Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (47%) e collinare (45%) con un'esigua percentuale pianeggiante (8%).[14] Possiede un'unica grande pianura: la Piana di Metaponto. I massicci delPollino (Monte Pollino - 2.248 m) e delSirino (Monte Papa - 2.005 m), ilMonte Alpi (1.900 m), il Monte Raparo (1.764 m) e il complesso montuoso dellaMaddalena (Monte Volturino, 1.835 m) costituiscono i maggiori rilievi dell'Appennino lucano.
Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano non attivo, ilmonte Vulture. Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti. Le pianure occupano l'8% del territorio. La più estesa è lapiana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo lacosta ionica.
I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono ilBradano, ilBasento, l'Agri, ilSinni, ilCavone, ilNoce e al confine con la Puglia e la Campania l'Ofanto. Inoltre sono presenti torrenti di notevole importanza in regione fra cui il torrente Sauro che confluisce nell'Agri e i torrentiGravina di Matera e di Picciano nel fiume Bradano. Tra i laghi, quelli diMonticchio hanno origini vulcaniche, mentre quelli delPietra del Pertusillo, diSan Giuliano, diMonte Cotugno e diGannano sono stati costruitiartificialmente per usi potabili e irrigui. Artificiale è anche il lagoCamastra le cui acque vengono potabilizzate. Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose (Golfo di Policastro).
La Basilicata ha una grande diversità ambientale ed è suddivisa in sei sotto-zone diverse:
Vulture-Melfese a nord-est con caratteristiche di altopiani per lo più seminati a grano, mentre nella zona delVulture abbiamo alternanza di boschi e viti;
Potentino/Dolomiti lucane a nord-ovest con una prevalenza di boschi e montagne con un'altezza media di 1.200-1.500 metri;
Massiccio del Pollino/Monte Sirino a sud-ovest, che rappresentano le vere montagne lucane con altitudini anche superiori ai 2.000 metri e una forte presenza di foreste e boschi;
Val d'Agri al centro-ovest, un altopiano che parte dai 600 ms.l.m. e segue il corso delfiume Agri fino a convergere nella piana di Metaponto;
Collina materana al centro-est che presenta collina e alta collina con una grande presenza di argille brulle e calanchi;
Metapontino a sud-sud-est che è una vasta pianura alluvionale dove si pratica un'agricoltura intensiva di tipo industriale e una tipologia di costa di tipo bassa e sabbiosa.
Queste diversità si enunciano sia a livello faunistico, sia a quello floristico e infine a quello climatico.
L'intera area della Basilicata è considerata arischio sismico moderato o elevato, specie in corrispondenza dell'entroterra e dei rilievi dell'Appennino lucano, sia a nord verso il confine con laCampania sia a sud verso il confine con laCalabria. Relativamente minore è il rischio sismico sulle coste e nelle zone pianeggianti. Il più grave terremoto mai registrato in Basilicata, nonché uno dei più gravi nella storia della penisola, avvenne nel 1857, con epicentroMontemurro, e provocò circa 11.000 vittime.[15]
Ilclima della Basilicata cambia di zona in zona; infatti una caratteristica rilevante è che la Regione è esposta a due mari,Tirreno eIonio. La parte orientale della regione (non avendo la protezione della catena appenninica) risente dell'influsso delmar Adriatico, a cui va aggiunta l'orografia del territorio e l'altitudine irregolare delle montagne.Ma nonostante la diversità, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere. Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito sostituita da un clima rigido e umido.
Presenta quattro aree climatiche rispettivamente suddivise in questo modo:
Pianuraionica delMetapontino, dove a inverni miti e piovosi si alternano estati calde e secche, ma abbastanza ventilate.
Costa tirrenica. Qui si riscontrano le stesse affinità con il clima dell'area ionica, con la sola differenza che in inverno la temperatura è leggermente più elevata e in estate è leggermente più fresca e l'umidità è molto accentuata.
Collina materana, dove i caratteri climatici mediterranei si attenuano notevolmente andando verso l'interno: già a partire dai 300-400 metri gli inverni divengono freddi e nebbiosi, e la neve può fare la sua comparsa diverse volte all'anno da novembre a marzo inoltrato. Anche qui le estati sono calde e secche, con escursioni termiche giornaliere abbastanza elevate.
Montagna appenninica, che corrisponde quasi alla metà del territorio regionale. Qui gli inverni risultano molto freddi, con temperature che possono arrivare anche a -15 °C,[16] soprattutto oltre i 1 000 metri di quota, dove la neve al suolo rimane fino a metà primavera, ma può rimanere fino alla fine di maggio sui rilievi maggiori. A Potenza, capoluogo regionale posto a 819 metris.l.m., l'inverno può essere molto nevoso, e le temperature possono scendere anche di molti gradi sotto lo zero, risultando tra le città più fredde d'Italia.[16] Le estati sono moderatamente calde, anche se le temperature notturne possono essere molto fresche. I venti più frequenti provengono in prevalenza dai quadranti occidentali e meridionali.
Il nord della regione alterna ampie radure con sporadiche piante dinocciolo, cratego e rosa selvatica ad aree agricole spoglie e ai boschi che sono costituiti essenzialmente da alberi di castagno, cerro, farnetto, rovere meridionale, molto rara la presenza del tiglio nostrale della sottospecie meridionale e faggio, accompagnati da specie arboree più mediterranee ed arbustive quali laroverella, l'acero campestre, l'acero minore, l'acero napoletano, agrifoglio, pero selvatico, il carpino orientale, il carpino bianco, pioppo nero, pioppo bianco, varie specie di salici, che si alternano a seconda dell'altitudine favorevole solo al di sopra dei 600/700 metri come sulVulture.[19] Sull'Appenino lucano e nellaVal d'Agri la biodiversità è complessa in quanto l'area passa dai 300 ai 2000 metri d'altitudine mostrando eterogeneità ecologica. La fascia fitoclimatica montana che si colloca dai 1.000 ai 1.800 m è quella in cui ricadono le faggete dei Monti Maruggio, Arioso e Pierfaone, presenti ancheAceri: Acero di Lobel, l’Acer Opalus e l’Acero Campestre nonché la Carpinella.
Nell'area del bosco di Rifreddo prevale invece il faggio e, ad altitudini meno superiori, boschi di cerro, farnetto e rovere meridionali. Non sono rari i boschi eliofili dove si ammirano ilcarpino orientale, il carpino nero, il nocciolo e l'acero opalo subspecies neapolitanum. Tra le erbacee sono presenti tipicamente nelle aree appenniniche e nelle valli:Veronica officinalis,Anemone apennina,Scilla bifolia,Atropa belladonna eAllium ursinum, nei valloni più freschi e fertili si presentano in estese coltri vegetali insieme aSambucus nigra eGalantus nivalis. Scendendo al di sotto dei 1000 metri, continua ad essere frequente laginestra comune, come in tutta la regione.[20] L'area delPollino presenta, oltre al bosco e al sottobosco tipici dell'Appennino, dei fondi sabbiosi e rocciosi, dove si evidenzia una vegetazione bassa e rada denominata "gariga", costituita da specie, talvolta aromatiche, come cisto, timo e camedrio arboreo; in altri casi predomina la "steppa mediterranea" con graminacee perenni con alcuni esemplari di ginepro fino ai 900 m di quota, grazie a condizioni microclimatiche determinate dalla capacità della roccia di accumulare calore.
Le specie endemiche più rappresentative sono l'ontano napoletano e ilpino loricato, emblema del Parco del Pollino, che svetta imponente, sino a 2200 metri, in gruppi o isolato. La corteccia ricorda la lorica dei soldati romani, da qui il nome, impiegato in passato per costruzione di mobili e imbarcazioni. Il pino loricato è, oggi, una specie protetta. Si trovano nell'area, lungo le praterie:millefoglio montano,genziana maggiore,asfodelo montano,narciso selvatico,zafferano maggiore,ranuncolo lanuto, e varie specie diOrchidaceae quali Orchis mascula e Dactiylorhiza latiifoglia.[21] Nell'area marina della costa diMaratea è diffuso il finocchio marino, sono presenti anche il limonio salernitano e sulle spiagge alcuni esemplari delpapavero giallo delle sabbie detto anche papavero cornuto. Più in alto: il fiordaliso delle scogliere, il garofano rupicolo, la cineraria marittima e la campanula napoletana. Esclusiva dell'area del Golfo di Policastro è la raraPrimula palinuri, questa specie protetta di antiche origini è paleoendemica ed è sopravvissuta a diverse ere geologiche. Dominano il paesaggio la tagliamani el'euforbia.[22] Nel Materano la flora è lievemente più omogenea nell'area dellamurgia, dove le specie endemiche sono circa 36, quelle rare 60. Nel materano sono sporadici i boschi, ma si trovano specie di alberi e arbusti tipicamente mediterranei come: laroverella, ilfragno,quercia spinosa nella varietà calliprinos ilcarrubo e illeccio, ilginepro, illentisco, laginestra, e specie della "gariga" come ilcisto, ilpungitopo, il timo spinoso, laferula e l’asfodelo. Numerosi sono i fiori come la vedovella dei prati, lacampanula pugliese, l’eliantemo ionico, il convolvolo, il lino di Tommasini, lo zafferano di Thomas e l’ofris matheolana una piccola e raraorchidea endemica.[23] Tipica dell'area deicalanchi, spoglia arida ed argillosa, è l'alimo, specie adatta ad ambienti desertificati.
il termineBasilikos ingreco vuol dire "funzionario del re" e deriva dalla parola grecaBasileus, denominazione del monarca e dunque degli imperatori bizantini detti appuntoBasileus eBasilissa dei Romei (Re e Regina dei Romani); tuttavia sembra che non siano mai esistiti funzionari bizantini chiamatiBasilici alle dipendenze degli imperatori, infatti le suddivisioni del regno denominatethema, erano circoscrizioni governate dai generali, e la provincia civile-militare in questione era denominataLucania anche in epoca bizantina. La cronologia delle fonti(orale)[non chiaro] dimostra che il termine si rinviene per la prima volta nelCatalogo dei baroni normanni del 1154, quindi indicherebbe a posteriori una dipendenza della regione dell'Impero romano d'Oriente, dato che questa era ormai occupata dai normanni già dal 1150.[26][27] Documentalmente, invece, l'uso del coronimo è ancora più tardo, perché risalente all'epoca sveva, come si evince dal decreto istitutivo.[senza fonte]
un'altra tesi fa derivare il nome dalla basilica diAcerenza, il cui vescovo aveva la giurisdizione sull'intero territorio.[senza fonte]
Lucania (unitamente all'etnonimo Lucani) ha invece diverse radici filologiche:
la prima èleucos, parola greca trasmessa al latino che significa «bianco», «lucente»; infatti una leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il Sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "Terra della Luce";
possibile è l'origine dalucus, cioè "bosco sacro";
accreditata è anche l'ipotesi di origine dal grecolycos, ossia "lupo"; se così fosse l'etimologia sarebbe del tutto analoga a quella della tribù degliHirpini (stanziata immediatamente a nord dei Lucani), il cui etnonimo deriva dall'oscohirpos che significava ugualmente "lupo".[28]
Benché lo statuto regionale preveda, esclusivamente, l'uso del vocabololucani per identificare i suoi abitanti,[29] vi è anche una certa diffusione dell'etnicobasilicatesi, soprattutto tra XIX e inizi XX secolo. Studiosi locali comeGiustino Fortunato,Giacomo Racioppi,Tommaso Claps eGiuseppe Gattini, come altri eruditi qualiBenedetto Croce eAngelo De Gubernatis, ricorrevano all'uso del termine.[30] Fu Racioppi a proporne l'uso assieme abasilicaioti ebasilicani, benché questi ultimi non abbiano mai trovato spazio nel linguaggio comune.[31] Più raro l'appellativobasilisco, citato nelDeonomasticon Italicum diWolfgang Schweickard (in cui vengono elencate altre varianti comebasilicatense ebasilicatino, oltre al suddettobasilicatese)[32] che circolò nei primi decenni del 1900, talvolta con accezione negativa, soprattutto da parte di stampa e avversari politici nei confronti di personalità comeFrancesco Ciccotti, rivale ed ex collega di Mussolini ai tempi delPartito Socialista,[33] eFrancesco Saverio Nitti, in carica come primo ministro del regno italiano.[34]
La questione della denominazione territoriale era già dibattuta agli inizi del XIX secolo. Nel 1820, fu avanzata nelparlamento delle Due Sicilie la proposta di rinominare la province di Basilicata ePrincipato Citra (i cui territori corrispondevano grossomodo all'antica Lucania), con gli appellativi diLucania Orientale eLucania Occidentale.[35] Il dibattito s'intensificò all'indomani dell'unità d'Italia.[36]Michele Lacava fu uno dei maggiori promotori del ripristino di 'Lucania', che considerava «splendido e nazionale», al contrario di Basilicata che riteneva «estranio ed oscuro»,[37] entrando in contrasto con Racioppi che difendeva il nome attuale. Lacava considerò 'Basilicata' un nome imposto «in onore diBasilio II, imperatore Bizantino, despota feroce ed ippocrita»[38] e riferì come Lucania fosse ancora vivo nella memoria degli abitanti a distanza di secoli. Fortunato, strenuo sostenitore del toponimo 'Basilicata', ritenne 'Lucania' un ricordo del passato, rimarcando come i confini delle due regioni fossero differenti, ed ebbe a dire: «nato basilicatese, basilicatese – e non lucano – spero morire».[39] Durante il periodofascista il territorio regionale riprese il nome Lucania,[12] ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata[40].Carlo Levi, che ivi soggiornò in epoca fascista e repubblicana, testimoniò che i contadini con cui ebbe contatti privilegiavano, in gran parte, il nome Lucania ed erano più inclini a presentarsi comelucani.[41] Il dibattito sull'identificazione della regione e dei residenti persiste tuttora.[42][43]
LaLucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti oggi ad altre due regioni: alla Campania (Cilento eVallo di Diano nelSalernitano) e alla Calabria (arrivava aSibari, Turi, e al fiume Lao, nelCosentino). Non comprendeva però le terre a est del fiumeBradano, quindi la stessa Matera, né l'area più settentrionale delVulture, la cui principale città eraVenusia, all'epoca deiDauni. Tali confini geografici riflettono la situazione posteriore alla scissione fraBruzi (antichi abitanti della Calabria) eLucani avvenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi eCirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V secolo in poi si riferivano a una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderniGrande Lucania, che si spingeva fino allostretto di Messina ed era abitata da genti diceppo italico. I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell'istituzione delleregioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C.: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte dellaRegio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture dellaRegio II Apulia et Calabria.
Nellapreistoria i primi insediamenti umani risalgono alPaleolitico inferiore e a rifugi delMesolitico. Dal V millennio a.C. si diffusero gli insediamenti in villaggi fortificati e nell'età del ferro esistette una cultura indigena locale. Dall'VIII secolo a.C. fu fondata lacolonia greca diSiris (di madrepatriamicroasiatica) e intorno al 630 a.C. quella diMetaponto, di colonizzazioneachea, completando l'occupazione della costaionica, mentre nell'interno continuano a fiorire le comunità indigene. I primi contatti deiRomani con iLucani si ebbero con una temporanea alleanza antisannita intorno al 330 a.C.. Dopo la conquista diTaranto nel 272 a.C., il dominio romano si estese a tutta la regione. Venne prolungata lavia Appia fino aBrindisi e vennero fondate lecolonie diPotentia (Potenza) eGrumentum.
I francesi ritornarono sette anni più tardi, nonostante la resistenza della popolazione (che, in gran parte, manifestò fedeltà alla corona borbonica),[50] ponendo sotto assedio città comeLauria,Maratea eViggiano. I francesi riorganizzarono l'assetto amministrativo e spostarono la sede dell'alloraprovincia di Basilicata da Matera a Potenza.[51]Charles Antoine Manhès, fissando il suo quartier generale a Potenza, attuò una repressione molto violenta ma efficace contro ilbrigantaggio che imperversava nelle campagne basilicatesi e calabresi. Con il ritorno dei Borbone, nel 1848 le forze radicali tentarono, senza successo, di costituire a Potenza un governo provvisorio, dopo cheFerdinando II aveva ritirato la costituzione liberale, a pochi mesi dalla promulgazione.
Nell'agosto 1860, la Basilicata fu la prima provincia continentale delRegno delle Due Sicilie a dichiarare lapropria annessione al nascentestato unitario, mentreGaribaldi si trovava ancora inSicilia.[52] Decaduta l'autorità borbonica, l'esercito di Garibaldi giunse in Basilicata senza incontrare difficoltà, toccando i comuni diRotonda,Maratea eLagonegro. Allaspedizione si unirono circa tremila volontari della brigata "Cacciatori Lucani", che seguì Garibaldi fino al suo scioglimento nel novembre dello stesso anno.[53]
Dopo l'annessione, però, la Basilicata, afflitta da una povertà remota e, al tempo, la provincia più arretrata e isolata del regno borbonico,[54] vide vanificare le proprie speranze di un cambiamento sociale: la mancata promessa di una redistribuzione demaniale, lostatus quo mantenuto dalla classe dirigente e l'incomprensione del regio governo, generarono il malcontento del ceto popolare, che si tradusse in una rivolta armata.[55] Il brigantaggio, fenomeno endemico del Meridione del quale la monarchia borbonica se ne servì ogni qual volta il proprio regno fosse minacciato da potenze straniere,[56] agli albori dell'unità d'Italia assunse i connotati di una vera e propriaguerra civile che interessò le province dell'ex Regno delle Due Sicilie per circa dieci anni, causando migliaia di morti tra rivoltosi e truppe del regio esercito. La Basilicata fu la provincia con il maggior numero di bande, di cui se ne contarono 47 in totale.[57] Le più notorie, capeggiate daCarmine Crocco, fecero del Vulture la propria base operativa.
Sconfitto il brigantaggio, la Basilicata, come tutta l'Italia del tempo, iniziò a subire la piaga dell'emigrazione; un fenomeno che, tuttora, affligge la regione.[58] Tra fine Ottocento e inizio Novecento iniziò a emergere ilmeridionalismo, movimento politico-culturale in favore del Mezzogiorno che tra i suoi esponenti annoverò personalità lucane comeGiustino Fortunato,Francesco Saverio Nitti,Ettore Ciccotti eRaffaele Ciasca. Grazie all'impegno dei meridionalisti, la Basilicata conobbe un lieve ma fondamentale sviluppo, con la realizzazione di scuole, vie di comunicazione, acquedotti, e politiche di bonifica e cura farmacologica.
Sotto ilfascismo, la Basilicata (che fu rinominata in Lucania) divenne terra diconfino per gli oppositori poichéMussolini, escludendo sporadici episodi di ribellione e oltraggio al regime, non intravide movimenti di vasta portata sociale che ne avrebbero arrecato seri problemi.[59] Il confinato più celebre fuCarlo Levi che, dalla sua esperienza in terra lucana, trasse il romanzoCristo si è fermato a Eboli, in cui denuncia l'arretratezza della regione, con la quale instaurò un forte legame.[60] Con l'abolizione deicircondari, nel 1927 fu istituita la provincia di Matera. Tuttavia, sul finire del ventennio, si verificarono alcuni episodi di insurrezione popolare, come larivolta di San Mauro Forte del marzo 1940 (al cui termine si contarono due vittime), dove centinaia di contadini si ribellarono al regime. Anche nei comuni diBernalda,Pomarico,Salandra eFerrandina scoppiarono tumulti fra il 1943 e il 1945 con veri e propri scontri armati.
Nel settembre 1943 città comeMatera (prima città del Mezzogiorno ainsorgere contro i tedeschi occupanti)[61] eRionero furono vittime di rappresaglie nazifasciste mentrePotenza, Maratea e Lauria subirono i bombardamenti alleati. LaRepubblica di Maschito, nonostante la sua breve durata, fu una delle primeesperienze repubblicane nate dallaResistenza.[62][63] Nel 1944 si verificò il più grave incidente ferroviario italiano e uno dei più gravi mai accaduti, ildisastro di Balvano, in cui morirono più di cinquecento persone.[64] Nel dopoguerra vi furono diverse agitazioni popolari per la redistribuzione delle terre ai contadini, l'episodio più significativo fu l'occupazione delle terre avvenuta aMontescaglioso nel dicembre 1949, seguita da una repressione che portò alla morte del rivoluzionarioGiuseppe Novello.
Il 23 novembre 1980 la Basilicata fu sconvolta dalterremoto dell'Irpinia, che colpì buona parte del potentino. Nel 1993, iSassi di Matera vennero dichiaratipatrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO, primo sito nel mezzogiorno d'Italia a ricevere tale riconoscimento.[65] Nel 2003 ildecreto varato dalgoverno Berlusconi, che prevedeva l'installazione di un deposito di scorie radioattive aScanzano Jonico, provocò un'intensa protesta a cui aderirono oltre 100.000 persone[66] che portò il governo ad annullare il proposito.[67]
La Basilicata è la penultima regione per densità demografica, superiore solo allaValle d'Aosta; e terzultima per numero di abitanti, prima diMolise e Valle d'Aosta. La regione soffre di uno spopolamento dovuto al fenomeno migratorio e al calo delle nascite, in parte compensato dall'immigrazione straniera.[68] Tra il 1951 e il 2019, si registra un sostanziale incremento della popolazione soltanto nelle quattro aree maggiormente sviluppate della regione (Materano, Metapontino, Potentino, Vulture). Il fenomeno è più accentuato a Matera e nel Metapontino, particolarmente nei comuni diNova Siri,Scanzano Jonico ePolicoro.[68]
Matera ha avuto un notevole incremento dovuto sia al cosiddettopolo del salotto, che ha dato origine a molte piccole imprese legate al campo degli arredamenti,[69] sia alle attività sorte per il grande afflusso turistico generato dall'interesse per il centro storico cittadino diventato "patrimonio dell'umanità". A Potenza, dopo un boom demografico tra gli anni 1950 e i primi 2000, si attraversa una fase di stallo, mentre alcuni centri limitrofi (Tito ePignola), eMarsicovetere, inVal d'Agri, hanno conosciuto una crescita sistematica.[68]
È in atto, invece, un forte spopolamento dei borghi nell'entroterra; alcuni centri della provincia di Matera che, tra gli anni 1960 e 1970 raggiungevano, in media, i 10.000 abitanti comeTricarico,Montalbano Jonico,Irsina eStigliano hanno visto dimezzarsi la loro popolazione. Numerose partenze avvengono anche in diversi comuni montani del Potentino e della Val d'Agri (ad esempioAnzi,Laurenzana,Corleto Perticara,Montemurro), del Pollino (Latronico,Viggianello,Chiaromonte) e nei comuni colpiti maggiormente dalterremoto dell'Irpinia del 1980 comeBalvano,Castelgrande ePescopagano. Al 2019, il bilancio demografico della regione, rispetto al censimento del 2011, mostra una diminuzione del -5,5 ‰ (pari a 24.782 unità),[68] un andamento che va peggiorando di anno in anno.
I flussi migratori hanno fatto sì che la popolazione basilicatese crescesse soltanto del 13% tra il 1861 e il 2011, il tasso di crescita più basso a livello nazionale, escludendo ilMolise che ha persino registrato un regresso assoluto della popolazione residente nello stesso arco temporale.[71] La Basilicata è ancora oggi una regione con un rilevante deficit di sviluppo, benché la sua economia sia cresciuta in maniera piuttosto significativa a partire dagli anni novanta, anche grazie alla scoperta del petrolio e all'apertura dellaSATA di Melfi, tant'è che il suo Pil pro-capite è il secondo più alto delMezzogiorno (al 2023).[10] Ma dopo un'interruzione negli anni novanta si è ripreso il fenomeno migratorio sia verso regioni più ricche, sia interna in cui si spopolano i centri più piccoli e si popolano i due capoluoghi e le città delle aree più sviluppate.
Gli stranieri regolari sono 23 297 (11 839 maschi e 11 261 femmine) pari al 4,22% della popolazione lucana. Le nazionalità con una maggior rappresentanza sono[72]:
La comunità albanese ha nei secoli preservato, seppur in maniera diversa fra le genti di appartenenza, i connotatietnici e culturali specifici degli arbëreshë e ancora oggi mantiene e difende la propria tipicità differenziandola da quella lucana. Un tratto caratteristico della cultura albanese in Basilicata è la lingua d'origine, l'arbërisht, che viene utilizzata dalla comunità intera anche per finalità differenti dal linguaggio colloquiale; infatti i cartelli, le insegne e gli scritti ufficiali degli enti municipali sonobilingui, quindi sia initaliano sia inalbanese; in particolare per quest'ultima vige il riconoscimento da parte dello Stato italiano della condizione di co-ufficialità con la lingua nazionale.[76]
Come accaduto nella vicina Puglia, gruppi criminali organizzati hanno iniziato a operare in regione negli anni 1970, determinando un rallentamento dell'economia regionale[77]. Sono attivi in regione anche cartelli criminali indipendenti fra loro[78] che agevolano le attività dei gruppi criminali provenienti dalle regioni limitrofe.[79]
Dopo il 1980 però, quando in seguito alcatastrofico terremoto furono investiti grandi capitali in Basilicata, le organizzazioni delle vicineCampania eCalabria cercarono di penetrare negli affari della regione. Nel 1994 venne fondata a Potenza la cosca deiBasilischi, una'Ndrina della'Ndrangheta calabrese, che si installò in diverse zone della Basilicata, finché non fu sgominata con il maxi-arresto del 22 aprile 1999.[80]
Da allora le piccole attività criminali organizzate che si trovano concentrate nelmaterano, nella zona delMetapontino[81] con posizione centrale diPolicoro[82],Val d'Agri eMelfese (principalmente impegnate nelnarcotraffico, nell'usura, ecc.) sono controllate[83], secondo la procura nazionale antimafia, da alcune cosche locali che fanno capo alla 'Ndrangheta.[84] Malgrado ciò, le province di Potenza e Matera figurano spesso in alte posizioni nelle classifiche inerenti alla sicurezza in Italia.[85][86][87]
Nella prima metà del novecento, è stato istituito in Basilicata l'unico seminario regionale in Italia, con la qualifica di "minore": ilPontificio seminario regionale minore di Basilicata, con sede a Potenza.
Le tradizioni regionali sono perlopiù legate al culto cristiano e pagano. Ilcarnevale è celebrato in tutta la regione, tra i più antichi e noti vi sono quelli diSatriano di Lucania eTricarico e quello diAliano con le sue maschere "cornute".[88] Diffusi anche i riti arborei, dei quali il più noto è ilMaggio di Accettura, di probabili origini longobarde,[89] in cui si attribuisce agli alberi il potere di generare, soprattutto per propiziare una buona annata agricola. Simili celebrazioni si tengono in altri comuni sulle Dolomiti Lucane, nel Materano e nell'area del Pollino.
Tra le tradizioni cristiane vi è la festa dellaMadonna della Bruna di Matera, che si celebra il 2 luglio, le cui origini risalgono al 1389 ad opera dipapa Urbano VI, già arcivescovo della città.[90] Nella città si celebra ilpresepe vivente sin dagli anni settanta, considerato il più grande al mondo.[91][92] Nei comuni del Vulture viene commemorata, nel periodo pasquale, lavia Crucis, introdotta dagli albanesi aBarile nel XVII secolo, in cui i personaggi e le vicende delle sacre scritture si fondono con la cultura e i costumi arbëreshë. Il rito si è poi diffuso nei comuni contigui (Atella, Rionero, Melfi,Rapolla,Ripacandida, Maschito, Venosa).[93]
Antiche credenze legate alle pratiche magiche hanno fortemente caratterizzato il folclore lucano, attirando gli studi dell'antropologoErnesto de Martino. In voga all'epoca erano i riti eseguiti da fattucchiere (dette "masciare"), guaritori e indovini, tra cui quelli per liberare uno sventurato dalla "fascinazione" (in dialetto: fascinatura o affascino), definita dal de Martino come «una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta».[95]
Alcune leggende molto note in Basilicata riguardanoColobraro (detto, scaramanticamente, "quel paese"),[96] in cui, secondo la convinzione dell'epoca, avvennero una serie di episodi sinistri. Similmente alle regioni limitrofe, è diffuso il mito di una creatura, in Basilicata nota, in forma italianizzata, comemonachicchio, un folletto che assume differenti connotati fisici e una natura che varia da dispettoso e bonario a perfido e subdolo, del quale esiste anche una variante femminile meno nota dettamonachella (omonachedd in dialetto), particolarmente diffusa nel Metapontino.[97]
Tanto nelRegno di Napoli che inquello delle Due Sicilie la Basilicata costituì sempre una sempliceprovincia, con vari capoluoghi a seconda delle epoche; a partire dal1663 il capoluogo fu per più di un secolo Matera, poi, con la legge emanata daGiuseppe Bonaparte l'8 agosto1806, si decise di spostare la sede a Potenza[98].
Con identica configurazione la Basilicata entrò nelRegno d'Italia. Con la legge n. 1 del 1927 la creazione dellaprovincia di Matera spezzò la secolare unità, ricomposta al momento della progettazione delle regioni.
La Basilicata, svantaggiata dalla propria costituzione morfologica, emarginata per lungo tempo dagli investimenti e ancora largamente sprovvista di importanti vie di comunicazione, è una regione che vive una situazione di evidente penalizzazione in termini competitivi e di crescita, nonostante sia ricca di risorse naturali. Tuttavia, l'economia regionale ha visto un certo miglioramento dagli anni 1990. Secondo i dati raccolti dall'Eurostat al 2023, la Basilicata è in 18ª posizione tra le regioni italiane per prodotto interno lordo (15 287 €)[9] ma figura al 14º posto (2° nell'ambito del Mezzogiorno) in termini di pil procapite, con un reddito pari a 28 600 €.[10] Il tasso di disoccupazione si attesta al 7,5%, il 13° più basso a livello nazionale e il più basso del Mezzogiorno.[99] Meno incoraggiante è l'occupazione compresa tra 15 e 64 anni, in cui la regione si colloca al 16º posto (4° nell'Italia meridionale e insulare), con una percentuale del 54,9%.[100]
Il settore agricolo costituisce ancora un caposaldo dell'economia regionale. La produzione di colture di pregio è relegata solo in alcuni territori regionali a causa dei condizionamenti esercitati dalla montuosità del territorio, dalla sua scarsa fertilità e dall'irregolarità delle precipitazioni. La riforma fondiaria, cominciata a partire dagli anni 1950, assieme all'assegnazione di migliaia di case sparse e di terre ai braccianti, alle bonifiche e alle irrigazioni di vasti comprensori (grazie anche allo sbarramento delBradano e di altri fiumi), dopo che era già avvenuto lo smembramento dei grandi latifondi appartenenti all'antica nobiltà feudale o alle grandi organizzazioni ecclesiastiche con l'abolizione della feudalità, ha contribuito allo sviluppo dell'agricoltura.
La loro localizzazione ha quindi determinato aree piuttosto differenziate per caratteristiche produttive: privilegiate risultano levalli dell'Agri, nel suo medio corso, e dell'Ofanto, oltre alla piana di Metaponto, dove talvolta sono ancora visibili i resti delle antiche masserie amministrate in passato dalle famiglie borghesi. Strutture che, raggiunto il più alto livello produttivo tra Settecento e Ottocento e assicurata l’occupazione più o meno grande di salariati, furono poi progressivamente ampliate e ristrutturate fino ad assumere, dove l'agricoltura fu più fiorente, la dignità di villa o casino di campagna.
La produzione cerealicola è maggiormente sviluppata nelle zone interne del materano. Le colture più estese sono quelle del frumento, seguito da altri cereali (granturco,orzo eavena) e patate; abbastanza diffusi sono la vite (soprattutto uva da vino), l'olivo, presente nelle aree collinari, e gli agrumi, nelle piane ioniche; un certo incremento hanno registrato alcune colture industriali, in particolare la barbabietola da zucchero e il tabacco, e quelle ortofrutticole. Sulle colline a ridosso delMetapontino invece c'è una fiorente coltivazione divigneti, mentre nella piana sono molto sviluppate le piantagioni di alberi da frutto:fragole,susine,pesche,pere,kiwi,agrumeti.
L'allevamento è suddiviso per zone, infatti nella zona del materano abbiamo quello di ovini, suini, caprini mentre quello dei bovini è per lo più praticato nelle zone montuose del potentino e nei grandi pascoli del melfese. Dati i limitati sbocchi sul mare, la pesca non costituisce una rilevante attività produttiva.
La regione è ricca diidrocarburi, particolarmentemetano (nellaValle del Basento) epetrolio, inVal d'Agri, dove è situato il più grandegiacimento dell'Europa continentale.[106][107][108] Le risorse lucane, gestite daEni eShell in Val d'Agri eTotal,Mitsui e Shell nella Valle del Sauro, contribuiscono per oltre l’80% alla produzione nazionale di idrocarburi.[109] Il primo trattamento viene effettuato nel Centro Olio Val d’Agri (COVA) diViggiano e nel Centro Olio Tempa Rossa diCorleto Perticara; altri centri minori sono il Centro Olio diPisticci e lecentrali a gas di Pisticci eFerrandina;[110] il greggio viene, in seguito, trasportato tramite oleodotto alla raffineria Eni diTaranto mentre il metano è immesso nella rete di distribuzione nazionaleSnam Rete Gas.
Nonostante lo sfruttamento delle materie prime abbia contribuito alla crescita delPIL regionale e portato disponibilità finanziarie dovute alleroyalties,[111] esso ha sollevato polemiche da parte di associazioni agricole e ambientaliste, che accusano l'assenza di un reale beneficio economico e una forte contaminazione ambientale,[112][113] rappresentando un pericolo per l'ecosistema[114] e la produzione agricola locale (ad esempio il miele),[108] nonché per la salute dei cittadini che, secondo i critici, avrebbe subito un aumento di malattie e mortalità.[115]
La Basilicata possiede il più grande bacino idrico d'Italia, che costituisce oltre il 30% delle risorse nazionali.[116] Il settore idrico lucano contribuisce anche al fabbisogno dellaPuglia (destinandone il 65% prevalentemente per uso potabile),[117] diCampania eCalabria.[114][118][119] Le dighe diMonte Cotugno ePertusillo sono i maggiori fornitori dell'acquedotto pugliese.[120]
Stabilimento SATA di Melfi, oggi controllato daStellantis
L'industria della regione è, prevalentemente, basata sulle attività di piccole e medie imprese. La grande industria regionale è maggiormente concentrata nel Vulture.San Nicola di Melfi ospita unostabilimento automobilistico della multinazionaleStellantis, in passato del gruppoFIAT, inaugurato nel 1993 e considerato uno degli impiantiautomotive più moderni al mondo,[121][122] che offre circa 7.300 posti di lavoro (2019).[121] La frazione è anche sede di uno stabilimento del gruppoBarilla, sorto nel 1987, con 355 dipendenti (2017).[123] Nella Valle di Vitalba,Atella, sono attive diverse piccole e medie imprese, tra cui la Costruzioni Motori Diesel (CMD), specializzata in prodotti destinati ai settori automobilistico e nautico.[124] L'area ospitava anche uno stabilimentoParmalat, in seguito rilevato dallaVicenzi per la produzione a marchio "Mister Day", che ha cessato l'attività nel 2018.[125]
Una certa importanza è anche rivestita dalla zona industriale diBalvano, in cui risiede uno stabilimento dellaFerrero, nato nel 1987, che contribuì a risollevare le condizioni economiche del paese dopo il terremoto del 1980.[126] Uno dei principali export della regione è rappresentato dalle acque minerali, con una produzione stimata di un miliardo di bottiglie l'anno.[127] Nella frazioneMonticchio Bagni operano aziende comeFonti del Vulture eGaudianello (controllate, rispettivamente, daCoca-Cola eNorda), ai vertici in Italia nel comparto delle effervescenti naturali e con una forte presenza nel Meridione, soprattutto Puglia e Campania.[128] Non meno rilevanti nel settore sono Cutolo Rionero, con sede ad Atella, e Fonti del Pollino diViggianello, entrambe parte del gruppoSan Benedetto.[129]
A Matera è presente l'industria ferroviariaFerrosud, diverse aziende alimentari come laDi Leo e uno stabilimento del gruppo di arredamentiNatuzzi; nell'area industriale diTito Scalo vi sono aziende operanti nei settori metalmeccanico e geotecnico mentre nellaValle del Basento sono presenti impianti di produzione tessile. Nel Metapontino, infine, vi è una presenza di aziende agricole con produzione industriale soprattutto di fragole e alberi da frutto.
In Basilicata, la tradizione artigianale è ancora molto presente. La lavorazione del legno è tra le più comuni e antiche, presente sin dall’epoca pre-romana, grazie alla fitta presenza di foreste e boschi[130] e, in tutta la regione, si possono trovare diverse creazioni: mobili di pregio, suppellettili, strumenti musicali, oggetti domestici e a uso gastronomico. L'argilla, materiale di cui la regione è ricca,[131] è utilizzata per la produzione di maioliche, porcellane e ceramiche, in particolare nel Vulture (Venosa,Melfi, Rionero), in Val Camastra (Calvello) e nel Materano (Grottole,Policoro,Matera).
Radicata è anche la lavorazione di cartapesta e tufo, soprattutto a Matera, per la creazione di sculture e oggetti d'arredamento. Paglia e vimini vengono adoperati per realizzare ceste, panieri, canestri in giunco e borse; tale tradizione è, perlopiù, diffusa a Maratea, ma anche in altri comuni comeFrancavilla in Sinni,Accettura,Ruoti,Avigliano e Venosa. Il ricamo e il merletto sono attività ancora praticate in tutta la regione;Latronico è nota per una particolare tecnica detta "puntino ad ago", molto laboriosa e unica in Italia.[132] Diffusa è anche la lavorazione di metalli e leghe come ferro, rame, ottone e latta per la fabbricazione di attrezzi per il camino, ringhiere, cancellate, campanacci per le mucche e utensili da cucina.[131] Tra val d'Agri e alta collina materana avviene la lavorazione della pietra diGorgoglione, che trova molteplici utilizzi nel campo di arredamenti, pavimentazioni e rivestimenti.[133][134]
Tra i prodotti più distintivi dell'artigianato basilicatese vi sono l'arpa di Viggiano (localmente dettaarpicedda), strumento iconico dei musicisti ambulanti lucani dei secoli trascorsi; il presepe in cartapesta e il cucù di Matera, un fischietto di argilla a forma di gallo; e l'orologio da torre di Lagonegro, unica realtà del genere nel centro-sud Italia.[135] Anche se quasi scomparsa, è ancora attiva la produzione dellabalestra di Avigliano, antico coltello considerato un oggetto di pregio per i collezionisti.[136]
Grazie ad un lieve miglioramento di accessibilità, soprattutto dai versanti tirrenico (con ilraccordo autostradale Sicignano-Potenza) e ionico (con il potenziamento dellaSS 106 jonica, da cui si dipartono le arterie di penetrazione lungo i fondovalle delBradano, delBasento e dell'Agri), la Basilicata ha registrato un costante aumento di arrivi a partire dagli anni 2000.[138][139] Tuttavia, la regione presenta, ancora, un movimento turistico debole: con circa 700 000 arrivi e poco più di 2 000 000 di presenze all'anno, con una permanenza media di quasi 3 giorni e legata, in massima parte, a Matera e alle località balneari.[140]
Al 2022, la Basilicata è la penultima regione per numero di pernottamenti, prima solo alMolise.[141]
Il territorio montuoso ha sempre reso difficili le comunicazioni nella regione; inoltre mancano gliaeroporti, ad eccezione di un'aviosuperficie a Pisticci.
Viggiano accoglie una delle tre sedi dellaFondazione Eni Enrico Mattei, specializzata nellosviluppo sostenibile, assieme aMilano eVenezia.[149] ARotondella è presente il centro ricerche Trisaia dell'ENEA, sede tra le altre cose dell'impianto ITREC (oggi di proprietà dellaSOGIN). Dal 1991 la zona industriale diTito Scalo è sede di un'area di ricerca delCNR, composta dall'Istituto di Metodologie di Analisi Ambientale, l'Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e l'Istituto di Struttura della Materia.
In regione sono pubblicati alcuni quotidiani, i principali sono:il Quotidiano del Sud, la Nuova del Sud,la Gazzetta del Mezzogiorno (Edizione Basilicata) e il Giornale di Basilicata.Le emittenti televisive principali sonoTrm di Matera, Telecento e la Nuova TV di Potenza.
Prime testimonianze artistiche, databili tra finePaleolitico eMesolitico, sono rintracciabili nelle pitture rupestri del complesso dettoTuppo dei sassi, nei boschi diLagopesole, scoperto nel 1965 e considerato la più antica traccia artistica dell’uomo in Basilicata.[151] Testimonianze di epoca preistorica provenienti dall'area della Murgia materana sono custodite nelmuseo archeologico nazionale Domenico Ridola di Matera.
Nuovi impulsi artistici si ebbero con l'arrivo deimonaci basiliani, in particolare nel Materano dove lasciarono un'alta concentrazione dichiese rupestri (155 a oggi accertate), considerate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO,[155] ma anche nel Pollino, nelle valli dell'Agri e delSinni; seguiti daibenedettini che fecero erigere monumenti come le abbazie dedicate a San Michele Arcangelo diMonticchio eMontescaglioso, e l'abbazia incompiuta di Venosa.
Monumento funerario degliAltavilla, Santissima Trinità di Venosa
APalazzo San Gervasio,Camillo D'Errico, ricco possidente con la passione dell'arte, acquistò quadri di scuola napoletana e europea arrivando, con il passare del tempo, a formare una grande pinacoteca. Con oltre trecento dipinti, circa cinquecento stampe e seimila volumi, quella del D'Errico è la più grande collezione privata del Mezzogiorno.[159] Ad oggi, le opere sono esposte tra la pinacoteca D'Errico di Palazzo San Gervasio e ilMuseo d'arte medievale e moderna di Matera.
In epoca romana, la colonia di Venosa diede i natali aQuinto Orazio Flacco, semplicemente noto come Orazio, uno dei maggiori poeti latini, dalle cui opere sono tratte citazioni in uso ancora oggi comeCarpe diem,Aurea mediocritas,Nunc est bibendum eIn medias res. Orazio, che visse la fanciullezza nel Vulture, decantava nelle sue odi la natia Venosa e altri luoghi che frequentava nella prima fase della sua vita comeAcerenza,Forenza eBanzi.[165]
Sotto il dominio svevo, la Basilicata conobbe uno sviluppo letterario, in particolare nel Vulture, attraverso figure comeRiccardo da Venosa edEustachio da Matera. Per secoli ignorata,Paolino e Polla di Riccardo da Venosa, fu riscoperta a metà dell'Ottocento e, in tempi moderni, è stata oggetto di studio per la sua particolare vena ironica.
Uno strumento musicale tipico del folclore lucano è l'arpa viggianese (detta anchearpa portativa o, in dialetto,arpicedda), un'arpa di modeste dimensioni, con una struttura sottile e leggera che ne facilitano il trasporto. Nei secoli trascorsi, fu lo strumento distintivo dei musicisti erranti della Val d'Agri che vagarono per il mondo esportando le proprie tradizioni, molti dei quali furono ammessi in orchestre sinfoniche a livello internazionale.[177] L'arpa portativa è anche lo strumento di Remì, protagonista diSenza famiglia diHector Malot, il quale avrebbe tratto ispirazione dai musicanti viggianesi e il loro caratteristico strumento.[178][179] A Viggiano ha sede la prima scuola in Italia di arpa popolare italiana, fondata dall'arpistaGiuliana De Donno, già componente del gruppo musicalePaideja. Altri strumenti della tradizione sonozampogna,ciaramella ecupa cupa.
Nonostante, sul finire degli anni venti del novecento, la regione iniziò ad apparire su alcune produzioni propagandistiche dell'Istituto Luce,[189] solo a partire dal dopoguerra la Basilicata diventa meta di numerose pellicole cinematografiche nazionali e internazionali.
Matera è il palcoscenico più ambito. ISassi fanno da sfondo per diverse produzioni a tema religioso, che accomunano la città aGerusalemme;[190] nonché a carattere etnico-sociale, rappresentando terre arcaiche, misteriose e lontane dalla civiltà. Altri centri cinematografici sonoCraco, Melfi, Maratea e, in anni recenti, la scenografia ha interessato anche i comuni sulleDolomiti lucane comeCastelmezzano ePietrapertosa.
Altri teatri storici sono il Teatro Ruggero II di Melfi, i cui lavori iniziarono nel 1856; Teatro Lovaglio di Venosa, inaugurato nel 1936, in cui furono proiettati i primi film delcinema muto e premiato nel 2002 con una medaglia d’oro dall'Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS) per aver superato i 60 anni di attività cinematografica;[202]Cineteatro Duni di Matera, istituito nel 1948, il più capiente della regione con 1.200 posti.[203]
La cucina lucana è, perlopiù, basata sul consumo di carni suine e ovine, legumi, cereali, verdure e tuberi. Tratti tipici della cucina tradizionale sono l'ampio uso di mollica di pane e frutta secca come condimento e di aromi comepeperoncino erafano.
Specialità della gastronomia regionale è ilpeperone crusco, a cui è stato attribuito l'appellativo di "oro rosso" della Basilicata;[204][205] un peperone essiccato dal sapore delicato, consumato sia come spuntino sia come ingrediente di numerose ricette locali. Il peperone crusco viene ottenuto dall'essiccazione dellavarietà di Senise, una delle più pregiate a livello nazionale.[206]
La Basilicata è, altresì, nota per le sue acque minerali. Nelle sorgenti delVulture, area di maggior produzione, i materiali vulcanici forniscono alle acque sorgive una naturale effervescenza, caratteristica rara nel panorama delle acque minerali.[210] Tali acque vengono imbottigliate pressoMonticchio Bagni, frazione di Rionero.
Tra gli eventi più rilevanti della regione vi sono:
Agglutination Metal Festival – evento musicale a livello internazionale e uno dei più importanti in ambitoheavy metal del centro-sud Italia, nonché uno dei più longevi a livello europeo;[211][212] si tiene sul Pollino, prevalentemente aChiaromonte.
Coppa Gaetano Scirea – torneo internazionale di calcio giovanile che si svolge principalmente a Matera, assieme ad altri comuni lucani ed alcuni centri della Puglia.
Gran Fondo del Vulture – competizione ciclistica amatoriale di livello nazionale e una delle più importanti del Meridione,[213] organizzata a Rionero.
La luna e i calanchi – detta ancheFestival della paesologia; manifestazione che si tiene adAliano in cui si coniugano arte e ambiente, ideata e curata daFranco Arminio.[214]
Quadri plastici – spettacolo che si tiene ad Avigliano, in cui figure in carne ed ossa riproducono opere d'arte di natura religiosa.
Volo dell'Angelo – evento turistico e sportivo organizzato tra Castelmezzano e Pietrapertosa in cui, agganciati a un robusto cavo d'acciaio e lanciati ad alta velocità, si può osservare il panorama delle Dolomiti lucane ad un'altezza di 400 metri.[218]
Il calcio è lo sport più praticato. I club più rilevanti sono ilPotenza, che raggiunse il proprio apice negli anni sessanta disputando cinque campionati consecutivi inserie B, e l'AZ Picerno. Tra le altre società vi sono ilMatera, che partecipò alla serie B per una stagione nel 1979, e ilMelfi. Nel calcio a 5 il team delComprensorio Medio Basento giocò nel massimo campionato diserie A. Importante squadra di pallacanestro è l'Olimpia Basket Matera mentre quelle pallavolistiche includono laPallavolo Femminile Matera, che ottenne grande successo negli anni novanta, e laRinascita Volley Lagonegro. Per quanto riguarda i giochi da tavolo è da menzionare l'Accademia scacchi Potenza, che partecipò alla serie A1 Master, la massima categoria della disciplina.[219] Altri sport praticati sono ciclismo, pallanuoto, rugby, arti marziali, baseball, hockey su pista e tiro con l'arco, con diverse società sportive dilettantistiche attive sul territorio della regione.
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza» — Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010[221]
Lo stemma della regione è costituito da unoscudo sannitico di colorargento riportante quattrofasce ondateazzurre che, secondo l'articolo 8 dello Statuto della regione, rappresentano i principali fiumi lucani.
^ Di Felice Uda,Storia della denominazione di Basilicata per Homunculus, 1874.
^ F. Curcio Rubertini,Storia della Lucania dalle origini fino ai tempi nostri, 1879.
^ Carlo D'Adamo,I sardi nella guerra di Troia, Quaderni dell'Associazione culturale Insieme per conoscere, vol. 1, Gherli, 2007, p. 55,ISBN9788890102820.
^ Wolfgang Schweickard,Deonomasticon Italicum, Walter de Gruyter, 2013, p. 195.URL consultato il 18 novembre 2021.
^Mussolini si scagliò con una delle sue note scarnificanti contro l'antico compagno socialista Ciccotti, direttore del Paese: lo definì spudorato e «lercio basilisco sfrontato servitore di Cagoia» per aver pubblicato che i fasci erano associazioni a delinquere e fece anche un accenno ad alcuni scabrosi precedenti dell'uomo. Giorgio Pini,Mussolini, l'uomo e l'opera, Volume 2, La Fenice, 1957, p.141-142
^"Il termine basilicatese escogitato dal Racioppi non scacciò tuttavia quello dotto di lucano, nè riuscì peraltro a bandire dalla mente degli italiani quello di basilisco, il cui uso anzi ebbe una recrudescenza al tempo di Francesco Saverio Nitti [...] Era uso a quel tempo, da parte della stampa avversa, rivolgere a Nitti lo spregiativo epiteto di basilisco, così come D'Annunzio gli aveva riservato quello di «Cagoja»". Pietro Borraro,Giacomo Racioppi e il suo tempo, Congedo, 1975, p. 135
^Tommaso Pedio,Reazione alla politica piemontese ed origine del brigantaggio in Basilicata, La Nuova libreria de V. Riviello, 1961, p.6
^"La storia dei Borboni, dopo Carlo III, è anzi strettamente legata a quella del brigantaggio. Furono i briganti che a Ferdinando IV riconquistarono il reame nel 1799; furono essi che tentarono, durante la dominazione francese, di riconquistarlo una seconda volta e che più tardi furono adoperati, e non in una sola occasione, contro la borghesia aspirante a riforme politiche, o malcontenta [...] I Borboni osarono scegliere come cooperatori i banditi più infami: alcune belve crudelissime ebbero grado di colonnello o di generale, titolo di marchese o di duca e laute pensioni, come se fossero vecchi e gloriosi generali [...] È una non interrotta serie di fatti di tale natura, che va dai mostri della reazione del 1799 a Giosafat Talarico e ancora più tardi ai tentativi di reazione posteriori al 1860." Francesco Saverio Nitti,Scritti sulla questione meridionale, Laterza, 1958, p.47
^Norman Golb, Obadiah the Proselyte: Scribe of a Unique Twelfth-Century Hebrew Manuscript Containing Lombardic Neumes, in The Journal of Religion, vol. 45 no. 2 (Apr., 1965) pp.153-56.
^ Maura Locantore,Il Vero e l'Ideale nell'immaginario di Luchino Visconti in 'Rocco e i suoi fratelli' (PDF), in L. Battistini, V. Caputo, M. De Blasi, G. A. Liberti, P. Palomba, V. Panarella, A. Stabile (a cura di),La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016), Roma, Adi editore, 2018.URL consultato il 14 aprile 2024.
Nicola Masini, Dai Normanni agli Angioini: castelli e fortificazioni della Basilicata, in AA.VV., Storia della Basilicata. Il Medioevo, a c. di C.D. Fonseca, Bari-Roma, Editori Laterza, 2006, pp. 689–753.ISBN 88-420-7509-4
Antonio Molfese,Le Masserie nella valle dell’Agri. Masserie di campo e di allevamento, lavori tradizionali, usi e consuetudini, Consiglio Regionale della Basilicata, 2002.
Pantaleone Sergi,Gli anni dei basilischi: mafia, istituzioni e società in Basilicata Milano, FrancoAngeli, 2003.
Tommaso Pedìo,Cartulario della Basilicata, Venosa, Appia 2, 1998.
Ingrassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente comeunità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomisui generis.