IltoponimoCalciano è di origine antroponimica e potrebbe derivare dai personali latiniCapius/Caltius oCalcidius con suffisso -anus, oppure dal terminemedioevaleCaucium (luogo basso e paludoso). Secondo il Flechia, il toponimo deriverebbe daCaucigianum in riferimento al gentilizioCalcidius con l'aggiunta del suffisso-anus (che nella lingua latina denota appunto appartenenza) alla radice del nome proprio. La sua ipotesi è suffragata dal fatto che, ancora oggi nel dialetto locale, la località è chiamataCaucëscìanë (foneticamente molto simile aCaucigianum).
Il comune di Calciano è amministrato da Giuseppe Arturo De Filippo e dalla lista Civica "Calciano nel cuore". Il sindaco è stato eletto per la prima volta alle consultazioni del 26 maggio 2014. Dopo un primo mandato è stato rieletto il 26 maggio 2019 per il secondo mandato con la stessa lista.
Alle consultazioni del 10 giugno 2024 è stato rieletto sindaco per la terza volta con la stessa lista "Calciano nel cuore".
Sul territorio si trovano presenze umane preistoriche e sembra che dal V secolo a.C. sia esistito un insediamento laddove sorge attualmente, fino al383 a.C., quando fu distrutto da un'alluvione. La popolazione, organizzatasi intorno al castello e alla Chiesa della Beata Vergine Maria (ora in ruderi), cominciò a crescere fino all'alluvione del1235 e al terremoto del 1248, quando i cittadini si rifugiarono in casali vicini, mentre il territorio viene aggregato a quello diTricarico. Passa dunque dagliSforza nel 1382 ai Sanseverino nel 1458, che poi ne perdono il possesso a causa della loro partecipazione alle congiure del 1485 contro re Ferdinando I.
Durante il XVI secolo, la popolazione, che agli inizi si aggira intorno alle 1 500 unità, si dota della Chiesa Madre, dedicata alla Beata Vergine Maria e il paese viene governato da diversi feudatari, fino a giungere ai De Leyra e nel 1606 ai Revertera. Partecipa alla rivolta nel periodo del brigantaggio (molti attacchi furono effettuati sotto il comando di capi calcianesi). Secondo la tradizione, nel XVIII-XIX secolo, la popolazione si trasferì nella parte superiore del paese a causa di continue alluvioni e frane e costruì la nuova chiesa parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista. Il nuovo paese si sviluppa intorno alla chiesa già esistente in onore di Maria SS. della Serra.
Nel 1861 leformazioni brigantesche diCarmine Crocco e del generale catalanoJosé Borjes dopo aver messo a saccoTrivigno si diressero su Calciano che raggiunsero il 5 novembre 1861, così come riportato nelle memorie di Crocco[6]: «la mia banda occupò senza colpo ferire il piccolo villaggio di Calciano sulla destra del fiume Basento ove si moltiplicarono gli atti brutali senza riguardo a persone e cose. M'imbatto sulla pubblica via in una donna barbaramente trucidata e vedo tutto all'intorno innalzarsi un denso fumo, sono i miserabili casolari di quei coloni posti a fuoco dopo il saccheggio. Il paese è povero, ciò non pertanto impongo qualche piccola taglia e raccolgo denari».
Il sacco del paese è descritto anche da Borjès nel suo diario[7] ove annotò alcuni particolari sul saccheggio: “Ci imbattiamo in otto guardie nazionali che inseguiamo fino a Caliciana (Calciano); là ci arrestiamo: è stato saccheggiato tutto, senza distinzione a realisti o a liberali in modo orribile: è stata anche assassinata una donna, e, a quanto mi dicono, tre o quattro contadini”. Raccolto il bottino le bande proseguirono la loro marcia versoPotenza dirigendosi aGaraguso eSalandra che raggiunsero il 6 novembre 1861.
Nel 1866 il capitano Blancuzzi da Calciano, della Guardia Nazionale, combatté nei boschi di questo territorio contro il brigantaggio e fece prigioniero il famoso brigante Francolino. Apparteneva alla banda del brigantaggio anche il celebre brigante calcianese Percoco, il quale fu ucciso nell'agro diStigliano.
Nell'Ottocento il comune è stato unito a Garaguso ed Oliveto Lucano fino al1913, quando raggiunge l'autonomia con legge 11 giugno n.699, e la popolazione, letteralmente cresciuta, sfiora i mille abitanti, per poi superare i 1500 nell'immediato secondo dopoguerra. A causa dell´emigrazione degli anni '60 si segna un calo fino agli appena 800 attuali.[8]
Lo stemma raffigura due colli verdi adiacenti sormontati da un’aquila ad ali aperte, con capo cerchiato, sovrastata da stella dorata splendente a cinque punte. Il tutto racchiuso in uno scudo a sette lati con fondo azzurro sormontato da corona a nove torri.[9]
Chiesa della Rocca (XIII secolo-XIV secolo): tipologia Normanna. Il luogo sacro probabilmente è appartenuto ai monaci che vivevano in un convento (oggi diventato frantoio detto "Chiusa del Trappeto") collegato alla Chiesa.
Chiesa Matrice di San Giovanni Battista (XVI secolo): non si hanno informazioni precise in merito alla costruzione della chiesa, presumibilmente è stata costruita sull'antica chiesa in onore di Maria SS. della Serra. In essa sono custoditi gli affreschi provenienti dalla chiesa della Rocca, raffiguranti laVergine, unaMadonna col Bambino, alcuniSanti e l'Eterno Padre. Vi si trovano anche un crocifisso in rame di stile bizantino del '300 e una sedia presidenziale risalente al '700. Custodita in una grande teca l'Annunziata del 1300 dello scultore Nicola Pisano. Nell'abside è situato il prezioso trittico, olio su tavola del 1503 di Bartolomeo da Pistoia raffigurante laMadonna con il Bambino,san Nicola di Bari esan Giovanni Battista. Gelosamente custodito nella sacrestia un crocifisso di legno policromo, opera scultorea dei francescani meridionali tra il '500 ed il '600.
I ruderi dell'antica Calciano.Calciano, ruderi della chiesa di Maria Santissima della Rocca
Nel percorrere il tratto di strada che collega la Statale Basentana al centro abitato, si notano i resti del vecchio paese (Paese di Pede) medioevaleCaucium, comprendenti una fortificazione (Castello o Rocca), la chiesa della Rocca (dedicata a santa Maria della Rocca) e la Cinta di Santa Caterina. La fortificazione di origine osca è perforata da grotte un tempo abitate ed attualmente in via di recupero. Sul lato destro si trovano i ruderi della chiesa della Rocca, di origine normanna e con struttura abbaziale. Sul versante sinistro, sovrastante il burrone della Venicella, si trova la Cinta di Santa Caterina, con due piccole grotte scavate nel tufo e affrescate dall'icona diSanta Caterina, la figura diLucifero e quella diSant'Antonio abate, tutte non facilmente decifrabili. L'ipotesi che i ruderi che vengono chiamati dai calcianesiu'castidd (il castello) siano in realtà i resti dell'antico monasterogreco-bizantino della Théotokos, intorno al quale era sorto unCorion, un borgo non fortificato (l'antica Calciano situata in localitàPaese di Pede), prende spunto da due documenti bizantini, rispettivamente dell'anno 1002 e dell'anno 1023[10].
In una platea compilata per volontà del conte Geronimo Sanseverino si legge che nel 1745 la popolazione residente a Calciano ammontava a circa 750 abitanti. Nel 1642, a causa di una frana rovinosa che distrusse l'antico centro abitato o di una pestilenza, la popolazione scese fino ad appena 160 abitanti. Fino al 1811, anno in cui la comunità fu associata a quelle di Garaguso ed Oliveto Lucano, la crescita fu molto lenta,[senza fonte] per poi subire una forte impennata nel 1917, con l'indipendenza dagli altri due comuni, quando gli abitanti censiti erano pari a 1096.Il comune di Calciano ha fatto registrare il suo picco di abitanti nel 1951 (1683 residenti). Il censimento del 1991 ha rilevato una popolazione pari a 1 049 abitanti mentre quello del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 893 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991-2001 una variazione percentuale di abitanti pari al -14,87%.
Veduta del "Paese di Mezzo", la parte bassa di Calciano
13 giugno: S. Antonio daPadova - Processione della Statua con “ceri” votivi di candele.
7 e 8 settembre: Festa patronale in onore diSan Rocco e della Madonna della Serra con processione della Statua e dei "ceri" votivi di candele.
Per tradizione il centro urbano di Calciano è "diviso" in tre parti: il "Paese di sopra" e il "Paese di mezzo" separate dal "Muraglione", e la "Tempa", una zona sopraelevata rispetto al resto del paese.
La cucina tipica calcianese è quellalucana. Tra i piatti tradizionali troviamo le"lagane", un formato di pasta fresca simile allelasagne con cui si prepara una minestra difagioli oceci bolliti; i"gnummuridd” (involtini di agnello e capretto);"u p’pdegn" (granturco bollito in acqua e sale); le“manate” (pasta tipica realizzata con le mani) accompagnate con sugo disalsiccia; il"trittico calcianese”, cavatelli, orecchiette e fusilli fatti in casa conditi con un sugo di"pezzente”, unasalsiccia grassa realizzata con le parti meno nobili del maiale.
Lafrittata, uno dei piatti tipici della cucina lucana, viene proposta in diverse varianti, tra cui la"rafanata” (a base dirafano) e nella versione dolce con miele e mandorle. Fanno parte della tradizione locale anche lefave"arrappate" (essiccate e cotte nella "pignata"), e la"pastorale", una pietanza a base di carne di pecora cotta a lungo in un calderone con verdure e aromi.
Nel periodo di Pasqua come in altri luoghi limitrofi, è possibile degustare il"calzone" con la cipolla, con latoma, con uova e salsiccia, e la versione dolce con ricotta. Nel periodo di Natale, invece, si preparano le“scherpedd”, tipiche frittelle di pane. Tra i dolci, si segnalano le“casatedd”, simili allechiacchiere, e ipanzerotti dolci ripieni di ceci o castagne con cioccolato.