Inaugurato nel 1953, al tempo era ufficialmente denominatoAuto-motovelodromo PrototipoCONI di Imola, seppur noto principalmente comecircuito delSanterno, titolazione questa che colloquialmente tuttora mantiene. Nel 1970 assunse il nome diAutodromoDino Ferrari, in memoria del primogenito diEnzo Ferrari prematuramente scomparso; alla successiva morte di Enzo, nel 1988, il suo nome venne affiancato a quello del figlio portando così il circuito imolese all'odierna denominazione.
Dal 30 giugno 2013 l'autodromo ospita il Museo "Checco Costa"; il museo è aperto esclusivamente in occasione di mostre temporanee e non ha una collezione permanente.
«In una notte dell'estate del 1947 questo gruppo di pionieri, camminando nel viale delle Acque Minerali,[3] una stradina che congiungeva le Acque Minerali al ponte sul Santerno, disegnò un piccolo circuito: via dei Colli, raccordo dalla Tosa alla Piratella, viale delle Acque Minerali.»
Nel 1946 fu redatto dal Comune d'Imola un progetto per la costruzione di una strada in riva destra delSanterno, ovvero un asse di collegamento di 2,8 km tra via Rivazza, presso il ponte sul fiume, e la strada per la frazione diCodrignano. Alfredo Campagnoli, giovane geometra dell'ufficio tecnico comunale, parlò di questo progetto con alcuni amici: Tonino Noè, titolare di un'armeria e negozio di caccia e pesca, Ugo Montevecchi, commerciante in legnami ed esperto pilota, e Graziano Golinelli, impiegato comunale e dirigente del Moto Club Imolese. Sembrò concretizzarsi l'idea di costruire un circuito sulle pendici di Imola, comprendente la zona di monte Castellaccio, su strade aperte al traffico ma opportunamente distanti dal centro abitato.
L'anno dopo il gruppo di amici propose, inizialmente, un tracciato extraurbano di 3 800 m sul quale organizzare alcune gare motociclistiche durante l'anno, sia di motocross sia di velocità. Nel frattempo, ai promotori originari si aggiunseroChecco Costa, presidente del Moto Club, e Gualtiero Vighi, membro consigliere del Moto Club e valente pilota.
In breve tempo fu costituita una società per la realizzazione e la gestione del circuito. Il 25 novembre 1947 fu fondato l'Ente Sport e Turismo Imola (ESTI), nella forma societaria dellacooperativa a responsabilità limitata; il 1º febbraio 1948 il ragioniere Tommaso Maffei Alberti ne divenne presidente, rimanendovi in carica ininterrottamente fino allo scioglimento dell'ente, avvenuto nel 1973. Scopo dell'ESTI era reperire i fondi necessari per la costruzione del circuito. Maffei si rivolse aEnzo Ferrari (23 gennaio 1948), chiedendogli di interessarsi al progetto: ilDrake si attivò presso ifratelli Maserati che parteciparono, insieme ad altri costruttori, a un sopralluogo nella zona in cui si sarebbe realizzato il tracciato (1º febbraio).[4] Emerse l'idea di fare del nascente circuito una sede stabile di gare e di collaudi di vetture sport.
Evoluzione del tracciato
Il tracciato nel 1980 (5 000 m)Il tracciato dal 1981 al 1994 (5 040 m)Il tracciato nel 1995 (4 895 m)Il tracciato nel 1996 (4 892 m)Il tracciato dal 1997 al 1999 (4 930 m)Il tracciato dal 2000 al 2005 (4 933 m)Il tracciato nel 2006 (4 959 m)Il tracciato automobilistico dal 2008 (4 909 m)[5]Il tracciato motociclistico dal 2008 (4 936 m)[5]
Il 12 febbraio giunse a Imola Giovanni Canestrini, segretario generale dell'Automobile Club d'Italia, il quale si dichiarò favorevole alla realizzazione di un secondo impianto permanente nazionale: nell'Italia di allora, infatti, esisteva un solo circuito stabile, quello diMonza. Il nuovo progetto fu completamente differente dal precedente: non più un circuito motociclistico su strade aperte al traffico, ma un circuito chiuso e permanente, da dare in concessione ai costruttori di auto sportive.[6] Il 7 maggio giunse la visita di Adriano Rodoni, presidente dell'Unione Velocipedistica Italiana e vicepresidente delComitato olimpico nazionale italiano (CONI). In un certo senso con la sua visita si chiuse il cerchio allorché tutte le massime autorità sportive e motoristiche italiane erano venute a Imola ed avevano espresso il loro parere favorevole al progetto di un impianto permanente prototipo per le gare motoristiche.[7]
Nell'agosto 1948 la Federazione motoristica internazionale rese noto che la lunghezza minima di un circuito, necessaria per ottenere l'omologazione, doveva essere 5 000 m. Il progetto iniziale fu giocoforza abbandonato: si dovette ridisegnare nuovamente il tracciato. Nel 1949 la lunghezza totale del circuito fu portata a 5 017 m, in ottemperanza alle nuove norme internazionali. Il progetto definitivo venne approvato dal CONI il 27 ottobre dello stesso anno: da allora il circuito fu denominatoAuto-motovelodromo Prototipo CONI di Imola,[8] pur se nella stampa locale era chiamato semplicementecircuito del Castellaccio. L'8 marzo 1950 fu dato l'inizio ufficiale ai lavori alla presenza diGiulio Onesti, presidente del CONI.[9] Il percorso, misto-veloce da percorrere insenso antiorario, fu ricavato collegando tra loro strade già esistenti che si snodavano sulle colline prospicienti la città di Imola con tratti di strada nuovi. Da notare come, nei primi anni di attività del tracciato, queste strade continuarono a essere aperte alla circolazione; l'impianto fu trasformato in circuito permanente solo a metà degli anni 60, epoca a cui risale la recinzione attuale.
19 ottobre 1952. Il ricordo di Enzo Ferrari
«Quando i Romagnoli diconoé mutòr, voi avvertite dal calore di questa parola dialettale tutta la passione ch’essi nutrono per il motorismo. Non ci si deve quindi stupire della nascita dell'autodromo di Imola, ma soltanto rallegrarsi delle sue doti che ne fanno una pista modello, pittoresca, veloce, appassionante, degna del nome di piccoloNürburgring d'Italia. Il ragioniere Tommaso Maffei Alberti, il sindaco Veraldo Vespignani, ildottor Costa, l'ingegnere Dall'Osso sono i pionieri del nuovo autodromo a cuiAscari,Villoresi,Masetti e altri assi dell'automobilismo e del motociclismo recarono i brividi del battesimo in un'abbastanza mite giornata di sole».Enzo Ferrari,Ferrari 1952.
L'ESTI attivò una serie di convenzioni con il Comune, il CONI e laBanca Nazionale del Lavoro, riuscendo a raccogliere la cifra necessaria per finanziare i lavori: 40 milioni dilire al tasso del 3%. Il finanziamento, afondo perduto, ebbe una durata di 23 mesi (gennaio 1948-novembre 1949). L'ESTI ottenne la gestione dell'impianto per 29 anni. La costruzione del circuito costò la somma complessiva di 134 765 845 lire.[7]
La posa della prima pietra del circuito imolese avvenne il 22 marzo 1950. Dopo poco più di due anni e 150 000 ore di lavoro, fu effettuato il primo collaudo; nella giornata del 19 ottobre 1952 il circuito fu provato da piloti delle due e delle quattro ruote: in mattinata scesero in pista i motociclisti, mentre il pomeriggio fu riservato all'automobilismo, con Enzo Ferrari che fece provare una 340 Sport ai suoi pilotiAlberto Ascari,Giannino Marzotto eLuigi Villoresi.[7]
L'inaugurazione ufficiale avvenne il 25 aprile 1953, con una gara motociclistica valevole per il campionato italiano delleclassi125 e500, ilGran Premio CONI, e una gara nazionale per le classi fino a 250 cc, ilGran Premio Città di Imola;[10] vi presero parte quattro piloti italiani campioni del mondo:Umberto Masetti eNello Pagani, entrambi suGilera,Enrico Lorenzetti suMoto Guzzi) eCarlo Ubbiali suMondial. Ad assistere all'evento giunsero 60 000 persone da tutta Italia.[11] Il primo record della pista fu stabilito nella gara delle 500cc al secondo giro: Masetti e Milani corsero in 2'07" (alla media di 142,211 km/h). Il successivo 3 maggio si disputò la prima gara automobilistica, ilGran Premio Autodromo di Imola, organizzato dall'Automobile Club di Bologna; quindi il 13 agosto fu la volta del ciclismo con laCoppa Placci, vinta daLuciano Maggini.[12]
Partenza della II edizione del «Gran Premio Shell» di automobilismo, 20 giugno 1955.
Il circuito ebbe il suo battesimo internazionale il 25 aprile 1954 con la prima edizione dellaCoppa d'oro Shell, una gara motociclistica ideata da Checco Costa per le classi 250,350 e 500, destinata a divenire la più importante competizione motociclistica internazionale degli anni 50 e 60, anche grazie a un montepremi assai elevato: la gara fu vinta da Masetti su Gilera, nellaclasse regina, e daEnrico Lorenzetti eAlano Montanari entrambi suMoto Guzzi, rispettivamente nelle classi 350 e 250. L'automobilismo fece il suo debutto a Imola due mesi dopo, il 20 giugno, con il «Gran Premio Shell» (noto anche comeConchiglia d'oro, 50 giri da percorrere per 250,85 km), manifestazione internazionale per vetture Sport di classe 2000 cc:[13] davanti a un folto pubblico di 30-35.000 spettatori si sfidaronoFerrari eMaserati, conUmberto Maglioli primo suFerrari 500 Mondial davanti a Giulio Musitelli su Ferrari eLuigi Musso su Maserati. La manifestazione fu organizzata dall'Automobile Club Bologna.
L'anno seguente si tenne la II edizione del Gran Premio Shell: vinseCesare Perdisa su Maserati 2000 S. Nel 1956 la terza edizione (anch'essa, come le due precedenti, riservata alle vetture Sport) fu vinta daEugenio Castellotti suOsca. Nell'occasione laShell invitò, oltre alle case italiane e tedesche, anche quelle inglesi: videro per la prima volta il circuito romagnolo campioni comeJack Brabham (che arrivò secondo),Colin Chapman (settimo),Roy Salvadori eCliff Allison, e fu anche la prima volta in riva al Santerno dei giornalisti delle testate specializzate inglesi. Per vedere l'edizione successiva del Gran Premio Shell si dovette attendere il 1963, con il debutto dei bolidi diFormula 1 sul circuito imolese.[14]
Il circuito era composto, all'epoca, da strade aperte al traffico; per raggiungere l'obiettivo di realizzare un autodromo permanente, dovettero trascorrere tutti gli anni 50 e metà degli anni 60. Le cause furono principalmente due: il ritardo nel realizzare le opere che avrebbero escluso il tracciato dalla viabilità ordinaria, e i ricorsi dei privati, contrari all'esproprio dei loro terreni destinati ad ospitare gli impianti fissi (tribune e box). Durante questo periodo il circuito fu sottoutilizzato: le gare disputate all'anno furono poche, così come poche furono anche le giornate annuali d'affitto del tracciato alle case costruttrici per i collaudi dei loro prototipi.[15]
L'autodromo di Imola viene intitolato aDino Ferrari, 8 settembre 1970. Da sinistra: Marinucci, presidente dell'ACI Bologna; Campanella, presidente dellaCSAI;Enzo Ferrari; Amedeo Ruggi, sindaco d'Imola; Tommaso Maffei Alberti, presidente dell'Ente Sport e Turismo Imola.
Il 21 aprile 1963, dopo sette anni, il circuito di Imola tornò ad ospitare una gara automobilistica. Dalla memorabile gara del 1956 il circuito sentì il rumore degli scarichi delle auto da corsa solo in altre sporadiche occasioni, come nel luglio del 1957, quando laMaserati lo affittò per le prove-collaudo dellaMaserati 2500F1 6c guidata daJuan Manuel Fangio.[16] Nei 40 giorni precedenti la gara furono effettuati lavori di miglioramento della sicurezza: furono stesi dieci chilometri di rete metallica alta 2,40 metri; lungo la pista furono sistemati 800 metri diguardrail, integrati da reti metalliche di protezione. Furono inoltre sistemati quattro chilometri di pannelli di legno alti due metri che, escludendo la vista della pista, fecero convergere gli spettatori in pochi punti (che erano quelli più spettacolari): le curve Rivazza, Tosa, Acque Minerali e, naturalmente, la tribuna centrale. Per la prima volta l'impianto fu dotato di un sistema dialtoparlanti. Infine, furono sistemate seimila balle di paglia lungo il percorso.[17]
Quel giorno l'impianto imolese ospitò per la prima volta una gara per vetture diFormula 1, seppur non valida per il campionato mondiale:[18] il IV Gran PremioConchiglia d'oro Shell. Sabato 20 aprile si tennero le prove cronometrate:Jim Clark suLotus 25 fece segnare il miglior tempo: 1'48"3 (media di 166,77 km/h), migliorando il precedente record di 1'54"9 di Fangio stabilito nel luglio del 1957. Clark vinse anche la gara, doppiando tutti gli avversari tranneJo Siffert, secondo classificato.[19] Mancò la Ferrari che, dopo aver iscritto due vetture, le ritirò pochi giorni prima della data del Gran Premio.[19] Tutti i piloti ebbero parole di apprezzamento per il circuito; ciò nonostante, la massima categoria automobilistica non sarebbe tornata a correre dalle parti del Santerno per un quindicennio.
Il complesso di curve delleAcque Minerali, immediatamente assurto tra i più spettacolari del circuito, qui ripreso dall'omonimo parco.
Nel biennio 1965-1966 furono finalmente realizzate le tribune e i box. Il 23 gennaio 1965 Enzo Ferrari, venuto all'autodromo per una cerimonia di premiazione, dichiarò: «l'autodromo di Imola, per le sue caratteristiche, consistenti in difficoltà per le macchine e per i piloti, è il circuito più interessante d'Italia. La possibilità di poterne disporre completamente potrebbe essere di valido aiuto alla soluzione dei problemi delle case automobilistiche che si dedicano alla preparazione di macchine da corsa».[20]
L'8 settembre 1970 la vecchia denominazione CONI lasciò il posto a quella diAutodromoDino Ferrari, in memoria del primogenito del Drake prematuramente scomparso quattordici anni prima.[21] Due anni dopo, importanti lavori vennero realizzati nella zona del traguardo, con la costruzione dellaVariante Bassa per rallentare le percorrenze nel rettilineo dei box. Un'altra, laVariante Alta, venne creata nello stesso periodo per spezzare il tratto che scollinava verso le curve dellaRivazza.
L'autodromo entrò nei calendari di molte categorie automobilistiche e motociclistiche, soprattutto per quel che riguarda le gareendurance con due eventi in particolare: la500 Chilometri automobilistica, ideata nel 1968 come gara nazionale gestita dall'ACI di Bologna, e che nel 1974, con chilometraggio raddoppiato, divenne prova valida per ilmondiale sportprototipi – prima gara automobilistica iridata organizzata nell'autodromo imolese –; e la200 Miglia motociclistica, competizione omonima della celebre gara diDaytona, e che si svolse dall'edizione inaugurale del 1972, che vide il successo diPaul Smart suDucati, davanti a un pubblico di oltre 70 000 spettatori, all'ultima edizione del 1985, vinta daEddie Lawson suYamaha.
Frattanto l'ESTI venne messa in liquidazione. Il 1972 fu anche l'anno in cui la gestione dell'autodromo passò all'Automobile Club di Bologna. Si costituì per l'occasione lasocietà controllata «Società Allestimento Gestione Impianti Sportivi» (SAGIS), il cui primo presidente fu l'editore Luciano Conti.[22] Successivamente, la direzione dell'autodromo riallacciò i contatti con la Formula 1 per ospitare una gara titolata. Dopo diversi sopralluoghi da parte dell'alloraFormula One Constructors Association (FOCA) e dei piloti, ulteriori modifiche vennero realizzate per ampliare le vie di fuga; laddove ciò non fosse stato possibile, il disegno del tracciato fu modificato, come nel caso dellachicane inserita nella curva delleAcque Minerali.
Nella seconda metà degli anni 70, direttore sportivo della Ferrari era l'ingegnere torinese Roberto Nosetto.[23] Questi, nel 1979, fu inviato da Enzo Ferrari a Imola: ilDrake desiderava fortemente che il circuito intitolato al figlio Dino ospitasse in pianta stabile gare diFormula 1, pertanto incaricò l'ingegnere di migliorarne le strutture. Nosetto ridisegnò il corpo box, riprogettò la torre di controllo e le tribune, e fece rifare l'asfalto della pista.[24] Nello stesso anno, con il completamento dell'impianto e l'eliminazione dei tratti utilizzati per la viabilità urbana, il circuito divenne permanente. Il 16 settembre 1979, con ilGran Premio Dino Ferrari, gara non titolata vinta daNiki Lauda suBrabham-Alfa Romeo, iniziò una nuova era per l'autodromo imolese.
Nosetto fu il direttore della struttura dal 1980 al 1989. Sotto il mandato dell'ingegnere, il 14 settembre 1980, l'autodromo ospitò la sua prima gara di Formula 1 valida per il titolo mondiale, il 51ºGran Premio d'Italia, in quell'occasione "strappato" a Monza e vinto daNelson Piquet; dall'anno seguente, tornata la tappa italiana del mondiale sul circuito brianzolo, la pista imolese divenne sede delGran Premio di San Marino. I due Gran Prix si disputarono in momenti diversi della stagione: Imola in primavera, mentre Monza veniva confermata nella tradizionale collocazione settembrina.
Sul versante delle infrastrutture, nel 1985 la vecchia torre della direzione gara, nota comeTorreRenault per ragioni pubblicitarie, venne abbattura e sostituita da un nuovo edificio, a firma dell'architettoGlauco Gresleri[25] e dell'ingegnereRiccardo Morandi: la nuovaTorreMarlboro, come divenne colloquialmente nota per via del suo storico sponsor, assurse immediatamente a simbolo dell'autodromo grazie al suo particolare stile, che richiamava le architetture dellariviera romagnola di metà Novecento.[25] Tre anni dopo, a seguito della scomparsa di Enzo Ferrari avvenuta il 14 agosto 1988, al nome del figlio Dino venne affiancato quello delDrake nella titolazione dell'impianto.
Sul piano sportivo, al contrario, l'arrivo della Formula 1 porta alla luce alcune criticità nellayout storico del tracciato, non più al passo coi tempi per quanto riguarda la sicurezza: già nelGran Premio d'Italia 1980 avviene il brutto, ma fortunatamente senza conseguenze, incidente diGilles Villeneuve al curvone che immetteva nellaTosa[26] – proprio quel curvone sarà poi intitolato alla memoria del pilota canadese, morto aZolder due anni dopo. Avvisaglie maggiori arrivano a cavallo degli anni 80 e 90 e tutte relative ilTamburello, ovvero la prima svolta successiva il rettilineo principale, molto veloce ma priva di un'adeguata via di fuga: qui avvengono i gravi incidenti diNelson Piquet nel1987, diGerhard Berger nel1989 – il più critico, con la monoposto avvolta dal fuoco e il pilota austriaco salvato solo dal tempestivo intervento dei cosiddettiLeoni dellaCEA –,[26][27] diMichele Alboreto nel1991 e diRiccardo Patrese nel1992.
Vista sul rettilineo principale del circuito nel 1998, con l'alloraTorre Marlboro, il podio, la parte finale dellapit lane e la linea di partenza-arrivo.
L'apice si raggiunge nel1994, quando Imola è suo malgrado teatro di uno dei Gran Premi più drammatici nella storia dell'automobilismo, con molti gravi incidenti, due dei quali mortali. Venerdì 29 aprile, durante le prove,Rubens Barrichello impatta violentemente allaVariante Bassa, ma nonostante ciò riporta solo la rottura delsetto nasale e l'incrinazione di unacostola, che lo costringono a saltare il resto del fine settimana.[28] Sabato 30, l'ala anteriore dellaSimtek diRoland Ratzenberger si stacca e l'auto va a schiantarsi allaVilleneuve; il pilota muore, e si tratta della prima fatalità in Formula 1 dalla morte diElio De Angelis nel 1986. Domenica 1º maggio, giorno della gara, allo spegnersi della luce verde la Benetton diJJ Lehto rimane ferma sullo schieramento e viene centrata dalla Lotus diPedro Lamy: una ruota vola in tribuna centrale, ferendo alcune persone tra il pubblico. Alla ripartenza, dopo due giri laWilliams diAyrton Senna esce dritta alTamburello per la rottura del piantone dello sterzo e va a finire contro il muro: il pilota brasiliano viene trasportato all'ospedale di Bologna dove morirà poche ore dopo. Infine, ai box il panico è seminato da una ruota, staccatasi dallaMinardi di Alboreto, che ferisce quattro meccanici.
A ricordo di quei tragici giorni, all'interno del Parco delle Acque Minerali, in corrispondenza del vecchioTamburello, il 26 aprile 1997 è stata collocata una statua bronzea dedicata a Senna, opera dello scultore Stefano Pierotti, divenuta da allora meta di pellegrinaggio per tifosi e appassionati.[29]
La gara imolese del '94 è considerataa posteriori uno spartiacque nella storia dell'automobilismo, in tema di sicurezza.[30] Come diretta conseguenza di quei fatti, tra il 1994 e il 1995 il circuito ha subìto nuove e radicali modifiche: in primo luogo ilTamburello, teatro dell'incidente di Senna, è stata sostituita da una più lenta e meno spettacolarechicane; anche il curvoneVilleneuve dove picchiò Ratzenberger nelle qualifiche, è stato a sua volta rallentato da un'ulteriore variante; vengono modificate anche il tratto delleAcque Minerali, dove ora ci sono due pieghe veloci al posto della vecchiachicane più una via di fuga molto più ampia, le curve dellaRivazza, e laVariante Bassa in cui Barrichello rischiò la vita.[31]
Sul versante agonistico, dopo i fasti della 200 Miglia e una pausa di otto anni (tra il 1988 e il 1995), le moto fanno ritorno a Imola nellastagione 1996 con ilGran Premio Città di Imola, restandovi per quattro anni.
Nel 2000 l'autodromo perde il motomondiale. Ciò nonostante, nell'immediato Imola riesce a tamponare tale perdita con l'arrivo delcampionato mondiale Superbike, che dalla stagione 2001 e per il successivo ventennio farà della gara del Santerno la propria tappa italiana di riferimento; in particolare, nell'edizione2002 del Gran Premio di Superbike l'autodromo è teatro di quella che viene ricordata come una delle gare più spettacolari nella storia delle due ruote – la «gara del secolo», nelle parole diGiovanni Di Pillo[32] –, per via del serrato duello per il titolo fraColin Edwards eTroy Bayliss, che proprio sull'asfalto imolese vede il decisivo epilogo.[32][33]
La ricostruzione dipitlane e paddock dopo l'abbattimento delle vecchie strutture, marzo 2007.
Panoramica della rinnovata corsia box nel 2009, un anno dopo la riapertura del tracciato.
Al termine della stagione 2006 si registra l'ulteriore e ben più grave perdita della Formula 1, con laFormula One Management (FOM), la società di gestione delcircus, che esclude Imola dal calendario2007 e2008: nonostante l'esistenza di un contratto sino al 2009 per il Gran Premio sammarinese, il circuito viene estromesso in quanto i pesanti lavori di ammodernamento, richiesti dalla Federazione, non sarebbero stati completati in tempo utile per l'effettuazione del Gran Premio. Oltre alle questioni organizzative, ha il suo peso la volontà politica dei vertici FOM dell'epoca di non far disputare più di una corsa nello stesso Paese oltreché, in generale, di non considerare più l'Europa quale baricentro della Formula 1.
Il 19 novembre 2006 avviene l'abbattimento della vecchia zona box, troppo costosa da mantenere. È l'ultimo atto decisionale della SAGIS, la società che da ventotto anni gestiva l'autodromo, la quale nel febbraio 2007 dichiara il fallimento.
Dopo la perdita della Formula 1, che segue di pochi anni quella summenzionata del motomondiale, sono iniziati i lavori di ricostruzione e ammodernamento che si sono protratti per tutto il 2007. L'area dei box è stata totalmente ricostruita; l'unico manufatto sopravvissuto è la storica ed exTorre Marlboro (negli anni seguenti via via rinominata a seconda dellosponsor). I lavori di modifica al tracciato, eseguiti sotto la direzione dell'architettoHermann Tilke, hanno portato principalmente all'eliminazione dellaVariante Bassa riconfigurando di conseguenza l'interolayout di quella zona della pista: tra laRivazza e ilTamburello c'è ora una sequenza di quattro rettifili raccordati tra loro da tre veloci semicurve.
Il 3 e il 4 maggio 2008 si è tenuta l'inaugurazione del rinnovato circuito.[34] La nuova gestione ha deciso di puntare sulle serie internazionali alternative, sia di auto sia di moto: il primo evento internazionale organizzato sulla rinnovata pista è stato ilcampionato del mondo turismo, mentre gli anni immediatamente seguenti hanno visto protagonisti gare dellaSuperstars Series, dell'International GT Open e dellaGP2 Asia Series.
Dal 2009 in poi il tracciato ha visto il ritorno, dopo un biennio di assenza, anche della Superbike.[35] Per rendere possibile ciò, si è provveduto a disegnare una seconda configurazione del tracciato, specifica per il motociclismo: per motivi di sicurezza, su richiesta e con la collaborazione dellaFederazione Internazionale di Motociclismo, è stata realizzata unaNuova Variante Bassa, ovvero unachicane che si posiziona a metà del rettilineo principale, ricavata dalla via di fuga a lato.[36]
LaNuova Variante Bassa, ricavata nel 2009 lungo il rettilineo principale e usata solo nella configurazione motociclistica del tracciato.
Quella del Santerno rimarrà stabilmente la tappa italiana del mondiale delle derivate di serie fino al2019, con una ulteriore appendice nel2023.[37]
Nel 2007 il Comune d'Imola lancia la gara per la gestione trentennale del circuito. Vince il Gruppo Norman,holding attiva nel settore dei patrimoni immobiliari, con la propria controllata Norman 95. Il 21 febbraio la Norman 95 costituisce una nuova società, Formula Imola (partecipata all'80% da Norman e al 20% da una consociata del Comune d'Imola).[38] Il 6 marzo la gestione del circuito passa ufficialmente alla nuova società. Il nuovo direttore dell'autodromo è Pierpaolo Gardella, già in Ferrari e con la Williams bicampione del mondo 1996-1997. Il fardello debitorio preesistente e una gestione poco oculata da parte del gruppo Norman producono però una nuova crisi societaria, che porta all'uscita di scena del gruppo ed al rilevamento delle quote di maggioranza da parte di Motorsport Eventi, presieduta da Uberto Selvatico Estense.
Una fase delGran Premio di superbike di Imola 2010; sullo sfondo la torre del circuito, storico simbolo dell'autodromo e unica struttura sopravvissuta alla ristrutturazione di fine anni 2000.
Il 9 dicembre 2009 viene nominato il nuovo amministratore delegato e direttore dell'autodromo, nella persona di Walter Sciacca. Il successore di Gardella pianifica in poco tempo un'attività triplicata rispetto alla stagione precedente, portando all'autodromo manifestazioni di alto livello. Nel febbraio 2010, però, una nuova tegola cade sulla gestione: Formula Imola veniva dichiaratafallita una seconda volta, a causa di una serie di debiti accumulati dalla precedente amministrazione. Nonostante il fallimento, Formula Imola continua a lavorare inesercizio provvisorio: ad affiancare il curatore fallimentare, Fabrizio Carbone, nella gestione del calendario come co-adiutore è lo stesso Sciacca. Ciò gli consente di far chiudere il fallimento in pochi mesi con la riconsegna ai soci della società nell'ottobre 2010. Gli organi sociali quindi vengono ripristinati con Estense presidente e Sciacca amministratore delegato e direttore dell'autodromo.
Il 22 dicembre 2010 può essere ricordato come un passaggio importante nel programma di rilancio dell'autodromo: in questa data viene portato a termine il riassetto della società Formula Imola: il Consorzio Azienda Multiservizi Intercomunale (Con.Ami), società a capitale pubblico, diventa socio di maggioranza, accollandosi i debiti della precedente gestione. Da quella data, Formula Imola si occupa della sola gestione delle attività in pista.
Nel dicembre 2011 Sciacca si dimette da direttore dell'autodromo; gli subentra Pietro Benvenuti. Nel novembre dell'anno seguente il Con.Ami, azionista di maggioranza della società che gestisce l'autodromo, ottiene dal Comune di Imola l'assegnazione in concessione del circuito per 64 anni. Nel febbraio 2016 Pier Giovanni Ricci viene nominato nuovo direttore generale dell'autodromo, succedendo a Benvenuti.[39] L'anno dopo, in maggio, il Con.Ami rileva le quote di Estense (il 15%) in Formula Imola e diventa proprietario unico dell'autodromo; Uberto Selvatico Estense rimane presidente della società di gestione.[40] Dal 1º giugno 2018 Roberto Marazzi subentra a Ricci come direttore dell'autodromo.[41]
Ilpaddock nel 2018; sullo sfondo il Museo "Checco Costa" aperto nel 2013.
Dopo avere ottenuto per varie volte, nel corso del decennio seguente, il rinnovo dell'omologazione di primo grado da parte dellaFIA,[42][43] licenza necessaria per organizzare unGran Premio di Formula 1, nella stagione2020 il circuito torna a ospitare dopo quattordici anni una gara della massima categoria con il debutto delGran Premio dell'Emilia-Romagna, stante alcuni cambiamentiin itinere nel calendario mondiale dettati dallapandemia di COVID-19;[44] quanto accaduto si ripete nel2021, sempre per defezioni in corso d'opera legate alla pandemia,[45] mentre dal2022 al2025 il Gran Premio viene inserito dal principio nel calendario della stagione.[46][47]
Frattanto il 21 dicembre 2020 il faentinoGian Carlo Minardi, fondatore dell'omonima scuderia di Formula 1, succede a Estense quale presidente di Formula Imola;[48] quindi il 18 febbraio dell'anno seguente, Pietro Benvenuti viene richiamato alla direzione della società di gestione del circuito.[49] Il 12 settembre 2021, laVariante Alta viene rinominataCurva Gresini in memoria diFausto Gresini, pilota motociclistico e dirigente sportivo imolese, scomparso nei mesi precedenti per complicazioni legate allaCOVID-19.[50]
Nel 2021 nasce il progetto "Imola Living Lab", portato avanti da Comune di Imola e Autodromo, per un circuito hub di sperimentazioni e innovazioni su sostenibilità, sicurezza stradale e inclusione grazie alla collaborazione con eccellenze del territorio leader in questi ambiti.[53]
Il 23 aprile 2022 l'autodromo ottiene il primo livello di certificazione ambientale dellaFederazione Internazionale dell'Automobile,[54] diventando in quel momento uno dei soli quattro circuiti al mondo a possedere questo requisito.[55] Nello stesso anno, su progetto del Comune di Imola e in collaborazione con la Regione e col progetto di promozione territorialeMotor Valley, viene creato ilbrand "The Sound of Imola" per promuovere le due anime dell'autodromo, quella motoristica e quella musicale.[56]
In ambitomusicale, il circuito è stato sede dell'Heineken Jammin' Festival dalla prima edizione del 1998 fino a quella del 2006. Nel 2011 l'impianto imolese ha ospitato la tappa italiana delSonisphere Festival, la più importante manifestazione diheavy metal a livello europeo. Il 9 luglio 2015 gliAC/DC si sono esibiti nelpaddock Rivazza davanti a 92 000 persone, nell'unica data italiana del loroRock or Bust World Tour. A seguire, il 25 maggio 2016Laura Pausini ha tenuto all'autodromo la data-zero del suo tourPausini Stadi davanti a 11 000 persone, mentre il 10 giugno 2017 iGuns N' Roses hanno tenuto un concerto davanti a 79 000 persone, nell'unica data italiana del tour della lororeunion,Not in this Lifetime Tour. Il 25 giugno 2022 iPearl Jam si sono esibiti all'autodromo davanti a 60 000 persone,[59] mentre il successivo 2 luglio l'autodromo ha ospitato il concerto di chiusura del tour diCesare Cremonini celebrativo del ventennale di carriera, che ha fatto registrare oltre 70 000 spettatori.[60]
^Fangio effettuò queste prove in vista della gara alNürburgring, da lui vinta, che gli permise di conquistare a 46 anni il suo quinto e ultimo titolo iridato, cfr. Gilberto Negrini,Quella prima volta nel 1963, «Nuovo Diario-Messaggero», 1º novembre 2020, p. 8.
^Gilberto Negrini, «Nuovo Diario-Messaggero», 18 maggio 2023, p. 14.
^Laureatosi a Torino iningegneria meccanica nel 1968, nel 1971 divenne membro dellaCsai, l'organismo dell'ACI che sovrintende alle competizioni sportive. Entrò come direttore sportivo della Ferrari dopo il drammatico incidente di Lauda al Nürburgring nel 1976. Nel 1978 divenne direttore delcircuito di Fiorano, la pista privata della Ferrari. Dopo l'esperienza aImola fu collaboratore diBernie Ecclestone, ildominus dellaFormula 1. È morto nel 2013.
^Giacomo Casadio,Io, Roberto, Ferrari e la Formula 1 a Imola. Il nostro successo più grande [intervista alla moglie di Nosetto, Renata Musso], «Il nuovo Diario-Messaggero», 18 aprile 2019, pp. 48-49.