L'argot (IPA:/aʁ.ɡo/) è un registro linguistico proprio di ungruppo sociale, il cui scopo è escludere gli estranei dalla comunicazione, criptando i messaggi scambiati.
L'argot non è unlinguaggio tecnico: quest'ultimo viene utilizzato da professionisti di uno stesso campo, mentre l'argot è specificamente ideato per essere criptico per i non appartenenti al gruppo.
Il concetto è simile, ma non identico, a quello espresso dal termineingleseslang.
Non esiste un soloargot, ma diverse parlate sviluppatesi in varie epoche in seno alle più disparate classi sociali. Ha principalmente due funzioni:
- criptare il messaggio;
- rafforzare il senso di appartenenza al gruppo.
L'importanza attribuita a ciascuna di queste due funzioni dipende dal tipo diargot.La tendenza attuale risiede nel privilegiare la seconda funzione, che comporta quindi il rifiuto del resto della società: un esempio è ilfrancese contemporaneo dellecité, cioè il gergo parlato dagli abitanti delle periferie parigine o delle maggiori città francesi.[senza fonte]
Per continuare a svolgere la propria funzione, l'argot deve subire continuamente un processo di rinnovamento, in particolare per quanto riguarda illessico: molte parole sono passate dall'argot al francese corrente e in commercio si possono trovare dei dizionari diargot, che ne annullano dunque l'efficacia. Per questo motivo, le traduzioni per parole comedenaro,donna ofare l'amore sono innumerevoli.
L'utilizzo dell'argot, come delloslang, rappresenta un modo di affrontare itabù comuni: il linguaggio corrente tende a non evocare certe realtà esplicitamente. Gliargot sono quindi molto ricchi di termini riguandanti temi come ilsesso, laviolenza, ilcrimine e ladroga.
«La gente dell'alta società ama ricorrere all'argot, e coloro cui si può rinfacciare una certa cosa ostentano la propria disinvoltura nel parlarne.»
(Marcel Proust,La parte di Guermantes)
In origine, con il termineargot s'indicavano le parlate della malavita o dei militari. In seguito si sono sviluppatiargot anche in altri gruppi sociali e in ogni quartiere, quindi ogni ambiente possiede il suoargot.
Il concetto appare in Francia nelXIII secolo, con il nome dijargon (cioègergo).Una delle prime apparizioni dell'argot all'interno di un testo letterario risale alXV secolo, grazie aFrançois Villon e alle sue ballate inserite nelCoquillards, che narravano di mascalzoni e del loro lessico gergale comprensibile solo grazie alla descrizione degli atti processuali subiti dai malviventi[1]. Da quel momento i riferimenti all'argot si intensificarono, basti pensare al dizionarietto intitolatoVie généreuse des Mercelotz, Gueuz, et Boesmiens del1596, scritto da un autore che si firmò con lo pseudonimo diPechon de Reuby, enfant esveillé ("Figlio di facchino, sveglio ladro apprendista").
Grande importanza ebbe un'altra delle prime apparizioni del termineargot, nel1628, con l'opera pubblicata da Olivier Chéreau, lanaiolo diTours:Le jargon ou Langage de l'argot déformé, e solo alloraargot perse la definizione univoca di gergo della malavita.
Laletteratura francese dei secoli successivi diffuse soprattutto l'argot parigino, attraverso le opere diVictor Hugo,Honoré de Balzac,Émile Zola e molti altri.L'argot parigino restò molto vivace nella capitale fino aglianni cinquanta; il romanziereLouis-Ferdinand Céline l'usò per i suoi testi fino al1961, anno della sua morte.
L'evoluzione sociologica della popolazione parigina è la causa principale della sua decadenza. Lojargot, cioè l'argot comune, è un registro espressivo familiare derivato dall'argot, ma che ha perduto le funzioni criptiche e di appartenenza al gruppo: le parole inargot vengono usate quasi per gioco, utilizzando espressioni che non sono più state usate dal gruppo sociale che le ha create da quando il significato è diventato noto ai terzi. Attualmente un lessico che deriva dall'argot viene usato per sua stessa ammissione daDaniel Pennac.
I principali innovatori dell'argot sono i giovani adolescenti che abitano lecités (complessi residenziali di periferia edificati neglianni settanta), nelle periferie di grandi città comeParigi oMarsiglia.In questi quartieri risiedono comunità di originemagrebina, i cui figli sono nati in Francia: questo spiega come moltineologismi inargot derivino da lingue straniere come l'arabo, lelingue africane e spesso anche l'inglese.
Per l'elaborazione di unargot, si può ricorrere a differenti mezzi:
- lessicali: sono i più evidenti, tanto che si associa l'argot quasi solamente a un lessico particolare;
- sintattici: di solito d'importanza minore, anche se presenti;
- le altre regolegrammaticali,fonetiche non seguono obbligatoriamente quelle del francese corrente, piuttosto sono derivate dal linguaggio familiare o popolare;
- utilizzo di sigle: per esempioTDC datombé du camion, ovvero"caduto dal camion", che significarubato;
- prestiti da altre lingue:maboul dall'arabomahbûl, cioè"matto", oppure parole derivate dalrom, dalingue dell'Africa settentrionale e dell'Asia occidentale oafro-asiatiche in genere.
Alcuni esempi:
Il termineargot può indicare anche i linguaggi"tecnici" adottati dai giovani in diversi contesti: possiamo trovare infatti l'argot delle scuole, che comprende dei termini che si riferiscono alle classi, o agli studenti, ma che variano da un particolare istituto a un altro; o l'argot di internet, delle caserme o di un qualunque altro contesto.
Lo stesso argomento in dettaglio:Verlan.Si tratta di un'evoluzione dell'argot che consiste nell'invertire le sillabe di una parola e in alcuni casi anche di eliderla. È diffuso soprattutto nelle periferie delle grandi città, ma le parole più utilizzate sono comprensibili anche in altri contesti sociali. Ha cominciato a diffondersi alla fine delXX secolo, grazie alrap francese, ma le sue origini sono anteriori.
La parola stessaverlan è formata dall'inversione delle sillabe dià l'en-vers, cioè "al contrario" e in quanto lingua parlata, rispetta raramente l'ortografia delle parole d'origine, partendo più spesso da una ricostruzione fonetica a partire dalla pronuncia. Inoltre, quando una parola è monosillabica, si aggiunge tra le due consonantieu (pronunciato/œ/). Per quanto riguarda le parole di tre o più sillabe le regole sono più complesse e spesso sono soggettive.Esempi:
- chelou dalouche,poco chiaro,losco;
- zarbi dabizarre,strano;
- keum damec (che è l'argot digarçon), cioèragazzo;
- meuf dafemme, cioèdonna,ragazza;
- ouf dafou,pazzo;
- ace, che deriva daça.
- laisse béton, dalaisse tomber, lascia perdere
L'uso fa apparire parole che sono il verlan di una parola verlan: ad esempiorebeu, dabeur, il verlan diarabe, cioèarabo.
- A.Dauzat,Les argots. Caractères. Evolution. Influence, Parigi, 1929