(Angiolo del Lungo[1], presentazione delDe medicina, p. XXVI, Sansoni editore, Firenze)
Aulo Cornelio Celso (in latinoAulus Cornelius Celsus;25 a.C. circa –45 d.C. circa) è stato unenciclopedista emedicoromano, probabilmente nativo diRoma, dove fu scoperta un'incisione su lastra che lo riguarda, anche se qualche autore sostiene fosse vissuto nellaGallia Narbonense perché cita un tipo divitigno (marcum) chePlinio il Vecchio afferma essere di quella zona.
Aulo Cornelio Celso, vissuto probabilmente nel settantennio comprendente l'impero diAugusto e diTiberio, secondoPlinio non fumedico di professione, ma lui stesso afferma di aver sperimentato tecniche e operazioni di ambito medico echirurgico. Seguì probabilmente, nell'età giovanile, lascuola dei Sextii, che predicava l'astensione dalla vita pubblica e dalla politica. Profondo conoscitore diIppocrate ebbe sicuramente contatti con la medicina alessandrina e con alcuni medici greci trasferiti aRoma; in particolare, egli stesso riporta la sua grande stima per il grande chirurgo romano Megete e per l'oculista Evilpiade. Contraddittorio il suo rapporto conAsclepiade e il suo allievo Temisone, medici di origine greca, propugnatori di nuove idee su una medicina estranea a quella ippocratica, basata soprattutto sulla dietetica, ma anche su pratiche poco ortodosse e di dubbia efficacia.
Opera principale di Celso, ilDe artibus era un insieme di trattati riguardanti:
Di tutta questa enciclopedia, è giunto a noi solamente il trattatoDe medicina, che contiene tutte le conoscenze greche e romane dei suoi tempi riguardo quest'ambito.
Nel periodo in cui Celso compose questo manuale enciclopedico la letteratura scientifica romana, che si opponeva alla tradizione del poema didascalico, era ancora agli inizi: basti pensare che, prima di Celso, soltantoVitruvio si inserisce nel filone scientifico. Dimostrando, dunque, grande coraggio, Celso trattò di discipline pratiche assieme a discipline teoriche, ponendosi l'obiettivo di riunire tutto lo scibile in un'unica raccolta, come più tardi venne fatto anche daPlinio il Vecchio nellaNaturalis historia.[2]
Esso è considerato il primotrattato completo di medicina in latino[3]. Dopo un proemio sullamitologia e la storia dellamedicina romana, Celso tratta in otto libri di diverse aree di interesse, dividendo la scienza medica in tre filoni principali:dietetica,farmacologia echirurgia. Espone le sue conoscenze disemeiotica eigiene (libro I), dietetica (libro II), medicina interna (libri III e IV), farmacologia (libri V e VI) e chirurgia (libri VII e VIII). Nel testo compaiono numerosi esempi di sintomi, terapie e casi clinici che, sebbene non dimostrino una sua sicura appartenenza alla professione medica, sono prova della sua conoscenza profonda dei testi greci e della sua frequentazione deivaletudinaria[3].
(Giacomo Leopardi,Zibaldone, in una lettera a Paolo Giordani, 12 febbraio 1819)
Chiamato anche il “Cicerone della medicina”[4], Celso utilizza unlatino elegante e semplice, lodato anche daQuintiliano[5]. Questa sua caratteristica, unita alla possibilità di apprendere in latino un'arte che tradizionalmente era tramandata in greco, provocò una grande diffusione della sua opera, tanto da dominare con la sua autorità la didattica medica romana fino all'arrivo diClaudio Galeno.
Rimasto pressoché ignoto durante ilMedioevo, ilDe medicina fu riscoperto tra il 1425 e il 1427 daPoggio Bracciolini, e ricevette la suaeditio princeps nel1478.[6]
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