Il toponimo è di origine incerta. Secondo una prima ipotesi il nome deriverebbe da un'antica radice mediterranea (comunque pre-indoeuropea)cal avente il significato di "roccaforte" o "fortezza"[8]; altri lo ricollegano invece alligureCaletranus Ager attestato nel lontano territorio diLuni (la folta presenza diLiguri inIrpinia è infatti documentata fin dal 180 a.C.). Secondo un'altra linea di pensiero il toponimo deriverebbe piuttosto dall'antico nome prelatino(galatro) di una pianta assai comune in zona, l'avena selvatica.[9]
Le prime tracce della presenza umana nel territorio di Calitri risalgono alNeolitico, cui appartengono alcuni utensili inselce levigata conservati presso ilmuseo irpino di Avellino[10]. Tuttavia diventa un vero e proprio insediamento urbano solo a partire dal XIII secolo.[11] Nel periodomedioevale, Calitri è uno dei tanti centri sottoposti all'amministrazionelongobarda prima enormanna esveva poi. Durante la dominazione normanna, il feudo di Calitri venne affidato ai Balvano, mentre sotto il regno diFederico II di Svevia appartenne al regio demanio. Nel1304 Calitri passò aiGesualdo, principi diVenosa che ne ebbero il possesso per tre secoli. Con i Gesualdo, Calitri conobbe la sua epoca d'oro e l'antico castello venne trasformato in una sontuosa dimora signorile.[11] Dopo i Gesualdo, Calitri passò aiLudovisi[11] che, nel1676, lo cedettero alla famiglia Mirelli.[11] Durante ilterremoto dell'8 settembre 1694 il castello di Calitri fu completamente distrutto e morì il principe Mirelli. I superstiti della famiglia Mirelli optarono per l'abbandono dei ruderi in cima alla collina ricostruendo il palazzo baronale più a valle.[11] Nel quadriennio 1743-46 il suo territorio fu soggetto alla giurisdizione delregio consolato di commercio diAriano, nell'ambito della provincia diPrincipato Ultra.[12] Nel 1784 venne esposta, sulla porta di Nanno del nuovo palazzo baronale, la testa delbriganteAngelo Duca, che aveva imperversato nella zona con scontri vittoriosi contro l'esercito borbonico, giustiziato a Salerno[13]. Dopo l'unità d'Italia la storia di Calitri si confonde con quella di tanti altri centri dell'Italia meridionale:brigantaggio,emigrazione, latifondismo baronale, lotte per la spartizione della terra. Nel1861 fu conquistata e liberata dagli uomini del brigantelucanoCarmine Crocco, assieme aCarbonara,Conza eSant'Andrea.[14] Nelgiugno 1910 e nelluglio 1930 dei sismi di notevole magnitudo colpirono Calitri[15]; nellaprima guerra mondiale Calitri diede un notevole contributo alla causa nel1915 e nel1918, nel1924 eressero una Vittoria Alata che ricorda le 120 vittime del conflitto.[16] Nel febbraio1941 è stata teatro dell'operazione Colossus. Nel1943 arrivarono le truppe tedesche che distrussero molti ponti tra cui quello sull'Ofanto. L'8 settembre, giorno in cui si celebra lanatività della Beata Vergine Maria (giorno di festa per i calitrani), una radio annunciò che l'Italia aveva chiesto l'armistizio: i calitrani pensarono alla fine della guerra, ma a Calitri si combatterà, comunque, una battaglia contro itedeschi in ritirata.[16] La mattina del 29 settembre dello stesso anno, dei facinorosi si rivoltarono e malmenarono l'allora sindaco conte Salvatore Zampaglione e l'ex podestà, saccheggiarono lo stesso palazzo e uccisero alcuni componenti della famiglia Ricciardi.[17] Calitri risentì poi, sia pur con lieve ritardo, delboom economico: in quegli anni divenne un notevole polo scolastico (scuola media, istituto tecnico commerciale, istituto d'arte, liceo scientifico, istituto professionale).[17]Ilsisma del 1980 provocò due decessi e l'inagibilità per molti anni di gran parte del centro storico.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 23 marzo 2023.[18]
Stemma
«D'argento, al ramo di rosa di verde, fiorito di tre pezzi di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»
Gonfalone
«drappo di rosso, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo e i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto del colore del drappo, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione. Sisma 23 novembre 1980.» — 23 novembre 1980[19]
Già presente nell'VIII secolo all'interno delle mura, dedicata ai protomartiri Cosma e Damiano, divenne nel799 sede delle reliquie disan Canio. Nel1547 venne riedificata a spese del comune, ma in seguito fu distrutta dalterremoto del 1694. Nel1747 fu ultimata la ricostruzione, ma, resa pericolante da una frana, venne riadattata al culto. Purtroppo altri eventi sismici e un lento movimento franoso ne minarono la stabilità per cui, eseguite vanamente nel tempo alcune riparazioni, si decise nel1881 di demolirla. Nel 1883 vi furono lavori di sistemazione della piazza che, dopo ilsisma del 1910, subì diverse modifiche, fino all'attuale sistemazione. Subito dopo la demolizione della chiesa, in consiglio comunale si cominciò a dibattere il problema della sua ricostruzione, anche perché la cappella dell'Annunziata, che nel frattempo fungeva da chiesa parrocchiale, risultava troppo angusta. Solamente nel1921 venne deliberata la costruzione della nuova chiesa in largo Croce, attuando un progetto che prevedeva la costruzione dell'abside, della crociera e di un campanile provvisorio; i lavori furono portati a termine nel 1924. La nuova chiesa fu ivi edificata nei primi anni trenta, e nel1965 fu ampliata e portata da una a tre navate. Danneggiata nuovamente dalterremoto del 1980, fu ricostruita e, nel1993, riaperta al culto. Oltre all'altare maggiore in marmo intarsiato del XVIII secolo, sugli altari e sulle pareti delle navate laterali si possono ammirare pregevoli tele delXVIII secolo (Apoteosi di san Canio,Adorazione del Santissimo Sacramento,Madonna con Bambino,Presentazione al Tempio eMadonna Assunta). In fondo alle navate laterali vi sono due altari: uno ospita una statua delSacro Cuore; l'altro, la statua del patronoSan Canio[20].
La chiesa venne aperta al culto nel1714, sul poggio diSan Biagio. Vi si istituì l'Arciconfraternita dell'Immacolata Concezione, le cui Regole furono approvate da Carlo di Borbone nel1759. Nel1840 fu, per la prima volta, utilizzata come sepolcro. Fu danneggiata gravemente dal terremoto del 1980, venne successivamente riedificata; la facciata rimase indenne, come pure originali sono il portale d'ingresso e i due portali laterali in pietra[21].
È una piccola chiesa eretta intorno al1580. All'interno sono custodite due statue che raffiguranoSanta Lucia. Ogni anno si celebrano due messe: il 31 agosto e il 13 dicembre[22].
È situata nel rione più antico di Calitri. Fu eretta attorno alXVI secolo come cappella laicale, a testimonianza della carità di alcuni cittadini verso i meno abbienti. Al suo interno, oltre ad una statua di San Berardino, è conservata una statua della Madonna, proveniente dall'Abbazia di S. Maria in Elce; pregevole il portale in pietra[23].
Fu costruita sulle rovine di una vecchia chiesa (risalente probabilmente al XIV oXV secolo) nel1739, a spese della famiglia Natale, che volle dedicarla asant'Antonio abate. La chiesa più antica, forse completamente distrutta dal terremoto del 1694, era più grande di quella edificata più tardi[24].
È situata nel rione Cascina, fu costruita nel1638 e distrutta dalterremoto del 1694. L'esterno della chiesa fu quindi completamente rifatto in epoca successiva. L'attuale portale è proveniente dall'antica cappella di S. Rocco che dalla metà dell'Ottocento venne inglobata da abitazioni e magazzini dell'attuale corso Matteotti[25].
È situata su una collinetta detta Calvario. Fu fatta erigere da un esponente della famiglia Gervasi di ritorno da una crociata inTerra santa. Costruita originariamente con la facciata verso sud, nella ristrutturazione successiva al terremoto del 1910 cambiò orientamento, e la facciata fu direzionata a Ovest. Ogni venerdì santo è meta della processione che rappresenta la passione diGesù Cristo[26].
La costruzione del Monumento ai "Caduti di tutte le guerre" iniziò nel 1918 e fu inaugurato nel 1924, con annessa area del Parco "Parco della Rimembranza".
Al 31 dicembre2020 risultavano residenti nel comune di Calitri 132 cittadini stranieri provenienti da 17 nazioni[29]. Le nazionalità più rappresentate sono:
Il 25 maggio viene festeggiato il patronosan Canio che viene portato in processione per le vie del paese; la processione viene poi ripetuta anche il 1º settembre. L'8 settembre, invece, viene celebrata lanatività della Beata Vergine Maria, festa particolarmente sentita dalla comunità calitrana, con la statua dell'Immacolata anch'essa portata per le vie del paese. Altre processioni avvengono il 31 agosto (Santa Lucia) e il 7 settembre (San Vito). Il venerdì prima diPasqua, partendo dalla chiesa dell'Immacolata Concezione, si porta una statua che rappresenta Gesù morente fino al colle delCalvario, accompagnato dalla statua dellaMadonna Addolorata.
In tutte le processioni gli appartenenti alla Confraternita dell'Immacolata indossano una tunica bianca, cinta da un cordone azzurro, e un mantellino azzurro. Durante la processione dellaVia Crucis viene aggiunta una corona di spine sul capo e alcuni portano anche una croce di legno sulle spalle.
LoScazzamauriegghij è un folletto che indossa un berretto rosso. Dotato del potere dell'invisibilità, della lettura del pensiero oltre alla facoltà di penetrare nelle case anche attraverso il muro, spesso entra sotto mentite spoglie (ad esempio quelle di un animale). Una volta entrato, si nasconde nell'angolo più oscuro e spaventa gli inquilini iniziando a sconvolgere la casa. Altra sua caratteristica è il notevole peso: più diventa piccolo e più pesa. È solito salire sul petto delle persone mentre queste dormono e sulle spalle di quelle sedute, se ne avverte la presenza per il forte peso, ma non si riesce a vederlo perché scompare e ricompare dove vuole senza mai camminare[30].
Un giovane contadino, tornando dalla campagna, camminava col suo asino nei pressi del torrenteCortino, in località Cupa.Gli unici rumori udibili erano il canto del giovane ed il rumore degli zoccoli del suo asino. Ad un tratto, udì un vagito: il contadino trovò fra i cespugli una bimba, la prese in braccio e continuò a camminare. Ma passo dopo passo la piccola pesava sempre di più, tanto da non riuscire più a reggerla, e il contadino la posò a terra; quando andò a riprenderla, notò che la bambina, che ormai aveva assunto sembianze mostruose, rideva di un ghigno beffardo.Il contadino, pensando che si trattasse di un demonio, fuggì via. Il giorno dopo il giovane fu costretto a letto da una febbre altissima. Altri due aneddoti si raccontano sulla "criatura rə la Cupa". Il primo racconta che, catturatala, alcuni uomini notassero una folta peluria sul viso di lei. Il secondo narra che, dopo averla catturata, alcuni uomini erano sul punto di buttarla in un burrone ma alla fine desistettero perché la bambina recava delle croci sulle scarpe[31].
Quello di San Zaccaria era un vecchio casale diroccato, luogo desolato, ricco di grotte e anfratti, situato ai margini del bosco di Castiglione, che incuteva timore ai viandanti. Secondo la leggenda, dei cittadini che vivevano in quei luoghi furono barbaramente uccisi da ladroni, che poi si sterminarono a vicenda, avidi del prezioso bottino. Il tesoro, durante le lotte, venne nascosto ed affidato ai demoni che lo posero nelle grotte sottostanti le rovine di San Zaccaria. Le ricchezze erano lì, a portata di mano, ma chi provò a prenderle si rese conto che più si scavava, più il tesoro veniva portato giù dai demoni. Per impossessarsi del bottino bisognava scendere a patti con il diavolo, promettendogli l'anima[32].
Nella sua autobiografiaLa mia vita, lo scienziato ed economistaLuca de Samuele Cagnazzi racconta di aver visitato nell'anno 1838 la città di Calitri. Vi si era recato per far visita a sua nipote Maria Elisabetta de Samuele Cagnazzi detta Bettina, moglie diMichele Zampaglione (1802-1887) detto Michelino, giudice della Gran Corte Civile di Catania e, in tale occasione, fece acute osservazioni sulla morfologia e l'orogenesi del territorio. Inoltre notò la particolare accoglienza dei calitrani, affermando che "l'accoglienza non solo della famiglia che della popolazione fu veramente grande". Aggiunse anche che "gli abitanti sono docili e di ottima morale. Ho vedute delle giovanette guidare gli asini colle some di legna sole, nella distanza di tre in quattro miglia e mi han detto non esservi esempio che soffran desse alcun insulto da giovanastri".[34][35]
La famiglia di Bettina e Michelino dimorava solitamente aTrani e spesso si spostava nella città diMichele Zampaglione per far visita al padre Lorenzo e ala famiglia. Lo stesso Cagnazzi, pur di far visita a sua nipote, si diresse anch'egli a Calitri descrivendo il percorso fatto per giungervi una volta giunti aEboli. In tale occasione Cagnazzi ebbe modo di vedere i grandi possedimenti della famiglia Zampaglione e in particolare il vasto bosco detto Castiglione, dove vi erano anche animali da allevamento che si alternavano tra Calitri e la Posta delle pecore che la famiglia Zampaglione aveva vicinoCerignola.[36]
Come chiarito da Emilio Ricciardi, la famiglia Zampaglione, almeno a partire dal 1809, è sempre stata ben in vista e molto influente in città. Durante il regno deinapoleonidi, con l'eversione della feudalità i principi Mirelli avevano perso la difesa di Castiglione, la quale fu incamerata nel Demanio comunale di Calitri. L'elevata disponibilità di denaro permise agli Zampaglione di acquistare buona parte dei possedimenti che il Demanio comunale distribuiva ai contadini.[37] Gli Zampaglione rivestirono numerose cariche importanti sia durante il Regno dei Borbone, sia dopo l'Unità d'Italia. Nel 1805, Giuseppe Zampaglione fu sindaco di Calitri. Nel 1893 anche Francesco Zampaglione divenne sindaco di Calitri e, fino al 1943, altri tre componenti della famiglia ricoprirono tale carica (cioè Giovanni, Gaetano e Salvatore Zampaglione).[38] Già a metà del Settecento, stando ad alcuni documenti del catasto, i fratelli Gaetano e Salvatore Zampaglione abitavano entrambi in palazzo Zampaglione, situato "sulla strada del monastero" e lo stesso è tuttora abitato dai discendenti della famiglia Zampaglione, il che denoterebbe una sorta di legame affettivo della famiglia al palazzo.[37]
La cultura gastronomica calitrana è secolare: i cingulə (affini aicavatelli pugliesi) e lecannazzə (ziti spezzati), serviti con ragù e pecorino grattugiato, sono i piatti tipici per eccellenza assieme all'acquasala che consiste in fette di pane bagnate con acqua bollente salata e poi arricchite con uova in camicia e olio soffritto con aglio e peperoncino piccante. Altri piatti ampiamente diffusi sono lelahanə, talvolta anche bollite nel latte e condite con sugo di pomodoro e fagioli, e leaurecchiə rə preutə, poi ancora gliscəlientə e il baccalà alla ualanegna, entrambi questi ultimi piatti conditi con sugo a base di olio soffritto con aglio e peperoncino piccante.Altro prodotto tipico in costante sviluppo sul mercato è ilpane di Calitri[42].
Fra gli artigiani, come scalpellini fabbri e falegnami spiccavano per fama e professionalità i ceramisti.Fin dalla preistoria Calitri ha tracce culturali nell'ambito dell'argilla e ceramica, addirittura alcuni ben pensanti signori del posto disposero l'affinamento delle tecniche di lavorazione della maiolica importando intere famiglie di artigiani. Questi erano originari diFaenza e per questo venivano chiamati "i faenzari", ed essi dimoravano alla fine della stessa via detta appunto "dei faenzari".Non essendo questo lavoro particolarmente redditizio spesso veniva integrato col lavoro dei campi.Accanto all'arte della ceramica, era sviluppato l'artigianato legato al ricamo, attività diffusa capillarmente, anche se priva di caratteri prettamente locali ma comunemente diffusa in tutta l'area.
Nei primi anni del secolo XX la più grande industria della zona è stata la S.A.L.C.A. (Società Anonima Laterizi Ceramiche affini) creata l'11 settembre1921. Presenti diverse medie industrie da esportazione intercontinentale di materiali semiartigianali, industriali, di ceramiche di vario genere e di terrecotte da giardino e vivaio.A seguito delterremoto dell'Irpinia del 1980 a Calitri venne attuato un piano per lo sviluppo dell'area industriale.Ancor oggi sede di numerose aziende è rimasta la zona industriale con più fabbriche chiuse di tutta l'AltaIrpinia.
Anche se ancora in fase embrionale, il turismo sta diventando pian piano parte integrante dell'economia locale. È stato per diverso tempo prevalentemente di carattere estivo ma nel corso del tempo, anche se ancora con numeri non paragonabili alle zone turistiche vere e proprie, sta mutando in turismo permanente ossia distribuito durante tutto l'arco dell'anno.
L'unica società di calcio del comune è la Polisportiva Calitri, fondata nel 1969. Durante la stagione sportiva 2018-2019 partecipa solo ai campionati giovanili. Disputa le gare casalinghe allo stadio comunale San Sebastiano[48].
^ Claudio Corvino,Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Campania, Guide insolite, vol. 33, Newton & Compton, 2002, p. 48,ISBN9788882896409.