| Bertrando del Poggetto cardinale di Santa Romana Chiesa | |
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| Incarichi ricoperti |
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| Nascita | 1280 circa aCastelnau-Montratier |
| Consacrazione a vescovo | In data sconosciuta |
| Creazione a cardinale | 17 dicembre1316 dapapa Giovanni XXII |
| Morte | 3 febbraio1352 aVilleneuve-lès-Avignon |
| Manuale | |
Bertrando del Poggetto,Bertrand du Pouget inlingua francese (Castelnau-Montratier,1280 circa –Villeneuve-lès-Avignon,3 febbraio1352), è stato uncardinale,vescovo cattolico econdottierofrancese.
| Bertrando del Poggetto | |
|---|---|
| Nascita | Castelnau-Montratier, 1280 circa |
| Morte | Villeneuve-lès-Avignon, 3 febbraio1352 |
| Cause della morte | morte naturale |
| Religione | cattolica |
| Dati militari | |
| Paese servito | |
| Anni di servizio | 1320-1334 |
| Grado | Condottiero di compagnia di ventura |
| Battaglie | Assedio di Bologna (1333) |
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| Manuale | |
Bertrando nacque da una nobile famiglia originaria delQuercy, ed avviato – in quanto figlio cadetto – alla carriera ecclesiastica: in questa scelta influì senz'altro lo zio materno di Bertrand, Jacques Duèze, all'epocavescovo diAvignone e futuroPapa con il nome diGiovanni XXII. Ottenuto ildottorato in teologia ed indiritto canonico, Bertrando, con la protezione dello zio vescovo, iniziò ad accumulare diversi benefici ecclesiastici:canonico della chiesa di Notre-Dame de Pont-Fract (1310) e poidecano diIssigeac (1312). Nel1316 il suo protettore divenne papa, prendendo il nome di Giovanni XXII: questi gli concesse ulteriori titoli quali quello di canonico dellacattedrale diNarbona edarcidiacono diLe Mans. Il 17 dicembre di quello stesso 1316, infine, Giovanni XXII lo elevò alla porporacardinalizia con iltitolo di San Marcello.

Lacattività avignonese aveva indebolito l'autoritàpontificia sull'Italia. Del vuoto di potere creatosi aveva approfittato l'imperatoreLudovico il Bavaro per rinvigore i suoi sostenitori italiani, ighibellini (contrapposti aiguelfi, sostenitori delPapa). Aveva quindi conferito il titolo di vicario imperiale aMatteo Visconti, signore diMilano: costui aveva intrapreso una poderosa campagna bellica nell'Italia settentrionale (1314-1316), conquistandoPavia,Alessandria,Tortona,Vercelli,Parma ePiacenza.
Il signore di VeronaCangrande della Scala, nel frattempo, stava estendendo i propri possedimenti inVeneto ePasserino Bonacolsi,signore di Mantova, aveva ottenuto il controllo suModena. Per fronteggiare l'aggressività ghibellina, nel 1314Clemente V (un mese prima di morire) aveva nominato vicario pontificioRoberto d'Angiò, re diNapoli e principale sostenitore della politica guelfa in Italia, assieme allaRepubblica di Firenze. Giovanni XXII, succeduto a Clemente V dopo più di due anni di vacanza della Santa Sede, si affrettò a riconfermare la nomina fatta dal suo predecessore.
L'aspra politica antighibellina di Giovanni XXII (il quale diffidò i Signori di Milano, Verona e Mantova dal fregiarsi del titolo divicari imperiali, non riconobbe l'elezione imperiale e fece scomunicareMatteo Visconti per eresia), portò ad un consolidamento del fronte ghibellino, capeggiato daiVisconti di Milano, gliScaligeri di Verona, e iBonacolsi diMantova, sostenuti dall'imperatore Ludovico. Nonostante gli sforzi del pontefice, la posizione della Chiesa in Italia rischiava di venir seriamente compromessa dall'avanzata ghibellina, minacciando in questo modo non solo i sostenitori storici della Chiesa (Firenze e Napoli), ma anche gli stessi possedimenti pontifici, in particolare laRomagna: questa terra era infatti divisa in molte piccole signorie, che però ufficialmente derivavano la loro autorità dalla nomina pontificia.

Giovanni XXII si decise ad intervenire: nel1319 nominò Bertrando qualelegato pontificio perLombardia,Provincia Romandiolæ (l'insieme della Romagna con il Bolognese) eToscana definendolo – nella bolla di nomina – «il nostro angelo della pace». Bertrando reclutò quindi un esercito dimercenari con cui, nel 1320, entrò in Italia. Il suo intervento ribaltò i rapporti di forze: tra il 1320 ed il 1327 il cardinale tolse ai ViscontiAsti,Pavia,Piacenza eParma. Non riuscì tuttavia ad impadronirsi di Milano, poiché l'esercito guelfo venne pesantemente sconfitto dai Visconti pressoVaprio d'Adda il 28 febbraio1324. In ogni caso il vero obiettivo di Bertrando era impadronirsi diBologna, città strategica per impedire ai ghibellini di avanzare verso laToscana eRoma.
Temendo l'avanzata di Ludovico il Bavaro, il quale stava organizzando una spedizione daTrento, la città emiliana si arrese spontaneamente e Bertrando vi entrò il 3 febbraio1327, ricevendone la signoria cinque giorni dopo. Iniziò immediatamente la costruzione di un sontuoso palazzo-castello, laRocca di Galliera, ultimata nel1332; da un lato esso doveva rafforzare le difese felsinee, e dall'altro divenire la provvisoria sede pontificia in vista del definitivo rientro del Papa aRoma (come confermaFrancesco Petrarca in una lettera del1331). La costruzione del palazzo bolognese fornì l'occasione al cardinale di mostrare le sue qualità dimecenate: gli storici dell'arte, infatti, ritengono che la cappella palatina fosse stata decorata daGiotto, di cui è accertata la presenza a Bologna in quel periodo.[1]
L'alleato di Bertrando,Roberto d'Angiò, assecondava sia politicamente che militarmente l'attività del cardinale, e ne approfittava facendo nominare nelle città conquistate dei podestà a lui fedeli: era evidente che intendesse estendere la propria influenza nel Settentrione per trasformare il Regno di Napoli nella prima potenza in Italia. Bertrando – come dimostrano le relazioni al Pontefice – era conscio delle intenzioni del sovrano angioino, che contrastavano con la politica papale in Italia: questa politica infatti preferiva mantenere tanti piccoli stati con cui trattare e su cui estendere la propria influenza. Questo nonostante il re di Napoli fosse pur sempre il primo alleato del pontefice sul suolo italiano.
Tali contrasti furono provvisoriamente sopiti a causa della discesa dell'imperatore Ludovico il Bavaro in Italia (1327): dopo i primi successi (riconquista di Piacenza, Parma e Pavia), però, l'imperatore commise una serie di errori che lo screditarono agli occhi dei ghibellini italiani: quello principale fu di togliereMilano aiVisconti, i suoi principali alleati di cui però non apprezzava l'eccessiva indipendenza. L'atto impaurì gli altri potentati ghibellini, che ritirarono il loro sostegno all'imperatore. La stessaPisa, storica città imperiale, chiuse le porte in faccia a Lodovico che – per entrarvi – dovette assediarla. Nel1329 Ludovico, vista l'impossibilità di imporre il suo controllo sulla lega ghibellina, ritornò in Germania.
L'anno dopo,Milano eVerona (ghibelline, anche se ormai solo di nome) assediarono la guelfaBrescia, che chiamò in suo soccorso reGiovanni I di Boemia. Costui scese in Italia con un esercito e liberò la città lombarda, che gli si offrì in feudo: Bertrando vide in Giovanni l'occasione per arginare l'eccessivo potere del re diNapoli e passò decisamente dalla sua parte.Giovanni, con il suo favore, riconquistò Parma, Vercelli, Piacenza e Pavia, le restituì alla Santa Sede, che gliele lasciò governare quali feudi pontifici. Con questa manovra le città del Settentrione furono sottratte all'influenza di Napoli.
Roberto d'Angiò capì le intenzioni del cardinale e per sventarle mise in atto una politica coraggiosa. Il re di Napoli aveva infatti compreso che il vecchio schema guelfi-ghibellini era tramontato: le varie potenze italiane infatti vedevano la fedeltà all'imperatore o al Papa solo come un aiuto esterno per ingrandire e mantenere il proprio potere. Queste potenze si sarebbero schierate contro chiunque avesse osato minacciare tale potere. Nel1332 Roberto convocò i principali signori italiani – guelfi e ghibellini – aGenova, li riappacificò e creò un'alleanza per sconfiggere Bertrando e Giovanni di Boemia. A tale lega parteciparono le guelfe Napoli eFirenze e le ghibellineMilano,Mantova eFerrara. Per tutta risposta, in quel 1332, il Papa creò Bertrandomarchese diAncona econte diBologna, a riaffermare l'autorità pontificia su quelle terre.
Il cardinale decise con Giovanni di Boemia di muovere da Bologna su Ferrara per sottometterla ma nell'aprile del1333Pinalla Aliprandi condusse seicento fanti viscontei al soccorso della città e, il 14 del mese, insieme con le truppe scaligere, gonzaghesche e fiorentine, disfece l'esercito papale[2]. Alla sconfitta fece seguito la ribellione dei signori della Romagna (Forlì, Rimini, Cervia e Ravenna) irritati dal rifiuto di Bertrando di fornire aiuto pecuniario per riscattare i prigionieri.[3] Il re di Boemia concluse la pace con gli avversari, vendette le città italiane sotto il proprio dominio e ritornò in patria, mentre Bertrando si rinchiuse a Bologna.
Qui però i cittadini, vessati dalle angherie della truppa pontificia e malcontenti dell'eccessivo fiscalismo del legato pontificio, gli si rivoltarono contro il 17 marzo1334 e lo assediarono nelCastello di Galliera, approfittando dell'assenza delle truppe pontificie, attirate fuori dalla città dal marchese d'Este. L'assedio durò circa 10 giorni ed avvenne senza l'uso di armi, ma obbligò gli occupanti del castello ad una resa incondizionata. Solamente grazie alla mediazione di Firenze, che inviò trecento cavalieri e quattro ambasciatori, Bertrando poté lasciare la città emiliana evitando il linciaggio (28 marzo) e – sbandati i pochi uomini rimastigli – fece rientro ad Avignone.[4] I bolognesi rasero al suolo il castello: l'unica opera d'arte che si salvò dal saccheggio fu la pala d'altare della cappella del palazzo, opera diGiovanni di Balduccio (la prima ad essere costruita in marmo, fino ad allora erano tavole dipinte) che venne trasferita nellaBasilica di San Domenico divenendone l'altare maggiore.[5] Tramontata l'idea di creare una corte papale a Bologna, il papa fece erigere nel1335 ad Avignone il propriopalazzo.
Bertrando rientrò inFrancia, alla corte papale: in quello stesso 1334 lo zioGiovanni XXII morì, e venne elettoBenedetto XII, che lo tenne distante dalla vita politica avignonese. Il cardinale quindi si ritirò aVilleneuve-lès-Avignon, in cui si fece costruire un fastoso castello e dove morì.
Al di là della figura politica e militare, Bertrando fu sicuramente un insignemecenate. Chiamò a Bologna molti artisti per decorare il castello di Porta Galliera: tra tutti,Giovanni di Balduccio eGiotto. Dottore in diritto canonico, promosse ed incoraggiò lo studio di questa disciplina all'Università di Bologna e protesse in modo particolare il giuristaGiovanni d'Andrea, che gli dedicò una delle sueNovellae in decretalibus.
Bertrando compare inoltre nelromanzo diUmberto Eco,Il nome della rosa e nell'omonimo film del1986. Compare inoltre nei romanzi diMarcello Simoni (Abbazia dei cento peccati,Abbazia dei cento delitti eAbbazia dei cento inganni).
Nel1982 ilpremio NobelDario Fo fa di Bertrando il protagonista nel lungo monologoFabulazzo Osceno, in cui l'attore racconta la cosiddetta "guerra della merda": secondo una leggenda popolare - che però trova riscontro in una "cronaca" del 1343[6] - infatti vuole che proprio lo sterco fosse una delle principali "munizioni" catapultate dai bolognesi durante l'assedio di Bertrando nel castello di Porta Galliera.
La vicenda dell'assedio della Rocca di Galliera da parte del popolo bolognese in rivolta contro il regime del Cardinale Bertrando del Poggetto è stata inoltre ripresa con toni goliardici nella ballata in italiano edialetto bolognese dal cantautoreFausto CarpaniLa rocca merdata.[7]
Altri progetti
| Predecessore | Cardinale presbitero di San Marcello | Successore | |
|---|---|---|---|
| Arnaud de Canteloup 1305 -1313 | 1316 -1327 | vacante fino al1361 |
| Predecessore | Cardinale vescovo di Ostia | Successore | |
|---|---|---|---|
| Raynaud de La Porte 1321 -1325 | 1327 -1352 | Etienne Aubert 1352 |
| Predecessore | Cardinale vescovo di Velletri | Successore | |
|---|---|---|---|
| Regnaud de la Porte 1321 -1325 | 1327 -1352 | Etienne Aubert 1352 |
| Controllo di autorità | VIAF(EN) 67570247 ·ISNI(EN) 0000 0000 5491 4423 ·BAV495/62787 ·CERLcnp00668755 ·LCCN(EN) nr2006006851 ·GND(DE) 130312800 ·BNF(FR) cb121145872(data) |
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