Aricia era un'antica cittadina delLazio pre-romano, che sorgeva pressappoco sul luogo dell'attualeAriccia, traAlbano eGenzano, sullaVia Appia. Rappresentava, al XVI miglio dellaVia Appia, la primamansio o stazione di posta venendo daRoma (e l'ultima in senso opposto) ed era il secondo abitato civile dopoBovillae.
Si deve al poeta latinoPublio Ovidio Nasone la diffusione della leggenda secondo cuiAricia sarebbe stata fondata daIppolito, figlio del miticore di AteneTeseo, accolto dalla deaDiana nel suo bosco sacro tradizionalmente identificato suiColli Albani attorno all'attualelago di Nemi: la città avrebbe preso il nome dalla moglie di Ippolito.[1] Un erudito del Seicento,Filippo Cluverio, fece risalire la fondazione della città fino al 2752 a.C. basandosi sulla cronologia del mito; oggi si tende a collocare la prima urbanizzazione del sito diAricia intorno al X o IX secolo a.C.[2]
Il periodo di massima importanza della città fu quello tra la fine dell'età regia di Roma (509 a.C.) e labattaglia del lago Regillo (499 o 496 a.C.):[3] è probabile che venisse insediato in questi anni nel territorio diAricia il celebre santuario di Diana Aricina. Nel 504 a.C. la città si oppose ad un assedio da parte degliEtruschi guidati da Arrunte, figlio diPorsenna, che furono sconfitti con l'aiuto diCuma nellabattaglia di Aricia.[4][5]
GliAurunci, in conseguenza all'attacco che i Romani portarono ai Volsci e alla città diSuessa Pometia, che fu rasa al suolo dai Romani nel495 a.C.[6] inviarono un'ambasceria a Roma, chiedendo per sé le terre tolte dai Romani ai Volsci diEcetra e il ritiro della guarnigione romana lasciata a guardia della città. Al rifiuto di adire queste richieste, Romani e Aurunci si scontrarono nei pressi di Aricia; dopo una giornata di scontri durissimi, gli Aurunci furono sconfitti[7].
Aricia si sviluppava sia sul colle dell'Ariccia moderna che immediatamente ai piedi del colle, nella pianura vulcanica diVallericcia.L'Acropoli sorgeva sulla sommità dell'altura diAriccia,[8] e vi restano brandelli diagger (scoperti nel1892), lo spesso muro (11,30 metri) che rafforzava la già naturalmente forte posizione del colle.
Le due vie principali della città, ilcardo e ildecumano, erano laVia Appia Antica, che allora come oggi passava a valle e che è ancora in uso seppur asfaltata, e una via che corrispondeva all'attuale Corso diAriccia, e che scendeva aVallericcia incontrandosi con l'Appia (attualmente questa arteria è denominata Via della Costa) e proseguendo poi versoArdea.
Sull'asse dellaVia Appia Antica, che scendeva daAlbano passando davanti allecatacombe di San Senatore e almonumento degli Orazi e dei Curiazi, prima chePio IX facesse costruire ilponte di Ariccia, sorge una struttura integra, detta l'Osteriaccia. Forse questa struttura occupa l'area dell'antica stazione di posta romana, poiché vi si intravedono parti romane e medioevali che testimoniano una continuità d'uso.
Attorno all'Osteriaccia, gli scavi hanno portato in luce resti diterme, di un tempio e di un edificio in laterizio, e di una porta.
Una struttura veramente imponente è invece lasostruzione dellaVia Appia Antica, che risale il crinale del colle diGalloro versoGenzano. Nella prima metà dell'Ottocento la sostruzione era visibile per 231,25 metri per un'altezza di 13,20 metri; oggi ne restano visibili solo 198 metri per un'altezza di 11,56. Un'epigrafe ci informa che venne costruito sotto un tale Tiberius Latinus Pandusa,quatuorvir viarum curandarum, mentre inetà augustea venne aggiunto un arco trionfale all'imbocco della salita.