Aristodemo di Tebe (Tebe?, ... –Alessandria d'Egitto?, ...;fl.150-130 a.C.) è stato unostorico egrammaticogreco antico.
Risulta complesso definire la patria d’origine di Aristodemo di Tebe e l'epoca, visto che non abbiamo molte testimonianze esterne, a parte pochi frammenti delle opere.
Felix Jacoby, che raccolse i suoi frammenti, ritiene che si tratti della stessa persona storico diTebe citata come Ἀλεξανδρεύς ("di Alessandria") in uno scolio aPindaro come allievo diAristarco di Samotracia[1].
Ilfloruit di Aristodemo, quindi, in quanto discepolo di Aristarco, sarebbe nel periodo tra150 e130 a.C.; datazione a favore della quale va considerato anche il fatto che lo storico, essendo citato negli scoli adOmero, adApollonio Rodio, adEuripide e aTeocrito, precedeDidimo Calcentero. Jacoby, per spiegare la duplice citazione, ritiene che Aristodemo sarebbe un tebano recatosi ad Alessandria oppure un alessandrino giunto a Tebe, in seguito all’espulsione dalla città, voluta daTolomeo VIII Fiscone nel144 a.C.[2].
Delle opere di Aristodemo ci restano solo 7 frammenti[3]. I Θηβαικὰ ἐπιγράµµατα (Epigrammi di Tebe) dovevano essere di almeno due libri, poiché uno scolio ad Apollonio Rodio, che li cita, riporta che nel primo libro Aristodemo trattava, tra le altre notizie, del combattimento diDioniso contro gli Indiani; si trattava, comunque, probabilmente di una silloge diepigrammi sepolcrali reali.
Spazio riservato al mito e all’erudizione era anche nell’altra opera di Aristodemo, il Περὶ Πινδάρου, attribuitogli daAteneo e che sembrerebbe presentare maggiori interessi religiosi, filologico-testuali e biografici[4]; sempre Ateneo ci consente di sapere che si trattasse di un'opera in almeno 3 libri.
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