| Arco della Vittoria | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | Liguria |
| Località | Genova |
| Indirizzo | Piazza della Vittoria |
| Coordinate | 44°24′11.05″N 8°56′41.86″E44°24′11.05″N,8°56′41.86″E |
| Informazioni generali | |
| Condizioni | completato |
| Inaugurazione | 31 maggio 1931 |
| Stile | Neoclassicalism |
| Realizzazione | |
| Architetto | Marcello Piacentini |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
L'Arco della Vittoria, conosciuto anche comeMonumento ai Caduti oArco dei Caduti, è unmonumento commemorativo situato inPiazza della Vittoria aGenova. Fu eretto in memoria dei genovesi caduti durante laPrima guerra mondiale.[1]
Il progetto fu curato dall'architettoMarcello Piacentini con la collaborazione dello scultoreArturo Dazzi. Inaugurato il 31 maggio 1931, rappresenta uno dei principali esempi di architettura monumentale del periodofascista in Italia.
L'imponente struttura, realizzata inPietra d'Istria, si ispira ai modelli dell'architettura classica romana e rinascimentale. Al suo interno ospita una cripta-sacrario contenente un altare erilievi dedicati ai caduti. Il monumento, che fu concepito come simbolo della memoria e della retorica patriottica del regime, è oggi considerato un elemento centrale del patrimonio storico e architettonico di Genova.[2][3]

La storia dell'Arco della Vittoria affonda le sue radici nel1923, quando ilComune di Genova lanciò un concorso nazionale per la realizzazione di un monumento dedicato ai caduti dellaPrima guerra mondiale. L'area prescelta, l'attuale Piazza della Vittoria, era originariamente una spianata erbosa lungo la valle delBisagno, non ancora coperto e soggetto a frequentialluvioni. Per l'occasione, l'amministrazione comunale avviò un vasto piano di riqualificazione urbana che previde la copertura del tratto terminale del torrente e la trasformazione dell'intera area in un grande spazio monumentale.[4][5]
Sedici progetti parteciparono al concorso. Nella seconda fase fu selezionata la proposta presentata dall'architettoMarcello Piacentini e dallo scultoreArturo Dazzi. La commissione giudicatrice apprezzò l'approccio classicista, che combinava elementi dell'Roma Imperiale e delCinquecento, conferendo al monumento un carattere solenne, eroico e trionfale.[1]
Il progetto originale, presentato nel1924, prevedeva un grande arco trionfale impostato su una piattaforma rialzata semicircolare, dotata di rampe egradinate che ne enfatizzavano lascala monumentale. La struttura era concepita come il fulcro scenografico della futura piazza, destinata a diventare il principale spazio celebrativo della città. Due anni più tardi, nel1926, lo stesso Piacentini semplificò ildisegno originale, rendendo la struttura più essenziale e austera, in linea con le nuove direttive del gusto monumentale dell'epoca fascista.
I lavori di costruzione furono affidati all'impresa genovese Garbarino e Sciaccaluga e diretti personalmente da Piacentini. L'opera fu completata nel1931 e inaugurata il31 maggio dello stesso anno, alla presenza delle autorità civili e militari.[6]

L'arco, che raggiunge i 27 metri di altezza (89 ft), è situato al termine di una rampa semicircolare, i cui angoli presentano una scalinata di sei gradini. Il monumento poggia su una base ellittica al centro dellaPiazza della Vittoria.
La struttura è sorretta esternamente da un totale di dodici pilastri quadrangolari (quattro angolari e otto ornati) ed è fronteggiata da sedici colonne diordine Dorico terminanti in capitelli dorici. Questi capitelli sostengono le sculture delle figure allegoriche dellaFama, opere diArturo Dazzi ed Edoardo De Albertis. Gli angoli al livello del fregio inferiore sono enfatizzati darostri, che richiamano i trofei romani.
Due grandi porte si aprono alla base della struttura, conducendo alla cripta e al sacrario sotterraneo.
Il monumento è riccamente decorato consculture,fregi eiscrizioni che dettagliano la storia militare del conflitto e onorano i caduti.

L'arco ospita un sacrario interno e una cripta, dedicata ai 680.000 soldati italiani caduti durante il conflitto.
Lungo i bordi della volta sono presenti due iscrizioni in latino:
L'esterno presenta allegorie scolpite da Arturo Dazzi, accompagnate da quattroiscrizioni, due delle quali scritte da Mario Maria Martini. Le iscrizioni commemorano i 680.000 italiani uccisi nellaGrande Guerra e la data di erezione del monumento. Un'iscrizione lungo l'attico include una dedica ai "figli morti per la patria combattendo in terra, in mare e in cielo...1915–1918".
Il grande fregio di Dazzi circonda il monumento, raffigurando i diversi episodi e corpi militari italiani:
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