Sorge su un'alta collina il cui nome deriva dalgentilizio romanoCallocius oCallucius, come indicato dall'Olivieri nel1965.
Si trova poco lontano dai comuni diCanelli eCostigliole d'Asti, fra le valli delNizza e delTinella. Con i suoi 399 metri di altitudine sul livello del mare è il paese più alto delladiocesi di Asti, e costituisce un eccezionale belvedere su tutta l'Astesana e sulle vicine Langhe.
Panorama dalla località Crevacuore, Calosso (ASTI), Italia
Il primo documento nel quale viene menzionato il paese è un atto del960 che cita un certo Arimanno de Calocio in qualità di testimone di una permuta di terreni da parte di Brunengo,Vescovo diAsti tra il934 e il964.
Nel1318 il comune venne coinvolto nelle fasi dellaguerra civile scoppiata nel circondario diAsti tra iguelfiSolaro e ighibelliniDe Castello. I guelfi, oltre al castello diMoasca, distrussero anche ilcastrum di Calosso che venne immediatamente ricostruito. Verso la fine dell'indipendenza del Libero Comune di Asti e precisamente nel1377, l'intero feudo di Calosso viene acquistato dal nobile banchiere astigiano Percivalle Roero. Dieci anni più tardi, nel1387, troviamo Calosso tra i possedimenti della dote diValentina Visconti, andata in sposa a Luigi d'Orléans. In seguito al matrimonio la contea di Asti diventa interamente possedimento francese. Seguiranno centocinquant'anni di dominazione francese.
Nel1531 Calosso, con la Contea di Asti, entra a far parte dei territori controllati dai Savoia e con l'inizio del Seicento e dellaGuerra di Successione del Monferrato, viene coinvolto in una serie infinita di occupazioni da parte dei vari eserciti di passaggio. Difatti all'inizio delXVII secolo Calosso venne assediata daglispagnoli e in seguito recuperata daiSavoia, grazie anche al capitanoCatalano Alfieri che, a capo delle truppefrancesi, fece cingere di enormi palizzate tutto il castello.
Fortunatamente con lapace dei Pirenei del1659, Calosso perde la sua importanza strategica e il suo castello, da imponente fortezza cinquecentesca, si trasforma in residenza di campagna della famiglia Roero.
Il complesso fortificato venne dunque ricostruito diverse volte in seguito alle vicende belliche precedenti. A sud, oltre alla torretta abbassata a base cilindrica collegata al palazzo da un arco, si trova il cosiddettocastello vecchio, dove è ubicata la chiesa di San Martino, già menzionata nel1203, all'interno della cinta fortificata.
Da più di un millennio la sua sagoma imponente vigila, dalla sommità della collina che si erge tra le valli delNizza e del Tinella, sull'abitato di Calosso. Testimonianza longeva delle vicende occorse a questo piccolo borgo, il castello ne segna la storia attraverso le epoche, ripercorribili a ritroso, sino a perdersi nell'Alto Medioevo. Perché da qui, da prima dell'anno 1000, si suole dare inizio alla sua storia, in quanto questo periodo si ritrovano le prime tracce, seppur vaghe, della sua esistenza. Tracce che, benché confuse dai numerosi interventi apportati alla sua struttura originaria in seguito ad eventi bellici e a ristrutturazioni, consentono di fissare i punti salienti dell'evoluzione dell'antico maniero. Sappiamo infatti che nel1318 il paese di Calosso viene coinvolto nel conflitto tra i guelfi della famiglia Solaro e la fazione ghibellina dei De Castello di Asti. I guelfi distruggono l'intero castrum di Calosso.
Nel1377, l'intero feudo di Calosso viene acquistato da un nobile banchiere astigiano, il Marchese Percivalle Roero di Cortanze.
Nel1387 Calosso con il suo castello rientra tra i possedimenti della dote di Valentina Visconti, andata in sposa a Luigi d'Orléans.
L'11 ottobre1592, durante una visita pastorale,sant'Alessandro Sauli, vescovo diPavia (diocesi da cui dipendeva allora Calosso), venne "sorpreso da una grave e pericolosa malattia nel castello di quel luogo, ove don Ercole Roero avealo alloggiato" (secondo G.S.De Canis, 1816).
La morte del vescovo suscitò una tale impressione che nel1683 la camera del castello venne convertita in pubblico oratorio e, in suo onore ed a perenne ricordo, gli abitanti di Calosso indissero nello stesso giorno la festa patronale.
Alle porte del1600, troviamo Calosso assediato dagli spagnoli e in seguito recuperato dai Savoia, grazie anche al capitano Catalano Alfieri che, a capo delle truppe francesi, cinge di enormi palizzate tutto il castello.
Giungiamo quindi allaPace dei Pirenei del1659, data in cui la fortezza calossese perde la sua importanza strategica e viene trasformata dalla famiglia Roero di Cortanze, signori di Calosso, in un'elegante e signorile residenza di campagna, per assumere i connotati ancor oggi riscontrabili. In seguito a queste trasformazioni il castello perde la fisionomia originaria dell'imponente fortezza cinquecentesca che cingeva all'interno delle sue mura l'intero borgo storico, composto, tra gli altri edifici, dalla chiesa di San Martino. Resta la torretta cilindrica e l'arco d'accesso al ricetto. Attualmente di dimensioni ridotte rispetto a quello originale, la struttura è riconducibile ad una serie di corpi a forma di L, dominata dalla massiccia torre cilindrica ornata da archetti pensili e merli guelfi perfettamente intatti.
Di interesse particolare sono poi i bastioni cinquecenteschi, rimasti anch'essi inalterati, che caratterizzano il lato nord della fortezza. Le mura di questo segmento, prospiciente l'ampio parco, presenta ancora leferitoie e le aperture delle casse matte, struttura a prova di bomba, introdotte in seguito all'adozione delle artiglierie, di carattere sia offensivo - finalizzate ad ospitare bocche da fuoco – che difensivo, destinate a mettere al riparo uomini e materiali; inoltre è ancora possibile vedere una posterla, stretto e basso passaggio che attraversa le mura. L'accesso al cortile interno è presidiato da un portale tipicamente seicentesco che reca, ad ornamento della sezione superiore dello stipite, lo stemma dellafamiglia Roero, raffigurante tre ruote, e della famiglia Gavigliani, raffigurante due rose divise da una fascia orizzontale.
Gli attuali proprietari sono i Conti Balladore Pallieri, diretti discendenti dei Roero di Cortanze.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 147 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Sulla parrocchia di San Martino vi sono scarse notizie documentali. Intitolata a San Martino, vescovo e confessore, innalzata negli ultimi decenni del '600, la chiesa si presenta con una facciata ricca di fregi nella sua parte centrale, alta e slanciata, composta da due corpi sovrapposti ripartiti con lesene e terminanti con un timpano. Verso la fine dell'Ottocento la costruzionebarocca venne profondamente rimaneggiata: nel1896, infatti, l'edificio venne ampliato sui fianchi, a scapito dellecappelle laterali. Fu evidente che allora vennero distrutti gli affreschi settecenteschi attribuiti al De Canis e al periodo giovanile del canelleseGiovanni Carlo Alberti, vissuto tra il1670 ed il1727. Tra il 1929 e il 1930 vennero realizzati, per espressa volontà di Monsignor Bosio, le decorazioni della volta e delle pareti. Sul fianco della vela svetta il campanile di 42 metri.
L'amministrazione comunale di Calosso organizza ogni anno la Fiera del Rapulé, che si svolge generalmente il terzo fine settimana di ottobre e prende il nome dall'operazione di raccolta dei "rapulìn", ovvero i grappoli più piccoli che restano dopo la raccolta dell'uva.
La sagra propone un percorso enogastronomico con degustazione di vini e piatti tipici tra i crotìn, le cantine scavate nel tufo che custodiscono il vino migliore.
Il borgo del paese viene per due giorni animato da musiche, mostre e manifestazioni teatrali. La Fiera del Rapulé è l'occasione ideale per visitare il Castello di Calosso, gentilmente aperto per l'occasione dai proprietari, la Chiesa barocca e il restaurato coro ligneo della Parrocchia di San Martino e le quattro antiche scalinate del centro storico.
Le aziende agricole del paese sono assai numerose e fiorenti. La coltivazione maggiormente praticata è lavite, e gli alberi da frutta. Numerosi sono i viniDOC, tra i quali possiamo ricordare ilMoscato d'Asti e laBarbera d'Asti Superiore.