(Decreto dogmatico delConcilio di TrentoDe sanctissimo sacrificio missae - XXII sessione, 17 settembre1562.[1])
IlCanone romano è lapreghiera eucaristica che nelrito romano era l'unica nellaMessa tridentina, fino allarevisione delMessale Romano nel 1969, con cui è stata modificata e appare, come nelle edizioni successive, con il titolo alternativo di "Preghiera eucaristica I".
NelMessale romano tridentino è chiamatoCanone della Messa e anche, inlatino,Actio, come già nelSacramentario gelasiano.[2][3]
Il Canone romano è probabilmente la più anticaanafora in uso nellaChiesa di Roma; venne redatta tra ilIV e ilVI secolo, o forse ancora prima, con riferimenti alla tradizione precedente probabilmente apostolica, ed assunse la sua conformazione finale entro ilXIII secolo.[4]
Nel corso delConcilio di Trento venne ribadita l'importanza della formulazione e del contenuto del Canone, incentrati sul sacrificio diGesù sulla croce; essi rimasero inalterati, nonostante la richiesta di abrogazione da alcuni, in quanto deposito della Tradizione, considerata immune da ogni errore.[5]
L'antica preghiera fu aspramente criticata dai Riformatori protestanti e in particolar modo daLutero, che lo definì «abominevole [...] raccolta di omissioni e di immondezze».
Nel corso delConcilio Vaticano II,papa Giovanni XXIII decretò che venisse aggiunta, all'interno del Canone romano, la menzione disan Giuseppe, presente per la prima volta nell'edizione del1962.[6] Esso fu il primo cambiamento del Canone dal tempo di san Gregorio Magno (VI secolo) e rimane perciò tuttora criticato da coloro che sostengono l'importanza di mantenere il testo tradizionale nell'uso della liturgia cattolica.
Il Canone romano ha subito alcune modifiche nella revisione del 1969.
Il nuovo testo separatipograficamente le parole di Gesù dalla parte narrativa del resoconto dell'istituzione dell'eucaristia. La tipografia del testo anteriore separa invece chiaramente (punti fermi e caratteri più grandi) tutto il resto, narrazione e parole di Gesù comprese, da quelle parole presentate come quelleconsecratorie, che realizzano latransustanziazione: tratta come consecratorie del pane solo cinque parole (enim compresa); l'indicazione data della consacrazione del vino è molto più prolissa e include la frasemysterium fidei, che nel Nuovo Testamento non appare come detta da Gesù.
| Messale di Pio V | Messale di Giovanni XXIII | Messale di Paolo VI e Giovanni Paolo II |
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Qui pridie quam pateretur: accepit panem in sanctas ac venerabiles manus suas: et elevatis oculis in caelum ad te Deum Patrem suum omnipotentem: tibi gratias agens: benedixit, fregit, deditque discipulis suis dicens. Accipite, et manducate ex hoc omnes. Hoc est enim corpus meum. Simili modo postquam cenatum est: accipiens et hunc praeclarum calicem in sanctas ac venerabiles manus suas: item tibi gratias agens, Benedixit, deditque discipulis suis, dicens. Accipite, et bibite ex eo omnes. Hic est enim calix sanguinis mei: novi et aeterni testamenti: mysterium fidei: qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorum. Haec quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis. | Qui pridie quam pateretur, accepit panem in sanctas ac venerabiles manus suas, et elevatis oculis in caelum ad te Deum Patrem suum omnipotentem, tibi gratiasagens, benedixit, fregit, deditque discipulis suis, dicens: Accipite, et manducate ex hoc omnes. Hoc est enim Corpus meum. Simili modo postquam cenatum est, accipiens et hunc praeclarum calicem in sanctas ac venerabiles manus suas: tibi gratias agens, benedixit, deditque discipulis suis, dicens: Accipite, et bibite ex eo omnes. Hic est enim Calix Sanguinis mei, Haec quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis. | Qui, pridie quam pateretur, accepit panem in sanctas ac venerabiles manus suas, et elevatis oculis in caelum ad te Deum Patrem suum omnipotentem, item tibi gratias agens, benedixit, fregit, deditque discipulis suis, dicens: Accipite et manducate ex hoc omnes: Simili modo, postquam cenatum est, accipiens et hunc praeclarum calicem in sanctas ac venerabiles manus suas, item tibi gratias agens benedixit, deditque discipulis suis, dicens: Accipite et bibite ex eo omnes: Hoc facite in meam commemorationem. |
Il Messale riformato dopo il Concilio Vaticano II include nellaconsacrazione del pane le parolequod pro vobis tradetur, dette da Gesù secondo1 Corinzi 11,24[7], frase assente nelle edizioni tridentine.
Nella consacrazione del vino questo Messale include le parole di Gesù,Hoc facite in meam commemorationem ("Fate questo in memoria di me") (Luca 22,19[8];1 Corinzi 11,24[9]).
Nel Messale tridentino, invece di queste parole di Gesù, il sacerdote dice silenziosamente, dopo la consacrazione e separatamente da essa, la simile fraseHaec quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis ("Tutte le volte che farete questo, lo farete in memoria di me") (1 Corinzi 11,25[10]), anch'esse parole di Gesù e trattate grammaticalmente come tali.
Nell'edizione di san Pio V (1570) il sacerdote le dice durante l'elevazione del calice:Prolatis verbis consacrationis deponit calicem super Corporale, et genuflexus adorat; surgit et ostendit populo: dicens: Haec quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis. Nelle edizioni successive, a partire da quella del 1604, il sacerdote le dice prima di mostrare il calice al popolo.[11]
Nella formula della consacrazione del vino il Messale tridentino include, in mezzo delle parole di Gesù, la frase "Mistero della fede" (1Tim 3,9[12]), che nella messa riformata nel 1969 il sacerdote dice o canta, dopo la consacrazione e dopo la successiva ostensione del calice, come introduzione all'acclamazione dei fedeli, novità assente nella forma tridentina. Sono proposti tre testi per tale acclamazione, che viene omessa se il sacerdote per grave motivo celebra senza un fedele - cosa gravemente proibita secondo la regola, spesso disattesa, precedente la riforma del 1969 - che la pronunci.[13]
Nel Messale tridentino il sacerdote si genuflette sia prima di mostrare al popolo il calice contenente il vino consacrato sia dopo. In tal caso la genuflessione si fa generalmente prima e dopo di ogni volta che si maneggiano il Corpo e il Sangue. Nel Messale del 1969 e delle edizioni successive lo mostra subito dopo la consacrazione e si genuflette solo dopo.
La revisione del 1969 mantiene solo uno dei 24segni di croce fatti dal celebrante sulle offerte, delle quali 15 dopo la consacrazione; gli inchini del corpo sono ridotte da cinque a tre; legenuflessioni da sei a due; l'altare non viene più baciato, mentre nel precedente Messale veniva baciato due volte.
La recita delle due liste complete diapostoli e dimartiri delle edizioni tridentine è divenuta facoltativa, restando obbligatoria la menzione diPietro,Paolo eAndrea nella preghieraCommunicantes, e diGiovanni,Stefano,Mattia eBarnaba (i nomi menzionati nel Nuovo Testamento) nellaNobis quoque peccatoribus.[14]
Sia nella forma posteriore al Concilio Vaticano II sia in quella tridentina, il Canone è composto da: una preghiera per la Chiesa militante; una preghiera per i vivi; una preghiera di unione con la Chiesa trionfante, nella quale si fa memoria in primo luogo diMaria;[15] poi, ma solo nelle edizioni a partire dal 1962, disan Giuseppe; poi di dodiciapostoli (tra i qualiPaolo invece diMattia, che secondo gliAtti degli Apostoli 1,15-26[16] fu eletto apostolo al posto di Giuda); cinque dei primi papi (papa Lino,papa Anacleto,papa Clemente I,papa Sisto I,papa Cornelio) e altri sette martiri (san Cipriano,san Lorenzo martire,san Crisogono, isanti Giovanni e Paolo e isanti Cosma e Damiano); poi genericamente di tutti i santi. Segue una preghiera preparatoria alla consacrazione; l'epiclesi (una preghiera rivolta a Dio affinché conceda l'effetto desiderato che in questo caso è latransustanziazione); il racconto dell'istituzione dell'Eucaristica; l'anamnesi, cioè il ricordo che il sacrificio della messa rappresenta e ripresenta la morte di Gesù; segue poi una preghiera per i defunti, e una domanda di essere ammessi alla compagnia degli apostoli e martiri, dei quali si menzionano in particolareGiovanni Battista e quattordici martiri, sette maschi (tra i quali san Mattia) e sette femmine. Infine il canone si conclude con ladossologia, cioè la glorificazione dellaTrinità.
| Canon missae (Missale Romanum 1962) | Prex Eucharistica I seu Canon Romanus (Missale Romanum 2002)[17] | Preghiera Eucaristica I o Canone Romano (Messale Romano in lingua italiana 2020) |
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