| Battaglia di Changsha parte dellaseconda guerra sino-giapponese | |||
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| Data | 17 settembre - 6 ottobre 1939[1] 14 settembre - 13 ottobre 1939[2] | ||
| Luogo | Changsha eHunan orientale | ||
| Esito | Vittoria cinese | ||
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Labattaglia di Changsha, svoltasi tra il 17 settembre e il 6 ottobre 1939, fu il primo dei quattro tentativi intrapresi dall'esercito imperiale giapponese di occupare il fondamentale nodo strategico rappresentato dalla popolosa città diChangsha nella regione dell'Hunan. Lo scontro rivestì notevole importanza nel contesto dellaseconda guerra sino-giapponese: le forze armate nipponiche, meglio armate e organizzate delle truppe cinesi, dovettero combattere un avversario determinato che in ultimo fu capace di respingerle. La sconfitta segnò il primo grave fallimento strategico per l'Impero giapponese e contribuì a trasformare il conflitto in un'estenuante e vasta lotta.
La seconda guerra sino-giapponese, iniziata nel luglio 1937 e proseguita con una serie di successi giapponesi, aveva raggiunto progressivamente una situazione di stallo. Nel 1939 gli invasori dovevano ormai affrontare un'imprevista dilatazione del conflitto in termini di denaro e spazio, perdite di uomini e mezzi, controllo del territorio. Il professorFu Sinian osservò, nel luglio 1939, che alla crisi apparente delle forze armate giapponesi fece eco un rafforzamento dell'esercito nazionalista.[5]
Il 15 agosto 1939 l'11ª Armata giapponese, comandata dal tenente generaleYasuji Okamura, si preparò a un'estesa campagna nei territori a sud delloYangtze, area vasta 250 chilometri e compresa tra i più piccoli fiumi Xinjiang efiume Gan. All'inizio di settembre iltenente generaleToshizō Nishio,comandante in capo della cosiddetta "Armata di spedizione in Cina", e il tenente generaleSeishirō Itagaki, suocapo di stato maggiore, avevano ormai steso i piani dettagliati dell'attacco e dettero il via all'offensiva per occupareChangsha, la capitale della provincia diHunan e nodo ferroviario di rilevanza strategica; la sua conquista avrebbe infatti significato il controllo dell'arteria per raggiungereChongqing, la capitale della Repubblica nazionalista dopo la caduta diPechino. Il piano prevedeva che la 101ª e la 106ª Divisione fanteria si schierassero sulla riva occidentale del fiume Gan, nelloJiangxi settentrionale, mentre la 3ª, 6ª, 13ª e 33ª Divisione fanteria marciassero verso sud dall'Hubei meridionale all'Hunan settentrionale.
Gli alti comandi giapponesi diTokyo avevano autorizzato questa offensiva dopo che, nelle steppe orientali dellaMongolia, l'Armata del Kwantung aveva subito una secca sconfittaa Nomonhan; inoltre, quasi in contemporanea, il governo nipponico aveva appreso della ratifica traUnione Sovietica eGermania (alla quale era legato mediante ilpatto anticomintern) delpatto Molotov-Ribbentrop. Una vittoria contro i cinesi avrebbe quindi ripristinato il morale.[6] Inoltrel'invasione tedesca della Polonia il 1º settembre diede un'ulteriore motivazione ai giapponesi per schiacciare la volontà di resistenza del generaleChiang Kai-shek ed estendere l'influenza delgoverno fantoccio diWang Jingwei alla Cina centrale.[5]
In totale le forze riunite dall'esercito imperiale per occupare la città ammontavano a circa 100 000 uomini. Le forze cinesi, guidate dal generaleXue Yue, si disposero per frenare la colonna nemica nello Jiangxi settentrionale e circondare le truppe giapponesi sull'asse di avanzata meridionale.

La notte del 14 settembre 1939 la 106ª Divisione del tenente generaleRyotarō Nakai si spinse verso ovest calando daFengxin (nello Jiangxi) contro la 184ª Divisione fanteria cinese del generaleWan Baobang (appartenente al LXCorpo d'armata): dopo aspri combattimenti questi fu costretto ad abbandonareGao'an, lasciando liberi i reparti giapponesi di investire, verso nord-ovest, i centri di Sandu, Ganfang e Xiushui.[4] In coordinamento con Nakai, la 33ª Divisione del tenente generaleShigetarō Amakasu premette da sud sul 15º Gruppo d'armate al comando del generaleGuan Linzheng.[7] Il 17 settembre, dopo questi due attacchi preliminari, i giapponesi fecero scattare l'offensiva vera e propria: dalle località occupate del Jiangxi, la 101ª (tenente generaleMasatoshi Ken'ichi) e la 106ª Divisione marciarono verso ovest in direzione di Changsha; al contempo la 3ª (tenente generaleShin'ichi Fujita), la 6ª (tenente generaleShirō Inaba), la 13ª (tenente generaleShizuichi Tanaka) e la 33ª Divisione dettero avvio alla penetrazione in forze nella porzione settentrionale dell'Hunan, cercando così di dividere le forze cinesi. Tuttavia le truppe nipponiche crearono un saliente eccessivamente allungato verso ovest e subirono nel corso della giornata contrattacchi da sud e da nord, che in ultimo li costrinsero a ripiegare verso le posizioni di partenza.[1]
Il 19 settembre le forze giapponesi investirono posizioni difensive cinesi lungo ilfiume Xinqiang e fecero uso diarmi chimiche (nonostante l'Impero nipponico avesse firmato laconvenzione di Ginevra che ne vietava l'utilizzo). L'esercito nazionalista resistette e riuscì anche a recuperare la cittadina diCunqianjie; quindi il LXXIV Corpo d'armata (51ª, 57ª, 58ª Divisione fanteria) del generaleWang Yaowu e il XXXII Corpo (139ª, 141ª Divisione fanteria) del generaleSong Ketang condussero un riuscito contrattacco e riconquistarono Gao'an il 22.[8]
Il giorno seguenti i reparti imperiali ripresero l'iniziativa e respinsero i cinesi dalla zona del fiume Xinqiang: sfruttando lo slancio, la 6ª e 13ª Divisione attraversarono il fiume appoggiate dal fuoco diartiglieria e avanzarono verso sud, seguendo ilfiume Miluo. Allo scopo di accerchiare le forze nazionaliste, lamarina fece approdare a est di Changsha nuclei delleforze speciali da sbarco stanziate aShanghai e una parte della 3ª Divisione fanteria. In questo modo Changsha fu circondata su tre lati.[1][7] Scoppiarono subito pesanti combattimenti e i cinesi iniziarono a ripiegare verso sud: questa manovra era intenzionale e serviva ad attirare le truppe avversarie, mentre battaglioni di rinforzo accorrevano da est e ovest. Entro il 29 settembre, comunque, gli uomini della 6ª Divisione giapponese avevano raggiunto la periferia di Changsha; il prezzo pagato in termini di morti e feriti era però stato rilevante per tutte le divisioni nipponiche (si stima un totale di oltre 40 000 uomini), che inoltre cominciavano ad avere le linee di comunicazione e rifornimento troppo esposte e facilmente recidibili: i generali Nishio e Itagaki, pur riconoscendo che la vittoria era vicina, decisero infine di far arretrare il fronte dietro ilfiume Laodao.[8] A questo punto il comandante del gruppo d'armate cinesi, il generaleGuan Linzheng, emise rapidamente ordini al LII e al LXXIII Corpo d'armata perché inseguissero le forze giapponesi in ripiegamento sul fiume Miluo.[8] Il generaleXue Yue, radunati uomini e artiglieria, ordinò un contrattacco generale il 3 ottobre, che agganciò le truppe imperiali a sud diChongyang eYueyang.[5]
Il 5 ottobre, nel corso dei duri scontri, un aereo nipponico fu abbattuto dal fuoco cinese e i soldati nazionalisti accorsi sul luogo dello schianto rinvennero importanti documenti, gli ordini diffusi dal generale Okamura riguardo alla cessazione dell'offensiva su Changsha.[5] Quello stesso giorno la 23ª Divisione fanteria cinese fu capace di raggiungere un tratto di costa, assaltare di sorpresa il porto diYingtian e danneggiare diverse delle unità navali giapponesi che lì erano ancorate.[1] A partire dal 6 ottobre le decimate truppe nipponiche iniziarono a lasciare il terreno occupato e ripiegarono verso nord ed est, tallonati dalle pur provate divisioni cinesi; tra esse si distinse la 195ª Divisione fanteria del LII Corpo d'armata, che impegnò le retroguardie nemiche sul fiume Xinqiang per riconquistare le posizioni nazionaliste precedenti all'offensiva. Di notte i cinesi lanciarono inoltre rapide puntate su Xitang e Yaolin.[7]
Il 10 ottobre la linea del fronte era tornata pressappoco quella di settembre: l'esercito del generale Chiang Kai-shek aveva completamente recuperato le regioni settentrionali della provincia di Hunan, la porzione meridionale dell'Hubei e il territorio settentrionale dello Jiangxi.[7]
Changsha fu la prima grande città cinese che non cadde di fronte all'offensiva giapponese. Il comandante della difesa della città, il generaleXue Yue, un diplomato dell'Accademia militare di Whampoa e fedele al generalissimo Chiang Kai-shek, guadagnò grande prestigio dalla vittoria difensiva presso Changsha. Il possesso della città impedì all'esercito imperiale giapponese di consolidare l'occupazione nella Cina meridionale e di minacciare via terra la capitale Chongqing.
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