
Bahye ben Asher ibn Halawa noto anche comeRabbeinu Behaye in ebraicoרבינו בחיי? (Saragozza,XIII secolo –1340) è stato unrabbino ereligiosospagnolo, studioso dell'Ebraismo, commentatore delTanakh (Bibbia ebraica) e rinomato per aver introdotto laCabala (misticismo ebraico) nellostudio della Torah.
Considerato dagli studiosi ebraici uno dei più importantiesegeti dellaSpagna, fu discepolo di RabbiShlomo ben Aderet (ilRashba). A differenza di quest'ultimo, Bahya non si dedicò alla scienzatalmudica, ma all'esegesi biblica, prendendo come esempio Rabbi Moses ben Nahman Girondi, conosciuto comeNahmanide oRamban, insegnante di Rabbi Solomon ben Adret, che fu il primo ad usare la Cabala come sistema per interpretare laTōrāh. Fu sempre ligio ai suoi doveri didarshan ("predicatore") nella città nativa diSaragozza, condividendo tale posizione con molte altre, ricevendo per queste un esiguo stipendio, scarsamente sufficiente a sostenere lui e famiglia; tuttavia né la sua difficoltà a guadagnarsi da vivere né le varie altre difficoltà che affrontò nel corso della vita (a cui si riferisce nell'introduzione al suo commentario della Torah) diminuì il suo interesse per lostudio della Torah in generale e l'esegesi biblica in particolare.[1]
L'opera principale di Bahye è il suo commentario dellaTōrāh (i cinque libri diMosè: ilPentateuco), in preparazione del quale Bahye esaminò attentamente le opere di precedenti esegeti biblici, usando tutti i metodi da loro impiegati per dare le sue interpretazioni.
Bahye elenca i seguenti quattro metodi, in sua opinione tutti indispensabili all'esegeta:
In genere Rabbi Bahye non rivela nessuna delle sue fonti cabalistiche, eccetto a riferirsi comunemente alSefer ha-Bahir e alle opere diNahmanide. Cita loZohar soltanto due volte.[1]
Il commentario di Bahye è considerato particolarmente efficace nella forma: ogniparashah, o lezione settimanale, viene preceduta da un'introduzione che prepara il lettore alle idee fondamentali che devono essere esaminate; tale introduzione riporta un motto nella forma di alcuni versetti scelti dalLibro dei Proverbi. Inoltre, grazie alle domande che vengono frequentemente poste, il lettore è portato ad entrare nella prospettiva mentale dell'autore - il rischio di annoiarsi è quindi evitato.
Il commentario venne pubblicato per la prima volta aNapoli nel1492 e la popolarità che acquisì viene documentata da numerosi sovracommentari che vennero pubblicati su di esso. A causa del grande spazio riservato alla Cabala, l'opera fu particolarmente valutata dai cabalisti, sebbene Rabbi Bahye si fosse servito anche di fonti non ebraiche. Edizioni successive del commentario apparvero aPesaro nel1507,1514 e1517; aCostantinopoli nel1517; aRimini nel1524; aVenezia nel1544,1546,1559,1566 e oltre.[2]
Un'altra sua opera diffusa fuKad ha-Kemah ("Ricettacoli della farina") (Costantinopoli,1515): consiste di sessanta capitoli, ordinati alfabeticamente, che comprendono discorsi e dissertazioni sui requisiti della religione e della moralità, come anche delle pratiche rituali ebraiche.Kad ha-Kemahè un'opra diLetteratura Musar, il cui scopo è di promuovere la vita morale. Bahye tratta le seguenti materie: fede in Dio; gli attributi divini e la natura dellaprovvidenza; il dovere di amare Dio e comportarsi dinanzi a a Lui con umiltà e semplicità;timore di Dio; lapreghiera ebraica; benevolenza e amore per l'umanità; la pace; l'amministrazione dellagiustizia e la sacralità del giuramento; il dovere di rispettare la proprietà e l'onore del prossimo; lefestività ebraiche e laHalakhah (Legge ebraica).
Ulteriore opera di Bahye, pubblicata frequentemente e nella prima edizione diMantova del1514 erroneamente attribuita a Rabbi Moses ben Nahman,Nahmanide, porta il titolo diShulkhan Arba ("Tavola [dei] Quattro"). Comprende quattro capitoli, i primi tre con le regole religiose di condotta in merito ai vari pasti, mentre il quarto parla del banchetto dei giusti nelMondo a venire.
Un certo numero di opere il cui autore viene citato semplicemente come "Bahye", o di autore ignoto, è stato attribuito a Rabbi Bahye ben Asher. Diverse autorità esperte degli scritti di Rabbi Bahye hanno affermato che molte di queste attribuzioni sono errate:
Un libro apparentemente scritto da Bahye, curato da M. Homburg col titolo diSoba Semakhot ("Pienezza di gioia") e reputato un commentario delLibro di Giobbe, in realtà è una compilazione fatta da un redattore successivo di due opere di Bahye:Kad ha-Kemah (Costantinopoli,1515) eShulhan shel Arba (Mantova,1514).[1]
Le opere di Rabbeinu Behaye possiedono un valore speciale sia per lo studioso diletteratura ebraica, a causa di copiose ed estesa citazioni dell'autore dalleopere esegetichemidrashiche andate perdute, sia per lo studente di lingue moderne a causa del frequente uso di parole davernacoli (arabo,spagnolo efrancese) nella spiegazione di termini biblici. Dette opere contengono anche materiale interessante per lo studio della vita sociale e per la storia della Cabala, lademonologia edescatologia degli ebrei inSpagna.
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