573 l'ordine di San Maurizio venne fuso con quello di San Lazzaro e alla croce mauriziana venne accollata quella biforcata di verde.
D'argento, carico di una croce Stefaniana (otto punte) di rosso.
La croce, a otto punte biforcata e allargata di rosso, è spesso delimitata da un filetto d'oro.
L'ordine, istituito daCosimo I de' Medici nel 1562 e con sede aPisa per il glorioso passato marinaro della città alfea, venne concesso a famiglie toscane che si erano distinte nella civiltà e nel commercio.
D'argento, alla croce patente di rosso caricata da una sottile croce del campo, ma anchedi rosso, alla crocetta d'oro.
D'argento, alla croce gigliata di rosso, filettata d'oro, le braccia caricate dalle lettere I.H.S.V. (IN HOC SIGNO VINCES), caricata in cuore dal monogramma greco CHRISTOS d'oro.
D'argento, alla croce potenziata di rosso, accantonata da quattro crocette dello stesso.
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