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Basilica di Santa Croce

Coordinate:43°46′06.42″N 11°15′45.86″E43°46′06.42″N,11°15′45.86″E
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Basilica di Santa Croce
Facciata
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
IndirizzoPiazza Santa Croce
Coordinate43°46′06.42″N 11°15′45.86″E43°46′06.42″N,11°15′45.86″E
Religionecattolica dirito romano
TitolareVera Croce
Arcidiocesi Firenze
Consacrazione1443
ArchitettoArnolfo di Cambio
Stile architettonicogotico,rinascimentale,neogotico
Inizio costruzione1294
Completamento1385
Sito webSito ufficiale
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

Labasilica di Santa Croce è una chiesa diFirenze, nell'omonimapiazza. È una delle più grandi chiesefrancescane e una delle massime realizzazioni delgotico inItalia. La basilica possiede il rango dibasilica minore. Èmonumento nazionale italiano.

Santa Croce è un simbolo prestigioso di Firenze, il luogo di incontro dei più grandi artisti, teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici, che determinarono, nella buona e cattiva sorte, l'identità della città tardo-medievale e rinascimentale. Al suo interno trovarono inoltre ospitalità celebri personaggi dellastoria della Chiesa comesan Bonaventura,Pietro di Giovanni Olivi,sant'Antonio da Padova,san Bernardino da Siena,san Ludovico d'Angiò. Fu anche luogo d'accoglienza perpontefici comeSisto IV,Eugenio IV,Leone X,Clemente XIV.

Il grande poeta neoclassicoUgo Foscolo la elesse nella sua operaDei sepolcri afamedio nazionale d'Italia. Nella chiesa trovano infatti posto i sepolcri dei geni di più eccelsa raffinatezza che l'Italia abbia dato al mondo: le "urne dei forti", come Foscolo le chiama nel suo carme.

Storia

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Piazza Santa Croce nel 1688

SanFrancesco d'Assisi visitò Firenze già nel 1211, percorrendo lavia Cassia. Nel 1226-1228 un gruppo di suoi seguaci si stabilì in città, scegliendo una zona inospitale subito fuori le mura, al centro di un'isoletta formata da due bracci dell'Arno che si separavano vicino all'attualepiazza Beccaria, per ricongiungersi davanti alle mura che passavano all'altezza divia Verdi-via de' Benci. Qui fondarono un oratorio che, al crescere della comunità di frati, fu prima ingrandito e poi, dal 1252, completamente ristrutturato.

Tali lavori provocarono vivaci controversie tra i frati, tra chi voleva un edificio essenziale e povero, in linea con laRegola, e chi un'architettura più ampia. In ogni caso la nuova chiesa si rese presto inequivocabilmente insufficiente, per cui nel 1294 si decise di ricostruire ex-novo l'edificio, con un grandioso progetto elaborato probabilmente daArnolfo di Cambio, l'architetto impegnato in quegli anni nei più grandiosi progetti del Comune.Giovanni Villani ricordò come la chiesa venne fondata il 3 maggio di quell'anno, alla presenza di "molti vescovi e prelati e chierici e religiosi e il podestà e il capitano del Popolo e priori e tutta la buona gente di Firenze, uomini e donne, con grande festa e solennità". Si iniziò a lavorare dall'abside, lasciando temporaneamente in uso ai frati la vecchia chiesa, finché fu possibile[1]. I resti dell'antico edificio sono stati localizzati nel 1966, a seguito del cedimento del pavimento della basilica dopo l'alluvione di Firenze.

Sull'attribuzione adArnolfo di Cambio non abbiamo documenti scritti che lo confermino, ma la critica ha confermato ormai l'attribuzione tradizionale, sia per l'elevato livello qualitativo del complesso, sia per le analogie con altre opere del grande architetto. Fu edificata a spese della popolazione dellaRepubblica fiorentina. Alla morte di Arnolfo nel 1302 doveva essere completata la parte del coro e del transetto, con le cappelle. Procedendo con speditezza, i lavori nel 1320 resero la basilica utilizzabile, ma in seguito, le vicende dellacrisi, dell'alluvione e dellapeste, ne rallentarono vistosamente il completamento. Non si sa esattamente quando la basilica fu terminata, forse attorno al 1385. Fu comunque consacrata solo durante l'epifania del 1443 dalcardinale Bessarione, alla presenza dipapa Eugenio IV[1]. Durante l'occupazione francese,Vivant Denon rastrellò ilSan Francesco, eil Miracolo del moribondo dipinto da Pesello Peselli, proveniente dal convento per inviarlo in Francia, oggetto dellespoliazioni napoleoniche. Il convento nacque praticamente in contemporanea alla basilica. Al nucleo iniziale si aggiunsero presto la sagrestia, il dormitorio, l'infermeria, la foresteria, il refettorio e la biblioteca[1].

A partire dal 1566 e su volontà di Cosimo I de' Medici lo spazio della chiesa venne trasformato in senso controriformato abbattendo il tramezzo ed il coro, le cappelle e i monumenti funebri addossati alle pareti delle navate, che furono occupate da grandi altari lapidei realizzati su disegno del Vasari nei quali furono collocate pale di soggetto cristologico opera di vari artisti.

La basilica durante l'alluvione del 1966

La basilica ha continuato ad essere arricchita e modificata nei sette secoli dalla sua fondazione, acquisendo sempre nuovi connotati simbolici: da chiesa francescana a "municipio" religioso per le grandi famiglie e le corporazioni, da laboratorio e bottega artistica a centroteologico, da "pantheon" delle glorie italiane a luogo di riferimento della storia politica dell'Italia pre e post-unitaria.

Sebbene la basilica fosse stata usata come luogo di sepoltura di molti personaggi illustri, al pari di molte altre chiese, è nell'Ottocento che diventò un vero e proprioPantheon di personaggi celebri legati all'arte, alla musica e alla letteratura, dopo la definizione che le diedeUgo Foscolo qualeTempio dell'itale glorie. Nel 1871 infatti veniva qui sepolto con una affollatissima cerimonia pubblica lo stesso Foscolo, morto nel 1827 aTurnham Green, secondo il suo stesso desiderio di essere sepolto accanto ad altri grandi personaggi toscani comeMichelangelo,Machiavelli,Galileo.
Dopo questo episodio altri personaggi illustri furono traslati e sepolti nella basilica, comeGioachino Rossini nel 1887. Per Dante fu approntato invece solo un monumentale cenotafio poiché la città diRavenna si rifiutò di cedere le spoglie del poeta morto in esilio.

Santa Croce arrivò a ospitare quindicimila salme, con una grande mole di richieste da tutta Italia dopo che la sua fama di custode delleUrne de' forti si era diffusa. Ciascuna richiesta era esaminata da un'apposita commissione e approvata dalGranduca in persona, il quale stabiliva anche l'entità dell'elargizione di volta in volta[2].

Nel 1966 l'alluvione di Firenze inflisse gravissimi danni al complesso della basilica e del convento, situati nella parte più bassa di Firenze, tanto da diventare tristemente nota come simbolo delle perdite artistiche subite dalla città (soprattutto con la distruzione delCrocifisso diCimabue), ma anche della sua rinascita dal fango, attraverso la capillare opera di restauro e di conservazione.

Architettura esterna

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La facciata incompiuta originaria

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Statua diDante Alighieri posta fuori dalla basilica

Originariamente la facciata, innalzata su otto gradini, era incompiuta, come in molte basiliche fiorentine. La parete dipietraforte a vista assomigliava molto a quello che ancora si vede aSan Lorenzo, sebbene di forma e proporzioni diverse. Nel Quattrocento, la famigliaQuaratesi si era fatta avanti per finanziare la realizzazione della facciata affidandola a Simone del Pollaiolo dettoIl Cronaca. La condizione era però che lo stemma Quaratesi apparisse bene in vista al centro del fronte principale, ma questa richiesta scoraggiò i frati francescani dall'accettare la proposta e la ricca famiglia decise così di dedicarsi all'abbellimento di un'altra chiesa francescana,San Salvatore al Monte. L'aspetto della vecchia facciata incompiuta ci è testimoniato da stampe e dipinti: oltre allostemma di Cristo sopra ilrosone (posto nel 1437 durante una grave pestilenza), in una nicchia al centro del semplice portale centrale, come unica decorazione, si trovava la statua di bronzo dorato diSan Ludovico di Tolosa diDonatello, qui trasferita da una nicchia diOrsanmichele e che oggi si può ammirare nel refettorio del convento.

La facciata di Niccolò Matas

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Nella metà dell'Ottocento, la sensibilità artistica dominante sentiva l'esigenza di completare le grandi opere architettoniche del passato che erano rimaste, per motivi contingenti, incomplete. Per la facciata di Santa Croce esisteva pertanto in quegli anni un acceso dibattito artistico.

In questo contesto, la facciata odierna fu progettata dal 1837 e messa in opera tra il 1853 e il 1863 su progetto dell'architettoNiccolò Matas, che si ispirò alle grandi cattedrali gotiche come ilduomo di Siena e ilduomo di Orvieto, rivisti alla luce della sua epoca. I primi due progetti del Matas per Santa Croce eranoneogotici ma, nell'intento di armonizzare la nuova facciata con la vicinaCappella dei Pazzi, rinascimentale[3], nel 1854 elaborò un terzo progetto che poi fu quello definitivo. Per esso, Matas dichiarò di essersi ispirato al progetto delCronaca, architetto a cui nel Quattrocento era stato commissionato il disegno della facciata della chiesa[3]. L'opera del Matas, realizzata tra il 1854 e il 1863 segue pertanto quegli stilemi dell'architettura romanica e gotica fiorentina che erano ancora vivi nella Firenze del Quattrocento. Ciò portò alla decisione di dare alla facciata un coronamento a trecuspidi e all'uso di marmi bianchi e verdi alternati con l'inserimento di intarsi di marmi policromi. Lo stesso Matas spiegò le sue scelte architettoniche nell'opuscoloS. Croce a Firenze e la sua facciata, pubblicato a Firenze nel 1863, e in occasione del discorso inaugurale[4].

Il cantiere fu finanziato in larga parte dal facoltoso protestante inglese sirFrancis Joseph Sloane. Il risultato finale riscosse molti apprezzamenti e valse al Matas, da parte dall'Associazione toscana, l'incarico di redigere un progetto per la facciata diSanta Maria del Fiore (1842)[3][4]; alcuni studiosi ne evidenziano la semplicità e il carattere umile a confronto con il progetto diEmilio De Fabris, che fu quello poi realizzato[5].

Come altri cantieri del XIX secolo improntati alla “interpretazione ideologica” dei manufatti, si trattò di un cantiere che provocò perdite gravi - ancorché scarsamente studiate dalla storiografia - come la demolizione del palazzo dell’Inquisizione (a destra della facciata) e la conseguente distruzione del relativo cortile, che venne accorpato a ciò che restava del primo chiostro antistante la brunelleschiana Cappella Pazzi, ottenendo un chiostro evidentemente improbabile, anche solo considerandone l’impronta planimetrica che ricorda la lettera “P”; per effetto di quelle demolizioni la stessa Cappella Pazzi si può oggi scorgere dalla piazza - ovvero dall’attuale uscita del percorso di visita al complesso sacro-museale con una prospettiva che nulla ha a che vedere con il pensiero brunelleschiano, ma che forse a suo distorto modo alimenta il mito di Santa Croce in Italia e all'estero[6].

Lastella di Davide inserita nel timpano della facciata è stata a volte intesa come un'allusione alla fede religiosa ebraica dell'architetto Matas, ma ciò non è assolutamente provato e si deve ricordare che tale simbolo fa parte anche del repertorio cristiano[7].

Durante la realizzazione, in Matas si valse della collaborazione dello scultoreGiovanni Duprè. Tra le opere d'arte che appaiono sulla facciata spiccano le tre lunette dei portali, che ricordano la leggenda dellaVera Croce, alla quale la chiesa è dedicata: da sinistra sono ilRitrovamento della Croce diTito Sarrocchi, ilTrionfo della Croce diGiovanni Duprè e laVisione di Costantino diEmilio Zocchi (Santa). Il portale centrale ha le ante lignee che fino al 1903 erano sulDuomo. Il Parlamento italiano nel 1886 decise di porre la sepoltura di Matas sotto la soglia d'ingresso della basilica[8].

I fianchi

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Il portico laterale

Inconfondibile è il profilo esterno della basilica, coi fianchi ritmati dai nuditimpani triangolari delle falsecampate della navata (la copertura non è infatti avolta, secondo lo stilepaleocristiano che Arnolfo aveva visto a Roma). Su ciascun scomparto si apre un'altabifora, mentre il paramento è in semplicepietraforte a vista, decorato solo dapluviali a forma di teste umane o leonine, oggi molto sciupati.

Sul fianco sinistro è addossato alla basilica un porticato trecentesco, detto dellePinzochere, che venne restaurato e ingrandito a metà dell'Ottocento. Sotto di esso, oltre all'ingresso e la biglietteria per la basilica, si possono vedere numerosi stemmi gentilizi incassati nella parete e due monumenti funebri più consistenti: quello di Alamanno Caviccioli, del 1337 circa, e, oltre la porta laterale, quello diFrancesco de' Pazzi di un seguace diTino di Camaino, con un sarcofago poggiante su cariatidi.

Un portico analogo si trova anche sul lato destro, affacciato sul Chiostro Grande.

Le cuspidi triangolari proseguono anche sul lato tergale, ma sono visibile solo dal giardino interno dell'isolato, che è privato (l'unico modo per accedervi è passare dalla Scuola del Cuoio o dalla scuola elementare), o da lontano, come dalpiazzale Michelangelo.

Il campanile

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L'esile campanile risale solo al 1842-1845[9], opera diGaetano Baccani; anche qui, come per la facciata. Le vicende dei campanili per la Basilica erano state molto tribolate nel tempo, una struttura originale, era crollata nel 1521 rovinando sulla Chiesa, le opere successive erano state parziali o incompiute ed anche il progetto tardo cinquecentesco, affidato a Francesco da Sangallo era rimasto incompiuto, presentandosi solo con il basamento, detto dai Fiorentini "il masso di Santa Croce", poi demolito in occasione della realizzazione della nuova facciata. La realizzazione ottocentesca viene giudicata generalmente come abbastanza graziosa per la sua defilata semplicità, anche se la decorazione con laghiera sullacuspide rivela l'ispirazione eclettica moderna. La struttura raggiunge un'altezza totale di 78,45 m. Al suo interno trovano alloggio 6 grosse campane, fuse dal fonditore pistoiese Terzo Rafanelli nel 1843 (con qualche successiva rifusione).

Interno

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La navata arnolfiana
Navata laterale

L'interno di Santa Croce è apparentemente semplice e altamente monumentale al tempo stesso, con tre navate divise da due file di grandi pilastri a base ottagonale. L'interno, ampio e solenne, ha una forma dicroce "egizia" (o commissa) cioè a "T", tipico di altre grandi chiese conventuali, con un transetto particolarmente esteso (73,74 m) che taglia la chiesa all'altezza dell'abside poligonale. Anticamente il transetto, e dalla quinta campata del corpo longitudinale in poi, erano destinato ai solipresbiteri, con untramezzo che separava questa area da quella per i fedeli e che venne rimosso, come in moltissime altre chiese, dopo le disposizioni delConcilio di Trento. Se ne occupòGiorgio Vasari nel 1566, quando predispose sull'incarico diCosimo I un ampio progetto di ammodernamento per applicare le direttive dellaControriforma. Andò così distrutto anche il coro dei frati, e molti affreschi trecenteschi sulle pareti della navata vennero scialbati (come quelli diAndrea Orcagna, dei quali sono stati trovati frammenti oggi esposti nel Museo della basilica), sostituiti da grandi altari laterali di forma classicheggiante.

La grandiosa navata centrale (115,43 x 38,23 m) segna una tappa fondamentale nel percorso artistico e ingegneristico che condurrà alla navata diSanta Maria del Fiore. I muri sottilissimi, sostenuti da archi a sesto acuto supilastriottagonali, richiamano le basilichepaleocristiane diRoma dove Arnolfo lavorò a lungo, ma la scala metrica è infinitamente più grande e i problemi strutturali costituirono una vera e propria sfida alle capacità tecniche del tempo. La risoluzione di questi problemi costituì un precedente importante per la grande sfida della costruzione del corpo basilicale della cattedrale cittadina.

In particolare ilballatoio che corona le arcate e cinge la navata centrale non è solo un espediente stilistico per accentuare l'andamento orizzontale della costruzione e frenare il goticismo allora poco gradito a Firenze, ma costituisce un legamento strutturale per tenere assieme le esili membrature e i vasti setti murari.

Il soffitto acapriate, ingannevolmente "francescano", richiese un complicato congegno strutturale data l'enorme luce libera e il peso che rischiava di soverchiare le sottili murature.

Arnolfo, rispettando in qualche modo lo spirito francescano, disegnò una chiesa con una pianta volutamente spoglia, con ampie aperture destinate all'illuminazione delle pareti sulle quali, come già in altre chiese francescane prima fra tuttequella diAssisi, dovevano essere affrescati grandi cicli figurativi destinati a narrare al popolo analfabeta leSacre scritture (la cosiddettaBibbia dei Poveri). Ma la grande chiesa, costruita con i contributi delle principali famiglie fiorentine, non dispone delle consuete tre cappelle al capocroce, ma ne allinea ben undici, più altre cinque dislocate alle estremità del transetto. Queste cappelle erano destinate alle sepolture dei donatori e ricevettero ricchissime decorazioni murali per mano dei maggiori maestri dell'epoca.

Il ruolo della basilica quale importante luogo di sepoltura, che diventerà poi ilTempio delle itale glorie, è subito evidente dalle innumerevoli tombe presenti: sul pavimento sono 276 lastre di marmo con rilievi e stemmi intarsiati oltre ai monumenti funebri che si trovano sulle pareti tra gli altari vasariani (molte di uomini illustri), che rimangono molti nonostante uno sfoltimento avvenuto all'inizio degli anni sessanta, che rimosse gran parte delle tombe aristocratiche ottocentesche, oggi sistemate in un corridoio sotto la loggetta del Chiostro Grande.

Tomba di Michelangelo
Tomba di Gioacchino Rossini

Controfacciata

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Sulla controfacciata sono posti due monumenti funebri, quello del drammaturgoGiovan Battista Niccolini (con una personificazione dellaLibertà della Poesia diPio Fedi del 1883) e aGino Capponi, con la figura dellaFama opera diAntonio Bortone (1884). A destra di quest'ultimo una targa e un busto ricordano il botanicoGiovanni Targioni Tozzetti. Alla destra dell'ingresso, nell'angolo a destra, si trova ilmonumento funebre del numismaticoDomenico Sestini (1833). Al di sopra la vetrata del rosone che rappresenta unaDeposizione, è stata realizzata tra 1430 e 1435 circa su cartone diGiovanni del Ponte.

Navata destra

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L'Annunciazione di Donatello
Bernardo Rossellino, tomba diLeonardo Bruni

Le pareti delle navate. rischiarate da numerose vetrate, spesso risalenti al Tre e Quattrocento, sono contraddistinte dai quattordici grandi altari lapidei realizzati a partire dal 1566 daFrancesco da Sangallo su disegno del Vasari che accolgono altrettante tele dipinte seguendo un tema comune, quello dellaPassione, e sono opera di vari artisti, generalmente appartenenti all'Accademia delle Arti del Disegno.

All'inizio della navata destra si trova (in ordine contrario alla lettura delle scene) per prima laCrocifissione firmata daSanti di Tito e datata 1588.

La tomba più famosa custodita nella basilica si trova subito dopo ed è quella diMichelangelo Buonarroti, tra il primo e il secondo altare della navata destra, progettata dalVasari dopo che le spoglie del grande artista arrivarono aFirenze daRoma (1564). Sopra al sepolcro tre sculture rappresentano le personificazioni dellaPittura (diBattista Lorenzi, autore anche del busto dell'artista) (1568 circa), dellaScultura (diValerio Cioli) e dell'Architettura (riattribuita aBattista Lorenzi, già riferita aGiovanni Bandini), rattristate per la scomparsa del grande maestro, ma tutto l'insieme del sepolcro è una commistione di pittura, scultura ed architettura. Gli affreschi che lo decorano sono diGiovan Battista Naldini.

Davanti alla tomba di Michelangelo, sul pilastro, è collocato il rilievo dellaMadonna del Latte diAntonio Rossellino (1478) facente parte, insieme all'acquasantiera e alla lastra tombale sottostanti, dellaTomba diFrancesco Nori, morto per salvare la vita diLorenzo il Magnifico durante la cosiddettacongiura dei Pazzi.

Il secondo altare custodisce l'Andata al Calvario delVasari, del 1572, restaurata tra 2017 e 2018.[10]

Proseguendo nella navata destra si incontra prima ilcenotafio diDante, monumento del 1829 nel quale piangono il poeta le figure dell'Italia e dellaPoesia diStefano Ricci, impostate su uno stile neoclassico allaCanova, ma contaminate dallo spirito neomedievale, romantico e celebrativo del tempo. Alla realizzazione di questo cenotafio si ispiròGiacomo Leopardi nel comporre la canzoneSopra il monumento di Dante.

Il terzo altare presenta la pala raffigurante l'Ecce Homo diJacopo Coppi del Meglio (1576).

Cenotafio di Dante.

Dopo di esso si trova il monumento funebre aVittorio Alfieri diAntonio Canova (1810), con una personificazione dell'Italia piangente appoggiata a un sarcofago classicheggiante con protomi e ghirlande, e un sobrio ornato con il medaglione col profilo del defunto, corone elire allegoriche.

Sul pilastro di fronte, ancora nella sua posizione originale, poggia il pregevolePulpito diBenedetto da Maiano (databile tra 1481 e 1485 circa e restaurato tra 1998 e 1999), originariamente rivolto verso la zona riservata ai fedeli, prima dello scomparso tramezzo. A base eptagonale, il balcone è concepito come un grande peduccio sospeso, il cui effetto aereo è accentuato dalla collocazione della scala di accesso nello spessore del pilastro, per la quale si pensa ad un intervento del fratelloGiuliano. Il pulpito è mirabilmente decorato con inserti di marmo rosso e soprattutto con cinque formelle scolpite abassorilievo e dorate (la doratura si è parzialmente conservata) con scene dellaVita di san Francesco a forte effetto di profondità grazie all'uso sapiente dellaprospettiva. Sotto ciascuna formella si trovano delle nicchie con statuette delleVirtù. Sotto il pulpito è lalastra funeraria di Piero Mellini, committente del pulpito, realizzata con intarsi marmorei policromi, sorta di 'ribaltamento' geometrico del pulpito stesso, anch'esso attribuibile ai fratelli Da Maiano.[11]

L'altare seguente, della famiglia Corsi, è invece ornato da unaFlagellazione firmata daAlessandro Fei e datata 1575, che riprende lo schema dell'affresco diSebastiano del Piombo inSan Pietro in Montorio a cui si aggiungono derivazioni daAndrea del Sarto, mentre più personale appare l'espressività caricata dei personaggi.[12]

A fianco dell'altare è il monumento aNiccolò Machiavelli diInnocenzo Spinazzi (1787), una delle migliori opere del neoclassico fiorentino consistente in un sarcofago sul quale è la celebre iscrizioneTANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM, sormontato dalla figura dellaPolitica che tiene il ritratto di Niccolò Machiavelli, col delicato panneggio e una testa "alla greca".

LaPreghiera nell'orto del Getsemani diAndrea del Minga, firmata e databile tra 1574 e 1578, orna il penultimo altare, della famiglia Pazzi. Il dipinto, una delle poche opere certe del pittore e verosimilmente autografo a differenza di quelo che affermava ilBorghini, è caratterizzato da un morbido impasto pittorico arricchito da preziosismi coloristici fiammingheggianti, specialmente nel paesaggio nello sfondo. L'opera rappresenta un'interessante alternativa stilistica nella Firenze del tardo Cinquecento, distinta dal plasticismo bronzinesco di unAllori o di unSanti di Tito.[13]

Dopo quest'ultimo si trova ilMonumento aLuigi Lanzi, diGiuseppe Belli (1810), e poco dopo l'edicola con l'Annunciazione Cavalcanti diDonatello (1435 circa), capolavoro inpietra serena con dorature, realizzata con una tecnica inconsueta. Si tratta di unaltorilievo impostato secondo l'anticlassicismo tipico di questa fase dell'opera dello scultore, con contrasto tra la semplicità della materia e la ricchezza della decorazione. I personaggi sono ritratti con una certa inquietudine e unacontaminatio con motivi decorativi antichizzanti.

Oltre la porta per i chiostri si trova il già citatoMonumento funebre di Leonardo Bruni eseguito daBernardo Rossellino tra 1444 e 1445, prototipo di sepoltura rinascimentale ispirato alle indicazioni diLeon Battista Alberti, adarcosoliorinascimentale, cioè con il sepolcro posto dentro una rientranza formata da un gradone e da unarco a tutto sesto che lo chiude in alto. L'iscrizione fu dettata daCarlo Marsuppini, in seguito sepolto specularmente nella navata sinistra.

Seguono la tomba diGioachino Rossini, diGiuseppe Cassioli (1900) e, dopo il sesto altare, la tomba diUgo Foscolo, diAntonio Berti (1939).

Una lapide più in alto ricorda la fondazione della chiesa, mentre alcune lapidi recintate sul pavimento indicano il luogo di sepoltura di alcuni condottieri al soldo dellaRepubblica fiorentina:Milano d'Asti,Giovanni Acuto e, poco oltre,Biordo degli Ubertini.

L'ultimo altare presenta una pala con l'Entrata di Cristo in Gerusalemme, l'ultima ad essere realizzata per la basilica. La tavola fu commissionata elCigoli da Luigi Serristori e iniziata dal pittore nel 1604, ma la sua esecuzione rimase interrotta per la partenza del pittore per Roma. Trasferito a Roma per il suo completamento, il dipinto rimase di nuovo incompiuto per la morte del Cardi, nel 1613, e fu terminato dal suo allievoGiovanni Bilivert tra 1615 e 1620.

Girato l'angolo, sul limite del transetto destro, si trova ilMonumento funebre al principe Neri Corsini, diOdoardo Fantacchiotti (1859) nel quale la figura dell'Italia che detta il nome del defunto alla Fama pare riprendere la consimile figura, piangente, della tomba dell'Alfieri di Canova.[14]

Le cappelle

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L'altare maggiore

Cappella Maggiore

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La Cappella Maggiore si ispira all'architettura gotica più pura di matrice transalpina, pur mediata dalla sobrietà all'italiana, con un forte slancio verticale, sottolineato dalle nervaturea ombrello nella volta e dalle strettebifore, estremamente lunghe. Gli affreschi che la decorano sono leStorie dell'invenzione della Vera Croce, un tributo al nome della chiesa, realizzati daAgnolo Gaddi attorno al 1380.

Le scene vanno lette dall'alto verso il basso partendo dalla parete destra. Rappresentano:

  • L'Arcangelo Michele presenta aSet un ramo dell'albero della vita
  • Set pianta l'albero sulla tomba diAdamo
  • L'albero cresce e se ne fa un ponte dove si inginocchia laregina di Saba, poiSalomone fa estrarre e affondare quella trave
  • Gli Israeliti prendono da un fiume quel legno e ne fanno la Croce
  • Sant'Elena fa scavare e ritrova la Santa Croce.

Parete sinistra, dall'alto:

  • Sant'Elena porta trionfalmente la Croce aGerusalemme
  • Cosroè, re dei Persiani, conquistata la città, porta via la Croce e si fa adorare dal suo popolo
  • Sogno diEraclio (chiamato impropriamente sogno, Eraclio in realtà è sveglio, a differenza del Sogno di Costantino nelle Storie della vera Croce ad Arrezzo di Piero della Francesca)
  • Eraclio fa decapitare Cosroè e ritorna a Gerusalemme dove, deposte le vesti regali, entra riportando la Croce

Agnolo Gaddi fornì anche i disegni per le vetrate, mentre quelle degli oculi più alti sono più antiche.

La croce dipinta che pende al centro è opera delMaestro di Figline, e databile al 1320 circa.

Il polittico dell'altare maggiore è invece frutto di una ricomposizione: laMadonna al centro è diNiccolò Gerini, mentre iDottori della Chiesa sono diGiovanni del Biondo e di un altro pittore sconosciuto. Esso sostituisce un polittico diUgolino di Nerio a sua volta sostituito da un ciborio progettato daGiorgio Vasari e intagliato daBattista Botticelli eDionigi Nigetti, ed inaugurato nel 1569.[15]

Cappelle di destra

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Morte di San Francesco,Giotto, Cappella Bardi
Ascensione di San Giovanni,Giotto, Cappella Peruzzi

Ma ben più importanti sono gli affreschi nelle due successive cappelle a destra, laCappella Peruzzi e laCappella Bardi, entrambe decorate daGiotto tra il 1320 e il 1325. Nella prima sono raffigurate leStorie di san Giovanni Battista e quelle disan Giovanni Evangelista, mentre in quella Bardi leStorie di san Francesco. Entrambi i cicli di affreschi furono eseguiti in tarda età dal maestro rinnovatore dell'arte occidentale e rappresentano unasumma della sua opera pittorica e un testamento artistico, che molto influenzerà la generazione successiva di pittori fiorentini (per esempioDomenico Ghirlandaio 150 anni dopo si rifece ancora agli schemi della Cappella Bardi per creare le scene francescane dellaCappella Sassetti inSanta Trinita). I particolari che rivelano la mano del maestro sono la straordinaria spazialità, resa con grande padronanza della disposizione delle figure nella scena e la resa drammatica della narrazione sottolineata dall'espressività dei personaggi. Per esempio nella scena dellaMorte di san Francesco i confratelli del santo si disperano davanti alla salma distesa, con gesti ed espressioni incredibilmente realistici.

La vetrata della cappella Peruzzi, disegnata daJacopo del Casentino, proviene dalla vicinaCappella Giugni.

Le altre tre cappelle di destra sono: la Cappella Giugni, con le tombe diJulie Clary (opera diLuigi Pampaloni) e di sua figliaCharlotte Napoléone Bonaparte (con busto diLorenzo Bartolini); la Cappella Riccardi, che conserva il busto-reliquiario in argento dellabeata Umiliana de' Cerchi fu ristrutturata, su commissione della famiglia Calderini, da Gherardo Silvani intorno al 1620 ed è decorata da affreschi sulla volta e sulle lunette diGiovanni da San Giovanni e da tre tele eseguite tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento: alla parete destra è l'Estasi di san Francesco diMatteo Rosselli, sull'altare ilRitrovamento della Croce diGiovanni Bilivert e sulla parete sinistra l'Elemosina di san Lorenzo diDomenico Passignano; laCappella Velluti, con affreschi trecenteschi di autore ignoto e un polittico sull'altare diGiovanni del Biondo conpredella diNeri di Bicci.

Sempre a destra, alla testata del transetto, si trova lacappella Baroncelli, composta da due campate (una ampia la metà dell'altra) e affrescata daTaddeo Gaddi conStorie della Vergine (1332-1338), dove il grande discepolo di Giotto condusse i suoi studi sulla luce (con la prima raffigurazione pervenutaci di una scena notturna nell'arte occidentale) e autore anche dei disegni per la vetrata, dei quattro profeti all'esterno e forse anche della pala d'altare, da alcuni attribuita aGiotto, che comunque firma l'opera. Sulla parete destra si trova unaMadonna della cintola, affrescata daSebastiano Mainardi. Alla famiglia Baroncelli apparteneva la tomba gotica posta sulla parete esterna, opera diGiovanni di Balduccio del 1327, lo stesso autore delle statuette dell'Arcangelo Gabriele e dell'Annunziata sui pilastri dell'arcata. La scultura dellaMadonna col Bambino dentro la cappella è diVincenzo Danti (1568)

LaCappella Castellani, a doppia campata, invece fu affrescata da suo figlioAgnolo Gaddi con aiuti e presentaStorie dei santi Antonio Abate, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Nicola di Bari. Il tabernacolo della cappella è opera diMino da Fiesole, mentre la croce dipinta è diNiccolò Gerini. Le statue di scuolarobbiana rappresentanoSan Francesco eSan Domenico, mentre tra le lastre tombali spicca quella aLuisa Stolberg contessa d'Albany, opera di gusto neorinascimentale diLuigi Giovannozzi eEmilio Santarelli su disegno diCharles Percier (1824 circa).

Cappelle di sinistra

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IlCrocifisso di Donatello (fuori sede)
Cappella Spinelli

Per quanto riguarda le cappelle di sinistra, partendo dalla Cappella Maggiore, si incontrano: la Cappella Spinelli, ridecorata nel 1837 daGasparo Martellini; la Cappella alla Madre Italiana, ex Cappella Capponi, dedicata nel 1926 alle madri dei caduti italiani dellaPrima guerra mondiale e decorata da un gruppo scultoreo dello scultoreLibero Andreotti raffigurante laPietà[16]; la Cappella Ricasoli, che presenta affreschi del primo Ottocento con leStorie di sant'Antonio da Padova, opera diLuigi Sabatelli e dei suoi figliFrancesco eGiuseppe; la Cappella Pulci-Berardi, che è affrescata daBernardo Daddi con ilMartirio di san Lorenzo e ilMartirio di santo Stefano (1330 circa) e contiene unaterracotta policroma invetriata diGiovanni della Robbia sull'altare; l'ultima della serie è laCappella Bardi di Vernio, affrescata daMaso di Banco con leStorie di san Silvestro, tra le migliori opere in assoluto dellascuola di Giotto (anche le vetrate sono su disegno di Maso). Sull'altare si trova il trittico diGiovanni del Biondo conSan Giovanni Gualberto e storie della sua vita e la parete di sinistra presenta due tombe entro nicchioni, affrescati rispettivamente con unGiudizio Finale con ritratto di Bettino de' Bardi inginocchiato, opera probabilmente pure di Maso di Banco (1367 circa), eDeposizione e ritratto della donatrice diTaddeo Gaddi.

Si chiama "dei Bardi di Vernio" anche la cappella alla testa del transetto, dove è conservato ilCrocifisso diDonatello che diede luogo a una disputa, secondo ilVasari, fra lui eFilippo Brunelleschi: egli giudicò questo Cristo troppo rozzo econtadino e realizzò come termine di paragone l'unica sua scultura lignea a noi pervenuta, ilCrocifisso che ora si trova nellaCappella Gondi dellaBasilica di Santa Maria Novella. La cappella ha la cancellata originaria del 1335, inoltre vi sono collocati il ciborio e i due angeli in legno dorato che all'epoca di Vasari erano stati creati per decorare l'altare maggiore della chiesa. La parete esterna ospita un sarcofago trecentesco di scuola pisana.

Accanto a questa cappella, sempre alla testa del transetto, si trova la Cappella Niccolini, eretta daGiovanni Antonio Dosio nel 1584, con una cupola affrescata dalVolterrano, statue diPietro Francavilla e due pale diAlessandro Allori. Infine, sul lato ovest del transetto sinistro, si trova la Cappella Machiavelli-Salviati, con la pala d'altare raffigurante ilMartirio di san Lorenzo diJacopo Ligozzi; conserva varie tombe all'interno, tra le quali spicca quella della contessa Sofia Zamoyska diLorenzo Bartolini (1837-1844), in stile neorinascimentale aggiornato con un tocco di realismo nel lenzuolo scomposto.

Poco avanti, sul pavimento del transetto, resta la lastra tombale diBartolomeo Valori, opera diLorenzo Ghiberti oggi molto consunta (1427 circa).

Cappella Medici

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Cappella Medici

Uscendo dalla testa del transetto destro si passa dal portale disegnato daMichelozzo, architetto prediletto dellafamiglia Medici, con ante intagliate daGiovanni Di Michele e sormontato da un frammento di affresco con laDisputa del Tempio diTaddeo Gaddi. Si giunge così all'androne del Noviziato, che porta alla Sacrestia e alla Cappella Medici.

L'androne e la cappella sono opera diMichelozzo per iMedici, come testimoniano i numerosistemmi della famiglia, su commissione diCosimo il Vecchio nel 1445 circa. La copertura dell'androne èa botte e sul lato sinistro ha una panca in pietra che ricorda quella dellaCappella Pazzi. Sulla porta per la cappella si trova una lunetta affrescata con laMadonna col Bambino e santi, attribuita aFra Bartolomeo. La parete destra è decorata anche dalla grande pala dellaDeposizione diAlessandro Allori. Il pavimento è composto da lastra tombali di marmo e sulla parete sinistra si trova un monumento aLorenzo Bartolini (che è invece sepolto nella Cappella di San Luca nellabasilica della Santissima Annunziata).

La Cappella Medici, o "del Noviziato", ha una decorazione molto semplice ed essenziale, a base rettangolare coperta da volte e con unascarsella che racchiude l'altare. La pala principale della cappella è la terracotta invetriata diAndrea della Robbia con laMadonna col Bambino tra angeli e santi, risalente attorno al 1480. La vetrata è su disegno diAlesso Baldovinetti. Sulla parete destra si trova il monumento aFrancesco Lombardi, composto con più frammenti quattrocenteschi, tra i quali unaMadonna col Bambino e angeli della scuola diDonatello. Sulla parete sinistra è esposta laDisputa sull'Immacolata Concezione diCarlo Portelli. Nella cappella è anche una tavola con l'Annunciazione, attribuibile aFrancesco Traballesi.[17]

Sacrestia

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La sacrestia

Da qui si accede anche alla grande sacrestia, un grande ambiente coperto acapriate e ricco di affreschi. Gli armadi lignei sono quattrocenteschi, con intarsi diMichele di Giovanni da Fiesole[18] ed espongono oggi reliquiari e corali miniati. Più antico è il banco d'angolo, trecentesco, che faceva forse un tutt'uno con l'armadio a sportelli dipinti per reliquie, le cui formelle conquadrilobi dipinti daTaddeo Gaddi sono oggi nellaGalleria dell'Accademia.

Sopra la decorazione geometrica della parte inferiore, si dispone sulla parete sud una serie di scene della vita di Cristo eseguite da alcuni dei più importanti pittori della scuola giottesca:Niccolò Gerini (Ascensione, Resurrezione),Taddeo Gaddi (laCrocefissione) eSpinello Aretino (Salita al Calvario). Sulla sinistra il lavabo in marmo è opera diPagno Portigiani, mentre il busto in terracotta policroma, raffigurante il Redentore, è opera diGiovanni della Robbia.

Sul lato est, in corrispondenza delle vetrate che danno luce alla stanza, si apre la grande Cappella Rinuccini, con gli affreschi eseguiti tra il 1363 e il 1366 daGiovanni da Milano (alcuni li attribuivano a Spinello Aretino). La parete destra presenta leStorie della Maddalena e quella di sinistra leStorie della Vergine, con la parte inferiore completata daMatteo di Pacino. Benché l'affresco non fosse il tipo di pittura congeniale del grande continuatore della pittura giottesca Giovanni da Milano, in queste opere è comunque significativamente apprezzabile la ricchezza della sua gamma cromatica calda e pallida (a differenza dei pittori contemporanei fiorentini, più fedeli ai forti toni del rosso e del blu), superfici lisce e sfumate delicatamente, scene maestose e composte. Il polittico sull'altare è diGiovanni del Biondo. La cancellata della cappella è originale e risale al 1371.

Desiderio da Settignano, tomba di Carlo Marsuppini

Girato l'angolo, sul limite del transetto destro, si trova ilMonumento funebre al principe Neri Corsini, diOdoardo Fantacchiotti (1860).

Navata sinistra

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Tomba diGalileo Galilei

Vicino allo spigolo con la controfacciata si trova una serie di affreschi diSanti, della prima metà del Quattrocento. Quasi all'imbocco del transetto, i monumenti ottocenteschi al musicistaLuigi Cherubini e all'incisoreRaffaello Morghen (1854), opere entrambe diOdoardo Fantacchiotti (il secondo è solo uncenotafio voluto dagli allievi del Morghen, che è invece sepolto nellachiesa di San Martino a Montughi). Segue, in corrispondenza della navata, ilMonumento aLeon Battista Alberti, opera diLorenzo Bartolini. Il cenotafio, iniziato nel 1838, ma posto in loco solo nel 1851, rappresenta in forme puriste eredi del neoclassicismo, l'Alberti in una posa protesa verso la divinità, attorniato da un angelo con la fiaccola e dall'angelo custode ai cui piedi sono rappresentati i libri che gli dettero fama.

Le pale degli altari laterali proseguono la serie diStorie della Passione iniziate nella navata destra. Il sesto conserva laPentecoste diGiorgio Vasari, la prima pala ad essere eseguita tra quelle previste nella ristrutturazione vasariana della basilica, tra 1567 e 1568 per Agnolo Biffoli, tesoriere diCosimo I de’ Medici. L'iconografia varia l'episodio raccontato dagliAtti degli Apostoli secondo indicazione diVincenzo Borghini, con l'aggiunta in alto di angeli con attributi e colori differenti che impersonano doni divini all'umanità, secondo un passo biblico delLibro di Isaia.[19]

Opera raffinata diDesiderio da Settignano è il quattrocentescoMonumento funebre di Carlo Marsuppini, eseguito nel 1453 e posto di fronte aquello di Leonardo Bruni delRossellino del quale rappresenta un'evoluzione. Il Marsuppini fu infatti il successore di Leonardo Bruni alla cancelleria dellaRepubblica fiorentina e il suo monumento riprese la forma adarcosolio dell'altro, con eleganti decorazioni tra le quali Desiderio aggiunse alcuni delicati puttini, tipici della sua produzione.

Tra il quinto e il sesto altare si trova l'entrata laterale sinistra, sormontata dall'organo diOnofrio Zeffirini daCortona (1579), integrato e ampliato nel 1926.

Il successivo altare, della famiglia Asini, contiene l'Ascensione diGiovanni Stradano, firmata e datata 1569. Davanti a questo altare si incontra la lastra tombale diLorenzo Ghiberti col figlio Vittorio. Alla parete accanto è invece appesa laPietà diAgnolo Bronzino, anch'essa firmata e datata 1569 e commissionata da Giovan Battista della Fonte. La tavola tarda del pittore, originariamente appesa al terzo pilastro, mostra la raffinata cura del dettaglio ed il colorismo brillante dei decenni precedenti, uniti ad una drammaticità espressiva consona anche al soggetto, e ad un michelangiolismo interpretato in modo più sfumato, ammorbidendo e affusolando le masse anatomiche.[20]

Dopo il quinto altare si trovano le tombe dello storicoGiovanni Lami, prima opera diInnocenzo Spinazzi (1752-1755), e quella diEugenio Barsanti, inventore conFelice Matteucci delmotore endotermico, con un busto bronzeo opera diLeone Tommasi. Tra le altre targhe commemorative una ricordaAntonio Meucci, inventore deltelefono. Il monumento allo statistaVittorio Fossombroni è opera diLorenzo Bartolini (1844 circa) ed è sormontato da un affresco dell'Assunzione di Maria attribuito adAgnolo Gaddi.

Il quarto altare ospita l'Incredulità di san Tommaso diGiorgio Vasari, alla quale seguono due altari con opere diSanti di Tito, le prime pubbliche del pittore, da considerarsi manifesti della pittura controriformata a Firenze, dal pittore depurata da molti stilemi manieristi: laCena in Emmaus al terzo altare fu commissionata da Antonio Berti ed eseguita nel 1574; la tavola con laResurrezione fu dipinta più o meno nello stesso anno per il secondo altare, fondato dal canonico del Duomo, Francesco di Niccolò Medici. Il precedente di uguale soggetto delBronzino allaSantissima Annunziata viene sviluppato in direzione naturalistica grazie anche alle esperienza nella bottega diTaddeo Zuccari e all'esempio del tardoRaffaello.[21]

Il primo altare, dei da Verrazzano, conserva invece unaDeposizione diGiovan Battista Naldini, firmata e datata 1583.

Galileo Galilei è sepolto all'inizio della navata sinistra, dopo il primo altare, e nella stessa tomba giacciono il suo discepoloVincenzo Viviani e una donna, molto probabilmente sua figliasuor Maria Celeste. Il sepolcro di Galileo è decorato da un busto diGiovan Battista Foggini e le personificazioni dell'Astronomia (diVincenzo Foggini) e dellaGeometria diGirolamo Ticciati. Gli affreschi di contorno sono resti della decorazione trecentesca della navata, attribuiti aMariotto di Nardo. La tomba, posta simmetricamente a quella di Michelangelo, ne ricorda un po' le forme sebbene sia più tarda di un secolo e mezzo.

Organo a canne

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La cassa e la cantoria di destra

Durante i lavori di restauro condotti daGiorgio Vasari verso la metà del XVI secolo, furono costruite nella basilica duecantorie marmoree simmetriche contrapposte; quella di destra rimase vuota, mentre quella di sinistra venne dotata di unorgano a canne, realizzato dall'organaro toscanoOnofrio Zefferini tra il 1575 e il 1579 (e inaugurato il 6 giugno dello stesso anno),[22] con cassa progettata dallo stesso Vasari. Nel 1929, lo strumento, che aveva mantenuto le sue caratteristiche originarie quasi invariate, venne demolito e laPontificia Fabbrica d'organi Comm. Giovanni Tamburini incaricata di costruire un organo più grande seguendo gli standard stilistici e fonici dell'epoca (opus 368). Quindi, sulla cantoria destra, rimasta vuota nel corso dei secoli, venne costruita una cassa per accogliere parte delle canne riproponendo lo schema di quella del Vasari che, riadattata, rimase sulla sua cantoria e accolse parte del nuovo materiale fonico. Durante l'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, la consolle venne irreparabilmente danneggiata come anche furono distrutte le centraline elettroniche; il materiale danneggiato fu sostituito con un importante intervento di restauro, dopo il quale l'organo tornò a suonare. Un altro restauro importante è stato condotto dalladitta Mascioni nel 2009-2010.Attualmente (2011) l'organo, atrasmissione elettronica revisionata dalladitta Mascioni, ha quattrotastiere di 61 note ciascuna ed unapedaliera concavo-radiale di 32. Le canne sono collocate in tre corpi distinti:

  • quelle delGrand'Organo, dell'Espressivo (rispettivamente II e III tastiera) e di parte delPedale sono collocate nella nuova cassa realizzata nel 1926 sopra la cantoria di destra;
  • quelle delPositivo espressivo (I tastiera) e di parte delPedale nella cassa antica sulla cantoria di sinistra;
  • quelle delCorale espressivo (IV tastiera) in una cassa priva di mostra posta dietro la pala dell'altar maggiore.

Il Museo

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Basilica, chiostri e museo di Santa Croce
IlCrocifisso di Cimabue
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàFirenze
Indirizzopiazza Santa Croce 16
Caratteristiche
TipoArte sacra
Intitolato aVera Croce
ProprietàOrdine dei frati minori
Sito web
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Il convento e la storia del museo

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Alla basilica corrispondeva uno dei più grandi conventi cittadini. Come aSanta Maria Novella gli ambienti vennero gradualmente secolarizzati a partire dalla fine del Settecento e destinati ad altri usi. Per esempio laBiblioteca Nazionale Centrale di Firenze sorge su un terreno che prima faceva parte del convento e oggi, fra le varie attività che si tengono nell'ex-cenobio si annoverano una scuola elementare e una scuola per artigiani delcuoio.

La parte più monumentale del complesso, costituita dall'ex refettorio con il Cenacolo fu allestita come museo già dal 2 novembre del 1900, sotto la direzione diGuido Carocci, dove già esisteva un deposito di opere d'arte, in parte provenienti dalle demolizioni del centro storico del periodo delRisanamento (frammenti architettonici che oggi si trovano nel lapidario delMuseo nazionale di San Marco). Il museo venne gradualmente ampliato e inaugurato con un nuovo allestimento il 26 marzo 1959 come Museo dell'Opera di Santa Croce, con i due chiostri, il refettorio principale e qualche altro ambiente, ma il disastro dell'alluvione di Firenze, con l'acqua che qui arrivò a 4,88 metri, rese necessario un lungo periodo di chiusura per approntare i necessari restauri. Venne riaperto solo nel 1975 e un anno dopo, in occasione del decennale dell'alluvione, il martoriatoCrocifisso diCimabue veniva riportato nel museo.

Dal 2000 circa tutto il complesso basilicale fu convertito in un unico grande museo con un unico biglietto a pagamento, che da una parte ha ridotto l'impatto del turismo di massa sui tesori della basilica, dall'altro ha innescato le tipiche polemiche di quando si destina un edificio di culto consacrato a uso museale, impoverendo il ruolo spirituale di questi ambienti. A fronte di questi cambiamenti oggi non ha più molto senso di parlare di Museo dell'Opera di Santa Croce, essendo tutto il complesso diventato museo.

Nel novembre 2006, appena dopo le celebrazioni per il quarantennale dell'alluvione, diciannove opere pittoriche di grande pregio sono tornate al loro posto dopo un meticoloso e complesso restauro, oggi esposte in un allestimento apposito nel refettorio.

In occasione del cinquantesimo anniversario dell'alluvione, la grandiosa tavola dell'Ultima Cena diGiorgio Vasari, all'epoca divisa in grandi segmenti e in deposito da quarant'anni, è stata ricollocata dopo che è stato ultimato il restauro dall'Opificio delle pietre dure.

Nel 2008 il museo è stato visitato da 837.575 persone[23].

I chiostri e la Cappella Pazzi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Cappella Pazzi.
Il Chiostro e la Cappella Pazzi
IlDio padre di Baccio Bandinelli, chiostro grande

Il chiostro trecentesco (ma con sostituzioni e integrazioni degli elementi architettonici nel tempo) si trova sul lato destro della facciata della Basilica e introduce allaCappella Pazzi. Era originariamente composto da due chiostri distinti, quello rettangolare prospiciente Cappella Pazzi ed uno quadrato (demolito con il palazzo dell’Inquisizione nel 19º secolo, al tempo della facciata di Matas), oggi uniti nella paradossale pianta a forma di “P”[6]. Sul lato destro della facciata si trova una rientranza dove dieci cipressi circondano le statue diDio Padre seduto (1556), diBaccio Bandinelli, che in origine si trovava nel coro dellacattedrale di Santa Maria del Fiore e che fu posta nell'attuale collocazione nel 1843, e quella delGuerriero bronzeo diHenry Moore. Tale spazio costituisce ilParco della Rimembranza che ricorda dieci soldati residenti nel comune di Firenze che sono deceduti durante laPrima guerra mondiale e che sono stati decorati dellamedaglia d’oro al valore militare. Al momento dell'inaugurazione, nel 1923, il parco si trovava inpiazza Santa Croce e fu spostato nella posiziona attuale agli inizi degli anni Cinquanta del XX secolo. Molto probabilmente in quest'occasione fu inserita la lapide ai caduti che si trova sul basamento della statua diDio Padre seduto.[24]

LaCappella dei Pazzi è un capolavoro diFilippo Brunelleschi e di tutta l'architettura rinascimentale, mirabile esempio di armonia spaziale raggiunta in tutti i suoi elementi strutturali e decorativi. Il portichetto della facciata è da alcuni attribuito alla continuazione diGiuliano da Sangallo, ma altri invece lo fanno risalire ai disegni del maestro. Il fregio con medaglioni e teste di cherubini è diDesiderio da Settignano, mentre la volta a botte è decorata da tondi e rosoncini diLuca della Robbia, autore anche della lunetta sull'ingresso; le porte lignee sono stati intagliati daGiuliano da Maiano nel 1472. All'interno la decorazione plastica è strettamente subordinata all'architettura, coi dodici grandi medaglioni degliApostoli, tra le migliori creazioni diLuca della Robbia, ilfregio coi Cherubini e l'Agnello, e gli altri 4 tondi policromi con gliEvangelisti, attribuiti aAndrea della Robbia o al Brunelleschi stesso che ne avrebbe curato il disegno. La vetrata è stata realizzata su disegno diAlesso Baldovinetti.

Accanto alla cappella Pazzi la cripta della Cappella Castellani ospita l'allestimento di una mostra permanente sull'opera dell'incisorePietro Parigi.

Sul lato nord si trova la galleria dei monumenti funebri, soprattutto ottocenteschi, che affollavano il primo chiostro e che furono qui spostati e ricomposti dal 1964 al 1986. Il lungo passaggio corre sotto il porticato con loggia del lato nord, ed è lastricato sia sul pavimento che sulle pareti dai monumenti funebri. Tra questi spiccano quello alla cantanteVirginia de Blasis diLuigi Pampaloni (1839), quello aGiuseppe Sabatelli diUlisse Cambi (1844) e quello al musicistaGiovanni Pacini diVincenzo Consani (1874). Al piano soprastante, sotto il loggiato, si trova il monumento a Louise de Favreau, capolavoro della scultrice franceseFélicie de Fauveau (1856).

Il secondo chiostro

Sono restati invece in sede sulla parete d'ingresso i monumenti aGirolamo Segato, della scuola diLorenzo Bartolini, quello aFlorence Nightingale e quello al patriotaGiuseppe La Farina (diMichele Auteri Pomar, 1877).

Il secondo chiostro ha partitura quadrata con pozzo centrale, opera del 1453 di grande eleganza, da alcuni attribuito al disegno diBrunelleschi, anche se è più probabile l'intervento diBernardo Rossellino. È realizzato interamente inpietra serena, con arcate a tutto sesto che reggono una loggetta architravate al primo piano. Ipennacchi tra gli archi hanno una raffinata decorazione a graffiti e tondi in rilievo, con stemmi e imprese. Sul secondo chiostro si affaccia laBiblioteca Nazionale Centrale di Firenze, che usa gli ambienti al primo piano sui lati sud ed est.

Il refettorio

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Il percorso espositivo prosegue con la visita dei locali del Refettorio trecentesco dove sono posti importanti esempi di arte sacra tra i quali spicca ilCrocifisso diCimabue, una delle opere d'arte più importanti di tutti i tempi, chiave nel passaggio dalla pitturabizantina a quella moderna, diventato tristemente famoso come simbolo della distruzione causata dall'alluvione del 1966; nonostante il restauro la superficie pittorica è andata in gran parte perduta e per poterlo ammirare appieno ci restano solo le fotografie precedenti al disastro.

IlCenacolo di Taddeo Gaddi
Frammento delTrionfo della Morte dell'Orcagna

La parete ovest del refettorio è dominata dallagrande serie di affreschi diTaddeo Gaddi, che la ricoprono interamente (1333). Lo schema delle decorazioni diventerà tipico per i cenacoli conventuali, con unaCrocifissione, qui rappresentata comeAlbero della Vita (iconografia tratta dalLignum Vitae disan Bonaventura), contornata da alcune scene fra le quali spicca l'Ultima cena in basso, primo prototipo deicenacoli fiorentini che andranno a decorare i refettori dei più prestigiosi conventi e monasteri della città. Le altre scene che compongono l'insieme sono tutti spunti sui quali i frati potevano riflettere durante il pasto:

  • San Benedetto in solitudine
  • Gesù a cena dal Fariseo
  • San Francesco che riceve le stimmate
  • Storia di san Ludovico di Tolosa

Alle pareti sono poi esposti sei frammenti di affreschi diAndrea Orcagna, ritrovati sotto l'intonaco cinquecentesco nella navata destra della chiesa. Probabilmente erano stati gravemente danneggiati dall'alluvione del 1557, tanto da costringere ilVasari (che sicuramente non coprì l'opera antica per solo spirito di rinnovamento stilistico, essendo un estremo ammiratore degli antichi maestri fiorentini) a realizzare nuovi altari in pietra serena su un muro a intonaco bianco. I frammenti ritrovati sono comunque notevoli per la vigorosa e drammatica narrazione nelle scene, con un colorito linguaggio pittorico. Vi si distinguono unTrionfo della Morte, unGiudizio Universale e una parte diInferno. Altri affreschi tre-quattrocenteschi sono la lunetta mutila delCompianto diTaddeo Gaddi, già sulla porta della navata sinistra, e la veduta della città di Firenze nellaVenuta dei Francescani a Firenze, diGiovanni del Biondo, dove si può riconoscere l'aspetto dipiazza del Duomo verso il 1380, con la facciata arnolfiana diSanta Maria del Fiore.

La statua diSan Ludovico di Tolosa è una poderosa opera diDonatello, una delle pochissime in bronzo dorato del grande scultore fiorentino (1423-1424), inizialmente realizzata per una nicchia diOrsanmichele, fu poi spodestata dall'Incredulità di san Tommaso diVerrocchio nel 1487 e collocata per più di tre secoli e mezzo al centro della facciata incompiuta di Santa Croce. La statua di Donatello fu uno dei primi grandi bronzi fusi dall'epoca dell'antichità, sebbene venissero assemblati più pezzi, per facilitare la doratura. Vibrante è il contrasto tra la testa e la mano, scolpita con delicato realismo, e la pesantezza del panneggio che nasconde tutto il corpo.

Sempre nel refettorio, vicino alla porta della seconda sala, si trova l'affresco staccato deiSanti Giovanni Battista e Francesco, frammento di un'opera più ampia, nel tipico stile luminoso diDomenico Veneziano, con influssi diAndrea del Castagno (al quale era anche stata attribuita). Si trovava originariamente nel coro e poi sulla parete della navata destra della chiesa.

Qui sono inoltre state esposte le diciannove pale (dipinti su tavola o su tela) danneggiate durante l'alluvione e ricollocate solo nel 2006, al termine di un lungo e capillare lavoro di restauro:

  • Madonna col Bambino e santi diNardo di Cione,
  • Incoronazione della Vergine diLorenzo di Niccolò,
  • Polittico di san Giovanni Gualberto diGiovanni del Biondo,
  • San Jacopo diLorenzo Monaco,
  • San Bernardino da Siena diRossello di Jacopo Franchi,
  • San Bonaventura diDomenico di Michelino,
  • Deposizione dalla Croce diFrancesco Salviati (che ha subito un recupero quasimiracoloso, dopo che fu ritrovata dilaniata a pezzi), realizzata nel 1548 per la cappella Dini, già in controfacciata, alla destra del portale principale, dove è oggi la Tomba di Giovan Battista Niccolini.
  • Discesa di Cristo al Limbo diAgnolo Bronzino, tavola dipinta nel 1552 per l'altare di Giovanni di Piero Zanchini già nella controfacciata della chiesa alla sinistra del portale principale. La pala, permeata del particolare, morbido michelangiolismo del pittore, fu lodata dai contemporanei per la bellezza dei nudi in pose diversificate, e, come le coeveDeposizione diSalviati ed il perdutoMartirio di San Sigismondo diVasari, fu al centro di una sfida formale sulla composizione gremita di figure. Più tardi, nel clima controriformato, l'insieme dei nudi fu accusato di distogliere dalla devozione ed il dipinto subì una censura (tanto che solo in seguito al restauro sono stati riscoperti dei dettagli "scabrosi" di demoni). Nella pala sono diversi ritratti, molti di letterati anche amici del pittore. In alto a sinistra, accanto all'effigie del committente nelle vesti delprofeta Elia, il Bronzino si raffigura nelle vesti dire Davide, poiché era anche poeta, dietro la spalla destra di Cristo è il ritratto diPontormo, mentre sotto il suo braccio destro si vede il volto del giovaneAllori.[25]
  • Trinità delCigoli (1592).

Le altre sale

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IlPolittico Baroncelli

Nelle altre cinque sale sono conservate altre pregevoli opere provenienti dalla chiesa e dal convento.

La seconda sala ospita frammenti di affreschi e di vetrate, con opere diNeri di Bicci e, per attribuzione, aGiotto e aAlesso Baldovinetti. Vi sono inoltre modellini ottocenteschi del campanile e della facciata e alcuni dipinti. La lunetta conSan Francesco morente che distribuisce il pane ai frati è opera diJacopo Ligozzi, la cuisinopia si trova nella sala sei. Durante il restauro dellaCappella Baroncelli qui è stato conservato ilPolittico Baroncelli attribuito aGiotto o aTaddeo Gaddi. A Giotto è attribuito anche un frammento di affresco denominatoMadonna dolente.

La terza sala, anticamente Cappella deiCerchi, ospita affreschi staccati erobbiane, tra le quali una diAndrea della Robbia, due busti diGiovanni della Robbia e unaMadonna col Bambino diBenedetto Buglioni. La croce dipinta è diLippo di Benivieni, mentre gli affreschi staccati, già facenti parte della decorazione originaria della cappella, sono attribuiti aNiccolò di Pietro Gerini (cornici decorate) e alMaestro di San Martino a Mensola (Maestà con santi).

La quarta sala ha affreschi e sinopie del Tre e Quattrocento. La quinta sala mostra la ricostruzione delmonumento aGastone della Torre diTino da Camaino, altre sculture soprattutto trecentesche (tra cui alcune di Tino di Camaiono e due formelle attribuite aGiambologna) e i modelli in gesso per le statue ottocentesche che decorano la facciata. La sesta e ultima sala presenta alcuni affreschi staccati, tra i quali ne spiccano tre, opera diMatteo Rosselli.

Gli orti

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Una serie di antichi orti corrispondono al retro della chiesa, ricchi di alberi (con alcuni grandi esemplari dibagolari,cedri dell'Atlante e dell'Himalaia) sono oggi aree di pertinenza delle scuoleScuola-Città Pestalozzi e Vittorio Veneto, dellaBiblioteca Nazionale Centrale di Firenze e della Scuola del Cuoio.

Confraternite

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Nella grande basilica e nei suoi annessi (soprattutto negliestesi sotterranei) si riunirono nel tempo molte Compagnie oconfraternite. Tra le più importanti ci furono:

Opere già in Santa Croce

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Personalità sepolte o ricordate in Santa Croce

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Le singole voci sono elencate nellaCategoria:Sepolti nella basilica di Santa Croce.

La basilica è il luogo di sepoltura di alcuni dei più illustri personaggi italiani, comeMichelangelo Buonarroti,Galileo Galilei,Niccolò Machiavelli,Vittorio Alfieri,Ugo Foscolo,Gioachino Rossini.

Nonostante sia unachiesa cattolica, vi sono anche sepolture di persone non credenti, tra cui lo stesso Foscolo. La prima illustre personalità qui inumata fuLeonardo Bruni nella seconda metà del Quattrocento, mentre l'ultima persona sepolta effettivamente in Santa Croce fuGiovanni Gentile nel 1944. Numerose sono anche le targhe commemorative, come quella perEnrico Fermi, la cui tomba si trova negliStati Uniti dove morì nel 1954.

Note

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  1. ^abcAA.VV.,Cappelle del Rinascimento a Firenze, Editrice Giusti, Firenze 1998, p. 45.ISBN 88-8200-017-6
  2. ^Per un posto in Santa Croce, articolo sul Corriere Fiorentino (Corriere della Sera) del 4 aprile 2008.
  3. ^abcFabio Mariano,L'età dell'Eclettismo, edizioni Nerbini 2004, pagine 20-26
  4. ^abVoce Niccolò Matas sulla Treccani, sutreccani.it.
  5. ^C. Cresti, M. Cozzi, G. Carapelli,Il Duomo di Firenze 1822-1887. L'avventura della facciata, Firenze 1987, pp. 24-26.
  6. ^abAndrea De Marchi, Giacomo Piraz Pirazzoli,Santa Croce. Oltre le apparenze, Gli Ori 2011, in particolare Giacomo Piraz Pirazzoli alle pagine 156-174.
  7. ^Corriere Fiorentino, articoloGiallo in Santa Croce - la stella di David giganteggia sulla chiesa
  8. ^Voce N. Matas sulla Treccani Davanti al portale si trova la sepoltura di Matas
  9. ^Ufficio del Turismo - Firenze, suufficiodelturismo.it.
  10. ^Firenze. Torna a splendere il Calvario del Vasari, realizzato in omaggio a Michelangelo, suavvenire.it.
  11. ^Francesco Caglioti,Pulpito: Benedetto da Maiano, inOPD Restauro, No. 12, Firenze, 2000, pp. 211-215.
  12. ^Elena Capretti,Alessandro del Barbiere, Flagellazione di Cristo, inIl Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e Controriforma, catalogo di mostra, Firenze 2017, pagg. 222 - 223.
  13. ^Alessandro Nesi,Un disegno di Andrea del Minga per l'Orazione nell'orto in Santa Croce a Firenze, inBollettino d'Arte, n. 133-134, Luglio-Dicembre 2005, pagg. 103-114.
  14. ^Demetrio Guccerelli, Ilsepolcro di don Neri Corsinimarchese di. Laiaticonel Tempio di Santa Croce in Firenze, Firenze 1944.
  15. ^Ludovica Sebregondi,Chiese, conventi e confraternite a Firenze nell'età della Controriforma, inIl Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e Controriforma, catalogo dia mostra, Firenze 2017, pag. 108.
  16. ^ Marco Fanti,Cappella votiva alla Madre Italiana – Basilica di Santa Croce di Firenze, suPietre della Memoria, Associazione fra Mutilati ed Invalidi di Guerra, 7 luglio 2022.URL consultato il 3 dicembre 2023.
  17. ^Alessandro Nesi,Dai dipinti dell'antica iconostasi di San Atanasio dei Greci a Roma, uno spunto critico per le opere toscane di Francesco Traballesi, inArte Cristiana, n. 841, Vol. XCV, Luglio - Agosto 2007, pag. 266.
  18. ^Foto1Archiviato il 29 maggio 2014 inInternet Archive. e2Archiviato il 29 maggio 2014 inInternet Archive. degli armadi lignei suThe Courtauld Institute of Art
  19. ^Alessandro Nesi,Una “invenzione” di Vincenzo Borghini e alcune pale d’altare con La Pentecoste. Note d’iconografia e di stile, in Storia dell’Arte 113/114, Gennaio – Agosto 2006, pagg. 103 - 118.
  20. ^Antonio Geremicca,Bronzino, Pietà, inIl Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e Controriforma, catalogo di mostra, Firenze 2017, pagg. 318 - 319.
  21. ^Nadia Bastogi,Santi di Tito, Resurrezione, inIl Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e Controriforma, catalogo di mostra, Firenze 2017, pagg. 126 - 127.
  22. ^B. Frescucci (a cura di), p. 66.
  23. ^Touring Club Italiano - Dossier Musei 2009 (PDF), sustatic.touring.it.URL consultato il 17 ottobre 2009(archiviato dall'url originale il 9 aprile 2011).
  24. ^ Marco Fanti,Parco della Rimembranza a 10 Caduti decorati di Firenze nella Grande Guerra, suPietre della Memoria, Associazione fra Mutilati ed Invalidi di Guerra, 7 luglio 2022.URL consultato il 3 dicembre 2023.
  25. ^Liala Morini,Bronzino, Discesa di Cristo al Limbo, inBronzino pittore e poeta alla corte dei Medici, catalogo di mostra a cura di C. Falciani, A. Natali, Firenze, 2010, pp. 304 - 305.

Bibliografia

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  • Bucci M., La Basilica di Santa Croce, Sadea/Sanson, Firenze, 1965.
  • Bruno Frescucci (a cura di),Arte organaria nei secoli XV-XVI-XVII: la scuola cortonese, Cortona, Grafiche Calosci, 1976, ISBN non esistente.
  • Marcia B. Hall,Renovation and Counter-Reformation: Vasari and Duke Cosimo in Santa Maria Novella and Santa Croce, 1565-77. New York, 1979.
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  • Luciano Berti (a cura di),Il pantheon di Santa Croce a Firenze, testi di Alessandro Cecchi e altri, Firenze, Cassa di risparmio di Firenze, 1993,SBN PAL0264711.
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  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari,I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999ISBN 88-451-7107-8.
  • Verdiani, G. (editor), Firenze delle torri: architetture verticali e loro intorno: i campanili di Santa Maria del Fiore e di Santa Croce, Materia e geometria, Volume 13, Alinea, Firenze, 2005.
  • Beatrice Paolozzi Strozzi,La Basilica di Santa Croce, Itinerario guida, Firenze, 2006.
  • Guida d'Italia, Firenze e provincia ("Guida Rossa"), Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2007.
  • Santa Croce. Oltre le apparenze, a cura di Andrea De Marchi e Giacomo Piraz, Pistoia, Gli Ori, 2011ISBN 978-88-7336-434-4
  • Agnolo Gaddi e la Cappella Maggiore di Santa Croce a Firenze.Studi in occasione del restauro, a cura di Cecilia Frosinini, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2014,ISBN/EAN:97888366294.

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