
William Francis Mitchell, noto comeBill Mitchell (...), è uneconomista edocenteaustraliano,post-keynesiano. Professore di economia presso l'Università di Newcastle nelNuovo Galles del Sud, è tra i massimi esponenti dellaTeoria Monetaria Moderna[1].
Bill Mitchell nacque nel marzo 1952 a Glen Huntly, sobborgo diMelbourne nello stato diVictoria, Australia, da una famigliaproletaria. Dopo avere frequentato le scuole primarie e secondarie a Melbourne[senza fonte], iniziò la sua carriera universitaria durante la quale conseguì ilbaccellierato in commercio nel 1977 all'Università Deakin, duelauree magistrali in economia prima nel 1978 all'Università di Melbourne e quindi nel 1982 all'Università di Monash, ildottorato di ricerca nel 1998 all'Università di Newcastle ove infine ottenne la cattedra di economia.[2]
L'attività divulgativa e di ricerca di Mitchell è eminentemente rivolta a promuovere l'adozione di politiche economiche di stampo nettamenteinterventista da parte delsettore pubblico, incluso l'uso dello strumento del deficit di bilancio attuato dallo stato, in qualità di strumenti finalizzati all'incremento dellaproduttività economica nazionale.
Relazioni e interventi di Mitchell sul mercato del lavoro appaiono regolarmente, sia in qualità di editorialista sia di commentatore, sui principali media australiani tra cui quotidiani e radio a diffusione nazionale. Mitchell è un noto oppositore sia delle politiche, sia delle teorie economiche, di matriceneoliberista e ha più volte pubblicamente polemizzato contro ilrevisionismo storico compiuto nei confronti delNew Deal da parte deglieconomisti mainstream di stampoconservatore e finalizzato a rifiutare, o sminuire, i risultati positivi conseguiti dal piano di riforme economiche e sociali istituite dall'allora presidente statunitenseFranklin Delano Roosevelt.[3]
Mitchell è uno dei più importanti tra gli autori e i fautori dellaTeoria Monetaria Moderna (Modern Monetary Theory) nell'ambito dellamacroeconomia. Lo stesso termine di "Modern Monetary Theory" fu coniato da lui medesimo in riferimento a una frase contenuta nelTrattato sulla moneta diJohn Maynard Keynes.[4]
Con l'economista olandese Joan Muysken, Mitchell ha scritto il libroFull Employment Abandoned, che è anche la loro opera più conosciuta. Gli autori tracciano una completa analisi teorica delladisoccupazione in relazione sia alla sua natura sia alle sue cause nel corso degli ultimi 150 anni affermando che si è passati da una disoccupazione provocata involontariamente dalle politiche economiche dei governi a quello che oggi si definisce come "tasso naturale di disoccupazione", e questo passaggio è il frutto di una volontà ideologica finalizzata a contrastare le politiche statali di intervento nell'economia sviluppate daJohn Maynard Keynes. Gli autori mostrano inoltre come il fenomeno della disoccupazione non sia frutto di problemi del singolo cittadino, bensì che essa scaturisca specificatamente dall'adozione di sistemi macroeconomici fallimentari derivanti dalle teoriemarginaliste,neoclassiche,monetariste, dell'equilibrio economico generale e dellascuola di Chicago, e presentano una critica sia teorica sia empirica dell'approccioneoliberista illustrando nel contempo comepiena occupazione e stabilità dei prezzi siano obiettivi economici congiuntamente e pienamente raggiungibili grazie all'implementazione di un'adeguatapolitica fiscale espansiva. A questo proposito, i due economisti hanno insieme elaborato il concetto digaranzia occupazionale.[5]
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