L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di due antiche sedi episcopali: l'arcidiocesi di Rossano, documentata a partire dal X secolo, e la diocesi di Cariati, eretta nel 1437.
La storiografia tradizionale riferisce che, fuggendo dalla loro città in rovina, ivescovi di Thurio si sarebbero rifugiati nel centro fortificato di Rossano. Incerta è l'epoca in cui avvenne questa traslazione. Secondo Duchesne[2], i vescovi di Thurio si trasferirono a Rossano quando la loro città venne devastata dall'invasionelongobarda del nord dellaCalabria. Recenti scavi archeologici nel luogo della cattedrale di Rossano evidenziano un primo impianto della cattedrale già tra la fine delVI e l'inizio del VII secolo.[3]
Incerta è la cronotassi dei primi vescovi; tradizionalmente sono stati attribuiti a Rossano vescovi che in realtà, a causa di una certa omonimia o per una errata lettura dei manoscritti, appartenevano ad altre diocesi.[5] «Ma, a fronte di embrionali, per quanto lacunose e contraddittorie liste episcopali, costruite da storici locali e regionali,»[3] solo dal X secolo si può comporre una cronotassi sicura, a partire dalla vita disan Nilo, dove si racconta che, morto l'arcivescovo di Rossano, il santo monaco venne scelto dai suoi concittadini a succedergli, senza però riuscire nel loro intento. La stessa biografia riferisce dell'elevazione della sede di Rossano ad arcidiocesi (nonmetropolitana), avvenuta probabilmente quando la città assunse un ruolo eminente nel dominio bizantino dell'Italia meridionale[6]; il titolo arcivescovile è documentato ancora in un diploma greco del 1091, ed in diversi diplomi latini del XII secolo.[7]
Restando i dubbi sui nomi trasmessi dalla tradizione, i primi nomi attribuiti con certezza a Rossano sono quelli dei vescovi Giovanni e Niceforo, attestati dai lorosigilli episcopali, datati traIX e X secolo.[8] Certo è anche l'arcivescovo rossanese Teotisto, menzionato in un codice vaticano, e attribuibile alla metà circa dell'XI secolo, cui succedono due monaci basiliani, Pentatene e Romano, che vissero all'epoca in cui la Calabria venne conquistata daiNormanni. I nuovi signori cercarono di imporre ilrito latino, ma il loro progetto non andò in porto per la forte opposizione del clero e del popolo; sul finire del secolo venne fondata l'abbazia di Santa Maria del Patire, che fu un importante centro di irradiazione della cultura e della liturgia greca, assieme ad altri monasteri greci di cui il territorio diocesano era costellato. Altri due monaci divennero arcivescovi di Rossano nel XII secolo, Nicola Malena e Teofane Cerameo[9].
A partire dal XIV secolo iniziano ad introdursi in diocesi alcuni elementi di novità e di rottura con la tradizione precedente. Nel 1373 per la prima volta un papa,Gregorio XI, riserva a sé la nomina dell'arcivescovo, diritto di cui finora aveva sempre goduto ilcapitolo dellacattedrale; in quest'occasione per la prima volta fu scelto un vescovo non originario della diocesi, ma proveniente daGravina, e per la prima volta il vescovo era dirito latino.[3] Nel 1437 Rossano cedette una porzione del proprio territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Cariati. Nel 1460 fu nominato arcivescovo Matteo de Saraceni, che l'anno successivo abolì ilrito greco nella cattedrale e nell'intera diocesi. Con Nicola Ippoliti (1481-1493) la diocesi fu affidata a vescovicommendatari, che di fatto non risiedettero quasi mai in diocesi, situazione che durò fino alla nomina di Lancillotto Lancillotti nel 1573, con il quale inizia la serie dei vescovi "tridentini", pronti ad attuare le decisioni riformatrici del concilio.
Nel XVII secolo l'arcidiocesi riconobbe la figura e l'operato di san Nilo, la cui memoria non era mai venuta meno, con la proclamazione apatrono della città di Rossano (1618), la costruzione di unaparrocchia a lui dedicata (1620), l'erezione di un altare in suo onore nella cattedrale (1664) e il riconoscimento dell'ufficio liturgico proprio di san Nilo (1677).
Il 20 ottobre 1860 l'arcivescovo di Rossano Pietro Cilento fu imprigionato per aver invitato il clero e il popolo dell'arcidiocesi a votare, tramite un telegramma, il no alplebiscito di annessione alRegno di Sardegna; fu scarcerato il 16 dicembre 1860, ma farà ritorno a Rossano solo nel 1867.[11]
A causa del degrado di Cerenzia e della decadenza del suo palazzo episcopale, quando, dopo ilconcilio di Trento, i vescovi ebbero l'obbligo della residenza, quelli di Cariati e Cerenzia preferirono la nuova sede. Commenta Pesavento:«I vescovi preferiranno la città sul mare, anche se esposta al pericolo turco, piuttosto che un luogo isolato e malarico».[13] Infatti Cariati fu più volte saccheggiata daiTurchi; in particolare nel 1544 e nel 1557, quando diverse centinaia di cristiani furono fatti schiavi, tra cui anche il vescovo Giovanni Canuti (o Carnuti), che morirà adAlgeri. In queste occasioni andarono distrutti la cattedrale, il palazzo episcopale e molti documenti d'archivio.
Tra i vescovi di Cariati e Cerenzia sono da segnalare: Giovanni Sersale (1506), che nel 1512 presiedette ad uno dei processi per la canonizzazione di sanFrancesco di Paola;Alessandro Crivelli (1561-1568), che fununzio apostolico inSpagna e poicardinale;Juan Canuti, che fu rapito dal corsaroKhayr al-Din Barbarossa nel 1544 e, reso schiavo, morì adAlgeri l'anno successivo; Properzio Resta (1586-1601), che nel 1594 indisse unsinodo per l'attuazione delle decisioni del concilio tridentino; Maurizio Ricci (1619-1627), che istituì ilseminario diocesano aVerzino, trasferito a Cariati dal successoreFrancesco Gonzaga (1633-1657), che restaurò la cattedrale e rifece il palazzo episcopale; Giovanni Andrea Tria (1720-1726), che celebrò un secondo sinodo diocesano nel 1726.
Spettò al vescovo Gelasio Serao (1819-1839) organizzare la nuova diocesi dal punto di vista amministrativo e pastorale; per questo compito utilizzò la strumento dei sinodi, che celebrò nel 1823, nel 1827 e nel 1837. Il suo successore Nicola Golia (1839-1873) fece costruire la nuova cattedrale che dedicò solennemente il 25 ottobre 1857. Tra i vescovi del Novecento sono da segnalare Giovanni Scotti (1911-1918), «vescovo colto e fortemente impegnato nel sociale»[3], ed Eugenio Raffaele Faggiano (1936-1956), per il quale nel 1987 è stato avviato il processo informativo per la sua beatificazione.
Il 4 aprile 1979 con la bollaQuo aptius dipapa Giovanni Paolo II la diocesi di Cariati fu unitaaeque principaliter all'arcidiocesi di Rossano; cessò così la precedente unionein persona episcopi. Con la stessa bolla Cariati cedette il territorio dei comuni inprovincia di Catanzaro alla diocesi di Crotone, tra cui le antiche città episcopali di Cerenzia, di Umbriatico e di Strongoli. Alla diocesi di Cariati rimasero solo i comuni inprovincia di Cosenza, ossia Cariati, Terravecchia e Scala Coeli, con la frazione diSan Morello.[14]
Nel museo diocesano è conservato ilCodex Purpureus Rossanensis, un manoscrittoonciale greco del VI secolo contenente una copia delVangelo secondo Matteo e delVangelo secondo Marco. Deve il nome "Purpureus" al fatto che le sue pagine sono rossastre (in latinopurpureus) perché il materiale di cui sono composte è la pergamena viola. Il manoscritto riporta testi vergati in oro ed argento[28] ed è impreziosito da 15miniature che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione diGesù. Il testo è scritto in eleganti caratteri onciali su due colonne. È uno dei più antichi manoscritti miniati delNuovo Testamento conservatisi.
Il Codex Purpureus Rossanensis è nell'elenco delle candidature per essere riconosciuto dall'UNESCO fra i beni eccellenti del patrimonio artistico mondiale.
^Per esempio: Ottaviano (411) e Vigilio (484), che furono vescovi delladiocesi di Ressiana inAfrica; Valeriano (680), che apparteneva allaSoranae ecclesia (Sora) e non allaRosanae ecclesia. Luca De Rosis (Cenno storico..., pp. 123-125) menziona 17 presunti vescovi di Rossano tra la metà del IV secolo e la fine del X secolo.
^Le fonti a nostra disposizione non concordano sul nome del primo vescovo di Cariati. Secondo l'autore dell'articolo inBeweb (estratto da:Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008), primo vescovo di Cariati è stato ilfrancescano Bernardo Faiardi, e solo con Giovanni, figlio della fondatrice Covella Ruffo, le due sedi furono unite. Secondo Eubel invece (Hierarchia Catholica, vol. I, p. 118), Faiardi fuvescovo titolareCariaciensis in Armenia, eletto il 18 dicembre 1437.
^Appare confusa la sequenza dei vescovi successivi. Secondo quanto riporta Eubel (Hierarchia Catholica, vol. II, p. 158, nota 1), il 27 marzo 1439 Giovanni de Volta venne trasferito a Crotone e sostituito a Cariati da Galeazzo Quattromani, canonico di Cosenza; ma Giovanni de Volta non acconsentì al trasferimento e di conseguenza le nomine vennero annullate. Altri autori invece (Ughelli, Gams, Cappelletti, Taccone-Gallucci) danno come realizzato il trasferimento, per cui inseriscono 3 vescovi tra Giovanni de Volta e Pietro Sonnino: lo stesso Galeazzo Quattromani, trasferito nuovamente a Crotone il 27 gennaio 1440; Bartolomeo, vescovo diArgo (?), che gli succedette lo stesso giorno; e Giovanni, figlio della fondatrice della diocesi, che morì nel 1481, lo stesso anno in cui sarebbe morto, secondo Eubel, Giovanni de Volta.
^(EN)Bruce M. Metzger,Bart D. Ehrman,The Text of the New Testament: Its Transmission, Corruption and Restoration, New York - Oxford, Oxford University Press, 2005, p. 84.