Castellina, Fognano, Marzeno, Montefortino, Monte Romano, Ponte Nono, San Cassiano, San Martino in Gattara, Sant'Eufemia, Strada Casale, Villa Vezzano, Zattaglia[1]
Il borgo è caratterizzato da tre cime rocciose (i "Tre Colli"), su cui poggiano, rispettivamente, laRocca Manfrediana (XIV secolo), il santuario del Monticino (XVIII secolo) e la torre detta dell'Orologio, ricostruita nell'Ottocento sulle rovine di un preesistente insediamento difensivo delXII secolo.
Vista del borgo con la Rocca e il Santuario del Monticino
Il comune di Brisighella è il più meridionale dellaprovincia di Ravenna. Il capoluogo comunale sorge a circa12 km a monte della città diFaenza e a50 km a sud-ovest diRavenna, a ridosso dei primi rilievi dell'Appennino faentino, a 115 metris.l.m.. È attraversato dalfiume Lamone, che percorre l'omonima valle a cavallo traToscana eRomagna.
Il clima di Brisighella, pur rientrando nel quadro temperato subcontinentale della Romagna, presenta caratteristiche peculiari dovute alla forte escursione altimetrica (da 57 a oltre 800 m s.l.m.) e alla vicinanza dell’Appennino[10].
Rispetto ai comuni limitrofi di pianura, comeFaenza, registra inverni più freddi e frequenti gelate, mentre le estati sono meno afose grazie all’altitudine e alla ventilazione valliva. Al contrario, rispetto ai vicini centri appenninici comeCasola Valsenio eMarradi, il clima risulta mediamente più mite, con temperature invernali leggermente superiori e minore incidenza di nevicate[11].
Il toponimo deriva secondo alcuni autori da *brisca, *bresca, prelatino, riferendosi al territorio collinare poroso, da confrontare con il romagnolobrisca ‘favo’ e il sicilianobriscale ‘terra spugnosa’;[12] più realisticamente è da mettere in relazione abréṣega che inPolesine significa 'piccolo appezzamento di terreno'[13] ed è in relazione con l'italianobriciola; nel territorio polesano ha dato origine a nomi di luogo comeBreṣega eBreṣeghina.[14][15]
Le origini del borgo risalgono alla fine delDuecento, quando il condottieroMaghinardo Pagani edificò, su uno dei tre scogli diselenite, quella che divenne la roccaforte più importante della valle del Lamone.
Nel 1310Francesco Manfredi, primosignore di Faenza, eresse su un altro spuntone di roccia larocca di Brisighella. Essa venne rimaneggiata da un suo discendente, Astorgio, intorno alla metà delQuattrocento, infine fu completata daiVeneziani nel 1508 con la torre più alta, raccordata alla cinta di mura. Diversi fattori concorsero a favorire una crescita progressiva del centro abitato: la posizione lungo la strada di fondovalle del Lamone, propizia ai commerci; la presenza di ben due fortificazioni (la rocca e la torre); l'abbondanza digesso, prezioso materiale da costruzione e merce di scambio.[16] Brisighella fu possesso diretto del Papa tra il 1356 ed il 1376, dopodiché ritornò sotto il dominio dei Manfredi. I brisighellesi furono sempre fedele ai Manfredi, che ricambiarono elevando la cittadina a capoluogo della valle del Lamone nel1411.[16]
Il 1º febbraio1425 si combatté un’aspra battaglia tra i Brisighellesi e laRepubblica di Firenze. I Manfredi si erano alleati con il Duca di MilanoFilippo Maria Visconti il quale aveva mire espansionistiche verso la Toscana. I Fiorentini formarono un esercito ed invasero la valle del Lamone per attaccare la città manfreda. I Fiorentini, comandati dai condottieriOddo Fortebraccio eNiccolò Piccinino, furono invece fermati a Brisighella, che oppose una tenace resistenza. Nello scontrò il Fortebraccio trovò la morte e il Piccinino venne catturato e fatto prigioniero[17].
Negli anni 1457-66,Astorgio II Manfredi fece cingere la città da una cinta muraria dotata di tre porte: Porta Gabalo verso est, Porta Bonfante ad ovest, e Porta delle Cannelle (poi detta Fiorentina) a sud. L'attuale piazza del Monte fu destinata al mercato del mercoledì, mentre piazza Marconi assunse il ruolo di centro della vita civile.[16] Nel1459 fu costruito il Palazzo della Comunità, sede del governo locale.
Dopo una breve parentesi di dominioveneziano, dal1509 Brisighella tornò nelloStato Pontificio. Verso la fine del Cinquecento il paese iniziò ad estendersi al di là della cinta muraria. Sorsero nuove case lungo le vie dell'Abbondanza, Roma e Baccarini. Nacque un sobborgo che poi divenne il centro dello sviluppo urbano tra Seicento e Ottocento.[16] Brisighella fu colpita da terremoti distruttivi nel1625, nel1690 e nel1781, il secondo dei quali causò seri danni anche alla rocca.
Negli anni 1824-28 l'antico palazzo Comunale fu ricostruito in stile neoclassico su progetto di Antonio Melari; in un'ala del fabbricato fu edificato ilTeatro Pedrini, realizzato nel 1830-32 su progetto di Giuseppe Mascolini. Nel1837 il percorso della strada provinciale all'interno del paese fu spostato su via della Fossa e via Roma, al fine di facilitare il traffico; per allargare la strada furono abbattute Porta Gabalo e Porta Fiorentina (Porta Bonfante venne demolita nel 1849). Piazza Carducci fu abbellita sul lato nord da due edifici con porticati: da allora la sua attrattiva aumentò fino a diventare, si può dire, il centro "moderno" di Brisighella. Nel1850 la torre di Torsello fu demolita e sostituita con l'attuale Torre dell'Orologio.[16] Attorno al 1840 Michele Lega (1777-1859) creò a Brisighella una filanda a vapore per la lavorazione della seta grezza di cui non vi era l'eguale aBologna e tantomeno nellaRomagna.Papa Pio IX lo nominò benemerito della patria e cavaliere di S. Gregorio Magno, laRepubblica di San Marino gli concesse il patriziato ereditario[18].
Nel1859 le Legazioni pontificie furono annesse alRegno di Sardegna, che nel1861 divenneRegno d'Italia. Nel1887 Brisighella fu raggiunta dallaferrovia Firenze-Faenza. A lato della strada ferrata fu realizzato anche l'acquedotto (1896). Nel 1893-94 furono costruite le scuole elementari. La strada provinciale fu spostata su un tracciato ancora più esterno al paese, parallelamente alla ferrovia (l'attuale via Maglioni). La nuova arteria attrasse la costruzione di nuove case sin dai primi decenni del Novecento.[16]
Nel primo dopoguerra la popolazione conobbe un cospicuo incremento, mentre nel secondo dopoguerra si registrò invece un grave calo demografico. Nel 1959 fu costruita la scuola di Avviamento Professionale, poi Media, "Giuseppe Ugonia".[16] Nel 1962 fu inaugurato il nuovo stabilimento termale.
Nei primi anni settanta fu realizzata la zona sportiva, con impianti per le varie discipline. Il 26 giugno 1977 fu inaugurato il Museo della Civiltà Contadina all’interno della Rocca.[19] Alla fine degli anni 1990 è stato avviato un piano di recupero degli edifici del centro storico, con la ripavimentazione di piazza Marconi (2000). Negli ultimi decenni del XX secolo il calo demografico è continuato.
Dal 1972 la popolazione ha contribuito alla ricerca sui fattori di rischio cardiovascolari aderendo al "Brisighella Heart Study" un progetto scientifico iniziato dal professor Giancarlo Descovich dell'Università di Bologna e proseguito dal professorAntonio Gaddi.[20]
Lo stemma del Comune di Brisighella è stato riconosciuto con decreto del capo del Governo del 25 luglio 1937[21] e modificato con decreto del presidente della Repubblica del 28 dicembre 1965.[22]
Il capro (obecco) potrebbe essere un'arma parlante con riferimento alla Signoria di Beccusano, da cui dipendeva Brisighella,[23][24] o ricordare la presenza di un antico tempio romano dedicato a Giove Ammone[25] dove ora sorge la pieve di San Giovanni in Ottavo.
Il gonfalone è un drappo troncato di azzurro e di verde.[26]
Santuario del Monticino: sorge sul terzo colle di Brisighella. Fu eretto nel 1758-59 in sostituzione di un edificio preesistente. Vi si custodisce una sacra immagine in terracotta raffigurante la Madonna con Bambino risalente al1626.[27] L'immagine, di piccole dimensioni, rappresenta la Vergine a mezza figura, vestita di tunica rossastra, cinta da una fascia bianca. Un manto di color verde scuro le ricopre il capo.[28] L'interno del santuario, ad una sola navata, è ornato di eleganti pilastri con capitelli di ordine ionico. L'altare principale è rivestito di marmi pregiati. Nell'abside sono visibili affreschi del pittore faentino Savino Lega (Faenza, 1813-1889).[29] La facciata è stata notevolmente ampliata nel1926 su progetto diEdoardo Collamarini. In onore della Madonna del Monticino, nel mese di settembre si celebra, dal1662, una tra le più antiche sagre di Romagna.[30] La festa del Santuario cade la domenica successiva l'8 settembre.
Pieve di S. Maria in Tiberiaco:[31] sita sulMonte Mauro, la chiesa ha origini remote. Fu edificata nelVI secolo per volere dell'imperatore bizantinoMaurizio (582-602). Egli stesso la dedicò a Maria Assunta e le conferì il titolo, di diritto imperiale, di Beata Vergine Assunta in Tiberiaco.[32][33] La chiesa ha attraversato tutte le epoche storiche. Nel corso delXX secolo fu ridotta a rudere. Il restauro si è concluso nel primo decennio delXXI secolo. Al suo interno si possono notare artistici dipinti e le vestigia delle antiche mura delcastrum Tiberiacis.
Pieve di S. Giovanni Battista in Ottavo (oPieve del Tho): costruita fra l'VIII e ilX secolo (su un tempio romano del V secolo) è denominata in tal modo per la sua collocazione all'ottavo miglio daFaenza lungo la strada per l'Etruria (Via Faventina). Edificata instile romanico utilizzando materiale di recupero, è la pieve più antica della valle del Lamone. L'interno, a piantabasilicale, è a tre navate. Il documento più antico che ne attesta l'esistenza risale all'anno 909[34]. Di particolare interesse ilpaliotto d'altare risalente all'VIII secolo che, per tema decorativo e tipo di lavorazione costituisce ununicum nel panorama della produzione artistica altomedievale locale. Di pregevole fattura artistica il dipinto raffigurante San Paolo che predica nell'Areopago di Atene (attribuito al pittore seicentescoBenedetto Marini). Eccelsa anche lapala d'altare dipinta su tavola, ancora nella sua cornice originale, databile al 1516. La cripta conserva vari reperti, tra cui una tomba romana e un'antica macina di olive per uso familiare.[35]
Chiesa dell'Osservanza: edificata nel1520, all'interno conserva unaMadonna con Bambino e Santi (1520) delPalmezzano.
LaVia del Borgo, nota anche con il nome divia degli Asini, è una suggestiva strada sopraelevata, quasi interamente coperta da archi di ampiezze differenti. Anticamente poggiata su una larga base di roccia, rivestiva un'importante funzione difensiva, attestata dalla presenza di una compatta fila di case a protezione del lato sud del borgo. Solo in un secondo tempo lo zoccolo fu scavato per ricavarne stalle, fondaci e negozi, trasformando così il portico in una sopraelevata. Il nome di via degli Asini deriva dall'uso di far passare per la via le carovane di animali adibiti al trasporto del materiale dalle vicine cave di gesso.
IlTeatro Maria Pedrini, situato in via Filippo Naldi, nel centro storico di Brisighella, è il teatro comunale della città. La sua costruzione fu avviata nel 1829 su progetto dell’ingegnere Giuseppe Mascolini e completata nel 1835. Fu inaugurato in occasione della festa della Beata Vergine del Monticino e divenne presto un punto di riferimento per la vita culturale del borgo. La sala, di impianto ottocentesco, ospitò compagnie teatrali di giro e spettacoli lirici, ed è intitolata al soprano brisighelleseMaria Pedrini, celebre interprete di oltre duecento opere nei principali teatri italiani ed europei[36].
La Fontana Vecchia è la più antica fontana pubblica di Brisighella. Fu costruita nel 1490 nei pressi di Porta Fiorentina. Era alimentata da una vena d’acqua proveniente dagli affioramenti gessosi della zona, e per secoli ha rappresentato il principale punto di approvvigionamento idrico per gli abitanti[37]. Popolarmente nota come “la funtâna di tri sbroff”, per i tre zampilli che la caratterizzavano, ha perso progressivamente la sua funzione con l’arrivo degli acquedotti moderni[38]. In tempi recenti è stata oggetto di restauri e di interventi urbanistici che ne hanno talvolta interrotto il flusso d’acqua, suscitando discussioni a livello locale[39].
La prima roccaforte fu costruita nel1310 per volere diFrancesco Manfredi signore di Faenza. Ripresa dallo Stato della Chiesa con le campagne diEgidio Albornoz, la Santa Sede ne detenne direttamente il possesso dal 1368 al 1376, quando la cedette ai Manfredi, nominativicari pontifici. La famiglia nobile faentina governò quasi ininterrottamente durante i secoliXIV eXV. In questo lungo periodo fu soggetta ad ampliamenti e ammodernamenti a cura di Galeazzo Manfredi nel 1394 e diAstorre II nel 1457 e 1466.
Conquistata daCesare Borgia nell'anno1500, alla sua caduta (avvenuta nel 1503), la rocca fu conquistata dai Veneziani. All'epoca la rocca possedeva solo la torre minore (detta il torricino): durante il breve dominio della Serenissima (1503-1509) venne ulteriormente ampliata e dotata dell'imponente torrione circolare.
La Torre dell’Orologio sorge su uno dei tre colli che dominano Brisighella, insieme allaRocca Manfrediana e al Santuario del Monticino, e costituisce uno dei simboli più riconoscibili del paesaggio del borgo[41]. Le sue origini risalgono al 1290, quandoMaghinardo Pagani da Susinana fece erigere sul colle un fortilizio in massi squadrati di gesso, con funzione di sorveglianza sul territorio e di controllo delle mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano[42].
La Torre dell'Orologio vista dal borgo
Per secoli la torre fece sistema con la Rocca nel dispositivo difensivo del centro abitato; fu più volte danneggiata e rimaneggiata, fino alla completa ricostruzione nel 1850, quando venne installato l’orologio con quadrante a sei ore secondo il sistema orario italiano dell’epoca[43].
Sulle colline sopra Brisighella, lungo il crinale dell'Appennino Tosco-Romagnolo, sono presenti diverse fortificazioni medioevali a difesa e controllo del territorio.
Torre del Marino: venne eretta dalla famiglia dei Naldi nel 1460 per scopi di avvistamento: dalla torre si può dominare, infatti, la Valle del Senio e una vasta area collinare. A base quadrata e costruita tutta in laterizio, ad eccezione della cordonatura in arenaria, la torre costituì il prototipo architettonico per le successive Torri di Cavina (1491) e di Pratesi (1510 circa), situate alcuni chilometri a monte della Vena del Gesso.[44] Dal 1794 diventa di proprietà di Antonio Marino dal quale eredita l'attuale nome.[45] In seguito alle vicende belliche (è stata bersaglio dell'artiglieria tedesca durante la II Guerra Mondiale) sono crollati il soffitto e le volte di sostegno dei vari piani interni: conserva ancora tracce di scale e i resti di un camino monumentale. Rimasta priva di merlatura, presenta comunque interessanti soluzioni di architettura militare rinascimentale.
Torre Cavina, o Torre di Cavina: è stata costruita tra il XIV e il XV secolo e il nome lascia intendere che un tempo esistessero più torri edificate in questa località dai membri della famiglia Cavina. Il cognome stesso e il toponimo deriva da "caba" cioèforra, fogna e si riferisce probabilmente al torrenteSintria, che qui scorre entro un alveo incassato e profondo.[46]
Torre Cavina-Pratesi: oggi semplicemente Pratesi, fu innalzata nel 1510 circa da Antonio Menini detto "il Pratese", discendente della stirpe dei Cavina e probabile suo costruttore.[47] Dal XVII secolo, a seguito dell'introduzione delle armi da fuoco, la torre perse la sua funzione militare e venne riconvertita a casino di caccia. A fianco alla torre fu costruita nell'Ottocento una casa colonica.
Castello di Rontana: in rovina, si ergeva sulla cima delMonte di Rontana ed è ricordato per la prima volta nel 973 con Ugone di Rontana.[48] Nel corso dei secoli, la fortificazione appartenne, in successione: ai forlivesi (1201), ai faentini (1209), ai Manfredi (1291), aMaghinardo Pagani (1292), ai Manfredi diMarradi (1413), alternativamente ai Manfredi e alla Santa Sede (durante il XIV secolo). Nel 1500 fu espugnato daDionigi Naldi per conto diCesare Borgia; nel 1506 fu deiVeneziani, per poi tornare nuovamente nello Stato Pontificio. Nel 1591Papa Gregorio XIV ordinò la sua demolizione, essendo diventato il rifugio di una grossa banda di briganti. Il castello da allora non venne più riedificato e ad oggi non restano che pochi ruderi.
La Torretta: è una fortificazione medioevale in pietra arenaria il cui nome e l'attuale configurazione sono ciò che resta di una torre di avvistamento eretta probabilmente nel XV secolo, a breve distanza dal luogo presso cui sorgeva l'antico "Castrum" di Fognano (XIII secolo).[49] Attualmente la torre risulta inglobata in un edificio colonico.
Il monumento ai cadutiIl fante che dorme: opera in bronzo diDomenico Rambelli visibile nei giardini pubblici.[51]
Sant’Antonio Abate: scultura in piedi, a tutto tondo, raffiguranteSant’Antonio con abito monastico, mitra e animali ai suoi piedi; opera di Giuseppe Ballanti Graziani del XVIII-XIX secolo.[52]
Fontana dei Giardini Pubblici: fontana situata nei Giardini Pubblici di Brisighella; al centro spicca una grande sfera di colore argenteo.[53]
Giardino di Ebe: installazione artistica realizzata nel 2000 dallo scultore giapponeseHidetoshi Nagasawa, situata sul sagrato della Chiesa di San Francesco; presenta pareti in pietra senza tetto, ulivi, uso di elementi naturali locali come gesso e terra argillosa.[54]
Lavori di sistemazione dei calanchi di Brisighella nel 1952
Il territorio di Brisighella è caratterizzato da un patrimonio naturalistico inserito nelParco regionale della Vena del Gesso Romagnola, che comprende calanchi, rupi gessose, doline, valli cieche, abissi e boschi[55][56].
Centro visite Rifugio Ca' Carnè: situato a pochi chilometri dal centro, include un’area attrezzata di circa 43 ettari, con boschi di quercia e carpino, sentieri escursionistici. È uno dei principali punti di accesso al Parco della Vena del Gesso e ospita anche attività didattiche e naturalistiche.
Parco del Monticino: area verde che circonda il Santuario del Monticino, con percorsi panoramici e collegamenti ai sentieri che conducono al Monte Rontana e al Parco Carnè. L’area è nota anche per la presenza del Museo Geologico all’aperto del Monticino[57].
Sentieri naturalistici: il comune è attraversato da numerosi itinerari escursionistici segnalati, tra cui ilSentiero dell’Olivo, ilSentiero dei Gessi e tratti dell’Alta Via dei Parchi. Questi percorsi collegano le aree verdi principali e permettono di esplorare i paesaggi tipici della valle delLamone[58].
Nella Chiesa Collegiata si venera l'immagine della Madonna delle Grazie. La devozione ebbe origine nelXV secolo e provenne daFaenza. Nell'anno1412, durante una spaventosa epidemia dipeste, la Vergine apparve alla nobile Giovanna Sagramori, mentre pregava nellaChiesa di San Domenico. Furono talmente numerose le grazie che la Madonna donò al popolo faentino, che ne fu dipinta l'immagine su una parete. Verso l'anno1450 un pittore locale dipinse su tre tavole di quercia l'immagine della Beata Vergine delle Grazie, nella stessa iconografia dell'immagine venerata a Faenza, che si caratterizza perché regge nelle mani sei frecce spezzate (allusione alla pestilenza estinta per la sua intercessione). Una di queste tavole fu acquistata da una ricca famiglia brisighellese, che la tenne in venerazione nella propria casa. In seguito la stupenda immagine venne lasciata per testamento all'arciprete di Brisighella, con l'obbligo che la esponesse alla pubblica venerazione nella Chiesa Parrocchiale. Da allora la sacra immagine è conservata nella chiesa arcipretale. Nel1632, in ringraziamento delle grazie concesse durante un'altra epidemia (la famosapeste manzoniana), l'immagine venne incoronata.[61]
Ogni anno, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, Brisighella ospita le Feste Medioevali, una delle rievocazioni storiche più note della Romagna. L’evento, organizzato dall’Associazione Feste Medioevali in collaborazione con il Comune e la Pro Loco, dal 1980 trasforma il borgo e laRocca Manfrediana in un palcoscenico che rievoca episodi e atmosfere del XV secolo[62].
Il fulcro della manifestazione è la ricostruzione della Battaglia di Pieve Thò (1425), combattuta tra i Fiorentini e i Manfredi di Faenza, alleati del duca di MilanoFilippo Maria Visconti. Secondo le cronache, i valligiani della zona – definiti daNiccolò Machiavelli «gente fortissima e armigera» – riuscirono a sorprendere e sconfiggere l’esercito fiorentino[63].
Durante le giornate della festa, le vie del centro storico e i dintorni della Rocca si animano con giullari, musici, danzatrici, mercanti, tornei cavallereschi, spettacoli di falconeria e scene di vita quotidiana medievale. Non mancano le osterie tematiche, che propongono piatti ispirati alla cucina dell’epoca, e i mercati artigianali, dove vengono esposti prodotti e manufatti tradizionali[64].
Museo civico "G. Ugonia" - Il nucleo del museo è costituito dal lascito di 400 opere del pittore e litografoGiuseppe Ugonia (1881-1944). In seguito si è aggiunta la donazione di mille incisioni di vari autori del XIX e XX secolo. Dalla fine degli anni 1970 ha sede nell'edificio dell'ex Pretura.
Museo del lavoro contadino - Fu fondato con lo scopo di conservare e preservare gli utensili adoperati nei lavori agricoli che, a causa dell'avanzata industrializzazione, rischiavano di andare perduti. Realizzato nel1977 partendo dalla collezione di attrezzi agricoli del pittore Elvio Cornacchia, il museo ha sede nella Rocca.
Museo della Resistenza o mostra permanente del Centro di documentazione dalla Resistenza "Cà Malanca" - Istituito nel1990, ha lo scopo di documentare il periodo 1944-1945, durante il quale l'avanzata degli Alleati si fermò per otto lunghi mesi lungo laLinea Gotica. Cà Malanca si trova nella frazione Fornazzano.
Le coltivazioni più diffuse sono quelle viticole, olivicole e frutticole, insieme a colture erbacee che si adattano alle caratteristiche pedoclimatiche delle colline dell’Appennino tosco-romagnolo. Tra i prodotti più rappresentativi spicca l’olio extravergine di oliva “Brisighella”, ottenuto principalmente dallacultivar autoctona «Nostrana di Brisighella», affiancata da varietà come la Ghiacciola e l’Orfana; è tutelato dallaDenominazione di Origine Protetta sin dal 1996.
L’attività agricola è largamente organizzata in forma cooperativa: la «Terra di Brisighella – Cooperativa Agricola Brisighellese» conta centinaia di soci viticoltori e olivicoltori, gestendo decine di migliaia di piante di olivo, con una produzione annuale rilevante di uva. Nel corso del tempo la cooperativa ha progressivamente migliorato la qualità dei prodotti, promuovendo disciplinari sempre più rigorosi[72].
Negli ultimi anni si registrano anche esperienze innovative, quali serre idroponiche[73] e coltivazioni fuori suolo, che affiancano le pratiche agricole tradizionali per aumentare la sostenibilità, l’efficienza delle risorse e la capacità di risposta alle sfide climatiche[74].
Infine l’agricoltura locale non è solo produzione ma anche elemento culturale e turistico: le sagre dedicate all’olio, ai frutti della collina e ai prodotti suini e caseari, sono manifestazioni che testimoniano quanto le produzioni agricole tipiche siano parte integrante dell’identità e dell’attrattiva del territorio[75][76].
La vocazione turistica di Brisighella è evidenziata dall'esistenza, nel territorio comunale, di oltre 130 km di sentieri per escursioni, lungo i quali si allineano nove punti panoramici e tre rifugi. Sono osservabili ben 106 cavità naturali.[81]
^ Antonio Polloni,Toponomastica romagnola, presentazione diCarlo Tagliavini, Firenze, Olschki, 1966, p. 52,SBNSBL0430266.
^ Arrigo Lorenzi,=Geonomastica polesana. Termini dialettali raccolti nel Polesine, Firenze, Tipografia Ricci, 1908, p. 159,SBNRMS2878546.
^Dante Olivieri,Toponomastica veneta, 2ª ed., Venezia/Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1961, p. 93,SBNSBL0278556.
^Dizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 118,ISBN88-02-07228-0.
^abcdefgStefano Saviotti,Relazione storica illustrativa allegata al Piano strutturale comunale associato, Faenza 2009. Scaricabile dal sito web del comune (comune.faenza.ra.it).
^Tiberiaco è un altro nome del monte Mauro. Cfr. Andrea Nanetti e Mario Giberti,Viabilità e insediamenti nell'assetto territoriale di Imola nel Medioevo, Imola, La Mandragora, 2014, p. 81.
^ Stefano Salomoni,Le mille opportunità di un territorio georeferenziato, inIl nuovo Diario-Messaggero, 24 ottobre 2015.
^Le elezioni si sono risolte in un inatteso pareggio: la coalizione di centro (DC, PRI e PSDI) ottiene 15 seggi, lo stesso numero della coalizione di sinistra (PCI e PSI). Non viene raggiunto nessun accordo per formare una Giunta, per cui il Comune viene commissariato fino a nuove elezioni, che vengono indette per il 28 maggio 1961.