| Basilica di Santa Maria Novella | |
|---|---|
| Stato | |
| Regione | Toscana |
| Località | Firenze |
| Indirizzo | Piazza Santa Maria Novella 18, 50123 Firenze, FI e Piazza Santa Maria Novella 18, 50123 Firenze |
| Coordinate | 43°46′28.62″N 11°14′57.87″E43°46′28.62″N,11°14′57.87″E |
| Religione | cattolica |
| Titolare | Madonna |
| Arcidiocesi | Firenze |
| Consacrazione | 1420 |
| Architetto | Leon Battista Alberti (facciata) |
| Stile architettonico | gotico,rinascimentale |
| Inizio costruzione | 1279 |
| Completamento | XV secolo |
| Sito web | www.smn.it |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
(Giovanni Boccaccio,Decameron, Prima giornata, introduzione)
Labasilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese diFirenze e sorge sull'omonimapiazza. SeSanta Croce era ed è un centro antichissimo di culturafrancescana eSanto Spirito ospitava l'ordineagostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importanteordine mendicante, idomenicani.
Nel 1219 dodicidomenicani arrivarono a Firenze daBologna, seguiti daFrate Giovanni da Salerno. Nel 1221, ottennero la piccola chiesa di Santa Maria delle Vigne, così chiamata per i terreni agricoli che la circondavano (all'epoca fuori dallemura). Questa chiesetta, di proprietà dei canonici del Duomo, era stata consacrata nel 1049 o, secondo altre fonti, nel 1094, anche se questa seconda ipotesi è più probabile, poiché nell'Archivio Capitolare della cattedrale fiorentina è conservato un documento che menziona questa data. Ad ogni modo, della chiesetta antica sono stati trovati alcuni resti sotto l'attuale sacrestia, in particolare le basi di alcuni pilastriromanici.
Nel 1242 la comunità domenicana fiorentina decise di iniziare i lavori per un nuovo e più ampio edificio, ottenendo dal papa la concessione di indulgenze per chi avesse contribuito economicamente ai lavori già a partire dal 1246. Il 18 ottobre 1279, durante la festa di San Luca, venne celebrata nellacappella Gondi la cerimonia della posa della prima pietra con la benedizione del cardinaleLatino Malabranca Orsini, anche se di fatto i lavori erano già da tempo iniziati. La nuova chiesa aveva la facciata orientata verso sud. La costruzione fu completata nella metà del XIV secolo. Il progetto, secondo fonti documentariemolto controverse[senza fonte], si deve a due frati domenicani,fra' Sisto da Firenze efra Ristoro da Campi, ma partecipò all'edificazione anchefra' Jacopo Passavanti, mentre il campanile e buona parte del convento si deve all'intervento immediatamente successivo di fra'Jacopo Talenti e diBenci di Cione Dami.[1] La chiesa, sebbene già conclusa verso la metà del Trecento con la costruzione dell'adiacente convento, fu tuttavia ufficialmente consacrata solo nel 1420 dapapa Martino V che risiedeva in città.
Su commissione della famigliaRucellai,Leon Battista Alberti disegnò il grandeportale centrale, latrabeazione e il completamento superiore della facciata, inmarmo bianco everde scuro di Prato (serpentino), terminata nel 1470. Dopo ilConcilio di Trento, tra il 1565 e il 1571 la chiesa fu rimaneggiata ad opera diGiorgio Vasari, con la rimozione del recinto del coro e la ricostruzione degli altari laterali, che comportò l'accorciamento delle finestre gotiche. Tra il 1575 e il 1577 fu costruita daGiovanni Antonio Dosio lacappella Gaddi. Un ulteriore rimaneggiamento si ebbe tra il 1858 e il 1860 ad opera dell'architettoEnrico Romoli.
Nell'ottobre del 1919papa Benedetto XV l'ha elevata al rango dibasilica minore.[2]
Un importante restauro è stato effettuato nel 1999 per la preparazione algiubileo del 2000, mentre un successivo restauro della facciata è stato eseguito dall'aprile 2006 al marzo 2008.
Da marzo 2001 per la visita è richiesto un pagamento di un biglietto d'ingresso.
La facciata marmorea di Santa Maria Novella è fra le opere più importanti delRinascimento fiorentino, pur essendo stata iniziata in periodi precedenti e completata definitivamente solo nel 1920.
Il primo intervento si ebbe verso il 1350, quando il registro inferiore fu ricoperto di marmi bianchi e verdi grazie ai fondi da un tale Turino del Baldese deceduto due anni prima. In quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e, forse, anche l'ornamentazione marmorea a riquadri e archetti ciechi a tutto sesto fino al primocornicione, che assomigliano a quelli delbattistero di San Giovanni.
L'oculo più in alto risulta aperto dal 1367.
I lavori in seguito si interruppero e durante ilConcilio di Firenze, che si tenne anche nel convento dal 1439, venne ribadita la necessità di provvedere al completamento della facciata. Solo un ventennio dopo si offrì il ricco mercanteGiovanni di Paolo Rucellai, che ne affidò il progetto al suo architetto di fiducia,Leon Battista Alberti.
Tra 1458 e 1478 fu rivestita la parte restante di marmi policromi, armonizzando con la parte già esistente. La parte inferiore venne lasciata pressoché intatta nel suo assetto medievale, aggiungendo solo il portale classicheggiante, ispirato a quello delPantheon, incorniciato dal motivo colonna-pilastro, che ricorre, seppure con un rapporto diverso, anche alle estremità sui lati. Oltre unatrabeazione classicheggiante si trova un'ampia fascia decorata a tarsie quadrate, ispirata agliattici dell'architettura antica, che separa e raccorda la zona inferiore e quella superiore.
La parte superiore venne influenzata dalla preesistenza del grandeoculo, attorno al quale Alberti installò, in posizione sfasata, un grande rettangolo tripartito, legato da rapporti geometrici di multipli e sottomultipli con il resto degli elementi della facciata. Esso è sormontato da untimpano con al centro il volto di Gesù Bambino inserito nel disco solare fiammeggiante, emblema del Quartiere di Santa Maria Novella. Le duevolute capovolte ai lati, dalle tarsie finissime, hanno funzione di raccordo con la parte inferiore e mascherano il dislivello tra la navata centrale e quelle laterali, notevolmente più basse. Si tratta del primo esempio di questo motivo architettonico nella storia dell'arte, successivamente ampiamente sfruttato. La voluta di destra fu rivestita di marmi solo nel 1920.
Sull'architrave superiore campeggia un'iscrizione che ricorda il benefattore e un simbolico anno di completamento, il 1470:IOHA(N) NES ORICELLARIUS PAV(LI) F(ILIUS) AN(NO) SAL(VTIS) MCDLXX (Giovanni Rucellai, figlio di Paolo, anno 1470). L'elegante fregio marmoreo della trabeazione con le "vele con le sartie al vento" altro non è che l'emblema araldico diGiovanni di Paolo Rucellai. Lo stesso simbolo, che si può vedere sulla facciata delpalazzo e dellaloggia Rucellai, nonché sultempietto del Santo Sepolcro inSan Pancrazio, compare anche sui pilastri angolari.
L'intervento dell'Alberti si innestò quindi sulle strutture gotiche precedenti, ma seppe unificare la parte nuova e quella antica tramite il ricorso alla tarsia marmorea, derivata dalRomanico fiorentino (Battistero di San Giovanni,San Miniato al Monte,Badia Fiesolana). Questo retaggio tradizionale venne rielaborato secondo la lezione classica e i principi della geometria modulare, valorizzando la storia dell'edificio e il contesto locale.
Lo schema è comunque mitigato da alcune leggere asimmetrie, forse programmate dall'Alberti, forse dovute alla manodopera locale. Lo schema preimpostato anteriormente non era infatti modulato su corrispondenze matematiche, per cui è probabile che Alberti dovette mascherare la mancata corrispondenza tra gli elementi verticali della parte inferiore e superiore, proprio con l'aggiunta della fascia-attico, le cui tarsie non sono allineate agli altri elementi[3]
Alcuni dei rapportimodulari principali:

Le lunette sopra le porte furono dipinte daUlisse Ciocchi tra il 1616 e il 1618. Quella centrale rappresentaSan Tommaso d'Aquino in preghiera davanti al crocifisso (sullo sfondo lo stemma Rucellai e la processione delCorpus Domini che ebbe inizio in Santa Maria Novella). Quelle laterali ritraggono due personaggi delVecchio Testamento tradizionalmente legati all'allegoria eucaristica:Aronne con la manna, a destra, eMelchisedech con i pani, a sinistra.
Sulla facciata compaiono anche delle strumentazioni scientifiche aggiunte nel 1572-1574: a sinistra un'armilla equinoziale in bronzo, a destra un quadrante astronomico in marmo congnomone, opere del domenicano fraIgnazio Danti daPerugia (1555-1586), astronomo e cartografo granducale. Il frate astronomo, grazie a queste strumentazioni, riuscì a calcolare esattamente la discrepanza fra il vero anno solare e ilcalendario giuliano, allora ancora in uso fin dalla sua promulgazione nel46 a.C. Dimostrando i suoi studi con una commissione di altri studiosi aRoma apapa Gregorio XIII si ottenne il riallineamento dei giorni e la promulgazione del nuovocalendario gregoriano, saltando in una notte del 1582 dal 4 ottobre al 15 ottobre.

La chiesa fu la prima basilica dove vennero usati elementi dell'architettura gotica aFirenze, in particolare i caratteri tipici dell'architettura goticacistercense. L'interpretazione del nuovo stile fu molto originale e fece da esempio ad un gran numero di edifici religiosi successivi. È lunga 99,20 metri, larga 28,20, mentre il transetto misura al massimo 61,54 m. Presentauna pianta acroce commissa (cioè a T)[molte fonti parlano di croce latina e anche guardandola in pianta la zona absidale sporge quanto il transetto], suddivisa in trenavate con sei ampie campate che si rimpiccioliscono verso l'altare (11,50 m verso l'altare contro i 15 verso la facciata), dando la sensazione di una lunghezza maggiore di quella reale. La copertura è affidata allevolte a crociera acostoloni conarchi a sesto acuto, decorati da pitture parietali bicrome bianco-verdi, sostenute dapilastri polistili, cioè a sezione mista. L'ampiezza della navata centrale e la sua altezza al limite delle possibilità statiche per un edificio del genere fanno sì che le navate laterali sembrino armoniosamente fuse in un'unica amplissima aula.
Una grandeiconostasi separava anticamente ilpresbiterio, l'area riservata ai religiosi, dalle navate longitudinali dove prendevano posto i fedeli, ma venne demolita tra il 1565 e il 1571, quando vi lavoròVasari su commissione diCosimo I. Nello stesso periodo vennero accorciate le monofore lungo la navata, in modo da lasciare in basso lo spazio per nuovi altari laterali. Il pavimento ospitava anticamente numerosissime lapidi funebri, che vennero selezionate nel restauro del 1857-1861 e in parte poste tra i pilastri laterali. Sempre nell'Ottocento, venne ricostruito l'altare maggiore, in stileneogotico, e vennero ricomposte le finestre e gli altari laterali, dando alla chiesa l'aspetto attuale.
In fondo alla navata principale, ad un'altezza di 4,5 metri, è stato ricollocato dal 2001 ilCrocifisso diGiotto (databile verso il 1290), dopo dodici anni di restauro, nella posizione dove verosimilmente doveva trovarsi fino al 1421 collegato alla divisione iconostatica. Leggermente inclinato in avanti, è sorretto da una struttura metallica sospesa, ancorata ad unargano che ne consente l'abbassamento fino a terra.
Le vetrate furono eseguite tra il XIV e il XV secolo e fra esse spiccano per esempio laMadonna con Bambino oSan Giovanni e San Filippo entrambe disegnate daFilippino Lippi, poste nella Cappella Strozzi. Il rosone che si apre sulla facciata, che raffigura l'Incoronazione della Vergine con schiere d'angeli danzanti e una cornice diProfeti, fu realizzato su cartone attribuito adAndrea di Bonaiuto, tra il 1365 e il 1367. Nella scena è raffigurato anche il committente, Tebaldino de' Ricci.
Nellacontrofacciata è interessante la lunetta del portale centrale, con unaNatività, affresco staccato della cerchia diSandro Botticelli. In quella del portale di sinistra si trova un'Annunciazione su tela, l'ultima opera diSanti di Tito. In quella di destra infine si trova un affresco trecentesco di autore ignoto, con un'Annunciazione che sormonta laNatività, Adorazione dei Magi eBattesimo di Cristo.
Numerose e di altissimo profilo sono le opere d'arte, fra le quali spicca laTrinità diMasaccio, opera sperimentale sull'uso dellaprospettiva, a proposito della quale il Vasari ebbe a dire: "Pare che sia bucato quel muro". Rappresenta uno dei più importanti capolavori dell'arte rinascimentale, attuazione dei nuovi canoni stilistici in pittura, al pari dei traguardi architettonici diBrunelleschi e scultorei diDonatello. La scena sacra è ambientata in una monumentale architettura classica, disegnata con punto di fuga realistico per essere guardata dal basso, mentre la figura di Dio sorregge la Croce di Cristo, con un atteggiamento maestoso, eloquente e solenne. Un recente restauro ha evidenziato la possibile collaborazione diFilippo Brunelleschi nel disegno della prospettiva dello sfondo. Anche le figure dei committenti, i coniugi Lenzi, inginocchiate ai lati della scena, rappresentano un'importantissima novità, dipinte per la prima volta a dimensione naturale, non piccole figurine di contorno, e con un notevolissimo realismo oltre al quale traspare anche il loro senso di religiosità e la devozione. La scritta sul sarcofago è unmemento mori.
Il primo altare è decorato dalla pala con laResurrezione di Lazzaro diSanti di Tito, mentre a destra vi si trova ilmonumento al giureconsulto Antonio Strozzi, del 1524, caratterizzato da un sarcofago in marmo nero con decorazioni scultoree disegnate daAndrea Ferrucci ma eseguite dagli allieviSilvio Cosini (per laMadonna col Bambino) eMaso Boscoli (autore degli angeli).
Il secondo altare presenta laSamaritana al pozzo diAlessandro Allori (1575), accanto all'Annunciazione sutavola della cerchia diBicci di Lorenzo, mentre il terzo altare venne rimosso per fare luce allaTrinità masaccesca. Poco più a sinistra si trova laSanta Lucia e donatore diDavid Ghirlandaio, già collocata nellaCappella Rucellai. Vicino si trova ilpulpito, sul penultimopilastro, commissionato dalla famigliaRucellai nel 1443 e disegnato daFilippo Brunelleschi. La realizzazione dei 4 pannelli a bassorilievo spettò al suo figlio adottivo e allievoAndrea Cavalcanti dettoil Buggiano (1443-1448). Vi si trovano scolpite leStorie di Maria abassorilievo, lumeggiate con l'oro nel Settecento.
Sul quarto altare si trova laResurrezione e quattro santi diGiorgio Vasari e poco più avanti si trova l'organo risalente all'Ottocento, ai fianchi del quale sono collocate le memorie funebri per gli architettiGiuseppe del Rosso il Vecchio (morto nel 1731) e diZanobi del Rosso (morto nel 1731).
Il quinto altare presenta una pala lignea cinquecentesca con piccoli riquadri diSanti eStorie di santa Caterina da Siena, diBernardino Poccetti, e una statua moderna della santa, mentre il sesto altare è decorato dalSan Giacinto e altri santi diAlessandro Allori (1596). All'angolo con il transetto si trova un'acquasantiera della scuola diBenvenuto Cellini.
Vicino al primo pilastro presso la controfacciata si trova l'acquasantiera in marmo, su una colonnina dimischio rosso, opera di manifattura francese del 1412. Sull'altare che corrisponde alla prima campata si trova la tela con ilMartirio di San Lorenzo, opera diGirolamo Macchietti del 1573.
Sul secondo è collocata unaNatività diGiovan Battista Naldini, del 1577, mentre vicino si trova latomba dellaBeata Villana (morta nel 1381), importante opera della scultura rinascimentale (1451): il volto della beata fu scolpito daBernardo Rossellino, l'angelo di sinistra daAntonio Rossellino e quello di destra daDesiderio da Settignano.
Il terzo altare presenta la tela dellaPresentazione al tempio, sempre del Naldini (1577), e nelle vicinanze è collocata latomba delBeato Giovanni da Salerno, opera quattrocentesca però l'effigie venne dispersa durante la risistemazione della chiesa del 1570, per cui una nuova scultura venne scolpita daVincenzo Danti seguendo uno stile quattrocentesco.
Nella quarta campata campeggia sull'altare un'altra pala del Naldini, laDeposizione. Ai lati si trovano a sinistra ilmonumento a Ruggero Minerbetti, diSilvio Cosini (1528-1530 circa) e a destra quelloa Tommaso e Francesco Minerbetti de Medici (arcivescovo di Sassari) rinnovato nella seconda metà del Cinquecento.
Il quinto altare era usato dalle compagnie del Pellegrino e del Tempio ed è decorato dallaPredicazione di San Vincenzo Ferrer e il Redentore diJacopo Coppi detto il del Meglio.
Tra quinto e sesto altare è la porta che conduce alla Cappella della Pura (oggi accessibile dal recinto degli avelli, vedi sotto), sopra la quale è ilCrocifisso proveniente dalla detta cappella, che sappiamo essere stato oggetto di devozione dellaBeata Villana, frutto dell'unione, avvenuta entro il primo quarto del Trecento, di una croce duecentesca e di una statua lignea di un Cristo in croce di espressionistica iconografia renana.[4]
Il sesto e ultimo altare, che segue, è decorato dalSan Raimondo che resuscita un fanciullo, diJacopo Ligozzi (1620-1623), mentre vicino all'angolo si trova ilmonumento funebre diGiovan Battista Ricasoli (morto nel 1572), in marmo, attribuito aRomolo del Tadda.
Il transetto è attraversato da una breve scalinata che porta agli altari ed alle cappelle posteriori e che sostituisce il tramezzo del presbiterio dalla ristrutturazione vasariana del 1565-1571. È composto da tre campate a base quadrata, una grande cappella centrale, grande quasi come l'intera campata centrale, e due coppie di cappelle posteriori di ampiezza dimezzata. Inoltre vi sono due cappelle sopraelevate alle estremità, dalle quali si accede anche alla sagrestia (a sinistra) ed alla Cappella Della Pura (a destra). Nellechiavi di volta delle crociere si trovano figure simboliche in pietra, scolpite e dorate nel Trecento.
Nel lato destro si trovano tre sepolture parietali di notevole interesse:
Vicino alla gradinata per laCappella Rucellai si trova la lastra tombale diCorrado della Penna,vescovo di Fiesole morto nel 1312, opera della cerchia diArnolfo di Cambio.
LaCappella Maggiore oCappella Tornabuoni si trova al centro della chiesa dietro l'altare maggiore. Il Crocifisso centrale è un'opera delGiambologna. Il coro conserva un importantissimo ciclo di affreschi diDomenico Ghirlandaio, al quale probabilmente lavorò anche un giovanissimoMichelangelo Buonarroti, allora nella sua bottega. Sono rappresentati episodi dellaVita della Vergine e San Giovanni, ambientate nella Firenze contemporanea e con numerosi ritratti dei committenti e di personalità fiorentine dell'epoca, caratteristica tipica del Ghirlandaio. Sul muro posteriore sono raffigurate le scene diSan Domenico che brucia i libri eretici,Il martirio di San Pietro,L'annunciazione eSan Giovanni nel deserto. Sugli spicchi della volta sono rappresentati gli Evangelisti.
Le vetrate policrome furono eseguite nel 1492 daAlessandro Agolanti su disegno di Ghirlandaio.
LaCappella di Filippo Strozzi si trova a destra della cappella centrale e conserva uno straordinario ciclo di affreschi diFilippino Lippi, constorie delle vite diSan Filippo apostolo eSan Giovanni evangelista (terminato prima del 1502). Sul lato destroSan Filippo scaccia il dragone dal tempio di Hierapolis e sulla lunettaLa crocefissione di San Filippo; a sinistraSan Giovanni resuscita Drusiana e in altoIl martirio di San Giovanni; nelle lunette della voltaAdamo, Noè, Abramo eGiacobbe. Particolare importanza hanno le scene centrali degli affreschi, ambientate in alcune fantasiose architetture classiche, nelle cui scene si combatte uno scontro fra cultura cristiana epaganesimo, un tema allora di scottante attualità in quanto era il periodo di governo delSavonarola. Dietro l'altare è presente la tomba diFilippo Strozzi, scolpita daBenedetto da Maiano (1491-1495).
LaCappella Bardi, dedicata asan Gregorio, è la seconda a destra e appartenne alla Compagnia della Laudi di Santa Maria Novella. Nel 1335 il patronato passò allafamiglia Bardi diVernio. Appartengono a questo momento il rilievo sul pilastro di destra conSan Gregorio che benedice Riccardo Bardi e gli affreschi conStorie di San Gregorio Papa, attribuiti di recente al pittore anonimo bolognesePseudo Dalmasio. Un secondo strato di affreschi emerge dalle numerose lacune che interrompono la superficie pittorica: si tratta di una decorazione più antica che venne realizzata assieme ai lunettoni già attribuiti aDuccio di Buoninsegna. LaMadonna del Rosario sull'altare è opera diGiorgio Vasari (1568).
LaCappella Rucellai si trova in posizione rialzata in fondo al braccio destro del transetto e risale al Trecento. Vi è conservata una statua marmorea diMadonna con bambino diNino Pisano, della metà del XIV secolo. Gli affreschi sono molto danneggiati e rimangono solo dei frammenti attribuiti alMaestro della Santa Cecilia (restaurati nel 1989). Il pannello sulla parete di sinistra (Martirio di santa Caterina d'Alessandria) fu dipinto daGiuliano Bugiardini tra il 1530 e il 1540, con il parziale uso di disegni diMichelangelo. Un tempo vi era collocata laMadonna Rucellai, oggi agliUffizi, che infatti prende il nome da questa cappella, anche se questa non era la sua collocazione originaria. Davanti alla cappella il sarcofago diPaolo Rucellai e laLastra sepolcrale di Fra' Leonardo Dati diLorenzo Ghiberti (1425)

A sinistra della cappella maggiore si trova laCappella Gondi, disegnata daGiuliano da Sangallo (1503), dove è conservato ilCrocifisso diFilippo Brunelleschi, l'unica scultura lignea conosciuta del grande architetto fiorentino. Secondo una storia riportata dal Vasari, il Brunelleschi lo avrebbe scolpito in risposta al Crocifisso diDonatello conservato inSanta Croce e da lui definitoprimitivo. Le volte contengono serie di affreschi fra i più antichi della chiesa, del Trecento, attribuiti a maestranze greco-bizantine. La vetrata è recente e risale al secolo scorso.
Segue laCappella Gaddi, diGiovanni Antonio Dosio (1575-1577), ammirata dai contemporanei come la prima cappella fiorentina incrostata a commesso di marmi e pietre dure. Vi si trovano dipinti e affreschi delBronzino e del suo allievoAlessandro Allori, oltre a bassorilievi conStorie della Vergine diGiovanni Bandini.
In fondo al braccio sinistro del transetto, in posizione rialzata simmetricamente alla Cappella Rucellai, si trova laCappella Strozzi di Mantova, per distinguerla da quella di Filippo Strozzi. Anche questa è coperta di affreschi pregevoli, che risalgono al 1350-1357|57, fra le migliori opere diNardo di Cione (fratello diAndrea Orcagna), e rappresentano i regni dei cieli strutturati secondo laDivina Commedia diDante: sulla parete di fondo ilGiudizio Universale, dove si trova anche un ritratto di Dante, a destra l'Inferno e a sinistra ilParadiso. Sull'altare maggioreIl Redentore con Madonna e santi dell'Orcagna. Nardo di Cione preparò anche il cartone per la vetrata della cappella.
Sulla parete esterna della cappella si trova un orologio affrescato, dove si può leggere anche undistico diAgnolo Poliziano. Poco distante si apre a destra la cappella del Campanile, con resti di decorazioni ad affresco trecentesche, un'Incoronazione di Maria all'esterno e unSan Cristoforo all'interno. Sulla parete sinistra del transetto, sopra le due porte, un elegante vano progettato daFabrizio Boschi nel 1616 ospita un sepolcro Cavalcanti.
Nella prima metà del XIV secolo, vengono costruiti due piccoliorgani positivi da fra' Simone de' Saltarelli per accompagnare il canto dei religiosi nel corso delle funzioni. Il primo grandeorgano a canne venne costruito nel 1457 da fra' Giovanni Tedesco sopra un'appositacantoria situata nella penultimacampata della navata laterale sinistra. Lo strumento viene sostituito nel 1532 un nuovo organo e una nuova cantoria al posto dei precedenti. Lo strumento, la cui cassa fu affidata aBaccio d'Agnolo, mentre la parte fonica fu affidata a fra' Bernardo d'Argenta, riutilizzava alcune canne dell'organo precedente ed era dell'ordine dei 12'. L'organo, rimasto quasi inalterato per più di due secoli, viene sensibilmente ampliato e modificato nel 1821 daGiosuè Agati e ricostruito daMichelangelo Paoli in occasione delNatale 1839. In previsione dei lavori di rifacimento della chiesa condotti daGaetano Baccani, l'organo viene smontato nel 1855 e non viene reinstallato che nel 1868. La sua cassa, tuttavia, fu venduta aNapoleone III di Francia, che la donò allachiesa dei Santi Pietro e Paolo diRueil-Malmaison,[5] mentre la cantoria originaria, acquisita daAlberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, è attualmente esposta presso ilVictoria and Albert Museum diLondra.[6] Lo strumento odierno è frutto di un rifacimento operato nel 1920 da Daniele Paoli ed è alloggiato all'interno di un complesso architettoniconeogotico. Esso è atrasmissione pneumatica ed ha due tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera di 30, e non è funzionante.
Nella cappella della Pura si trova unorgano positivo processionale costruito nel 1772 daLuigi Tronci. Atrasmissione meccanica, ha un'unica tastiera di 45 note con primaottava scavezza e unapedalierascavezza di 9 costantemente unita al manuale e priva di registri propri.

LaSagrestia si apre nella parete sinistra del transetto sinistro e inizialmente fu costruita verso il 1380 comeCappella dell'Annunciazione in onore diMainardo Cavalcanti. Venne ristrutturata in larga parte dal Cinquecento al Settecento. Risale all'impianto più antico la struttura gotica con levolte a crociera (anche se la loro decorazione risale in larga parte a rifacimenti ottocenteschi) e le vetrate nellatrifora eseguite da Leonardo di Simone su disegno diNiccolò di Pietro Gerini (1386-1390).
Illavabo inmarmo eterracotta invetriata posto in controfacciata a sinistra è un'opera diGiovanni della Robbia del 1498-1499, mentre quello posto simmetricamente a destra, in marmi policromi, è opera dell'artista della scuola delFoggini,Gioacchino Fortini. Gli armadi con sportelli nella parete di fondo furono disegnati daBernardo Buontalenti e realizzati da Maestro Lessandro di Luca Bracci da Pelago nel 1582-1584, con le tele seicentesche diGabriele, l'Annunziata e iSanti Domenico e Tommaso d'Aquino. In controfacciata, sopra l'entrata troviamo unCrocifisso ligneo, opera diMaso di Bartolomeo (1425-1450).
Gli avelli sono delle nicchie adarcosolio usate come arche sepolcrali, che si trovano sia nella fascia inferiore della facciata, sia, in proseguimento, nel recinto del piccolo cimitero sulla destra, lungo la via che da essi prende il nome,via degli Avelli.
In uno di questiavelliGiovanni Boccaccio ambientò una novella delDecameron (VIII 9). Nel terzo avello lungo la parete destra della chiesa, partendo dalla facciata, venne sepolto il celebre pittoreDomenico Ghirlandaio, e sotto l'arco una volta era dipinto il suo ritratto al naturale. Anche gli altri vani degli archi spesso ospitavano pitture, spesso di figure di santi, ma queste decorazioni sono andate quasi tutte perdute. Alla base degli avelli si distinguono i blasoni di alcune delle più importanti famiglie cittadine con al centro la croce del "popolo" di Firenze, scolpiti in scudi di grandezza uguale in coppia per ogni avello, con una piccola replica nellachiave di volta dell'arco a sesto acuto. Tra le famiglie qui rappresentate si riconoscono iMedici, gliAlberti, iCorsini, gliAcciaiuoli, iGondi, iPanciatichi, ecc.
Gli avelli erano veri e propri luoghi di sepoltura, per cui, non essendo interrati, a volte dalle fessure delle tombe si sprigionavano afrori, per i quali la via degli Avelli era malamente nota: esiste il detto toscano che dice "puzzare come un avello". La strada originariamente era molto stretta e solo con le opere diRisanamento nel 1867 assunse il tracciato odierno, lastronato e pedonalizzato poi neglianni novanta del XX secolo.
Il piccolo cimitero, con i cipressi che sono stati piantati solo nell'Ottocento, si apre a destra della basilica, in un terreno usato come luogo di sepoltura fino alla fine del XIX secolo (a entrata libera). Nel recinto interno si ritrova il motivo degli avelli con stemmi scolpiti, anche se qui le lastre usate sono inpietraforte e in condizioni meno buone che nelle arche all'esterno.
Alla Cappella Della Pura oggi si accede da questo piccolo recinto, e viene usato come luogo unicamente destinato al culto quando la basilica è aperta alle visite turistiche. La cappella risale al 1474, quando venne fatta ricostruire daiRicasoli per custodire un'immagine ritenuta miracolosa, laMadonna col Bambino e santa Caterina, opera trecentesca un tempo affrescata nell'avello dei Della Luna. Da allora si trova nella cappella entro un elegante tempietto marmoreo. L'aspetto odierno della cappella oggi è peròneoclassico, dopo la ristrutturazione ottocentesca diGaetano Baccani, che mantenne in parte le colonne originarie del periodo rinascimentale, aggiungendone altre simmetricamente e alcunelesene in stucco, che crearono all'interno due tribune alle due estremità.
Sull'altare il crocifisso ligneo è lo stesso venerato dallabeata Villana, ed è composto dalla croce incedro del Libano, conquadrilobi dipinti con scene dellaVita di Cristo: questa parte più antica è stata restaurata nel 1980 e si è rivelata un prezioso manufatto inglese del XIII secolo. Il Cristo ligneo scolpito invece è più tardo e secondo alcune fonti fu opera di un fiorentino influenzato dall'arte renana verso il 1320-1340.
Il campanile si vede bene dapiazza della Stazione. Fu eretto tra il 1332 e il 1333 daJacopo Talenti, usando però le fondazioni più antiche, della metà del XIII secolo. Lo stile è tipicamenteromanico, contrifore a tutto sesto edarchetti pensili, anche se la ripidissima copertura cuspidata è un elementogotico. Raggiunge un'altezza di oltre 68 metri. Al suo interno ospita 5 campane fuse nel 1764 dal fonditore fiorentino Alessandro Tognozzi Moreni (ad eccezione della piccola che è opera del fonditore pistoiese Rafanelli).
Annessi alla chiesa si trovano gli edifici del convento, con tre chiostri monumentali. Chiostro Verde, Cappellone degli Spagnoli e refettorio oggi fanno parte delMuseo di Santa Maria Novella. Nella cappella interna del convento, si trova l'interessante tavola delleEffigie domenicane, opera di un maestro anonimo della prima metà del XIV secolo[7].
Ilchiostro verde costruito dopo il 1350 da fra'Jacopo Talenti con gli affreschi diPaolo Uccello "a terra verde", da cui il nome del chiostro, nella prima metà del XV secolo: su tre pareti affreschi con "Storie della Genesi" di Paolo Uccello e la sua cerchia (lato orientale, di particolare pregio artistico le scene delDiluvio universale e dell'Ebbrezza di Noè, con un uso innaturale della prospettiva e del colore) e altri artisti (Storie di Abramo sul lato meridionale eStorie di Giacobbe sul lato occidentale, del 1440-1450); restaurato nel 1859, fu danneggiato e parzialmente restaurato dopo l'alluvione del 1966.
Sul lato settentrionale del Chiostro verde si apre la Sala capitolare ocappellone degli Spagnoli, sempre di fra' Talenti (1343-1345), interamente affrescato daAndrea Bonaiuti intorno al 1367-1369; il ciclo, in ottimo stato di conservazione grazie a una capillare opera di restauro, raffigura in varie scene il ruolo dei domenicani nella lotta all'eresia. In particolare sono presenti alcune scene, simili iconograficamente a pitture di tema venatorio, con dei cani da caccia che rappresentano i confratelli dell'ordine detti anchedomini canes. Nel 1566 il granducaCosimo I destinò la sala alle funzioni religiose degli spagnoli, da cui il nome, al seguito della moglieEleonora di Toledo.
Dal Chiostro Verde si accede a un andito, che viene dettodelle quattro porte, perché presenta una porta per lato: oltre alla porta verso il Chiostro Verde, ne ha una per ilchiostro Grande, una per i piani superiori in fondo a una scaletta e una per l'antirefettorio.
Il vano dell'antirefettorio è pressoché a pianta quadrata e presenta un'architettura trecentesca. Vi sono conservati varie opere d'arte: una sinopia degli affreschi di Paolo Uccello, 35 figure diProfeti della bottega dell'Orcagna, inseriti un tempo lungo i pilastri della Cappella Tornabuoni, il polittico diBernardo Daddi, già nel Cappellone degli Spagnoli, e vari oggetti preziosi contenuti in vetrine, quali busti reliquiari discuole senese del Trecento (tra i quali quello diSant'Orsola e di una delle sue compagne vergini) e ilPaliotto dell'Assunta, un prezioso tessuto ricamato in velluto broccato su fondo di teletta d'oro, con quattordiciStorie della Vergine, realizzate su disegno forse diPaolo Schiavo (1446-1466).
L'ambiente successivo è ilrefettorio vero e proprio, costruito con quattro campate di volte a crociera costolonate da Jacopo Talenti verso il 1353. Curiosa è la presenza dell'affresco dellaMadonna in Trono e Santi domenicani di un allievo diAgnolo Gaddi circondata da una rutilante teoria di personaggi in inequivocabile stilemanierista (Miracoli dell'Esodo), opera diAlessandro Allori del 1597. In realtà l'Allori aveva dipinto l'affresco come cornice ad una sua tavola con l'Ultima Cena (1584), esposta sulla parete vicina, che aveva coperto l'affresco trecentesco preservandolo. Altre opere qui conservate sono le due tele con iMiracoli di San Domenico diRanieri Del Pace del 1716 e, nelle vetrine, paramenti sacri, abiti liturgici, oreficerie sacre e reliquiari, tra i quali spiccano i busti delle Sante Anastasia e Maddalena, della bottega del luccheseMatteo Civitali. Importante è ilparato di San Domenico (1859-1860), esposto qui in una piccola parte, un'enorme quantità di tessuto bianco ricamato usato per coprire le pareti interne della chiesa per la festa del santo, l'8 agosto.
IlChiostro dei Morti, ex cimitero già costruito intorno al 1270 dai Domenicani, riutilizzando probabilmente un precedente chiostro dei canonici che sappiamo esistente nel 1179, fu rimaneggiato alle attuali dimensioni nel 1337-1350. Chiuso al pubblico per molti anni, è tornato visitabile dal 2012. Presenta su due lati arcate con volte a crociera ribassate su pilastri ottagonali (tipicamente trecenteschi) con soprastanteballatoio, sorretto damensole molto aggettanti, che porta dall'antico dormitorio allasacrestia della chiesa. Una parte dei locali dell'ex dormitorio dei frati oggi ospita la Biblioteca Domenicana di Santa Maria NovellaJacopo Passavanti, regolarmente aperta agli studiosi, ricca di oltre 40000 volumi (fra incunaboli, cinquecentine, edizioni antiche e moderne, riviste) e sede attuale della rivista scientificaMemorie Domenicane fondata dai padri domenicani nel 1884 con il nomeIl Rosario. Quattro finestre dei locali della biblioteca si affacciano sul chiostro.
Vi si apre la cappella funeraria degliStrozzi con due pareti affrescate con laNatività e laCrocefissione, affreschi attribuiti adAndrea Orcagna o alla sua scuola; una terza parete presentava l'Annunciazione, ma venne abbattuta alla fine dell'Ottocento. Questi affreschi, come quasi tutti quelli nella chiesa e nel convento, vennero staccati e restaurati negli anni cinquanta e una seconda volta negli anni sessanta, in seguito ai danni causati dall'alluvione di Firenze (1966).
Il Chiostro grande, il più ampio della città, rimaneggiato negli anni 1562-1592 dall'architettoGiulio Parigi su committenza di Eleonora da Toledo, fu affrescato da artisti fiorentini del XVI e XVII secolo (ilPoccetti,Santi di Tito, ilCigoli,Alessandro Allori, ecc.) conStorie di Cristo e di santi domenicani; faceva parte dal 1920 della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, quindi essendo unazona militare non era aperta al pubblico. Dal 2012 è stato reso accessibile al pubblico ed è entrato a far parte del complesso museale di Santa Maria Novella. Vi si aprono l'antica biblioteca, gli ex-appartamenti papali, dei quali resta solo lacappella dei Papi, e il maestoso ex-dormitorio, con tre lunghe navate sorrette da pilastri monolitici.
Al primo piano del chiostro grande esistevano gli appartamenti usati dai pontefici in visita a Firenze. Vi risiedettero per esempioEugenio IV durante ilConcilio di Firenze, oppureLeone X. Proprio su impulso di quest'ultimo fu realizzato l'unico ambiente superstite del complesso papale, laCappella dei Papi, affrescata daRidolfo del Ghirlandaio (Assunzione della Vergine) e dal giovanePontormo (1515), il quale realizzò una eloquente figura dellaVeronica che solleva ildrappo con il volto di Cristo, con una composizione ed un uso del colore che già sono tipicamentemanieristi. Inoltre il soffitto è dipinto con originalissimi motivi agrottesche su sfondo scuro, con nove quadri dove sono ritratti angeli, altre figure e blasonimedicei.
Dal lato sud del chiostro si entrava nell'antica Officina di profumeria e farmaceutica dettaFarmacia di Santa Maria Novella, che ancora oggi esiste ma alla quale si accede ora da via della Scala. È la più antica farmacia d'Europa, aperta ininterrottamente sin dal Seicento.
Dallo stesso chiostro si accede anche allaPalestra Ginnastica Fiorentina Libertas, sodalizio fondato nel 1877, che dal 1880 trovò spazio per i suoi ginnasti nell'ex refettorio del convento. La sua prima sede era stata l'excomplesso di San Firenze, poi trasformato in Regia Corte di Assise.
Nella grande basilica e nei suoi annessi si riunirono nel tempo molteconfraternite. Tra le più importanti ci furono:
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