Iltoponimo "Candia" deriva dall'araboal-khandaq (الخندق), che significa "il fossato".[8] La città era chiamata Candia anche nel periodo storico in cui Creta faceva parte delloStato da Mar, ovvero l'insieme dei domini marittimi dellaRepubblica di Venezia, e tale toponimo indicava per estensione l'intera isola. La città è nota initaliano anche con i toponimi storici diEraclio (/eraˈkli.o/)[9] eEracleo (/eraˈklɛ.o/).[9][10]
La città è situata al centro-nord dell'isola di Creta, ed affaccia sulMar Egeo. Il clima della città, come del resto di tutta l'isola, è molto mite durante tutto l'anno. Data la sua latitudine meridionale 34/35º parallelo (minore per esempio ad Atene che si trova sul 38º parallelo), Creta è maggiormente esposta ai venti meridionali provenienti dai deserti egiziani e per questo le temperature salgono più facilmente che nel resto della Grecia, toccando punte di 37/40 °C con umidità bassissima (10/15%). In condizioni normali però l'isola è ben ventilata e le temperature rimangono fisse sui 30 °C di giorno e 26º di notte.
In inverno la sua posizione la rende meno esposta ai venti freddi dall'est europeo infatti la temperatura diurna rimane sui 14/17 °C a gennaio, ma diventa facilmente 21/22º in occasione di anticiclone o di masse d'aria desertica. La piovosità è scarsa (del resto come nelle altre isole greche).
Si suppone che Candia sia stato uno degli scali diCnosso inepoca minoica. Ma le sue fortune iniziarono nell'anno824 d.C., quando ci fu la conquistaaraba diCreta. La località diventò il rifugio di ribelli espulsi dalcaliffato di Cordova, che fondarono l'emirato di Creta e si dettero a una lucrosa attività diguerra di corsa epirateria ai danni dell'impero bizantino. Ilgenerale bizantinoNiceforo II Foca riprese Creta nel961 annientando la popolazionemusulmana, agli occhi dei bizantini responsabile di due secoli di saccheggi e pirateria. Nel1204, in seguito agli eventi dellaIV crociata, la città passò sotto il dominioveneziano. Questi la mantennero fino al 27 settembre1669, data in cui la città, al termine di un lungoassedio, fu presa dagliOttomani che ne adattarono il nome inKandiye.
Di ciò rimane traccia nell'antico modo di dire veneziano, ancora in uso,Ti xe seco incandìo (lett. 'Sei magro "incandito'", da "Candia"), per indicare una persona particolarmente magra e che porti i segni di una sofferenza subita. Infatti, dopo la conquista turca — seguita a una strenua difesa da parte veneziana — della città, i coloni veneziani, ma anche molti abitanti locali che non vollero sottomettersi ai turchi, volsero in fretta e furia verso Venezia, senza riuscire a far scorta di viveri. Arrivarono così, profughi, particolarmente provati, tanto da destare una particolare impressione ai veneziani che li accolsero. Da quel momento, l'aggettivoincandìo iniziò a indicare una persona particolarmente provata, dal punto di vista sia fisico sia psicologico.
Sotto ildominio ottomano essa non fu che una roccaforte. Nel1898 le truppe ottomane lasciarono Creta, che divenneindipendente e nel1913 fu unita allaGrecia. Conobbe allora un forte sviluppo economico e nel1971 scalzòLa Canea dal rango di capitale regionale.
Candia è la principale porta di accesso a Creta. Ha un aeroporto internazionale molto trafficato d'estate. Il suo porto è collegato alPireo e ad alcune delleCicladi.
L'Aeroporto Internazionale di Candia, situato circa 5 km ad est della città, è dedicato aNikos Kazantzakis, scrittore, poeta e filosofo nato a Candia. L'aeroporto la collega con altre città della Grecia e del resto dell'Europa. Le compagnielow cost gestiscono vari voli internazionali da questo aeroporto (ad esempioArkefly,Condor Flugdienst).[13]
^Regio decreto del 5 giugno 1910che approva gli annessi elenchi degli enti e delle persone ai quali vennero conferite medaglie ed attestazioni di menzione onorevole per l'opera da essi data in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italian. 131 (straordinario) del 5 giugno 1910
^ Krisztina Ilko,Recovering the Augustinian Convent of San Salvatore in Venetian Candia, inJournal of Ecclesiastical History, vol. 72, n. 2.