Ilbe-bop, anche riportato con la grafiabebop e spesso abbreviatobop, talvolta conosciuto comeprogressive jazz,[1] è uno stile deljazz che si sviluppò soprattutto aNew York neglianni quaranta. Caratterizzato da tempi molto veloci e da elaborazioni armoniche innovative, il bebop nacque in contrapposizione agli stili jazz utilizzati dalle formazioni coeve. Nei suoi primi anni di vita la parola "be-bop" indicò, oltre allo stile musicale anche lo stile di vita e l'atteggiamento ribelle di coloro (che erano in maggioranza giovani) che si indicavano come "bopper". Anche per questo motivo il bebop divenne popolare tra i letterati che si riconoscevano nella cosiddettaBeat Generation e fu citato in alcune delle loro opere più famose (ad esempio nella poesiaUrlo diAllen Ginsberg). Nel corso dei 15 anni successivi, il bebop e le sue ramificazioni si evolsero fino a diventare il principale idioma del jazz. Ancora nelprimo decennio delXXI secolo, lo stile jazzistico indicato come "mainstream" si rifà essenzialmente alle elaborazioni stilistiche del bebop.
Il termine be-bop (che nei primi tempi veniva spesso usato anche nella formarebop) nacque da un’onomatopea che voleva simboleggiare la brevissima frase di due note usata in alcuni casi come segnale per chiudere un lungo brano. Uno dei primi a utilizzarlo fuDizzy Gillespie, tra i capostipiti di questa deriva jazz, che intitolò così una delle sue composizioni più note.
«A quei tempi, nel 1947, il bop impazzava in tutta l'America. I ragazzi del Loop suonavano, ma con stanchezza, perché il bop era a metà strada fra il periodo delCharlie Parker diOrnithology e quello diMiles Davis.»
In pieno periodo bellico, i locali e le case discografiche si sforzano di far dimenticare la guerra ed i problemi sociali (in primis l'apartheid nei confronti dei neri): le orchestreswing, come quelle celebri diBenny Goodman eGlenn Miller, sono le più adatte a questo scopo e vengono promosse attivamente. Nelle loro file militano soprattutto musicisti bianchi, che hanno assimilato perfettamente il linguaggio swing e si accaparrano le sempre più scarse occasioni di lavoro.
Per i musicisti neri si pongono due obiettivi: liberarsi dai rigidi arrangiamenti dellebig band per esprimersi più liberamente e manifestare tangibilmente la loro ribellione a quel mondo ipocritamente sorridente.
Howard McGhee, Brick Fleagle e Miles Davis, settembre 1947
Quella del Bebop è una rivoluzione che va al di là dell'aspetto strettamente musicale. È un movimento elitario, nero, tutto sommato di nicchia. Tra i locali diNew York che ospitano i primi after hours Be bop i più celebri sono il Monroe's e ilMinton's. Qui, di notte, dopo che i musicisti hanno suonato per far ballare i clienti e per guadagnarsi da vivere, si riunisconoCharlie Christian, il pianistaThelonious Monk eDizzy Gillespie, il batteristaKenny Clarke eCharlie Parker, un giovane altosassofonista diKansas City arrivato a New York da poco e destinato ad identificarsi con il nascente stile musicale, di cui sarà uno dei fondatori (per alcuni, il vero e proprio padre) e uno dei più importanti esponenti.
Molti dei musicisti del Minton's (Gillespie, Benny Harris, Benny Green e Parker per esempio) suonavano nella big band diEarl Hines, ma ci rimangono per pochi mesi. Con l'uscita dall'orchestra del cantanteBilly Eckstine e la sua volontà di dare vita a una band bop, i suddetti più altre decine di musicisti vi si daranno il cambio tra il 1943 e il 1947: chi vi rimarrà per tutto il periodo (Art Blakey), chi per alcuni mesi o settimane (tra questi Parker, Gillespie come direttore musicale,Dexter Gordon,Sarah Vaughan,Miles Davis). Questa band che in tre anni e rotti girò in lungo e in largo gli USA, riuscendo pure a incidere due album, nonostante il lunghissimo braccio di ferro tra musicisti e discografici, ebbe un merito enorme: quello di far uscire il be-bop dai claustrofobici localini newyorkesi; il tutto, grazie alla fama - all'epoca superiore a qualsiasi altro cantante, bianco o nero che fosse - del bandleader Billy Eckstine.
Liberi dai vincoli del leader d'orchestra e del pubblico da compiacere, questi musicisti sperimentano nuove soluzioni musicali fino a codificare il bop. Cambia il jazz e cambia la musica. Il jazz matura, con scelte armoniche rivoluzionarie: nelle mani dei boppers c'è l'impegno a renderlo deliberatamente progressivo.
«Si deve aBird più che a chiunque altro il modo in cui fu suonata quella musica; ma è merito di Dizzy se fu messa per iscritto»
Nel bebop vengono utilizzate le stesse formesong eblues già appartenenti al linguaggio jazzistico, secondo la logica delchorus ricorrente. Tuttavia vengono abbandonati gli arrangiamenti complessi delle orchestre swing, per lasciare più spazio all'improvvisazione, momento centrale della performance. Tendenzialmente, l'esecuzione di un brano prevede: l'esposizione della melodia (suonata all'unisono, se sono presenti più fiati), le improvvisazioni dei solisti e la riproposizione finale del tema. Solo talvolta sono presenti brevi introduzioni, code e interludi. Molti boppers scrivonocontrafact, ovvero nuove melodie composte su strutture armoniche di brani già esistenti. Nel bebop sono frequenti le esecuzioni sia estremamente veloci, sia estremamente lente (nel caso delleballad).[2]
Le strutture armoniche di song e blues vengono arricchite armonicamente: sia con l'aggiunta di accordi di passaggio, sia con la sostituzione e l'alterazione di accordi, sia con l'uso di estensioni. Contestualmente, anche il linguaggio melodico aumenta di complessità. Ai riff sincopati tipici dello swing vengono sostituite lunghe successioni di ottavi, posizionate asimmetricamente rispetto alla struttura.
La formazione tipica del bebop è ridotta: da tre a sei/sette elementi (il cosiddettocombo). Gli strumenti tipici sono:tromba,sax tenore o contralto, poipianoforte,contrabbasso ebatteria. Meno frequentemente sono presentitrombone echitarra elettrica. Questa riduzione di organico permette di suonare senza arrangiamenti scritti, basandosi solo sul chorus e sviluppando l'interplay, ovvero la capacità di interazione estemporanea tra musicisti.