Il paese è sito a cavallo tra leMarche e l'Umbria ed è attraversato dallaVia Flaminia, importantearteria che collegaRoma allacosta adriatica. Posto ai piedi del massiccio delCatria, che, coi suoi1701m s.l.m., è la quota più alta dellaprovincia di Pesaro e Urbino e una delle principali vette dell'Appennino umbro-marchigiano, è immerso in estese e secolarifaggete ad altofusto tra cui va ricordato ilbosco di Tecchie, istituito parco pubblico nel 1986.Michele Mercati, biologo, naturalista edarchiatra pontificio (1541-1591), descrive ampiamente Cantiano nella sua opera botanica, mineralogica e paleontologica, intitolataMetalloteca Vaticana (1574), pubblicata postuma nel 1717, ricordandolo per l'amenità dei luoghi e per le ricchezze naturali. Mercati venne ospite di padre Agostino Manni, originario di Cantiano, che gli procurò alcuni esemplari di ammoniti di quello che si conosce tuttora come "Rosso Ammonitico", trovati verosimilmente nella vallata del fiume Burano tra Cagli e Cantiano. Il Mercati fece disegnare da un incisore tedesco,Anton Eisenhoit, nellaMetalloteca, un ammonite tipico del luogo (Ammonis cornu lapideum ex Cantiani faucibus), conosciuto attualmente comeMercaticeras, (etimologicamente Corno di Mercati); attualmente l'ammonite è molto conosciuto a livello europeo e molto diffuso, ma la sua scoperta in quel tempo lontano deve considerarsi assolutamente legata alla storia di Cantiano. Il paese peraltro è da sempre noto per la copiosa quantità difossili. Ancora oggi, i monti circostanti, tra cui il Monte Catria, sono ricchi di modelli conchigliari di ammoniti ed altri resti, nelle rocce di origine marina di epoca giurassica e cretacea, risalenti a 180-100 milioni di anni fa.
Il clima di Cantiano e del suo territorio comunale è quello tipico di media montagna. Gli inverni sono moderatamente freddi con precipitazioni prevalentementepiovose, le temperature possono scendere di alcuni gradi sotto lo zero. Le estati risultano calde e afose. Le precipitazioni sono distribuite prevalentemente nei mesi freddi.
NelVI secolo a.C. gliIkuvini, una ramificazioneumbra del popolo degliItalici che dall'Europa continentale avevano invaso l'Italia, furono autori della migrazione che li portò ad occupare l'area appenninica umbro-marchigiana intorno alla odiernaScheggia, nelle cui vicinanze fondarono la città dellaUkre Fisia e dove eressero iltempio aGiove Patre. Nel 1456 qui avvenne il ritrovamento delleTavole Eugubine: sette lamine di metallo redatte inumbro,etrusco elatino la cui lettura, traduzione e successivo studio ha permesso di svelare gli ordinamenti, le attività, le pratiche sociali e religiose di questi nostri antenati appenninici. La vicinanza e i successivi contatti con gliEtruschi delle regioni dell'Etruria, popolo di civiltà sviluppata e di diversa cultura, più attenti a realizzare commerci che non a dominare genti, sortirono effetti benefici sulle condizioni di vita degliIkuvini. È forse in questo tempo che inizia ad acquistare importanza il centro diLuceoli, localizzata nel territorio del comune di Cantiano nei pressi dell'attuale frazione diPontericciòli (da Pons Luceoli).
IlIV secolo a.C. fu il secolo d'oro degli Ikuvini, lontani dalle battaglie e dagli accanimenti deiRomani e deiGalli. Questa loro neutralità favorì la pacifica annessione aRoma che li aveva fino ad allora trascurati nella loro marginalità. Toccò aCaio Flaminio,censore, rendere tangibile la presenza romana creando nel 219 a.C., su tracciati in parte già esistenti, la validissima arteria appunto chiamatavia Flaminia, un collegamento strategico traRoma eRimini. Via che poi successivamente, per opera diAugusto e diVespasiano, vedrà migliorare il proprio percorso con la costruzione di numerosi manufatti ed imponenti ponti e l'apertura, nel76 a.C., dellagalleria del Furlo. Per questo motivoLuceoli acquisterà notevole visibilità, divenendo cosìmunicipio romano, localizzata in prossimità della mutatio "Ad Ensem" nellaTabula Peutingeriana, copia del XIII secolo di un'antica carta romana che mostrava le vie militari dell'Impero. La Civitas diLuceoli, probabilmente anche sede episcopale indipendente poi estintasi a beneficio della vicinaGubbio, dopo le invasioni devastatrici degliEruli e deiGoti, aumenta la propria importanza nel divenire un caposaldo delCorridoio bizantino. Questo, insinuandosi nei territori deiLongobardi di reAlboino, costituiva l'unica alternativa alla Flaminia presidiata nel mantenere in comunicazione i domini bizantini adriatici dell'Esarcato e dellePentapoli con iDucati di Roma edi Napoli.
Forse in funzione antilongobarda o per difendersi dalle incursioni deiSaraceni delIX secolo si inizia la fortificazione dei due colli di Colmatrano e di Cantiano posti a nord di Luceoli, intorno ai quali i superstiti della città, definitivamente distrutta nel1137 dall'imperatoreLotario II, ripiegheranno per dare avvio alla comunità di Cantiano. La stessa Cantiano, sembra prendere nome daCante Gabrielli, della omonima famiglia Eugubina che, nel corso del X secolo, ottenne dapapa Stefano VII alcuni castelli nell'Italia centrale, tra i quali quello di Luceoli, che fu ribattezzato Cantiano (da Cante).Il colle di Colmatrano fu presidiato da un'imponente torre alta 24 metri di cui oggi nulla rimane se non le fondazioni; il colle di Cantiano, oggi di Sant'Ubaldo, ospitò la costruzione del castello di cui rimane oggi il muro portante lato nord est, dopo gli importanti restauri a cura dell'amministrazione comunale e buona parte della torre d'angolo denominata Pagella. Uniti i due colli successivamente da una possente cinta muraria larga10 m al riparo della quale prosperava il borgo, il castello di Cantiano assunse una formidabile capacità difensiva. Sbarrando di fatto laVia Flaminia la sua importanza strategica fu tale che per ogni secolo i potenti se ne disputeranno il possesso. Dall'obbedienza all'impero delBarbarossa e diFederico II di Svevia, Cantiano passò nel1244 per atto di quest'ultimo sotto la giurisdizione diGubbio e nel1250 sotto ilGoverno della Chiesa. Prima di ritornare intorno al1300 sotto il controllo degliEugubini, Cantiano visse l'esperienza della "Libera Università" con la quale, grazie a donazioni del conteGualteruzio Bonaccorsi, la comunità diventava proprietaria ed amministratrice dei beni comuni.Vennero compilati regolamenti per la conservazione ed il godimento di detti beni, le modalità per affitti e locazioni, la destinazione delle somme ricavate, una parte delle quali veniva destinata agli stipendi del medico e del maestro affinché i loro servizi fossero gratuiti per la comunità.Delcastello di Cantiano — divenuto nella seconda metà delXIV secolo dimora diGabriello di Necciolo Gabrielli, giàvescovo e signore di Gubbio, insieme alla sua famiglia — se ne disputarono il dominio anche iMontefeltro diUrbino ed iMalatesta diRimini, sostenuti per interessi territoriali daiVisconti, signori diMilano e dallarepubblica di Firenze. La "questione di Cantiano", divenne allora motivo di interesse per quasi tutte le Cancellerie della penisola.Siamo al 1393 quando, dopo ben nove anni di estenuante assedio, caduta la rocca di Colmatrano ad opera degli armati del conteAntonio II da Montefeltro, si patteggia una pace onorevole. Il castello di Cantiano seppure invitto ed inespugnato per gloria del suo Signore e difensore conteFrancesco di Necciolo Gabrielli e per il coraggio di sua moglieMadonna Filippa, viene ceduto aiMontefeltro durante la cui signoria Cantiano beneficiò di un florido periodo. Nel 1417 il castello doveva aver ripreso la vecchia efficienza giacché per anni fu il quartier generale dell'esercito diGuidantonio da Montefeltro controBraccio da Montone (Andrea Fortebraccio Signore diPerugia) che, sotto quelle mura, vide infrante le mire espansionistiche verso la Marca e l'Adriatico. È ricordata la frase dell'illustrecapitano di ventura nei confronti del Castello di Cantiano: "maledicto arnese de guerra". Nel 1478 è all'opera e all'ingegno diFrancesco di Giorgio Martini, architetto militare diFederico da Montefeltro, che si deve il completo restauro della rocca di Colmatrano, delle mura urbiche e la trasformazione del castello medievale deiGabrielli in palazzo-fortezza, molto simile per fattura e dimensioni all'attuale rocca Feltresca diSassocorvaro. Così il DucaFederico da Montefeltro, rendeva la sua capitaleUrbino più sicura verso sud e poneva una degna residenza Ducale sulla strada tra Urbino eGubbio, seconda capitale del ducato e sua amata terra natìa, dove era morta nel 1472 l'amatissima moglie, la DuchessaBattista Sforza, che in assenza del consorte, si spostava continuamente tra Gubbio e Urbino, affiancata dal cognato conteOttaviano Ubaldini della Carda, fratello e fido consigliere di Federico, che la assisteva nell'amministrazione ordinaria delducato. Loro e l'intero corteo ducale avevano spesso fatto sosta nel castello di Cantiano. Divenuta allora onorevole terra, Cantiano fino al 1631 seguirà storia e destino delDucato di Urbino.Il 3 giugno del 1781 il territorio fù colpito da un violento terremoto , che causò distruzione e morti[4][5]. Con l'estinzione del Ducato per mancanza di eredi maschi, Cantiano passerà alla Chiesa di Roma e farà parte delloStato Pontificio fino al 1860, quando apparterrà per annessione alRegno d'Italia. Nella I guerra mondiale del 1915-1918 furono 72 i cittadini di Cantiano a cadere in battaglia[6], e durante il ventennio Fascista, a Cantiano, vi era un campo di internamento[7]. Nel giugno del 1944 Cantiano fu coinvolta in diversi eccidi Nazisti[8][9][10], tra il 1943 e il 1944 a Cantiano , operarono bande di partigiani[11], che poi confluirono nella Brigata Garibaldi[12]. Tra il 1944 e il 1945 Cantiano, si trovò posizionata sulla Linea Gotica , che era ùna poderosa fortificazione difensiva , dell'occupante esercito tedesco[13]. Nel2022 Cantiano fu fortemente colpita dalle alluvioni che colpirono quasi tutte le Marche.[14]
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 giugno 1966.[15]
«Di rosso, ai due monti all’italiana di cinque cime (2 e 3) di verde; al capo d'argento, carico di quattrogigli d'oro, disposti in fascia, due per parte, allaverghetta d'argento sul tutto, carica in capo di un giglio pure d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.»
Costruita in sostituzione dell'antica pieve di San Giovannino per accogliere degnamente la miracolosa immagine del Cristo legato alla colonna che, dal 1605 ininterrottamente dispensava grazie ai fedeli nella cappella campestre in località Colsecco, venne solennemente consacrata ed aperta al culto nel 1631 dalvescovo di GubbioUlderico Carpegna. La chiesa, divenuta la principale del capoluogo, venne elevata acollegiata e dotata di un capitolo permanente composto da un arciprete che lo presiedeva e sei canonici (di cui un teologo ed un penitenziere), con bolla pontificia del 17 gennaio 1661 a firma delpapa Alessandro VII. Nel 1721papa Clemente XI, nativo diUrbino, volle dare un'ulteriore distinzione al tempio proclamandolo "insigne collegiata".
Di fronte al palazzo comunale si erge la chiesa di San Nicolò, edificata ai primi dell'Ottocento in luogo della omonima chiesa più antica, posizionata all'interno della cinta muraria e risalente all'XI secolo. Di questa e dell'annesso cenobio, che fu direttamente dipendente dal vicino e potente monastero diFonte Avellana e che per antica tradizione viene identificato con l'eremo diLuceoli in cui soggiornaronosan Romualdo,san Pier Damiani e sanDomenico Loricato, restano solo labili tracce, dietro l'abside ed all'interno dell'annessa casa parrocchiale, consistenti in un finestrone gotico ogivale e in una finestra trilobata. Nel1255 il podestàAlberto di Firenze, a difesa del borgo di Cantiano, fece elevare una poderosa torre presso la chiesa di San Nicolò, come si desume da una lapide gotica commemorativa collocata ora presso la sede comunale. La torre è oggi base visibile del campanile. Nel1383 ricevette onorata sepoltura nella chiesa il Signore del castello di Cantiano,Gabriello di Necciolo Gabrielli, già vescovo diGubbio. All'interno, dietro l'altare maggiore, è un quadro con l'effigie di san Nicolò, opera dell'artista camerteCarlo Maratta (1625-1713). Questi, pittore e ritrattista ufficiale dei papiAlessandro VII eClemente IX, soggiornò a Cantiano e vi eseguì il predetto lavoro intorno al1670, anno in cui sovente viaggiava tra Roma ed Urbino dove era affidatario degli affreschi decorativi per il duomo. Notevoli all'interno di San Nicolò, sono anche la pala raffigurante la Madonna del Rosario con Bambino e santi, attribuita al pittoreErcole Ramazzani diArcevia (1539-1598), un dipinto raffiguranteCristo in croce tra gli angeli e ai piedi della croce laVergine esan Francesco d'Assisi, attribuito aFilippo Bellini diUrbino (1550-1603). Inoltre, una tela del XVII secolo, di autore ignoto, che rappresenta la Pietà tra santi, in cui è possibile scorgere l'abitato di Cantiano in una raffigurazione dell'epoca. Sopra l'entrata principale, trova posto un preziosoorgano realizzato nel1822, una delle primissime opere note dell'organaroAngelo Morettini diPerugia, capostipite dell'omonima dinastia organara. Nell'adiacente sacrestia, in una parete, è posta una lapide con iscrizione funebre in caratteri gotici, datata 19 novembre 1304. Distrutta nel terremto del 1731, venne restaurata nel 1822[16].
In origine la chiesa, poco distante dalle mura castellane, era dedicata asanta Caterina d'Alessandria ed era pertinenza delMonastero di Fonte Avellana. L'edificio risale ai primi del Duecento, esempio diarchitettura romanica, presenta una semplicefacciata ed è ad unanavata, all'interno si conservano vari dipinti ed affreschi di una certa importanza risalenti a varie epoche.
Presso la cima del colle omonimo, si trova la chiesa dedicata asant'Ubaldo,vescovo delladiocesi di Gubbio nel cui territorio Cantiano è ascritta da più di mille anni. Costruita nei primi anni delXIII secolo sul piazzale antistante l'entrata delcastello dei Gabrielli, la chiesa, pur rimaneggiata nei secoli successivi, conserva ancora intatto l'impiantobasilicale. All'interno della chiesa si conservano un prezioso simulacro ligneo di Gesù crocefisso, una preziosa statua lignea barocca discuola napoletana, l'altare maggiore, in legno indorato, le raffigurazioni dellaCirconcisione di Gesù e dell'ultima cena dipinte daVentura Mazza, allievo delBarocci.
Posta nei pressi di Cantiano, lapieve diSan Crescentino ha origini antichissime. È opinione comune far risalire la fondazione della chiesa intorno all'anno mille, periodo in cui si diffuse molto il culto e la devozione versosan Crescentino nelle zone a cavallo traCittà di Castello edUrbino, città entrambe di cui ancor oggi il predettomartire èpatrono.
Sito in piazza Luceoli, ricostruito nei primi anni dell'Ottocento in purostile rinascimentale, si appoggia all'antico Palazzo del Podestà ed a quello dei Priori, costruiti nelXII secolo. È attualmente la sede del Municipio.
Secondo i datiISTAT al 1º gennaio 2023 la popolazione straniera residente era di 129[38] persone e rappresentava il 6,4% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa era quellarumena con 39 persone, pari al 30,23% sul totale della popolazione straniera[39].
Si tratta di due sezioni distinte ed aperte in tempi diversi. È ospitato all'interno delleduecentesche sale restaurate dell'ex Convento agostiniano, con accesso dal chiostro dell'adiacentechiesa di Sant'Agostino.
La Turba,sacra rappresentazione delVenerdì Santo, trae origine, anche se non direttamente, dai movimenti popolari di invocazione alla pace che si diffusero in terra diMarche edUmbria intorno alla metà delXIII secolo, portati sulle strade e nelle piazze dalle genti più umili e in condizioni di miseria, sofferenti ed esauste delle continue lotte traguelfi e ghibellini. Studi più recenti la farebbero risalire a prima ancora dell'anno Mille, a SanDomenico Loricato, monaco eremita diFonte Avellana che fu discepolo diSan Pier Damiani e che si disciplinava continuamente passando per gli eremi limitrofi, intorno alCatria. La Turba di Cantiano non ha conosciuto interruzioni lungo i secoli, tranne che durante l'ultimo periodo bellico, crescendo sempre ed arricchendosi negli anni.
Piazza del gusto: fiera agroalimentare dei prodotti tipici di Cantiano e della zona del Montefeltro, si svolge il secondo fine settimana di maggio; è possibile degustare il polentone alla carbonara e diverse specialità locali, come il pane di Chiaserna, il vino di visciole, l'amarena di Cantiano e le confetture di more, visciole e frutti di bosco.
Mostra mercato regionale delcavallo del Catria: si svolge il secondo fine settimana di ottobre presso il centro ippico di Chiaserna. Promuove la tipica razza equina, allevata sui pascoli limitrofi. Degustazioni di carne equina abbinata ai prodotti locali, in particolare funghi e tartufi; vi è inoltre un'esposizione di cavalli, caroselli, competizioni e concorsi ippici.
Mostra mercato del tartufo bianco "Valle del Balbano": si svolge il terzo fine settimana di novembre, per la promozione del pregiato localetartufo bianco della valle del Balbano e di altri prodotti tipici.
La squadra di calcio era l'U.S.C. Cantiano 1955 Calcio che ha militato per diverse stagioni nel campionato di Promozione.Nel 2022 la squadra non si iscrive e dunque in paese rimane attiva solamente l'Atletico Luceoli Cantiano, militante in Seconda Categoria[44], che nel luglio 2O24 cambia denominazione diventando il Cantiano Calcio[45]
Don Domenico Luchetti,Luceoli, Cagli, Arti Grafiche G. Mei, 1932.
Dante Bianchi,Cantiano. Vita di una comunità, Urbania, 1973.
Guglielmo Guglielmi,Il balsamo di Cantiano, Firenze, 1976.
Giovanni Scatena e Guglielmo Guglielmi,Il mobile di Cantiano nel Rinascimento, Urbania, 1981.
Giovanni Scatena,Il Castello di Cantiano, Urbania, 1984.
Guglielmo Guglielmi,Cantiano. Cenni storici, inCatria e Nerone un itinerario da scoprire, Pesaro, 1990.
Guglielmo Guglielmi,Cantiano, inPalazzi e dimore storiche del Catria e Nerone, Bari, Laterza, 1998.
Alberto Mazzacchera,Il forestiere in Cagli. Palazzi, chiese e pitture d'una antica città e terre tra Catria e Nerone, Urbania, 1997.
Ulrico Agnati,Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino, Roma 1999
Paolo Rinolfi,La Civitas di Luceoli. Caposaldo Bizantino, Cagli, Ernesto Paleani editore, 2000,ISBN88-7658-075-1.
Fausto Panfili e Maurizio Tanfulli,Cantiano tra fede e storia, Cantiano, Arti grafiche Stibu, 2000.
Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti e Giuseppe Dromedari,Il corridoio bizantino al confine tra Marche e Umbria, Pesaro, 2014,ISBN978-88-911-4149-1.