(Bacchilide, fr. XII, da:Frammenti della melica greca da Terpandro a Bacchilide, riveduti, tradotti e annotati daL.A. Michelangeli, vol. 6, Bologna, N. Zanichelli, 1897, p. 57)

Bacchilide (ingreco antico:Βακχυλίδης?,Bakchylídēs;Iuli,520[1] o518 a.C.[2] –451 o450 a.C.[3]) è stato unpoetagreco antico, delgenere lirico, coetaneo diPindaro, suo rivale in poesia.
Le prime menzioni di Bacchilide possono essere ritrovate inCallimaco (III secolo a.C.), che produsse alcuni scritti sulle opere di Bacchilide.[4] ComeSimonide ePindaro, comunque, Bacchilide scrisse poesie per la classe elitaria[4], anche se la sua fama crebbe, probabilmente, soltanto sul finire della sua vita.[5]
La biografia di Bacchilide si può ricostruire solamente dagli scritti sulla sua vita compilati dopo la sua morte, che per questo sono spesso imprecisi e talvolta contraddittori. SecondoStrabone, Bacchilide nacque aIuli, figlio della sorella di Simonide.[6] Secondo laSuda, il nome di suo padre era Meidone[7] e suo nonno, anche lui chiamato Bacchilide, era un famoso atleta.[8] Alcuni scrittori antichi, comeEustazio eTommaso Magistro, sostengono che Bacchilide fosse più giovane di Pindaro e per questo alcuni storici hanno posto l'anno di nascita di Bacchilide alla fine delVI secolo a.C.[9], anche se probabilmente si avvicina di più al518 a.C.[10]
SecondoPlutarco, Bacchilide fu bandito dalla propria isola natale,Ceo (Κέα), e perciò abitò per un certo periodo nelPeloponneso, dove egli produsse i suoi carmi più conosciuti.[11]

Bacchilide aveva compostoepinici,ditirambi,inni eparteni, che furono successivamente raccolti e divisi in nove libri daifilologialessandrini. Di tutta la sua vasta produzione poetica rimanevano, tuttavia, solo pochi frammenti sparsi, finché nel 1896 furono ritrovati duepapiri egiziani, che ci hanno restituito 14 epinici e 6 ditirambi (alcuni frammentari).
La struttura dei suoi epinici è simile a quella di Pindaro: ilmito occupa la parte centrale; l'occasione per la composizione del canto è data da una vittoria di un atleta alleOlimpiadi. La vittoria dell'atleta è inserita in un mito, che ha tre funzioni: dare solennità all'evento, rendere eterno quel momento ed emettere una sentenza morale. L'evento particolare oltrepassa così i limiti temporali e si innalza a modello esemplare per tutti. La parte iniziale e finale degli epinici è invece rappresentata dalle lodi dell'atleta vincente, e anche della sua famiglia, della sua città e dei suoi dèi protettori.
Da ricordare sono l'epinicio a Gerone, vincitore aOlimpia nel470 a.C., e i due ditirambi dedicati alla saga diTeseo. L'epinicio a Gerone, inviato al potente protettore tramiteCeo, si apre con la celebrazione della vittoria olimpica di Gerone e del suo cavallo Ferenico, quest'ultimo definito impetuoso come il vento del nord, e prosegue con l'auspicio di ottenere dal cielo ricchezza e gloria contemporaneamente; l'aggancio con il mito viene effettuato descrivendo la sfortunata sorte diMeleagro, su cui si accanironoArtemide eAltea, e la pietà diEracle, che ottenne in sposaDeianira, sorella del morto; l'ultima parte del carme è dedicata all'invocazione dellaMusa, affinché celebri le gesta del vincitore e dei suoi luoghi.

Anche i ditirambi contengono elementi storici letterari di una notevole importanza, come nel caso deI giovani, in cuiTeseo trasporta aCreta quattordici maschi e femmine vergini da sacrificare alMinotauro e dimostra, grazie da una prova pericolosa, la sua origine familiare risalente aPoseidone.[12]InveceTeseo è un dialogo fra il coro diateniesi ed il re di AteneEgeo, che assume una notevole importanza, in quanto viene considerato da alcuni critici, tra i qualiAristotele, un intermedio fra ildramma e lalirica corale, da cui sbocciò latragedia, mentre altri ritengono che Bacchilide sia stato ispirato dalla tragedia, che quindi, in questo caso, era già formata e diffusa a quei tempi.[13]
I ritmi usati nei ditirambi sono giambico-trocaici e dattilici, mentre lo stile e il dialetto sono influenzati dal modelloomerico.
IlCanone alessandrino lo include neinove poeti lirici per eccellenza insieme allo zioSimonide. L'eleganza e lo stile raffinato che caratterizzano i suoi carmi, in particolareepinici editirambi, ricevono lodi anche dall'autore delSublime, che però lo pone in secondo piano rispetto aPindaro.[2][14]
La rivalità con Pindaro traspare anche in alcune opere, e comunque la critica moderna, quasi all'unanimità, attribuisce a Pindaro una maggiore originalità e ispirazione oltre ad una maggiore altezza lirica, mentre Bacchilide era apprezzato soprattutto dagli antichi per la grazia dei suoi versi e per una maggiore fluidità e trasparenza.[13]
Gli studiosi moderni ne apprezzano soprattutto l'attenta proporzione tra la misura di ogni verso e l'utilizzo dei termini propri dell'epos classico in versi chiari, ma pieni di grazia.[2][15] La sua carriera coincise temporalmente con la diffusione dello stile drammatico, incarnato daSofocle edEschilo, e la perdita della poesia lirica, che vedeva in Bacchilide uno degli ultimi maggiori esponenti.[16]
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