Nellescienze etnoantropologiche, ingeografia e nelle altrescienze sociali si utilizza il concetto diarea culturale per indicare un'area geografica all'interno della quale vi è un certo grado di omogeneità per quanto riguarda uno, alcuni o gran parte deitratti culturali appartenenti alla popolazione della regione.
A seconda del contesto in cui è utilizzata l'espressione è possibile desumere se l'aspetto culturale condiviso è specifico (es. area culturale delPotlach) oppure generale (es. area culturale degliindiani delle pianure).
Tra le prime elaborazioni teoriche di questo tipo troviamo leKulturprovinz diFriedrich Ratzel e l'individuazione intuitiva delle regioni culturali tentata daLeo Frobenius[1]. La formalizzazione della nozione arrivò poi nella scuola antropologica americana delparticolarismo storico.
Il concetto diarea culturale nacque nell'antropologia di fineOttocento, nel contesto dei paradigmievoluzionista e soprattuttodiffusionista. In quest'ultimo quadro teorico essa rappresenta un concetto chiave: individua l'area delimitata all'interno della quale si èdiffuso un determinato insieme di tratti culturali, fondamentale in un approccio che attribuisce la massima importanza alla diffusione geografica dellacultura. Connessa ma non coincidente con la teorizzazione delle aree culturali fu la teoria deiKulturkreis, che vede la presenza di "cerchi culturali" all'interno dei quali gli elementi culturali formano un complesso integrato, che si propaga da un centro alla periferia.
Per quanto riguarda invece l'ambito evoluzionista, l'area culturale rappresenta uno spazio nel quale vi è omogeneità nello stato di avanzamento rispetto a determinati aspetti culturali (ad esempio l'area in cui l'arco ha soppiantato lalancia); il concetto risulta meno determinante, in quanto l'avanzamento ad un successivo stadio culturale non dipende dalla posizione geografica, e può quindi verificarsi indipendentemente, ovvero in contemporanea, in luoghi spazialmente distanti.
La nozione di area culturale in tale contesto storico si inserì nel dibattito sullarazza, fungendo da risposta alternativa rispetto alle ipotizzate classificazioni dei gruppi umani su basi biologiche.

Il concetto di area culturale venne quindi elaborato prevalentemente nella tradizione americana dell'antropologia culturale, a partire dai lavori del padre della tradizione storicisticaFranz Boas. Successive raffinazioni della nozione sono state effettuate da suoi allievi, qualiClark Wissler eAlfred Kroeber, analizzando il rapporto che si crea con l'ambiente naturale, con le aree culturali limitrofe e con il cosiddettomodello culturale, che indica l'insieme strutturato dei meccanismi attraverso i quali avviene l'adattamento ambiente.
Fondamentale fu per lo studioetnografico deinativi americani la classificazione delle varietribù in distinte aree culturali, operata per primo da Wissler nel1917 ed utilizzata anche per la catalogazione museale dei reperti. Kroeber tentò di individuare elementi attraverso i quali poter suddividere le aree, giungendo ad enumerare oltre 6000 caratteristiche e peculiarità. Molto in voga era il metodo dell'analisi statistica comparativa della diffusione dei tratti culturali nelle varie aree, ad esempio i lavori diGeorge Peter Murdock sulla distribuzione delle caratteristiche linguistiche e sociali[2].
Tale stretto rapporto tra l'etnografia applicata ai nativi dell'America settentrionale ed il concetto di area culturale è uno degli elementi che hanno attirato su quest'ultimo alcune critiche mosse da antropologi di epoca più recente. Secondo tali studiosi l'identificazione delle aree nordamericane fu compiuta in modo intuitivo su una realtà che si prestava particolarmente a tale interpretazione, a causa di contingenti caratteristiche storiche, geografiche e culturali.
Il concetto di area culturale ha avuto molto successo ed è stato quindi costantemente utilizzato anche nelle analisi condotte all'interno di paradigmi teorici successivi[3], anche se alcune perplessità sono state sollevate sull'arbitrarietà del processo di individuazione dei criteri di classificazione e delle frontiere degli spazi culturali. Tali critiche sono particolarmente nette nell'ambito dell'antropologia postmoderna, che criticando lareificazione della nozione stessa di "cultura" trova ovviamente in quella di "area culturale" un bersaglio doppiamente valido.
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