| Attentati a Benito Mussolini attentato | |
|---|---|
| Data | 1925-1932 |
| Stato | |
| Obiettivo | Benito Mussolini |
| Motivazione | Antifascismo |
| Conseguenze | |
| Feriti | Benito Mussolini |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
Gliattentati a Benito Mussolini furono almeno sei; Mussolini sopravvisse a tutti i tentativi di ucciderlo mentre era a capo del Governo italiano durante ilregime fascista, che governò l'Italia tra glianni 1920 e1940.

Il primo attentato fu ideato il 4 novembre1925 dal deputatosocial-unitarioTito Zaniboni e dal generaleLuigi Capello. Zaniboni avrebbe dovuto far fuoco con unfucile di precisione austriaco, unoSteyr-Mannlicher M1895, da una finestra dell'albergo Dragoni, fronteggiante il balcone diPalazzo Chigi dal quale ilDuce si sarebbe affacciato per celebrare l'Anniversario della vittoria, ma le forze di polizia guidate dal questoreGiuseppe Dosi, grazie ad una soffiata di una persona vicina a Zaniboni, lo arrestarono prima che potesse agire, sventando la minaccia.
Il 7 aprile1926Violet Gibson, una donna irlandese squilibrata, sparò un colpo di pistola verso Mussolini. Il Duce si salvò solo perché in quel momento stava compiendo unsaluto romano che lo portò ad arretrare la testa, rimanendo con solo una lieve ferita al naso. Successivamente la famiglia di Gibson, temendo per il proprio futuro, spedì una lettera di scuse al governo italiano, congratulandosi con Mussolini per essere sopravvissuto all'attentato.[1][2][3]
L'11 settembre1926 l'anarchicoGino Lucetti lanciò un ordigno esplosivo contro l'auto del capo del Governo. La bomba rimbalzò contro lo sportello della vettura ed esplose in strada, ferendo otto persone[4]. Lucetti fu immediatamente immobilizzato da un passante, taleEttore Perondi, e poi raggiunto dalla polizia. Dalla perquisizione subito effettuata, Lucetti fu trovato armato anche di una pistola caricata a proiettili dum-dum[5]. Fu condannato a trent'anni di carcere.
La sera del 31 ottobre1926, durante la commemorazione dellamarcia su Roma aBologna, il quindicenneAnteo Zamboni esplose un colpo di pistola verso il capo del Governo, bucandogli la giacca e sfiorandogli il petto. Bloccato dal tenente del 56º fanteriaCarlo Alberto Pasolini, padre dello scrittore e registaPier Paolo, Zamboni fu linciato ed ucciso sul posto con numerose coltellate dallecamicie nere[6].
Secondo alcune ricostruzioni, l'attentato sarebbe stato, in questo caso, il risultato di una cospirazione maturata all'interno degli ambienti fascisti avversi allanormalizzazione inaugurata da Mussolini, contrario a ulteriori eccessi rivoluzionari e al potere eccessivo delleformazioni squadriste. Secondo tali ipotesi, il colpo di pistola in realtà non sarebbe neppure stato sparato da Zamboni, che sarebbe stato una vittima delle circostanze.
Le indagini di polizia si svolsero inizialmente negli ambienti squadristi bolognesi, ipotizzando in un primo tempo un coinvolgimento diras locali comeRoberto Farinacci,Arconovaldo Bonacorsi e, secondo un'altra ipotesi,Leandro Arpinati, ma non portarono ad alcun risultato, dato che le autorità imposero di non indagare ulteriormente, viste le gravi ripercussioni che la notizia di dissapori interni al fascismo avrebbe avuto sull'opinione pubblica.[7] A quel punto si concluse ufficialmente che l'attentato non poteva che essere opera di un elemento isolato.[8] Un'ulteriore indagine sollecitata dalMinistero dell'Interno fu svolta ancora dai magistrati del Tribunale Speciale, ma anch'essa approdò alle medesime conclusioni conseguite dalla polizia.[9]
I procedimenti penali successivi condannarono a pene detentive il padre e la zia dell'attentatore per aver influenzato il giovane nelle sue scelte; poco tempo dopo il Duce decise di graziare i due condannati e di sovvenzionarne il fratello, che si trovava in difficoltà economiche.[10]
Mussolini scampò ad altri tre attentati, nel1931 e nel1932, ad opera deglianarchiciMichele Schirru eAngelo Pellegrino Sbardellotto e delrepubblicanoDomenico Bovone, che furono condannati a morte e giustiziati per aver complottato contro il capo del Governo.
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