La città fu fondata comemunicipiumromano nelI secolo a.C.[8] Oggi è il comune più abitato della sua provincia, e il settimo e più settentrionale tra icapoluoghi di provincia delVeneto. La città è situata alla confluenza del torrenteArdo e del fiumePiave, posizione difensiva strategica per la quale è stata protagonista nelle dueguerre mondiali.
La città con i primi contrafforti delleDolomiti, ripresa dalCol Visentin sulla dorsale prealpinaPanorama
La parte antica della città di Belluno sorge su uno sperone di roccia in prossimità della confluenza deltorrente Ardo con il fiumePiave. A nord si trova il gruppodolomitico dellaSchiara (2565 s.l.m.) con la Gusela del Vescovà, ilmonte Serva (2133 s.l.m.) e ilmonte Talvena, mentre a sud le Prealpi separano il Bellunese dalla Val Lapisina. Sempre a sud, nella zona del Castionese, si alza il colle delNevegal sul quale sono situatiimpianti di risalita episte da sci.
Il territorio comunale è occupato nella zona settentrionale dalParco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, di cui la città funge da "porta del parco". Gran parte degli abitati si sviluppano nella zona di fondovalle.
Il territorio è attraversato da diversi corsi d'acqua; i principali sono il fiume Piave e il torrente Ardo, seguiti dal torrente Turriga nel Castionese. Lungo i suoi confini comunali scorrono a ovest ilGresàl e ilCicogna, mentre a est il rio Secco.
Belluno è indicata come la città capoluogo di provincia più fredda d'Italia nelle temperature medie invernali. Anche la temperatura media annua è spesso la più bassa fra quelle dei capoluoghi diprovincia italiani con punte massime che posso essere anche inferiori ai -15°. Nel1998, ad esempio, essa fu di 9,8 °C, mentre la media mensile di gennaio fu di circa -1 °C. Nel torrido2003 la temperatura media annua non raggiunse i 10,0º[9]. Assai consistente è la piovosità: su Belluno cadono annualmente circa 1400–1500 mm di precipitazioni (1355 mm nel 2005), concentrate nei mesi da aprile a novembre, che possono anche raggiungere i 2000 mm, mentre l'inverno è siccitoso con cielo sereno. Il clima della città complessivamente è perciò piuttosto freddo e caratterizzato da precipitazioni piovose e nevose.
Secondo le classifiche stilate daLegambiente la città, nel2007,2008,2010,2011 e2013, si è classificata al primo posto per sostenibilità dell'ecosistema urbano fra tutti i capoluoghi di provincia italiani[10]. Belluno ha poi ottenuto un secondo posto nel2012 e nel2014 ed un terzo posto nel2009 e nel2015.
Inoltre, il comune ha ricevuto già nel2007 la certificazioneEMAS, confermata dopo controllo ispettivo anche per il2008. La certificazioneEMAS[11] si riferisce al rispetto del Regolamento CE n. 761/2001 (EMAS) e viene attribuita a quelle amministrazioni che si impegnano a migliorare le proprie prestazioni ambientali (gestione dei rifiuti, qualità dell'aria e delle acque etc.). Belluno è il primo comune capoluogo d'Italia a essere stato inserito nel registro europeo delle organizzazioni registrate EMAS.
Non si è del tutto certi sull'origine del nome della città. L'ipotesi più accreditata è che il toponimo abbia originiceltiche: si riconoscono infatti una radice *bel- con il significato di "luminoso" edunum "centro fortificato"; Belluno dovrebbe dunque significare la "città splendente"[12].
Le primissime popolazioni passate per i luoghi bellunesi furono quelle pre-indoeuropee prima del3000 a.C., e lasciarono la loro firma su molte località e nomi comuni delBellunese. Nel territorio bellunese iPaleoveneti giunsero dallapianura padana risalendo lavalle del Piave. I primi insediamenti umani individuati nel territorio di Belluno risalgono alla prima metà delI millennio a.C.: presso gli attuali quartieri diFisterre eCavarzano sono stati rinvenuti dei reperti che dimostrano la presenza paleoveneta sulla superficie comunale.
La cultura paleoveneta della Valbelluna, fiorente nelV secolo a.C., si caratterizzava per delle peculiarità linguistiche rispetto a quella dellapianura veneto-friulana, e i reperti ritrovati attestano un'area culturale collegabile con un influssoceltico e aperta verso la valle dell'Isonzo. Un esempio dell'influenza celtica è il ritrovamento, sempre aCavarzano, di una fibula con sfinge, che non è riscontrabile con la cultura paleoveneta della pianura. Molti dei reperti paleoveneti di Belluno sono conservati nelMuseo civico di Belluno.
Durante i successivi secoli, la presenzaceltica si rafforzò nel territorio, fino a quando iRomani non ricacciarono aNord queste popolazioni, iniziando la loro penetrazione nel mondoalpino. Non ci sono dati precisi sulla fondazione della città, ma pare che essa sia stata fondata tra il220 e il200 a.C., quindi precedentemente alla conquista romana, la quale iniziò nelTriveneto nel181 a.C. con la fondazione diAquileia. La conquista fu graduale e pacifica: ciò si spiega con la natura anti-celtica dell'avanzata romana e con il fatto che la popolazione di Belluno era quasi prevalentementevenetica. Altri elementi che indicano l'amicizia delle popolazioni bellunesi con i Romani sono gli schieramenti a favore dellacittà eterna nel225 a.C. nella lotta contro iGalli e successivamente durante laseconda guerra punica controAnnibale.
Gli iniziali contatti con il mondo Romano furono però quasi sempre commerciali, infatti a Belluno si potevano trovare parecchioferro erame, e solo durante ilI secolo a.C. Belluno entrò a far parte stabilmente dellaRepubblica romana dal punto di vista giuridico e politico. In un periodo non ben definito compreso tra la morte diCesare e l'impero nel periodo diAugusto, circa tra il40 a.C. e il10 d.C.,Bellunum (nome romano della città) divennemunicipium romano dellaRegio X Venetia et Histria. Ilmunicipium di Belluno venne assegnato allatribù Papiria, una delle 35 tribù nelle quali, neicomizi tributi, veniva suddiviso il popolo che poteva fregiarsi dellacittadinanza romana.
La città era retta daiquattorviri juri dicendo (supremi magistrati), daiquattorviri aedilicia potestate e dal Consiglio degli Anziani. Esisteva anche unsindacato dei dendrofori, cioè deglizattieri: già al tempo dei Romani le zattere in abete scendevano lungo ilPiave fino alPo e alporto di Ravenna trasportando illarice o alcuniminerali o pietre da costruzione. Questa attività si sviluppò già nellaprima età imperiale, come testimoniano alcune iscrizioni rinvenute a Belluno.
Riguardo all'urbanistica romana, ilCastrum romano corrisponde alla parte più antica della città, situata su un terrazzo fluviale digradante versosud, tra l'alveo dell'Ardo e quello delPiave. In seguito agli scavi archeologici degli anni '80 e primi anni '90, è da ritenere infondata la tesi che vedeva Piazza delle Erbe come il luogo del Foro romano, mentre è da ritenere più veritiera una sua collocazione verso Piazza Duomo. La coincidenza dell'attuale centro storico con ilCastrum romano non permette la conoscenza della primitiva struttura urbana, che tuttavia rimase invariata fino alX secolo. La città era circondata dalle mura, ma di queste ci rimangono poche testimonianze: si sono conservati solo alcuni tratti lungo la viaDino Buzzati sul latoovest, mentre sorte migliore è toccata alle porte di ingresso al centro abitato. Asud si può trovareporta Rugo, da dove passava la via che portava alporto fluviale diBorgo Piave, mentre anord si è conservataporta Dojona, che prende il nome dal torrione che si trova lì vicino, chiamato Dojon. Inoltre l'attualeporta Dante era, al tempo dei Romani, un piccolo uscio di servizio chiamato Ussolo.
All'esterno delle mura si trovavano gli insediamenti diFisterre eCavarzano: il nome di quest'ultimo deriva dal fondoCapertianum, di proprietà dellagens Capertia, sul quale si trovava l'insediamento cavarzanese. Con la creazione dei fondi da parte dei Romani, operazione chiamatacenturiazione (cioè la suddivisione agraria del territorio in parcelle quadrangolari), l'aspetto del paesaggiobellunese si trasformò radicalmente: vennero create nuove colture, realizzate bonifiche, canalizzazioni, disboscamenti e create nuove strade di accesso ai fondi.
Alcune iscrizioni indicano cheBellunum ebbe sempre una certa autonomia dall'autorità romana, fin quando ilmunicipium non decadde come importanza, venendo assoggettato alla centralizzata autorità imperiale; la città seguì le sorti dell'Impero fino al crollo di quest'ultimo e alleinvasioni barbariche. Restano comunque alcuni importanti reperti storici del periodo romano: cippi funerari, il più famoso dei quali è quello diFlavio Ostilio (conservato nelpalazzo Crepadona), alcuni tratti diacquedotti (ad esempio aFisterre) ed alcune monete ed iscrizioni monumentali di un periodo per lo più ascrivibile ai secolisecondo eterzo.
Dopo la decadenza diRoma, anche Belluno visse le vicende delleinvasioni barbariche, che cambiarono il volto della città. Essa subì molte invasioni, in ordine daiVisigoti, daiVandali, dagliEruli, dagliUnni e dagliOstrogoti diTeodorico. Successivamente Belluno passò sotto il dominiobizantino: durante il loro governo venne continuato il progetto iniziato da Teodorico, infatti le costruzioni di nuove difese fortificate non si arrestò. Queste servivano principalmente per la difesa contro iLongobardi, ma questi ultimi riuscirono lo stesso a prendere la città nel568, giungendo dalFriuli. I Longobardi fortificarono ulteriormente la città di Belluno, consapevoli che la sua posizione poteva essere strategica sia contro gli attacchi bizantini dal mare che contro quelli deiFranchi danord-ovest.
Nel frattempo, nel548, durante leguerre gotiche, era stato eretto un primo edificio sacro, probabilmentepaleocristiano, dall'allora vescovo di BellunoFelice, e questo venne intitolato a sanMartino di Tours. Sempre durante la dominazione longobarda, Belluno divenne una sede diSculdascio (circoscrizione amministrativa longobarda): per questo venne edificato sul latonord, in una posizione avanzata rispetto alle mura Romane, un primo rudimentale castello, ilcastello della Motta. Questo ero uno dei nomi che i longobardi davano ai loro castelli, mentre un altro eradongione. Da questo secondo nome deriva il termine che indicava i tenutari della antistanteporta Dojona e del castello, i Doglioni, mentre dal nome del castello Motta derivava l'antica denominazione della piazzetta dove si trovava l'ingresso del castello, piazza della Motta, l'attuale piazza Mazzini.
Secondo alcuni storici, durante questo periodo la città sembrò ritrovare un certo equilibrio: questa era stata romanizzata e convertita alcattolicesimo, e questi due elementi favorirono tra gli altri una facile convivenza e compenetrazione tra i bellunesi e i longobardi. La lunga permanenza longobarda è testimoniata negli elementi ditoponomastica, nella lingua e nei reperti archeologici.
«Sembra certo che Belluno, con le contermini città del Friuli, abbia a lungo resistito all'invasione dei Franchi, a fianco dei duchi Longobardi, prima di accettare la sovranità di Carlo Magno.»
IFranchi, per indebolire iducati troppo forti e troppo estesi, divisero il territorio incontee emarche e si appoggiarono aivescovi più che ai nobili troppo potenti. Così avvenne che il primo vescovo-conte investito di potere sui possedimenti bellunesi fu un certo Aimone nell'882. In questo periodo Belluno si fortificò ancora, e così si delineò la città medievale con il castello, la cinta muraria, le porte e i torrioni, tutto questo grazie all'affermarsi dei governi aristocratici dei vescovi-conti. Di questo periodo restano pochi reperti archeologici, che sono in gran parte rappresentati dal torrione Dojon e dalle rovine del castello Castiglione in piazza Castello, mentre si sono conservate parecchi scritti e stampe dell'epoca, che ci aiutano a ricostruire la storia della città.
Nel frattempo erano stati riorganizzati gli spazi interni della città: la piazza del Duomo ora aveva lacattedrale e ilpalazzo dei Vescovi; la piazza del Mercato divenne il centro medievale degli affari; si stabilirono i quartieri attorno alle case dei nobili e il sistema viario che si reggeva sull'asse di via Mezzaterra che percorreva (e percorre) tutta la città danord asud.
All'incirca un secolo dopo con un vescovo bellicoso, Giovanni II, la città si fornì di una nuova cinta muraria e allargò i suoi domini anche su territori dellapianura veneto-friulana. Con queste premesse, Belluno divenne realtà comunale agli inizi delXIII secolo con l'istituzione della figura delPodestà. Sempre in questo periodo gli storici della letteratura fanno risalire il primo documento poetico delRitmo bellunese, un nuovo volgare. Si tratta di una canzone militare del1196, creata per una delle ricorrenti guerre controTreviso, di cui si ha una recente trascrizione di Gianbattista Pellegrini:
«De Castel d'Ard avì li nostri bona part.
I lo getà tutto intro lo flumo d'Ard.Sex cavaler de Tarvis li plui fer.Con se duse li nostre cavaler.»
Nel periodo successivo Belluno subì continue invasioni da parte delle città contermini o da parte di potenze straniere, comeEzzelino III da Romano, iCaminesi, gliScaligeri, iVisconti e iCarraresi, cosicché nella città si ebbe un periodo di forte instabilità politica, che finì quando Belluno non si concesse spontaneamente allaRepubblica di Venezia nel1404.
Stampa di Piazza Duomo di Tommaso Salmon (1750), si può notare l'antico palazzo del governo cittadino detto "la Caminada", oggi perdutoVista della città di Belluno su una stampa antica del 1750 (si può notare ancora il castello)
Belluno si diede al dominio dellaRepubblica di Venezia in modo spontaneo nel1404 a causa del vuoto politico venutosi a creare in tutta laprovincia e l'impossibilità per le città bellunesi di creare un'autonomia politica che tenesse conto di tutte le esigenze interne e di politica estera. Iniziò così la pace più lunga e duratura di sempre, interrotta in sole due occasioni, tra il1411 e il1420, quando venne dominata dalle truppe diSigismondo di Lussemburgo, venuto inItalia per una campagna contro laRepubblica di Venezia, e tra il1509 e il1511, quando l'imperatoreMassimiliano I d'Asburgo assediò la città durante laLega di Cambrai. Con laBattaglia di Cadore nel 1508 i veneziani vinsero clamorosamente la battaglia contro l'imperatoreMassimiliano I d'Asburgo mentre tentava di invadere i territori della Serenissima
Il fatto che Belluno si fosse spontaneamente donata a Venezia comportò il mantenimento delle strutture politiche già esistenti, poiché la città della Serenissima non poteva arrogarsi dei diritti, come se avesse imposto con la forza la propria superiorità. La città mantenne così la sua amministrazione locale, che vedeva primeggiare il Consiglio dei nobili: Venezia allora seguì una politica pragmatica che vedeva l'appoggio appunto della nobiltà, così da garantirsi la fedeltà dei sudditi e del governo locale. I lagunari comunque non rinunciarono al controllo, svolto attraverso i funzionari presenti in città. Grazie airettori e aivicari veneziani, che riuscivano ad infiltrarsi in ogni controversia, appoggiando di volta in volta la parte più opportuna, il contenuto politico locale venne gradualmente svuotato di significato e Venezia riuscì ad imporre il potere della Serenissima e del Consiglio dei nobili.
L'autonomia politica da Venezia ebbe però un doppio effetto. La capitale non attuò delle politiche di sviluppo a Belluno, ma vi prestò attenzioni solo per l'invidiabile posizione difensiva che aveva sulNord. Altra attenzione che Venezia pose su Belluno fu quella rivolta ai beni originari, ossia legnami e materiali che garantirono a Venezia l'attività navale con bassi costi e prodotti manifatturieri a basso prezzo. La città lagunare ottenne in cambio la fedeltà assoluta dei bellunesi, che guardavano a Venezia come intermediario capace di tutelarli e di guardare ai suoi diritti.
Il dominio di Venezia terminò con lacaduta della Repubblica di Venezia nel1797, quando con ilTrattato di CampoformioNapoleone Bonaparte cedette ilVeneto all'Austria, con un mercantaggio non gradito dalla popolazione. Successivamente la città venne ripresa daifrancesi, poi nuovamente ceduta all'Austria. Belluno infine tornò nelRegno d'Italia Napoleonico nel1805, e vi rimase fino al1815. I territori della Serenissima furono soggetti alsaccheggio da parte dei Francesi. In questi pochi anni venne creato ilDipartimento della Piave e venne introdotto l'ordinamento francese con una nuova suddivisione territoriale che disegnò i confini dell'attualeprovincia, esclusi i territoriladini. Nel1815 Belluno ritornò nell'Impero austriaco, quando venne eletto ilPrimo Regio Consigliere in nome diFrancesco I. L'amministrazione austriaca fu più attenta nei confronti della città di quellaveneziana, infatti mantenne per quanto possibile il carattere socio-amministrativo di Belluno, favorendo il decentramento.
Vennero promossi i lavori pubblici, in special modo le grandi vie di comunicazione dellaprovincia e con laPianura veneto-friulana. Costruzioni degne di essere menzionate sono ilPalazzo Cappellari e ilPalazzo Rosso (1836), attuale sede del municipio. Altri lavori realizzati furono la costruzione di una grande fontana nel Campitello, che venne elevato al livello di piazza, chiamandolaPiazza del Papa. Inoltre la città ottenne nel1816 il titolo diCittà regia.
Nel frattempo era incominciato un costante aumento demografico, tale da dare via al fenomeno dell'emigrazione, iniziato alla fine delXIX secolo e conclusosi solo con ilboom economicoitaliano deglianni cinquanta. La principale meta di emigrazione era l'Austria, dove era richiesta manodopera per la costruzione di nuove ferrovie.
Sempre a livello di opere pubbliche, si ebbero delle importanti trasformazioni urbanistiche: vennero abbattute le mura della città e interrato il fossato, così che divenne più semplice il collegamento della città con la zonanord delCampitello. Quest'ultimo divenne il nuovo centro gravitazionale della città, anche se i servizi rimasero in piazza del Duomo. Inoltre vennero costruiti vari ponti sulPiave e sull'Ardo.
Il 18 marzo 1848 giunse a Belluno l'annuncio dei moti viennesi e veneziani, suscitando grande scalpore in municipio[13]. Il dominio austriaco durò cinquant'anni, a parte, appunto, la breve parentesi della rivoluzione del1848, quando Belluno si dichiaròLibero Municipio nella risorta Repubblica Veneta, momento insurrezionale chiusosi nel1849 con la resa diVenezia.
Il 5 maggio 1849 Belluno ebbe il suo primo podestà non nobile: Antonio Maresio Bazolle, ricordato come importante memorialista[14].
«Essi fecero la scelta italiana, perché sentivano di appartenere alla nazione italiana e perché compresero presto che la provincia bellunese, agli occhi dell'Impero, non aveva grande valore politico, economico e militare, quindi non era meritevole di piani di sviluppo. I Bellunesi si sentirono emarginati.»
(Gigetto De Bortoli,Belluno: storia, architettura, arte, p.22)
Con l'annessione alRegno d'Italia, si diffuse il sistema amministrativo centralizzato. La borghesia cittadina, entusiasta per l'annessione ma politicamente sprovveduta dopo secoli di domini stranieri, non seppe portare avanti una chiara linea nella conduzione agraria. Non vi fu pertanto alcun aumento produttivo e le condizioni dei contadini rimasero miserevoli. L'interaprovincia, compresa Belluno, iniziò a decadere dal lato economico-sociale, e restò sempre più isolata rispetto al resto dellaregione, tanto che il fenomeno dell'emigrazione dalla città aumentò considerevolmente, non più verso l'Austria ma verso i paesieuropei più sviluppati e leAmeriche, in special modo ilBrasile. L'emigrazione ebbe gravi effetti anche su Belluno: le risorse umane già istruite e preparate vennero meno e così fu difficile un avvio e un mantenimento di un certo grado di vita.
La città venne colpita anche da undisastroso terremoto il 29 giugno1873 alle 4:29 del mattino. L'intensità era compresa tra il nono e il decimo grado dellascala Mercalli, e gli effetti del sisma furono pari a 6.3 gradi dellascala Richter. Dei 2010 edifici del comune, 23 crollarono (tra i quali 4 chiese) e 178 furono demoliti successivamente; inoltre ben 403 edifici furono ristrutturati e la restante totalità degli edifici fu riparata. Morirono 4 persone e i feriti furono 7, mentre 157 famiglie (per un totale di 771 persone) rimasero senzatetto.
Nel frattempo in città vennero costruiti alcuni edifici pubblici, come le scuole elementari e lastazione di Belluno (1886), oltre ad alcune strade e ponti (un ulteriore ponte sulPiave è del1884) e un distretto militare (1909). Tuttavia la popolazione fu costretta a continuare ad arrangiarsi, cercando di valorizzare l'agricoltura, sperimentando il cooperativismo, fondando società operaie ed assicurative e trovando qualche suo rappresentante inParlamento. Alcuni esempi furono l'Asilo Cairoli, che accoglieva figli di operai, o l'attività di don Antonio Sperti, che raccoglieva orfani dalle strade avviandoli allo studio e al lavoro nella sua officina.
Belluno, il ponte sul Piave durante la prima guerra mondiale
A causa del rientro a Belluno di circa seimila emigranti espulsi dai paesi che erano già in guerra, la situazione sociale della città divenne critica. Il forte rincaro degli alimentari aggravò il malcontento popolare e i mancati finanziamenti da parte del governo diRoma per delle opere pubbliche che avrebbero impiegato parte della popolazione provocarono uno sciopero generale contro la fame e la disoccupazione indetto il 5 marzo1915. Durante lo sciopero vi furono dei tafferugli, repressi da oltre 4000 uomini in armi.
Borgo Piave durante la prima guerra mondiale
Il 24 maggio1915 iniziò anche per l'Italia laprima guerra mondiale, che fu lo sfondo della città di Belluno per tre anni e mezzo. Inizialmente la città funse da centro della retrovia sulfronte italiano, e il Comitato di assistenza civile si impegnò nei sussidi a famiglie bisognose e soldati e curò il ricovero ed il mantenimento di minori, vedove, povere o ammalati. Ogni aiuto venne però incentrato sulla sola città, mentre le campagne vennero abbandonate a se stesse. La carità cittadina procurò scarpe e indumenti invernali per i soldati, mentre laraccolta popolare del soldino si premurava di raccogliere soldi per le truppe, a fianco alle sottoscrizioni mensili. La sfortuna colpì poi il territorio comunale: nell'agosto del1917 un uragano si abbatté sulle campagne, distruggendo le colture e provocando come diretta conseguenza la carestia nel successivo inverno.
Il 1º settembre1917 si svolse un duello aereo nel cielo di Belluno, dove morì, sotto gli occhi dell'atterrita e commossa popolazione,Arturo Dell'Oro, al quale venne successivamente dedicato l'aeroporto di Belluno. Pur di abbattere l'aereo nemico, Arturo si lanciò con il suo velivolo contro quello avversario, precipitando poi sullerocce della Palazza, dove venne recuperato i giorni successivi e poi seppellito nel cimitero di Prade.
Il 24 ottobre1917, giorno delladisfatta di Caporetto, aprì il cosiddettoan de la fan (anno della fame) a Belluno. Più di 5000 cittadini e parte della giunta fuggirono dalla città, che fu interessata nei giorni successivi dal passaggio delle truppe italiane in rotta, che fecero saltare il viadotto ferroviario sull'Ardo e il ponte sulPiave. Il 10 novembre entrarono in città le truppe austriache che, lacere e affamate, saccheggiarono la città. Perfino la copertura di rame dell'angelo sul campanile del Duomo venne asportata, creando un danno ancora attuale alla statua, cioè delle infiltrazioni di acqua.
Il nuovo governo cittadinoaustriaco assegnò ad ogni cittadino una carta di legittimazione per il riconoscimento personale. La chiusura di scuole e società culturali, oltre che l'accanimento dei soldati contro biblioteche e quadri, cercava di nascondere il passato per combattere l'idea di nazione italiana. Migliaia di contadini dovettero lavorare per gli invasori nei campi, ma a questa imposizione il popolo rispose mangiando di notte le patate coltivate. I comitati cittadini, i parroci, i maestri si adoperarono per la comunità, anche se al nuovo vescovoGiosuè Cattarossi venne impedita la visita pastorale. All'inizio di dicembre si insediò in città il comandante di distrettoKarl von Kantz: egli si comportò in modo equilibrato, senza infierire sulla popolazione, che apprezzò il suo comando. In città vennero collocati dei servizi logistici degli invasori, come l'armeria o gli edifici per ospitare le truppe della retroguardia.
Il 1º febbraio1918 l'imperatore d'AustriaCarlo I si recò a Belluno per galvanizzare le truppe, ma trovo la città semideserta e sotto coprifuoco. Dopo la vittoriaitaliana nellaBattaglia del solstizio del giugno 1918, gli invasori fuggirono dalla città la notte del 30 ottobre, a circa un anno di distanza dal loro insediamento. Il giorno successivo il generaleGiuseppe Vaccari liberò la città.
Il bilancio per Belluno fu pesante: nell'intero arco della guerra 3228 persone morirono di fame e 1574 morirono di malattie, in particolare l'influenza spagnola. Enorme fu infine la ricchezza pubblica e privata che andò distrutta o perduta.
Con la fine dellaprima guerra mondiale laprovincia di Belluno guadagnò alcuni comuniladini, ma perse la sua importanza strategica che veniva ricoperta dalTrentino. A Belluno si evidenziava un clima di forti tensioni sociali dovute al crollo del commercio successivo alla guerra, a una forteinflazione e ai lentissimi risarcimenti dei danni di guerra. Nacquero così due nuovi partiti politici a Belluno, quellosocialista, vicino agli operai, e quellopopolare più sensibile alle masse contadine. Nelle elezioni del1919 il PSI portò aRoma tutti e tre i suoi candidati bellunesi: gli avvocatiLuigi Basso e Oberdan Vigna e l'operaio Giusto Santin. Nel marzo1920 nacque a Belluno laCamera del Lavoro, il cui segretario fu l'emigrante Fortunato Viel. Tra il 23 e il 26 giugno dello stesso anno uno sciopero al grido di "casa, lavoro e pane" paralizzò l'interaprovincia, aumentando il consenso al partito socialista e causando quattro morti aSanta Giustina. Il cambiamento definitivo avvenne quando nell'ottobre del1920 isocialisti vinsero in ben 24 comuni dellaprovincia.
Anche nelle politiche del1921 fu confermata la superiorità socialista (15.045 voti) davanti ai popolari (13.890 voti), ma fu evidenziata con quasi 10.000 preferenze la forza del bloccofascista, abile a sfruttare il malcontento per la situazione economica. Il 14 gennaio1922 ifascisti tennero a Belluno il primo comizio provinciale, fronteggiarono lo sciopero del 1º maggio e costrinsero i ferrovieri a riprendere il loro lavoro a luglio. Comunque non mancarono episodi contro di loro: il 23 aprile1923 5 fascisti furono aggrediti aCavarzano. Nel frattempo il partito socialista si indebolì per le conseguenze delcongresso di Livorno, e fu costretto nel1922 ad introdurre una tassa-famiglia antidisoccupazione. Il 24 settembre1922 si tenne l'ultimo consiglio comunale democratico, dopo di che i fascisti si impadronirono diPalazzo Rosso. Dopo lamarcia su Roma la situazione precipitò: il 29 ottobre dello stesso anno i fascisti armati presidiavano Belluno, e il 30 il sindacoVincenzo Lante si dimise. La città fu guidata dacommissari prefettizi fino al1927.
Alla fine del1923 non esistevano ormai più il Psi,sindacati e iradicaldemocratici, e gli ultimi sussulti di questi partiti avvennero con l'assassinio diGiacomo Matteotti, ma furono repressi con la forza. Dopo una fugace apparizione a Belluno nel giugno1923, fu assegnata lacittadinanza onoraria di Belluno aBenito Mussolini il 24 maggio1924. Tra il1921 e il1936 l'emigrazione ridusse i bellunesi di oltre 1500 unità. Il regime considerò laprovincia zona difensiva, quindi non la dotò di infrastrutture ma si limitò a favorire la pianificazione integrata tra montagna e pianura. Il fabbisogno di abitazioni costrinse il governo della città a far costruire il nuovo Quartier Cadore con 200 alloggi e 600 locali, mentre furono costruiti o completati alcuni edifici pubblici, tra i quali l'edificio dellePoste, una delle opere più significative delNovecento in città. Il 24 settembre1938Mussolini giunse a Belluno in treno, inaugurando la trattaVenezia-Belluno viaVittorio Veneto. In questa occasione, riferendosi allesanzioni di Ginevra contro l'Italia, il Duce pronunciò la celebre frase:
«Circolavano allora delle alternative assolutamente ridicole: burro o cannoni? Noi abbiamo scelto che cosa? (La folla) Cannoni!»
L'8 giugno1940 fu riaperta al culto lacattedrale. Il 10 giugno l'Italia entrò nellaseconda guerra mondiale, ma questo evento era ormai largamente annunciato e il popolo era stato illuso che si sarebbe concluso in breve tempo. Nel marzo1942 vi fu laprecettazione civile di tutti i cittadini tra i 18 e i 55 anni; sempre nel1942, verso la fine dell'annata, avvenne la ritirata dall'Unione Sovietica.
Il 19 luglio1943 si tenne nella località di San Fermo a Belluno il tredicesimo incontro traBenito Mussolini eAdolf Hitler, nella villaGaggia. Nell'incontro, definito controverso, ilduce non osò interrompere l'alleanza con laGermania e, visti gli insuccessi inAfrica e inSicilia, invocò l'aiuto militare da un alleato furioso per le disfatte italiane. Il 25 luglio1943 la caduta delfascismo fu accolta -come scrisse il questore cittadino-con indubbi segni di giubilo come una liberazione.
Dall'8 settembre (data dell'armistizio) al 13 settembre1943 Belluno fu occupata da 80 Alpenjäger, che non incontrarono alcun ostacolo. In seguito la città fu annessa alTerzo Reich, nell'Alpenvorland, ritrovandosi sotto la diretta giurisdizione tedesca con a capo iltiroleseFranz Hofer. Alla fine del1944 la città subì diversi bombardamenti, che interessarono soprattutto lastazione ferroviaria.Nel frattempo sulle montagne attorno al capoluogo si organizzava laresistenza partigiana, sostenuta sia dalclero che dalla popolazione che offrì viveri, ospitalità ed informazioni ai partigiani. Nell'inverno1943-1944 i partigiani si prepararono all'azione, sperando nell'arrivo degliAlleati. Alcuni di questi si paracadutarono nel settembre del 1944: tra di loro fu molto caro ai bellunesi ilmaggioreHarold William Tilman, che conquistò anche delle cimehimalayane nella sua vita. Il 15 giugno1944 ben 73 partigiani furono liberati dal carcere diBaldenich in un'operazione condotta da Mariano Mandolesi. Si ebbero episodi altamente dolorosi per la Resistenza, come quello del 14 settembre1944, del 1º maggio1945, che costò la vita a 17 civili inermi a Fiammoi, quello del 10 marzo1945, quando 10 partigiani furono impiccati agli alberi in località Bosco delle Castagne, e quello del 17 marzo1945, quando 4 partigiani furono impiccati ad altrettanti lampioni dipiazza Campitello (poi ribattezzata, in ricordo di questo evento, piazza dei Martiri); la sera della stessa giornata il vescovoGirolamo Bartolomeo Bortignon, incurante dei pericoli, si recò in piazza per baciare e benedire le salme dei partigiani.
Il 26 aprile1945 fu ordinata la mobilitazione generale partigiana, che portò all'aumentare della dotazione di armi e alla liberazione di vari detenuti politici. Il 2 maggio la città poté considerarsi sicura, con la consegna dei prigionierinazisti agli Alleati, avvenuta in piazza Duomo.
Nel1960 si iniziò la costruzione del nuovoOspedale San Martino, il quale fu concluso a fasi alterne tra il1967 e il1988. Il 9 ottobre1963 ildisastro del Vajont distrusseLongarone e alcuni paesi limitrofi uccidendo quasi 2000 persone; l'ondata d'acqua riversatasi nelPiave causò gravi danni anche a Belluno, dove fu necessario un piano di ricostruzione del quartiere diBorgo Piave. Il 4 novembre1966 un'alluvione colpì la città di Belluno e tutta la suaprovincia, causando 24 morti, oltre a 15 000 alluvionati, 150 case e 17 ponti distrutti. La città si ritrovò con Borgo Piave allagata, gli acquedotti fuori uso così come i collegamenti ferroviari e telefonici.
Il 26 agosto1978 Albino Luciani, originario diCanale d'Agordo,patriarca di Venezia e già sacerdote a Belluno, fu eletto papa con il nome diGiovanni Paolo I: il suo fu un pontificato brevissimo, poiché morì appena 33 giorni dopo la sua elezione. Nel1979 l'onorevoleGianfranco Orsini presentò una proposta di legge per attribuire competenze autonome allaprovincia di Belluno nell'ambito della RegioneVeneto; la proposta fu rifiutata più volte. Nello stesso anno laPallavolo Belluno raggiunse laSerie A. Nel1985 ilNevegal e Belluno ospitarono leUniversiadi della neve, per i quali la città si dotò di alcune infrastrutture come la piscina comunale e il palaghiaccio (oraSpes Arena) in località Lambioi.
Il 12 luglio1993 fu istituito ilParco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che comprende i monti che si trovano sul confine settentrionale del comune. Nel1998 fu inaugurato il parcheggio di Lambioi, il quale si dotò di scale mobili che arrivano direttamente in piazza Duomo. Nel1999 Belluno venne scelta, da una giuria internazionale, comeCittà alpina dell'anno per il suo impegno nel mettere in atto laConvenzione delle Alpi.
Tra il 15 settembre2007 e il 6 gennaio2008palazzo Crepadona ospitò la mostraTiziano: l'ultimo atto, nella quale furono esposte numerose opere dell'artistacadorinoTiziano Vecellio. La mostra ebbe una risonanza internazionale, come dimostrano le 124.333 presenze registrate[15].
Lo stemma è stato riconosciuto con DCG del 25 aprile 1929.[18]
«D'azzurro, alla croce d'oro, accantonata nei primi due quartieri da duedraghi alati, affrontati, di rosso, sormontato dalla corona di Città.»
Gonfalone
«Drappo di rosso caricato dello stemma del Comune sormontato dalla iscrizione centrata Città di Belluno, sotto lo stemma sono riportate le paroleFuror (namque) eius serpentini furoris instar.»
Il Gonfalone è decorato con la Croce di Guerra e con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
La città di Belluno è tra le istituzioni decorate al valor militare per la guerra di Liberazione, insignita il 16 marzo1947 della medaglia d'oro al valor militare per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.[19]
«Due volte invasa nel corso di venticinque anni, due volte la sua nobile ed intrepida gente si ergeva, decisa, le armi in pugno, a combattere l'odiato tedesco. Subito dopo l'armistizio del settembre 1943, i suoi figli si organizzavano in formazioni partigiane e gli 86 impiccati, i 277 fucilati, i 7 arsi vivi, gli 11 morti per sevizie, i 564 caduti in combattimento, assieme ai 301 feriti, ai 1667 deportati e ai 7000 internati, costituiscono il tributo di sangue e di eroismo dato alla lotta di liberazione. Nei giorni dell'insurrezione i suoi volontari della libertà si opponevano arditamente al X Corpo d'armata corazzato tedesco, forte di tre Divisioni, attestato al Ponte delle Alpi, gli precludevano ogni via di scampo e lo attaccavano di concerto con le sopraggiunte forze alleate, ottenendone la resa a discrezione. Dalle rive sacre del Piave, arrossato ancora una volta dall'italo sangue, i suoi partigiani, che per primi ebbero il privilegio d'imbracciare le armi contro l'invasore, marciano oggi alla testa delle formazioni dei Martiri e degli Eroi di tutte le lotte per l'Italia una e libera e ci additano la via del dovere e del sacrificio. Settembre 1943 - aprile 1945» — 16 marzo 1947[19].
Labasilica cattedrale di San Martino, con il campanile progettato daFilippo JuvarraPiazza dei Martiri innevata con la chiesa di San Rocco in primo pianoLa chiesa di San PietroLa chiesa di San Pietro Apostolo a Sargnano
Basilica cattedrale di San Martino: edificata sul luogo ove sorgeva un'antichissima chiesapaleocristiana, si hanno successive testimonianze di un edificio religioso costruito nell'850 ed intitolato aSan Martino. L'attuale costruzione è la realizzazione di un progetto del1517 diTullio Lombardo, mentre il vicino campanile è di un periodo successivo: infatti il suo progetto, diFilippo Juvarra, venne realizzato tra il1732 e il1743, mentre la cupola si completò solo nel1756.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie: più comunemente nota con il nome diBattistero, questa chiesa si trova a pochi passi dallaCattedrale. La funzione di Battistero venne assunta nel1555 prima svolte nellachiesa di San Giovanni Battista, ed inoltre ereditò le funzioni e gli arredi dellatrecentescachiesa di Sant'Andrea, dove era venerata l'immagine della madonna. L'attuale riedificazione è del 1896, mentre la chiesa ha subito un restauro nel1970. L'edificio inoltre presenta due campanili laterali che sostituirono nel 1896 quello centrale, abbattuto perché molto danneggiato dopo ilterremoto del 1873.
Chiesa di San Pietro: la data di inizio dei lavori risale al1282, e questi durarono per più di quaranta anni, terminando solo nel1326. Una prima ristrutturazione avvenne nel1465, quando il Consiglio cittadino stanziò 500 lire per questo lavoro, mentre subì una totale demolizione negli anni trenta delXVIII secolo. Solo un ventennio più tardi venne ricostruita su un progetto del1709 diLudovico Pagani. L'attuale configurazione invece risale al1882, in seguito ai danni provocati dalterremoto del 1873. Della costruzione originale conserva la solacappellagotica ora inglobata nelSeminario Gregoriano attiguo. All'interno ospita opere diSebastiano Ricci, delloSchiavone e diAndrea Brustolon.
Seminario Gregoriano: convento francescano dalXIII secolo al1806, dal1834 è sede del seminario vescovile.
Ex Chiesa di Santa Maria dei Battuti: d'impostazionegotica, fu edificata intorno al1330, e nel corso del secolo fu abbellita con vari dipinti ed affreschi. Nel1415 venne completata la torre campanaria, mentre il presbiterio fu finito solo nel1429. Durante ilXIX secolo la chiesa fu ceduta al demanio e il portale gotico venne tolto dalla chiesa e collocato altrove. Attualmente della facciata resta solo il rosone centrale in pietra.
Chiesa di San Rocco: di aspettorinascimentale in pietra bianca diCastellavazzo, fu costruita nel1530 in onore del Santo patrono e guaritore degli appestati. Aperta al pubblico nel1561, subì un restauro nella seconda metà dell'ottocento. All'esterno si notano due affreschi datati1564, mentre all'interno sono da segnalare il tabernacolo dell'altare maggiore e il dipintoAssunzione diCesare Vecellio.
Chiesa di Santo Stefano: dopo la delibera concessa nel1463 per la sua costruzione, i suoi lavori partirono dal1468, sull'antica chiesa diSanta Maria delle Grazie. I suoi lavori terminarono nel1485, mentre nel1480 era stato rinvenuto il sarcofago diFlavio Ostilio. La facciata principale, semplice e grezza, è fatta con pietra in vista, mentre il portone in bronzo è opera dello scultoreDante Moro. L'interno della chiesa, a tre navate, è suddiviso da alte arcate ogivali che sostengono volte a crociera. All'interno si possono trovare opere, tra gli altri, diAndrea Brustolon e della scuola diTiziano Vecellio.
Ex Convento dei Serviti: adiacente alla chiesa di Santo Stefano, il convento presenta un elegante chiostro iniziato nel1462, in stilegotico, di forma quadrata, con una serie di arcate ogivali con colonne in pietra. L'edificio ospita attualmente l'Intendenza di finanza.
Chiesa di San Biagio: il luogo di culto più antico di tutta Belluno, è dedicato aSan Biagio, medico che visse inArmenia tra ilterzo e ilquarto secolo.
Ex Collegio dei Gesuiti: il complesso venne eretto a partire dal1704 su un progetto originale dell'architettoAndrea Pozzo con l'annessa chiesa di Sant'Ignazio, ridisegnata in forme più lineari nel1714 dall'austriacoMatthias Gremsel. Nel1773, con la soppressione deiGesuiti, il complesso fu trasformato in scuola pubblica, ma venne requisito daifrancesi nel1797. Fu sede dell'Istituto Militare di Educazione Inferioreasburgico tra il1854 e il1862, mentre vi risiedette il Distretto Militare provinciale fino al1995.
Chiesa di San Nicolò: in Borgo Piave, eretta nel1361 su ordine di Nicolò Cursore. Durante il1547, come testimonia Doglioni, la chiesa venne modificata dal rettoreDomenico Faletro, quindi ora non ci resta nulla dell'originaria costruzione, che sicuramente non aveva grandi dimensioni.
Chiesa della Beata Vergine della Salute: si trova nel porticato delMonte di Pietà; dotata di un piccolo ingresso, si nota sul fondo l'altare rialzato ed inquadrato tra due porte.
Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio: in San Gervasio, viene eretta nel 1210 per conto dell'ordine cistercense, continua la sua opera con annesso monastero fino al 1907. É tuttora un luogo di culto per la comunità circostante.
Significative sono anche la chiesa di San Martino, con pale e segni di affreschi del seicento[20], nella frazione di Sopracroda, e la cinquecentesca chiesa di San Micel[21].
La Torre del Palazzo dei Rettori e quella Civica in piazza DuomoIl Palazzo dei Rettori costruito dallaRepubblica di Venezia, oggi sede della PrefetturaPalazzo Rosso diGiuseppe Segusini, sede del consiglio cittadino e il balcone di Piazza Castello sulPiave
Palazzo Rosso: edificio costruito nel1833 dall'architettofeltrinoGiuseppe Segusini, in stileneogotico, nell'area ove sorgeva l'antica sede comunale, laCaminada, riutilizzando anche il materiale ottenuto dalla demolizione di quest'ultima. Ivi si trova la sede del comune di Belluno[22].
Palazzo dei Vescovi-Conti: il primitivo palazzo venne edificato nel1190, ma di questo non restano che i possenti muri nell'atrio di ingresso. Un richiamo alla struttura originale è la torre del latonord, rifatta nel1940 e conforme il più possibile alla forma originaria, mentre l'attuale edificio è del1690 e venne ristrutturato nel XIX e nel XX secolo. Ospita l'Auditorium.
Palazzo Fulcis de Bertoldi: la facciata e alcuni elementi interni, come la scala d'onore e il salone a doppio piano, sono stati realizzati nel1776 dall'architettoValentino Alpago Novello, su commissione della famiglia Fulcis in occasione del matrimonio tra Guglielmo Fulcis e la contessatrentina Francesca Migazzi De Vaal; questo intervento è andato ad uniformare in un unico fabbricato tre preesistenti edifici sconnessi, di cui uno almeno già di proprietà della citata nobile famiglia bellunese. Il palazzo ha poi subito vari interventi nel corso delXIX secolo, ai quali ha seguito una lunga fase di abbandono nella seconda metà delXX secolo: acquistato dal Comune di Belluno tra il1982 ed il1988, è stato oggetto di un intervento di restauro dal2009 al2016 al fine di farlo divenire la nuova sede del museo civico cittadino, aperto nel2017.
Palazzo Crepadona: palazzo nobiliare cinquecentesco, fatto costruire da Niccolò Crepadoni il quale unì insieme una serie di edifici precedenti, di cui l'altana conserva forse l'impianto di una delle antiche torri, che sopravanzavano le mura cittadine. Dal1981 si trova al pianterreno il sarcofago diFlavio Ostilio Sertoriano. L'edificio ospita mostre, anche di livello internazionale, ed è sede della biblioteca e del centro culturale comunali.
Palazzo dei Giuristi: ex sede delMuseo civico di Belluno, è stato eretto nel1664 dalCollegio dei Giuristi. In stilerinascimentale, conserva numerosi reperti della storia di Belluno. Scelto come sede del museo nel1873, fu aperto al pubblico nel1876.
Monte di Pietà: iniziata la sua costruzione nel1501, sotto la spinta della predicazione diElia da Brescia, venne completata nel1531. All'epoca divenne il simbolo delle contestazioni contro il governo della città, anche se il Comune aveva stanziato una grossa somma di denaro per la costruzione. Conserva il portone originale rinforzato e una parte della decorazione.
Palazzo Costantini: si trova in Piazza delle Erbe, fu eretto dalla famiglia Costantini nel1550 circa, sopra la "loggia di Foro", luogo aperto a pubbliche riunioni costruito nel1347 e ristrutturato nel1471. Riguardo al palazzo spiccano il belLeone di San Marco e le trifore centrali al primo e secondo piano. Interessante il portico formato da quattro archi, duerinascimentali e duegotici, sotto i quali si nota un elegante balaustra in colonnine bianche.
Palazzo Batti Vinanti: edificio impreziosito da due trifore che scandiscono il ritmo ascendente delgoticoveneziano. La facciata ha una composizione asimmetrica, infatti la trifora del secondo piano è più stretta rispetto a quella del primo, dove si trova anche un piccolo poggiolo, sulla sinistra delle trifore si trovano due monofore trilobate.
Palazzo Piloni: fatto costruire nel1550 dalla famiglia Piloni, l'edificio è impostato su un largo portale in pietra, sormontato da un largo poggiolo in pietra e ferro, che delimita la facciata del piano terra costituita da bugne in pietra. Nella sala dell'ingresso centrale ci sono alcuni affreschi, rappresentanti le quattro stagioni, attribuibili aCesare Vecellio[23].
Palazzo Regozza Longana: palazzoseicentesco che si apre su via Mezzaterra, presenta una facciata disposta su tre piani principali, in ciascuno dei quali ci sono tre triforead arco a tutto sesto centinato e definito da un architrave, di netta impronta seicentesca[24]. Si nota infine al primo piano un poggiolo a forma di pulpito con ringhiere in ferro battuto in stile rinascimentale.
Palazzo Reviviscar: del primitivo palazzo, andato distrutto in un incendio del1933, non resta che la facciata, mentre il resto della costruzione era del1400, e successivamente ampliato e abbellito alla fine dello stesso secolo. Il nome venne dato dalla famiglia Persico che possedeva il palazzo, successivamente alla morte dei due figli prematuramente, infattireviviscar significava nel dialetto di allora "rinascere". Ai lati si alzano due altane ricordo delle torrettemedievali; ora è sede dell'Associazione Industriali della Provincia.
Palazzo Doglioni: il palazzo conserva ancora tutto il suo splendorecinquecentesco: gli archi sono sostenuti da colonnerinascimentali, con i capitelli avolute ioniche. Il primo piano ha porte e finestre disposti aquadrifora, e i capitelli sono anche questi rinascimentali. Il secondo piano, nella sua semplicità, si rifà addirittura all'architettura del1400. Il palazzo è ora sede dellaBanca Cattolica.
Palazzo Sammartini: palazzo di epocacinquecentesca, sono state recuperate con un recente restauro le bifore e la loggia sul cortile interno. La facciata, di un caratteristico colore rosso, poggia su alti archi, mentre le slanciate serie di finestre e balconi aumentano la verticalità del palazzo, di tipico stile lagunare.
Palazzo Nosadani o Casa del Capitano: una delle più antiche fabbriche della città, si erge sopra quattro colonne con dei bei capitelli avoluta ionica. Anche se è stato notevolmente rimaneggiato, lascia ancora intravedere la struttura a trittico delXIV secolo.
Ex Ospedale dei Battuti: già prima del1360 si trovava su questo luogo un ospizio per poveri e viandanti, che è stato sostituito dal palazzo attuale costruito intorno al1520, che divenne al tempo stesso ospedale e luogo di accoglienza per i forestieri. Mantenne questa funzione fino al1793, quando l'ospedale venne trasferito in via Loreto.
Palazzo Grini: costruito durante ilXVI secolo, si trova all'incrocio tra vicolo San Pietro e via San Pietro. Da notare la "Porta dei morti", un uscio laterale all'edificio che serviva per l'uscita dei feretri, quasi a non contaminare l'ingresso principale.
Palazzo Minerva: si tratta di un palazzoneoclassico, costruito alla fine delsettecento, su progetto dell'architettoFrancesco Maria Preti. Nel sottoportico un tempo erano murate due lapidi, in onore di due pittori bellunesi.
Palazzo Fulcis-Marchetti-De Faveri: palazzo costruito nelXVI secolo. Alla base uno spazioso portico è formato da colonne di pietra bianca diPinè e da grandi archi a tutto sesto. All'interno è presente un affrescoseicentesco, attribuibile alla scuola diSebastiano Ricci.
Palazzo Pagani Cesa: costruito nel corso delXVIII secolo, presenta una grande armonia architettonica, accostabile senza dubbio a quella delPalazzo dei Rettori inPiazza Duomo, a cui forse si ispira. Caratteristici poi i numerosi abbaini e molto armonioso l'effetto delle colonne e degli archi ribassati, perfettamente proporzionati all'altezza della costruzione che non è appunto elevata.
Palazzo Bembo: fatto erigere nel1568 dal vescovoGiulio Contarini per ospitare il Seminario deiChierici. Trasformato nel1750 dal vescovo Bembo, mantenne la funzione di seminario fino al1793, quando venne ceduto dal vescovoSebastiano Alcaini perché l'edificio fungesse da ospedale. Successivamente l'edificio è stato ampliato a nord, in tre fasi successive, in quella che oggi è detta Ala Caffi.
Villa Fulcis Montalban: edificio delXVII secolo in località Safforze, posseduto fino al1855 dalla famiglia Fulcis, in seguito dalle famiglie Miari-Fulcis e Montalban prima di essere ceduto al comune, consiste in un grande parallelepipedo a tre piani e tetto a padiglione, molto sviluppato in larghezza, ma relativamente poco profondo[25].
Il Ponte della Vittoria a campata unica, completato nel 1926 ad opera dell'ingegnereEugenio MiozziLe rovine di Ponte Vecchio sulle rive di Borgo Piave
Ponte della Vittoria: realizzato tra il1923 e il1926 su progetto dell'ingegnereEugenio Miozzi, si tratta di un ponte a campata unica in cemento armato, mentre le decorazioni (curate dall'architettoRiccardo Alfarè) sono in calcestruzzo. Il ponte si trova in zonaBorgo Piave dove il fiumePiave compie un tratto rettilineo tra due anse, ed è percorribile al traffico solo verso il centro cittadino e non in direzione opposta.[26]
Ponte degli Alpini: realizzato durante glianni sessanta ed aperto al traffico nel1971, collega le due sponde deltorrente Ardo. Con la sua costruzione è stato aperto il nuovo tratto dellastrada statale 50, che evita così il centro cittadino. Nel2009 si sono conclusi i lavori di ristrutturazione del ponte.
Ponte Vecchio: ponte costruito durante la dominazioneaustriaca tra il1837 e il1841 su progetto dell'ingegnere Zilli. Venne rifatto una prima volta dopo che tre arcate erano cedute nel1872, ma crollò nuovamente nel1882, e il punto di costruzione venne abbandonato perché risultava difficile l'innesto con la sponda sinistra. Solo durante laprima guerra mondiale, con il governo austriaco in città, venne ricostruito in quel punto un ponte in legno, però poi distrutto nella ritirata degli stessi austriaci il 1º novembre1918. Attualmente dell'antico ponte resta solo la prima arcata sulla sponda della città.
Ponte della Paglia: prima via di passaggio sopra iltorrente Ardo, collega il centro con Borgo Prà. Viene citato dai documenti storici una prima volta nel1378, la struttura in legno del ponte crollò nel1503, nel1505 e durante la sua ricostruzione, questa volta in pietra, nel1507. Il restauro più solido avvenne nel1852, mentre nel1908, durante una ricostruzione per alzare il livello della strada, il torrente in piena portò via le impalcature e il cassone della roggia, affiancando la struttura sul latosud. Nel1960 fu demolita la roggia e con essa il canale che volgeva asud.
Ponte Dolomiti: attraversa ilPiave partendo dalla sponda sinistra del torrente Ardo, unisce Punta dell'Anta, sulla sponda destra del Piave, alla Strada Provinciale n. 1 della Sinistra Piave (Via Antonio Miari).
Ponte dell'Anta: attraversa l'Ardo vicino all'immissione del torrente nel Piave.
Ponte Bailey: attraversa il Piave vicino al parcheggio di Lambioi ed è un ponte provvisorio, creato per poter attraversare il Piave dalla sponda destra a quella sinistra dal momento che il vicino Ponte della Vittoria è percorribile solo verso il centro storico e via Miari è a rischio frane.
Il Teatro Dino Buzzati in Piazza Vittorio Emanuele, opera dell'architettoGiuseppe Segusini
Teatro comunale Dino Buzzati: costruito in stileneoclassico su disegno diGiuseppe Segusini tra il1833 e il1835, demolendo l'anticoFondaco delle biade, di misure molto minori. La facciata si ricollega ad altre opere che si trovano inVeneto e inAustria, mentre la scalinata di ingresso è caratterizzata dalle statue di due leoni, rappresentanti la musica e la poesia. Gli interni del teatro vennero rifatti nel1866, nel1948 e un'ultima volta nel1993.
Scuola elementareAristide Gabelli: costruita su iniziativa diPierina Boranga, all'epoca della costruzione era un vanto nazionale per la modernità del fabbricato e per la didattica applicata nell'insegnamento, ispirata al metodo ideato daGiuseppina Pizzigoni e messo in opera nella Scuola Rinnovata di Milano. Alla cerimonia di inaugurazione, avvenuta il 28 ottobre 1934, contestualmente alle celebrazioni dell'anniversario della Marcia su Roma, era presente il Ministro dell'Educazione NazionaleFrancesco Ercole. Del nuovo edificio scolastico si occuparono le maggiori riviste italiane d'architettura, dedicando alla nuova scuola, esemplare modello per le altre città d'Italia, articoli riccamente illustrati. Dal2009 la Scuola è chiusa per la cattiva manutenzione che nel corso degli anni ha portato ad alcuni crolli nell'edificio[27]. Nel 2014 la Scuola Gabelli si è classificata al 20º posto nel censimento nazionaleI Luoghi del Cuore, promosso dalFAI - Fondo Ambiente Italiano, totalizzando ben 15.533 voti.[28] È stata riaperta nel 2022.[29]
Porta DojonaPorta Rugo, antico accesso meridionale della città verso il suo porto fluviale
Porta Dojona: prende il nome dal vicino torrione con cui costitutiva un complesso fortificato. L'arco interno venne innalzato nel1289 da Vecello da Cusighe, mentre il raddoppio in stilerinascimentale è opera diNiccolò Tagliapietra nel1553. La copertura di collegamento venne costruita nel1609, mentre i battenti in legno si crede siano ancora quelli fatti costruire dopo l'assedio imperiale del1509. La porta è stata recente oggetto di restauro.
Porta Rugo: accesso meridionale della città, vi passava la via di collegamento con l'antico porto fluviale di Borgo Piave. All'inizio delXIX secolo vennero abbattute alcune costruzioni difensive vicino alla porta, a noi rimane l'arco acuto internoduecentesco. Il progetto della facciata segue il progetto commissionato nel1622 dalrettore veneto Federico Corner realizzata in cotto e non in pietra. L'ultimo restauro avvenne nel1902.
Porta Dante: fu inaugurata il 15 maggio1865 nel sesto centenario dalla nascita del poetaDante Alighieri, del quale presenta un busto dello scultoreLuigi Borro. Sostituisce nel nomeporta Reniera, edificata con il rettore Renier nel1669, il quale fece demolire la precedente medievale, dettad'Ussolo, usata come passaggio per i soldati.
Torrione: venne costruito probabilmente sulle rovine di un fortinoromano, ma già nelcinquecento era nelle condizioni pressoché attuali. Dal camminato esterno dell'antico torrione si possono osservare la grandezza dell'opera difensiva e lo spessore delle vetuste mura. Attualmente l'accesso al torrione è interdetto al pubblico, in quanto di proprietà privata, e si teme per il suo futuro, visto il suo precario stato di conservazione.[30]
Fontana di San Gioatà: si trova in Piazza Duomo. È sormontata dalla scultura di San Gioatà (co-patrono della città insieme al più celebre San Martino, le cui reliquie sarebbero state portate dall'Africa dal primo vescovo di Belluno, Teodoro). Dal punto di vista stilistico la fontana assomiglia a quella di Piazza Mercato (dedicata a San Lucano) ed è stata costruita, quasi contemporaneamente, nel 1411. Al centro della vasca è collocata una colonna sormontata da un capitello a forma diparallelepipedo. Sul lato ovest della fontana troviamo una data in stile goticoM CCCC LXJ; tale scritta è situata sulla pietra da cui escono le canne. Nella parte superiore del parallelepipedo, sempre sul lato ovest, si trova lo stemma di Belluno e le lettereC eB indicanti la città di Belluno. Sul lato sud troviamo un leone scolpito e lo stemma del rettoreBenedetto Trevisan; a nord un altro stemma con le lettere C e B. Una delle canne da cui sgorga l'acqua è decorata, mentre le altre tre sono semplici[31].
Fontana di San Lucano: si trova in Piazza delle Erbe, ed è stata realizzata in una prima fase nel1318 e risistemata successivamente nel1410. Nel1456 è avvenuta la rimozione deibasilischi, mentre tra il1461 e il1474 è avvenuta una completa ristrutturazione. La fontana è formata da un catino circolare suddiviso in dieci specchiature irregolari che poggia su un basamento di grandi lastre di pietra diCastellavazzo. Sulla cima della fontana si trova una copiaottocentesca della statua diSan Lucano, mentre l'originale, delXV secolo e mutilata nel1847 da un facchino, si conserva presso ilMuseo civico di Belluno[32].
Fontana della Motta: si trova in viaAndrea Brustolon, ed è stata realizzata nel1561 da un autore sconosciuto. La fontana ha un bacino semicircolare addossato al muro, eccezionale per dimensioni e decorazioni rispetto alle fontane della stessa tipologia a Belluno. Lo spostamento dal luogo di origine avvenuto nel1952 da piazza Mazzini all'attuale collocazione ne ha modificato l'immagine architettonica scenografica, ma non gli elementi strutturali e decorativi. Il vaso semicircolare è sormontato dal distributore a forma di arca e da un architrave sostenuto da unacariatide e da untalamone scolpiti in pietra. Due teste digorgoni scolpite sostengono invece le canne dell'acqua[33].
Fontana di Sant'Elena: chiamata ancheFontana di Santa Maria dei Battuti, fu costruita nel1554 presso la chiesa diSan Pietro, ma poi spostata nel1844 nell'attuale posizione, all'interno della piazzetta di Santa Maria dei Battuti[31]. La fontana è sormontata da una copianovecentesca della statua diSant'Elena, mentre l'originale si trova presso ilMuseo civico. Sul dado da cui escono le spine per l'acqua sono incisi scudi e lettere, e sul latoNord si riconosce lo stemma di Belluno[34].
Piazza delle Erbe, conosciuta anche come Piazza Mercato: chiamata anticamentepiazza di Foro, perché sorge su quello che si riteneva il luogo dell'antico fororomano della città, tesi smentita da scavi archeologici dei primi anni ‘90 del secolo scorso. È l'antico luogo cittadino adibito agli affari, che si svolgono ancora in maniera ridotta sotto i portici o nel centro della piazza, con il permanente mercato di frutta e verdura. Durante ilXVI secolo fu il "quartier generale" dei ceti popolari cittadini contrapposti ai Nobili. La loro azione di conquista del potere pubblico fu concretizzata con la costruzione delpalazzo di Monte di Pietà, che divenne nei secoli il luogo di protesta cittadino. Altro palazzo storico della piazza èpalazzo Costantini.
Piazza dei Martiri: è il cuore commerciale della città di Belluno e salotto dei bellunesi, di impostazionerinascimentale. Anche se si è chiamata Piazza Gregorio XVI, in onore del papa belluneseGregorio XVI, è familiarmente conosciuta con il nome diPiaža Kanpedèl, perché durante la storia qui si è sempre esteso lo spazio pubblico ad uso civico della città. L'attuale nome fu dato il3 giugno1945, in ricordo dei quattro partigiani impiccati ai lampioni dalle truppenaziste il17 marzo1945, i cui nomi si leggono sulle targhe dei quattro lampioni in questione.
Piazza Castello: come indica il nome, nel sue sedime sorgeva il castello costruito dal vescovo-conte Giovanni attorno all'anno mille, demolito nei primi decenni del XIX secolo. Nel 1936 si completa la costruzione del Palazzo delle Poste, opera diAlberto Alpago Novello, che disegna anche l'adiacente "giardino da lettura" dove sono stati sistemati alcuni ruderi del castello. Lo spazio urbano si apre verso sud-ovest con un panoramico balcone sulla valle del Piave.
Monumento del Bosco delle Castagne: il monumento è stato eretto sul colle dove dieci partigiani furono impiccati dai tedeschi, per rappresaglia, il10 marzo1945. Si trova nelle vicinanze di Belluno, in località Vezzano.
Al 31 dicembre2020 gli stranieri residenti nel comune sono 2 659, ovvero il 7,49% della popolazione. Di seguito sono riportati i dieci gruppi più consistenti[36]:
La religione più diffusa a Belluno è ilCristianesimo nellaconfessione cattolica. Leparrocchie del territorio comunale sono 19, tutte comprese nella forania di Belluno ad esclusione della parrocchia diOrzes che si trova in quella di Sedico.
Presente anche una comunità di Testimoni di Geova.
Belluno può vantare la presenza di tre importanti istituzioni bibliotecarie sul suo territorio, oltre ad altre dodici biblioteche collegate a scuole o istituti di ricerca:
Biblioteca Gregoriana: la Biblioteca Gregoriana si trova all'interno delSeminario Gregoriano e conta ad oggi circa 12.000 volumi, la maggioranza dei quali è di argomentoteologico; tra i più preziosi si ricordano i 366 donati dal papa belluneseGregorio XVI durante il suopontificato.
Biblioteca Lolliniana: la prima costruzione di questa biblioteca avvenne nel1387, e la biblioteca fu arricchita con delle donazioni nel1415. Nel1471 un incendio distrusse la biblioteca, e di questa si salvarono pochissime opere. Fu però il vescovoLuigi Lollino a rendere la biblioteca ricchissima e famosa, fatto per cui ora essa porta il suo nome. Egli donò migliaia di volumi, ma molti di questi nel corso dei secoli furono trafugati o mai restituiti. Attualmente vi si trovano 2093 tra codici, incunaboli e opere a stampa, tra cui un codice manoscrittotrecentesco dellaDivina Commedia.
Biblioteca civica: la Biblioteca civica di Belluno[37] è una biblioteca pubblica della città e, dal1982, si trova aPalazzo Crepadona (precedentemente aveva sede in Piazza Castello; prima del1933, anno della sua istituzione, era accorpata alMuseo civico di Belluno). Attualmente la biblioteca dispone di 121.093 documenti tra libri moderni,periodici,quotidiani,DVD,CD,fotografie,manoscritti musicali, libretti d'opera e musica a stampa e libri antichi; tra questi ritroviamo 3 edizioni delXV secolo e ben126 delXVI secolo. Inoltre all'interno della biblioteca si trova una sezione apposita per i più giovani, denominataBiblioteca dei Ragazzi[38].
Inoltre a Belluno si trovano trearchivi di notevole interesse:
Ex Chiesa e Scuola di Santa Maria dei Battuti, oggi sede dell'Archivio di Stato
Archivio di Stato: questo archivio[39] statale, con sede nella soppressa scuola diSanta Maria dei Battuti nell'area orientale del centro storico, venne istituito il 1º dicembre1973, ma la prima documentazione cominciò ad essere raccolta ivi solamente nel1978. I più cospicui trasferimenti dagli altri archivi delTriveneto avvennero neglianni novanta. Attualmente il patrimonio documentario, che raccoglie la documentazione prodotta dagli organi periferici dei vari governi che hanno controllato la città sin dalXV secolo, supera i 2000 metri lineari: tra i fondi di particolare interesse va segnalato quellonotarile, con atti sin dal1402, ed un fondo diplomatico conpergamene dalXII secolo.
Archivio storico del Comune di Belluno: l'archivio comunale[40], situato in una struttura provvisoria nella periferia occidentale della città, è stato istituito nel1988 raccogliendo materiale di interesse archivistico prima conservato tra la Biblioteca e l'archivio di deposito comunale. Possiede la documentazione prodotta dai vari governi di ambito locale succedutisi nel corso dei secoli, risalente sino alXIV secolo, ma anche alcuni fondi di soggetti privati e una parte dell'archivio delrettore dietà veneziana, espressione del governo centrale della Serenissima.
Archivio vescovile di Belluno: questo istituto ha sede presso gli uffici delladiocesi, nei pressi dellacattedrale, sin dagli inizi delXIX secolo; tra il1965 e il1980 la documentazione ha subito un intervento generale di riordino, il quale l'ha resa ora disponibile alla consultazione, previa richiesta scritta. La documentazione più antica risale agli inizi delXIV secolo, cioè gli atti delcapitolo; sono presenti anche i fondi dellevisite pastorali, dellafabbriceria della cattedrale, dell'ufficio dell'Inquisizione e degli atti delle singoleparrocchie del territorio.
Nel comune di Belluno sono attivi tre istituti di ricerca:
L'Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell'Età Contemporanea: nato nel1965, si occupa di ricerca storica per ilRisorgimento e per l'età contemporanea con riguardo allaprovincia di Belluno ma con interessi anche di ambito nazionale ed internazionale. Pubblica dal1981Protagonisti e dal1984Venetica, entrambe riviste con periodicità semestrale; offre anche una biblioteca specializzata instoria contemporanea, una raccolta fotografica di oltre 9000 pezzi ed anche una serie di fondi archivistici, tra cui quello del locale distaccamento dell'ANPI e delPCI[41].
LaFondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna: sorta con un accordo tra il Comune di Belluno e l'Università di Padova, la fondazione si pone come obiettivo lo studio e la ricerca scientifica e culturale su temi che riguardino la montagna[42]. Possiede una biblioteca, sorta sul nucleo di quella di Giovanni Angelini, con un buon fondo diperiodici e 12 sezioni tematiche per quanto riguarda la sezione recente.
L'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali: nato nel1976, si occupa di vari temi che riguardano la città di Belluno, con pubblicazioni a livelloartistico,storico eteologico. Pubblica due riviste,Ladins a carattere mensile eDolomiti a carattere bimestrale[43].
IlMuseo Valentino Del Fabbro, nel quartiere diCavarzano, è una collezione privata di attrezzi e oggetti legati alle attivitàartigianali del seggiolaio, dello zoccolaio, del tornitore, del falegname e dello scalpellino[45].
IlMuseo naturalistico del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, inaugurato nell'ottobre 2015.
L'Esposizione naturalistica permanente è un piccolo museo nella frazione diTisoi che comprende circa 600 pezzi tra fossili, minerali ed insetti della zona[46].
IlMuseo interattivo delle migrazioni ospita diversi monumenti e opzioni interattive sulla migrazione in America e non solo.
Il Gazzettino è uno storico quotidiano delTriveneto che comprende tra le sue edizioni locali quella di Belluno, in cui si trattano argomenti e notizie della provincia. La sua nascita avvenne nel1887.
Radio ABM (Associazione Bellunesi nel Mondo[49]), Web Radio[50] dell'omonima associazione che cura temi e altro riguardante la provincia di Belluno.
Build a Bridge Radio[51] è un progetto di Web Radio nato dall'idea di Leonardo Pianon (conduttore del programma THE STATION) e poi resa possibile dal gruppo omonimo di ragazzi pontalpini.
NelTeatro comunale di Belluno si tengono le rassegne delTib Teatro[53] e delTeatro Stabile diVerona[54] in ambito teatrale, mentre le esibizioni liriche sono organizzate in collaborazione conTeatri SpA[55] e quelle di danza in collaborazione conArteven - Circuito Teatrale Regionale[55].
A Belluno è presente una scuola comunale di musica convenzionata con il conservatorio di Vicenza, intitolata adAntonio Miari, musicista bellunese vissuto a cavallo tra ilXVIII e ilXIX secolo.
Altra importante associazione bellunese è l'Orchestra da Camera di Belluno, le cui esibizione si svolgono anche fuori dai confiniregionali.
Degno di nota è ilComplesso Bandistico Città di Belluno[56], gestita dall'Associazione Bellunese Amici della Banda. La prima esibizione della banda avvenne il 19 giugno1804 e venne approvata dal governo austriaco della città nel1826. Tra i suoi premi è da ricordare quello vinto il 2 ottobre1921 adUdine in occasione delConcorso Bandistico del Triveneto. Attualmente la banda tiene dei concerti o delle manifestazioni in luoghi pubblici a diretto contatto con il pubblico cittadino.
Infine si possono trovare nella città numerosi cori polifonici e popolari tra cui il Coro Minimo Bellunese, per molti anni diretto daLamberto Pietropoli, il CTG Coro Polifonico, fondato da don Sergio Manfroi e il coroCAI che presenta il tipico repertorio di montagna del coro SAT. Nel 2004 Belluno ha ospitato il 4ºFestival della coralità veneta e nel 2024 la 12ª edizione del medesimo festival.
Il prodotto più tipico del comune di Belluno tra quelli dicarne dimaiale o dimanzo è sicuramente ilpastin, inserito nella lista deiprodotti agroalimentari tradizionali italiani. Si tratta di una pietanza a base di carne tritata grossolanamente, servita insieme allapolenta o all'interno di un panino, tradizionalmente con il formaggio alla piastra[57].
Altro prodotto tipico della provincia è ilsalame bellunese, preparato con carni miste disuino,bovino,ovino,caprino edequino, insieme ad una percentuale tra il 20% e il 25% dilardo di suino. Il prodotto viene già descritto in una pubblicazione del1880 ed è abbinato al pane o allapolenta[58].
Altra specialità bellunese è loschiz, un formaggio fresco realizzato dalla cagliata del latte appena munto. L'origine del nome è incerta, alcuni la fanno risalire dal termine dialettaleschizar (cioè schizzare), mentre un'altra origine plausibile va ricercata nelle goccioline di siero che il formaggio perde durante la cottura[59]. È tipico in tutta laprovincia di Belluno mangiare questo formaggio insieme allapolenta[60].
A Belluno, durante l'anno, si svolgono principalmente tre eventi, due legati ad unafestività religiosa ed il terzo vicino ai temi della montagna:
LaSagra de i Fiŝciòt ("dei fischietti") è la più caratteristica fiera della città: si svolge due domeniche prima di Pasqua. La consuetudine (nata nel 1716[62]) relativa alla festa, nata come religiosa, prevede una lunga processione con la statua dellaMadonna Addolorata che durante l'anno è custodita in una cappella laterale della chiesa di Santo Stefano. La festa prevede una fiera con numerosi stand gastronomici e di artigianato locale.
LaFesta diSan Martino, patrono della città, si svolge a novembre e prevede, oltre alla già citata ex tempore internazionale di scultura su legno, un mercatino dell'antiquariato e di degustazione dei prodotti locali con le immancabili castagne accompagnate da vino novello.
Oltre le vette: metafore, uomini, luoghi della montagna è una rassegna annuale che racchiude una serie di eventi sulla cultura della montagna[63]. Della durata di due settimane, si svolge durante le prime due di ottobre[64] in varie sedi cittadine tra le quali il Teatro Comunale, Palazzo Crepadona e l'Auditorium[63].
Sebbene il territorio comunale non sia attraversato da nessunaautostrada, esiste nel limitrofo comune diPonte nelle Alpi un'uscita dellaA27 denominataBelluno, a circa 12 km dal centro del capoluogo.
Il territorio del comune di Belluno è attraversato da una solastrada regionale, lastrada regionale 204 Belluno-Mas, exstrada statale 203 dir la cui gestione è stata devoluta il 1º agosto2006 allaRegione del Veneto. L'ingresso nel territorio comunale avviene al confine con il comune diSedico in localitàVignole, e termina all'incrocio con la sopra citataSS 50 nel centro di Belluno, all'altezza delPonte degli Alpini.
Strade provinciali
Il territorio del comune di Belluno è attraversato da duestrade provinciali:
Strada Provinciale 1 dellaSinistra Piave: questa strada provinciale si sviluppa, come indica il nome, lungo la sponda sinistra delPiave. Entra nel territorio comunale all'altezza diLevego al confine con il comune diPonte nelle Alpi fino al paese diVisome al confine con il comune diLimana. Lungo la strada provinciale si trova il traforo diCol Cavalier, lungo 1800 metri, inaugurato il 15 giugno2015.
Strada Provinciale 31 del Nevegal: questa strada provinciale nasce nel quartiere Bersaglio, laterale del vecchio tracciato dellaSP 1 prima dell'apertura del traforo diCol Cavalier, e sale fino al colle delNevegal a 1000 metri di altitudine, attraversando i paesi diCastion eCaleipo. Da qui la strada prosegue in direzione diPonte nelle Alpi ed esce dal comune di Belluno presso la localitàPus.
L'Aeroporto di Belluno è situato lungo laStrada Statale 50 presso la localitàLa Rossa.La sua fondazione avvenne nel1963 e sul finire deglianni sessanta l'aeroporto venne collegato con piccoli voli locali a quelli diMilano eCortina d'Ampezzo. L'attuale pista in erba, lunga solamente 812 metri, non permette voli civili, quindi l'aeroporto è adibito esclusivamente a voli turistici o esibizioni sportive.È inoltre sede dell'Aeroclub Belluno, che svolge attività diparacadutismo e organizza scuole per ottenerelicenze da pilota.
La mobilità all'interno del comune di Belluno è garantita dallaDolomitiBus, azienda di trasporti dellaprovincia di Belluno con sede a Belluno. La Dolomitibus garantisce per Belluno sia un trasporto extra-urbano provinciale e interprovinciale che uno urbano. Da Belluno sono raggiungibili tutte le località della provincia, mentre fuori provincia sono garantiti i collegamenti conBolzano,Trento,Vittorio Veneto,Conegliano,Treviso,Mestre,Venezia e, durante l'estate, le principali località di marevenete.Il servizio urbano conta otto linee feriali e un servizio a chiamata, anch'esso feriale.
La squadra di pallavolo maschile del Belluno nella stagione 1986-87Aldo De Toffol
Le rappresentative sportive di Belluno portano generalmente i colori giallo e blu, mutuati dallo stemma cittadino.
IlBelluno è la storica squadra dicalcio cittadina. Fondato nel 1905, vanta 9 partecipazioni allaSerie C. Nel 2021 si fonde conUnion Feltre e Union San Giorgio Sedico per dare vita allaDolomiti Bellunesi, che si prefigge di essere l'unica società calcistica espressione del territorio provinciale[65]. Questa nuova compagine nella stagione2025-2026 milita inSerie C.
Per quanto riguarda la squadra dipallacanestro, Belluno non è andata più in là del campionato di Promozione veneta.
A Belluno esiste inoltre una squadra dibroomball, laureatasi campione d'Europa nel 2019[66].
Altro sport molto praticato a Belluno è l'atletica leggera, numerose le società affiliate allaFIDAL, Federazione Italiana di Atletica Leggera, tra queste primeggiano l'Athletic Club Firex Belluno e il Belluno Atletica.
Le piste sciistiche cittadine sul colle delNevegal
Nel territorio del comune di Belluno sono presenti 8 impiantisportivi adatti per le competizionicalcistiche, tra i quali si segnala loStadio polisportivo di Belluno, capace di 1747 persone. Il "polisportivo" è inoltre fornito di una pista a sei corsie e di tutte le altre strutture necessarie allo svolgimento delle gare d'atletica.
Tra gli altri impianti sportivi ci sono un circolo tennis immerso nel verde in località Fisterre, con quattro campi coperti e due all'aperto, a Lambioi una piscina con tre vasche (nuoto, tuffi e baby), due campi da rugby (in località Safforze) sede dell'A.S.D. Rugby Belluno, un palazzetto dello sport e, sull'alpe delNevegal, un comprensoriosciistico con piste dasci alpino esci nordico. Le piste disponibili del circuito sciistico coprono una lunghezza di 40 chilometri: dalla cosiddettaCoca (e la pista illuminataCoca Bassa) alla difficile Erte, dalla ampia Lieta alla ripida Grava fino alla partenza con la seggiovia di Col Canil, la Toront, la Busa de Camp al lungo rientro sul piazzale del Nevegal, passando per le tre Faverghere.Per lo sci da fondo sono disponibili piste per 10 chilometri.Non mancano 3 itinerari dedicati alla pratica dello sci alpinismo.
Per cinque volte Belluno è stata sede di arrivo di tappa delGiro d'Italia, la prima nel1938, l'ultima nel1966. A queste vanno aggiunte tre tappe con arrivo alNevegal. Il 24 maggio2011 lacronoscalata Belluno-Nevegal, 16ª tappa delGiro d'Italia, si è svolta interamente nel territorio comunale[67].
^ Jacopo De Pasquale, Simone Osta e Giorgio Reolon,Palazzo municipale di Belluno: storia, architettura e arte, inDolomiti - Rivista di cultura e attualità della Provincia di Belluno, n. 2, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, aprile 2021.
^ Jacopo De Pasquale, Simone Osta e Giorgio Reolon,Palazzo Piloni: storia, architettura, arte, inDolomiti - Rivista di cultura e attualità della Provincia di Belluno, n. 2, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, aprile 2023.
Giuseppe Alvisi,Belluno e sua provincia, Milano, 1858-1862;
Gigetto De Bortoli, Andrea Moro, Flavio Vizzutti,Belluno: storia, architettura, arte, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1984;
Giovanni Larese,Belluno tra Ottocento e Novecento, Canova Edizioni,Treviso, 2007;
Giuseppe Gullino,Storia di Belluno dalla preistoria all'età contemporanea, Cierre edizioni,Verona, 2009.
Belluno. Storia di una provincia dolomitica,a cura di Paolo Conte, 3 volumi, Provincia di Belluno editore, Belluno, 2013.
Gigetto De Bortoli, Jacopo De Pasquale, Andrea Moro, Giorgio Reolon, Flavio Vizzutti,Belluno città splendente: storia, architettura, arte, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, Belluno, 2022.
In neretto icapoluoghi di regione, in corsivo lecittà metropolitane. (1): lo statuto dell'Emilia-Romagna indica lacittà metropolitana di Bologna come capoluogo della regione.