La cascata si trova nell'alto corso dellafiumaraStilaro, alvallone Folea denominato "salto di Marmarico", che significa "lento" o "pesante", probabilmente dall'impressione che l'acqua, seppure in perenne caduta, sembri apparentemente formare dei filamenti immobili.È la cascata più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 120 m. È stata, fatta conoscere ed immessa nel circuito turistico della vallata da Ernesto Franco. La cascata del Marmarico di Bivongi ha ottenuto il riconoscimento di "Meraviglia italiana"[7].
È raggiungibile lasciando l'auto al ristorante "La Vecchia Miniera" di Bivongi (Contrada Perrocalli) e da lì, gli 8 km di strada non asfaltata, assai dissestata, piena di buche e pietre appuntite, sono da percorrere esclusivamente noleggiando un fuoristrada (altrimenti usandone uno proprio, 40 minuti) oppure a piedi per circa 1 ora e 45 minuti. Strada facendo, oltre a frequenti segnali di colore rosso per la giusta direzione, vi sono due sorgenti d'acqua potabile, la prima a 3 km dal ristorante e l'altra, dopo aver attraversato due ponti: uno stretto di ferro e cemento e l'altro piccolo di legno, 10 minuti prima d'arrivare alle cascate.Lungo il corso alto della fiumara Stilaro nei pressi della cascata Marmarico, nel territorio di Bivongi, sono presenti numerosissimi esemplari diWoodwardia radicans, una felce rara, che a fianco delle tante orchidee presenti nel comprensorio rendono la vallata dello Stilaro una tra le più interessanti aree italiane anche dal punto di vista botanico (D.F.).
È una località di Bivongi nei pressi della fiumara delloStilaro, un tempo noto come "Acque sante" per le sue proprietà mediche dovute ad elementi solfuro-alcalini.Se ne conosce un suo utilizzo fin dal1870 ma erano note sin dal tempo deibizantini e anche nel periodo pre-bizantino.
Il nome di Bivongi ha molte ipotesi etimologiche. Deriva sicuramente dalle differenti varietà didialetto calabrese:Bivungi,Buvungi eBugungi e, secondo ilDizionario toponomastico ed onomastico della Calabria diRohlfs, che a sua volta deriverebbe da un latinoBubungium del1325, mentre nel XVI secolo è attestato col nome diBofongi[8].A sua volta deriverebbe dal nome grecoBoβὸγγες (Bobònges) presente nelBrebion, documento greco del 1050 circa, ritrovato da Guillou nella biblioteca privata dei conti Capialbi aVibo Valentia[9].
Il significato di Bobonges potrebbe essere: "terra del bigatto/baco da seta", dabombyx cioè "baco" egges (pronunciato 'nges') "produrre" o "terra"[10].Secondo Salvatore Riggio[11] deriverebbe dabonbòngos: "simile a un bubone".Un'altra ipotesi è che derivi da bous = "bue" e dal verbo ghignomai = "diventare"[12], e quindi "paese della produzione di buoi"[13]; oppure deriverebbe dal grecobaf cioè "tempra del ferro" eghi che significa "terra", quindi terra in cui si tempra il ferro. A testimonianza di ciò anche l'uso del termine dispregiativoBafungi utilizzando fin dal XVII secolo[14].Infine dal verbobibroosko cioè "mangio" che avrebbe dato per lo meno il nome alla parte più antica del centro abitato, chiamata oggi:Mangiuni[15].
Grangia degli ApostoliGrangia degli apostoli (interno)Vicolo di BivongiAngolo medievale
Dai dati ricavati durante un'indagine archeologica del1995 alla chiesa di San Giovanni Decollato si pensa vi sia stato un primo insediamento oChorion già nelIX secolo[16].
Il più antico nucleo abitativo di Bivongi è certamenteMangioni, alla destra del torrente Melodare (affluente dello Stilaro), termine del Basso Medioevo che indica, forse, la presenza di una mensa per i poveri offerta dall'antico Monastero-Chiesa di Santo Nicola (ufficiata fino alXIX secolo e successivamente sconsacrata, ora è, l'aula consiliare del comune), ivi presente. Essa fu poi sostituita dalla chiesa di San Giovanni Decollato, di cui si conserva solo la campana nella nuova Chiesa matrice di San Giovanni Battista Decollato.
Il primo documento che attesta l'esistenza di Bivongi è il Brebion (in latino: riassunto breve) nel1050 circa con il nome greco diBoβὸγγες (Bobònges). In esso vengono descritti le proprietà dei monasteri ivi ubicati, e testimonia la presenza dell'attività dell'allevamento del baco da seta (phillogèma). Sono infine presenti i nomi greci dei fittuari con il loro canone di pagamento.Bobonges sarebbe nato da due precedenti centri abitati, unoMangiuni in cui era presente il monastero di San Nicola che risale al periodo bizantino e l'altro ad Abatìa e Casale dove si trova la Chiesa dello Spirito Santo[17].I beni di Bobonges appartenevano al monastero dell'Arsafia[18].Nel periodo bizantino Bobonges dipendeva dal Monastero dell'Arsafia.Dal1060 con l'arrivo deinormanni, in quanto casale, passa sotto il controllo del kastron diStilo[19].
Dal1094 con il diploma del Conte Ruggero le terre di Bivongi vengono donate allaCertosa di Serra San Bruno: "qui dicitur Apostoli cum casalibus Bingi et Bubungi"[20].
Nel1535 nella Platea di Carlo V si ricorda per la prima volta la presenza a Bivongi delMonastero dei Sette Santi Dormienti di Efeso, in localitàSamponente, distrutto in parte nel 1922 per fare posto alla strada provinciale che porta verso Pazzano[21]. DelXVII secolo dovrebbe essere il Monastero di Sant'Elia, periodo a cui risale l'unico suo affresco conservato fino ad oggi: la Madonna con il bambino in braccio e il profeta Elia e Giobbe inginocchiati ai suoi lati[22]. Sempre alXVII secolo risale la Chiesa di Santa Maria (dell'omonimo rione) che rimane aperta fino alXVIII secolo. Nel1782, durante ilRegno di Napoli, nellaCalabria Ultra si attesta l'esistenza di 42 miniere in attività, di cui 23 per l'estrazione dell'argento misto a piombo. Bivongi, insieme aStilo,Badolato,Longobucco eReggio, era considerato un distretto argentifero. Le contrade in cui si estraeva il minerale erano: Raspa, Argentera, Costa della Quercia e Due Fiumare[23].
Bivongi in un'immagine dei primi anni del XX secolo
Alluvione del1951Bagni di GuidaIl ponte sulla Fiumara Stilaro durante l'alluvione del1972Piazza del PopoloResti del cantiere Breda Giogli in località Pagghjiuomuli
In località Acque Sante nel1850 nasce un centro di acque termali rimasto attivo fino al1950;all'inizio del'900 fu affiancato da un albergo ora in restauro[24]. Il geologo e mineralogista tedescoGerhard vom Rath fa un viaggio in Calabria nel1871 e ospite a Stilo il 7 aprile visita anche il paese di Bivongi[25]. Nel1913 fu costruita da Avvenire Spa lacentrale idroelettrica Guida, prima centrale idroelettrica del Sud Italia; in attività fino al1953. Nel1917 la società Torelli e Re avvia delle ricerche per laMolibdenite a Bivongi.
Nel1922 viene avviata la costruzione della Strada provinciale che porta a Pazzano. Lungo il percorso, in località samponente, vengono in parte distrutti i ruderi del Monastero dei Sette Santi Dormienti di Efeso, ma le pergamene greche e gli affreschi ritrovati vengono inviate alMuseo Nazionale di Reggio Calabria[21].
Nel1926 lo Stato italiano costruisce laCentrale idroelettrica Marmarico, dismessa nel1973. Nel1939 fu invece la volta dellaBreda che in quel periodo ricercava lo stesso minerale.Iniziò così l'apertura di ben 60 miniere e non solo a Bivongi, ma anche aStilo,Placanica,Guardavalle,Caulonia eNardodipace: le miniere Giolli4, Punghi5, Franco6, bagni, Acqua Calda, Piave, Regina, Boddile, Noceto, Angra del forno, LigliaFrana, Paoli, Pampaniti, Pietra, Vignali. Con la seconda guerra mondiale si sospesero i lavori. Nonostante la Breda avesse richiesto al ministero dell'Industria e del Commercio di riprendere l'attività, non fu loro consentito[26].
Negli anni cinquanta viene edificato il nuovo cimitero di Bivongi sui ruderi della diroccata chiesa di Sant'Elia.Nel1951 e nel1972 è sommersa dall'alluvione. Tra il1952 e il1956 il comune restaura la chiesa di Santa Maria e viene saltuariamente riaperta al culto[27].
Tra il1961 e il1962 il Genio Civile demolisce la chiesa secentesca del Santo Spirito perché pericolante al cui posto ora sorge una piazza con la stessa denominazione[28][29]. Alla fine del XX secolo la chiesa di Santa Maria viene chiusa al culto. Il 12 e il 13 gennaio2009 Bivongi ha subito nuovamente un'alluvione che ha fatto esondare lo Stilaro ostruendo la strada provinciale 9 che conduce aMonasterace.
Lostemma, riconosciuto con D.P.R. del 10 febbraio 1986, ha la seguenteblasonatura:
«d'azzurro, al monte verde, sostenente la Croce del Calvario pomata, di porpora, fondato in punta, solcato dal fiume d'azzurro fluente in banda. Ornamenti esteriori da Comune.»
L'emblema è stato disegnato dall'architetto Franco Adolfo che ha tratto ispirazione da un antico timbro.
Ilgonfalone civico è stato concesso con lo stesso decreto, esso ha la seguente descrizione:
«drappo di porpora riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto di porpora con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»
Pinacoteca d'Arte Moderna e Contemporanea "AM International"
Mulino do RegnanteParco del Regnante (agosto 2019)
Mulinu do Furnu
Si hanno notizie del mulino sin dal XIII secolo.Fu costruito da monaci cistercensi per frantumare lagalena (minerale), prelevato da una miniera in località "Argentera". Successivamente la galena veniva fusa nel forno (da cui deriva il nome del mulino).Il mulino verrà utilizzato dall'Ecomuseo a centro informazioni per la visita del medesimo.
Antica Ferriera e la Conceria
Nelle vicinanze, dalle poche tracce, si evince la presenza anche di unaferriera adibita alla produzione di cannoni e granate, ceduta da ReCarlo V nel XVI secolo al suo scudieroCesare Fieramosca.Sopra i resti della ferriera è rimasta una conceria del1900.
È l'unica centrale elettrica arrivata a noi fra le prime costruite inCalabria e risale al1913.Fu costruita dai contadini di Bivongi e rifornì di elettricità tutti i paesi limitrofi fino al1952.La struttura diverrà un centro di documentazione sull'utilizzo dell'energia idraulica nella storia.
MinieraGaribaldi
Mulinodo Regnante
AlbergoAcque sante
Fu costruito nei i primi del Novecento vicino allo stabilimento termale delle "Acque sante", (di natura alcalino solforosa), costruito invece intorno al1850. Sia l'albergo che il centro termale rimasero attivi fino al 1950 e oggi verranno recuperati come centro di servizio dell'ecomuseo.
Edifici di cui c'è ancora bisogno di un progetto di recupero:
Ferriera Arcà
Ferriera Azzarera
Ferriera del XVII secolo
Villaggio siderurgico
Villaggio del XV secolo, sito in localitàChiesa Vecchia, con resti di altiforni e altri macchinari collegati alla lavorazione siderurgica.
A Bivongi nel1982 fu progettato dall'Associazione Calabrese Archeologia Industriale (ACAI) ed è in via di attuazione l'Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria,Da alcuni anni il Comune di Bivongi è intervenuto per restaurare e recuperare: un'antica bocca di miniera, una centrale idroelettrica del1913, due mulini idraulici; un'antica conceria, già ferriera Fieramosca, una casa albergo, annessa a uno stabilimento termale.
agosto,Mercato della Badia - prodotti enogastronomici, musica, visita dei vecchi frantoi, mostre, artisti di strada e altro tra le viuzze del centro del paese.
Parola composta da "San": santo e da "ponienti": al posto di "dormienti" che deriva dal latino dormio -ire: dormire. Nella località vi era difatti la chiesa dedicata aiSan Dormienti di Efeso, distrutta per creare la strada automobilistica che collega Bivongi a Pazzano[34]
Tra le attività più tradizionali e rinomate vi sono quelleartigianali, che si distinguono per l'arte dellatessitura, finalizzata alla realizzazione di coperte caratterizzate dai disegni, dai motivi e dai colori originali.[35][36]Molto noto è inoltre il vino Bivongese, per il quale è stata istituita la zona di produzione d'Origine Controllata (DOC).
Hanno sede nel comune la società di calcio US Bivongi Pazzano fondata nel 1968, che disputa campionati dilettantistici regionali e il Tennis Club Bivongi, associazione fondata nel1988.
^Eligendo Archivio - Comunali 28/05/1989, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 21/11/1993, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 16/11/1997, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 26/05/2002, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 27/05/2007, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 06/05/2012, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 11/06/2017, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 26/05/2019, suelezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali.URL consultato il 14 giugno 2023.
Le notizie inerenti l'archeologia industriale, sono tratte dal libroIl ferro in Calabria di Danilo Franco
G. Raspa,Il paese di Mamma Nostra ovvero monografia di Bivongi, 1911.
Ugo Franco,Bivongi. Catasto onciario e storia tra 1700-1800, SudGrafica Edizioni, 2008.
Damiano Bova,Bivongi. Nella valle dello Stilaro, Bari, Ecumenica Editrice, 2008,ISBN978-88-88758-43-5.
Damiano Bova,Dizionario etimologico del dialetto bivongese, Reggio Calabria, Città del sole edizioni, 2017.
Fulvio Calabrese, Damiano Bova, G.M. Bregantini, G. Briguglio, P. Corsi, Danilo Franco, G. Metastasio, M. Onda e N. Vatopedinos,Bivongi. Tra Oriente e Occidente 1000 anni di storia.
Gregorio Rubino,Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie di Calabria.
Danilo Franco,Il Katholikon di S. Giovanni Theristìs.
Anna Costanzo,Il Monastero di S. Giovanni Theristìs.
Danilo Franco e Salvatore Riggio,Memorie Industriali in Calabria.
Ernesto Franco,Tommaso Martini.
Ernesto Franco,Bivongi frammenti di storia, Il Paesano, 2001.
Danilo Franco,Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria, inEdilizia per la cultura, Torino, UTET, 2005, pp. 401-414.
Lo sfruttamento della vallata dello Stilaro in età Bizantina Danilo Franco, Cosenza, Istituto per gli Studi Storici di Cosenza, 2008.Parametrotitolo vuoto o mancante (aiuto)
Danilo Franco,Il ferro in Calabria, Reggio Calabria, Kaleidon Editrice, 2003,ISBN88-88867-01-5.