L'isola di Lipari fu abitata, fin dal IV secolo, da monaci ed eremiti. La tradizione tramanda comeprotovescovo sant'Agatone, presente nell'isola nel 264, che avrebbe accolto le spoglie dell'apostoloBartolomeo, miracolosamente approdate in un'urna sulle coste dell'isola.[4] La Chiesa liparese è documentata per la prima volta in un'epigrafe della seconda metà del V secolo, dedicata a una giovane cristiana di nome Proba e dove si fa esplicito riferimento alla "santa e cattolica chiesa di Lipari"; un'altra iscrizione testimonierebbe invece una presenza cristiana significativa già sul finire del IV secolo.[5]
I vescovi eoliani del primo millennio sono noti grazie aisinodi econcili dell'epoca e all'epistolario dipapa Gregorio Magno. Il primo vescovo storicamente documentato è Augusto, presente a due sinodiromani del 501 e del 502 indetti dapapa Simmaco. Inoltre, un sigillo episcopale ha restituito il nome del vescovo Leonzio, vissuto fra IX e X secolo. Come tutte le diocesi siciliane, anche Lipari fece parte delpatriarcato di Roma fino all'VIII secolo, quando fu sottomessa alpatriarcato di Costantinopoli e resasuffraganea diSiracusa, come documentato dalleNotitiae Episcopatuum del patriarcato.[6]
In seguito l'arcipelago delleEolie fu occupato dagli arabi. La vita cristiana riprese nell'XI secolo, quando il contenormannoRuggero, dopo aver conquistato le isole, fondò a Lipari, tra il 1072 ed il 1081, un'abbaziabenedettina intitolata a sanBartolomeo apostolo, assegnandole come dote le isole Eolie (1088); la fondazione fu approvata dapapa Urbano II conbolla del 3 giugno 1091. Lo stesso Ruggero aveva fondato aPatti un'altra abbazia, quella del Santissimo Salvatore (1094), che fu unita con quella di Lipari e governata da un soloabate, Ambrogio, con due distintipriori.
Nel 1206 il territorio di Santa Lucia del Mela fu staccato dalle dipendenze della diocesi di Lipari e reso autonomo dalla giurisdizione dei suoi vescovi.[8]
Nel XIV secolo Lipari e Patti entrarono a far parte di due entità politiche diverse, ilregno di Napoli e ilregno di Sicilia, cosa che portò inevitabilmente alla separazione delle due diocesi.[9] Infatti, l'unione rimase fino al 18 aprile 1399, quandopapa Bonifacio IX, con ilbreveDudum ex certis[10], separò le due diocesi e trasferì il vescovo Francesco Gattolo alla sede di Lipari, e nominò Francesco Hermemir per lasede di Patti. Con un'altra bolla, lo stesso papa dovette determinare i possedimenti di ciascuno, sui quali i due prelati avevano trovato modo di litigare.
Il 29 novembre 1627 la Chiesa di Lipari fu esentata dalla metropolia di Messina e divenneimmediatamente soggetta allaSanta Sede con il breveRomanus Pontifex[11] dipapa Urbano VIII. Questa decisione portò a un'annosa controversia con l'arcivescovo di Messina, che si vedeva leso nei suoi diritti metropolitici, che fu risolta solo al tempo dipapa Benedetto XIII. Sempre a questo pontefice si deve la soluzione della cosiddettacontroversia liparitana, che vide lo scontro traregalisti e difensori dei diritti delpapa; questa «vicenda ebbe gravissime conseguenze nella intera Sicilia e causò anche l'esilio di alcuni vescovi siciliani. Tra questi vi fu il vescovo di Lipari, Nicola Maria Tedeschi (1710-1722)»[12], che fu costretto a dare le dimissioni.
Nel 1844, in occasione del riordino delle diocesi siciliane, Lipari vide finire la sua indipendenza ecclesiastica e fu nuovamente sottoposta allaprovincia ecclesiastica di Messina.
All'inizio del Novecento, in forza della donazione diRuggero del 1088, il vescovoAngelo Paino fece causa al comune di Lipari per ottenere l'esclusiva proprietà dei terreni pomiciferi dell'isola. Il lungo conflitto che ne scaturì e le minacce di morte rivolte al prelato, costrinsero Paino ad abbandonare le isole e a governare la diocesi daMessina; alla fine la cassazione respinse il ricorso del prelato liparese.
Al momento della piena unione con Messina, Santa Lucia del Mela e l'archimandritato del Santissimo Salvatore, la diocesi di Lipari comprendeva 26parrocchie nei comuni diLeni (3),Lipari (18),Malfa (3) eSanta Marina Salina (2).[13]
Nel1206 fu eretta la parrocchia di Santa Luciain plana Milacii[14], per interessamento dello stesso imperatoreFederico II, che aveva fatto del sito un suo luogo di villeggiatura e vi aveva eretto una cappella regia; il territorio fu staccato dalla diocesi di Lipari e Patti e concesso dal sovrano alCappellano Maggiore del Regno di Sicilia, istituzione sorta nel 1132.
Poiché i vescovi di Lipari e Patti rivendicavano i loro diritti sul territorio parrocchiale, nel 1228 prima e poi definitivamente nel 1248 il sovrano confermò l'indipendenza ecclesiastica di Santa Lucia, in virtù delle prerogative proprie che gli derivavano dal privilegio chepapa Urbano II aveva concesso nel 1098 al conte Ruggero e noto comeApostolica legazia.
Nel XV secolo il re Martino confermò e stabilì che i prelati di Santa Lucia fossero sottomessi alla Cappella Regia e dunque esenti dalla giurisdizione vescovile.[12] Nel 1464 al prelato Angelo Staiti, il viceré di Sicilia confermò che la sua giurisdizione sulla "Terra di Santa Lucia della piana di Milazzo" aveva carattere episcopale, che comportava dunque il governoin spiritualibus et temporalibus sul clero del territorio, senza tuttavia l'obbligo della residenza e della consacrazione a vescovo. Queste prerogative davano diritto al titolare di Santa Lucia di sedere nel parlamento di Sicilia.[15]
Con le riforme introdotte dalconcilio di Trento, ai prelati fu fatto obbligo di risiedere a Santa Lucia per occuparsi dellacura animarum stabilita dal concilio. Secondo Pirri[16] Simone Rao Grimaldi (1602-1616) fu il primoparochus et prelatus ordinarius a stabilirsi a Santa Lucia; diede avvio alla costruzione del palazzo episcopale e alla ricostruzione dell'antica chiesa prelatizia che era stata voluta dal conte Ruggero nel 1094, lavori che furono portati a termine dal successore, il beatoAntonio Franco (1616-1626). A Franco si deve anche la convocazione del primosinodo nel 1618; il secondo sinodo fu celebrato dal vescovo Simone Impellizzeri nel 1679, che si adoperò inoltre per la fondazione delseminario, ospitato nei locali delcastello di Santa Lucia del Mela, e l'istituzione del capitolo dei canonici.
Tra Seicento e Settecento una lunga controversia sul possesso e la giurisdizione su alcuni casali contrappose i prelati di Santa Lucia agli arcivescovi di Messina, risolta a metà Settecento a favore dei primi grazie all'intervento del regio visitatore De Ciocchis. In questa occasione furono anche stabiliti i confini della prelatura, che comprendeva un piccolo territorio composto dagli odierni comuni di Santa Lucia del Mela, San Filippo del Mela, Pace del Mela, Gualtieri Sicaminò e rispettivamente le frazioni di San Giovanni, Archi, Cattafi, Corriolo, Olivarella, Giammoro, Soccorso.
Tra Settecento e Ottocento la sede fu occupata da due tra i più illustri prelati che Santa Lucia abbia mai avuto:Carlo Santacolomba (1780-1801), simpatizzante delgiansenismo e fondatore della prima scuola elementare pubblica femminile; eAlfonso Airoldi (1803-1817), favorevole alle ideeregaliste egallicane, e grande mecenate.
Con l'unità d'Italia, la sede di Santa Lucia ebbe molto a soffrire. Infatti dopo il trasferimento di Gaetano Blandini aGirgenti, la prelatura rimase a lungo senza pastori per la mancata concessione dell'exequatur da parte del governo italiano ai vescovi nominati dallasanta Sede, Gerbino, Fiorenza e Di Giovanni; nel 1901 fu nominato un amministratore apostolico,Francesco Certo, che, pur consacrato vescovo, continuò a fare il parroco del suo paese natale per tutto il resto della sua vita. La prelatura fu di fatto retta da vicari capitolari, fino alla nomina diSalvatore Ballo Guercio nel 1920.
Al momento della piena unione con Messina e Lipari e l'archimandritato del Santissimo Salvatore, la prelatura di Santa Lucia del Mela comprendeva 8parrocchie:[18]
1 nel comune diGualtieri Sicaminò: San Nicola di Bari e Santa Maria Assunta;
2 nel comune diPace del Mela: Santa Maria della Visitazione, Santa Maria del Rosario inGiammoro;
2 nel comune diSan Filippo del Mela: Santi Filippo e Giacomo e Santa Maria Addolorata, Santa Maria della Catena e Immacolata inOlivarella;
3 nel comune diSanta Lucia del Mela: Sacro Cuore, Santa Maria Annunziata, Santa Maria Assunta.
Nell'XI secolo fu fondato dal gran conteRuggero d'Altavilla,il monastero del Santissimo Salvatore "in lingua phari", nei pressi della falce del porto di Messina, conosciuta anche comepenisola di San Raineri, e venne affidato amonaci basiliani dirito bizantino. Suo figlio il reRuggero II lo elevò a monastero archimandritale (o archimandritato, cioè a capo di altri monasteri) nel maggio del 1131. Nell'ottobre dello stesso anno Ugone arcivescovo di Messina donò all'archimandrita del Santissimo Salvatore 35 tra chiese e monasteri con le loro possessioni.
La giurisdizione dell'archimandritato del Santissimo Salvatore, nel corso dei secoli, si ampliò estendendosi sino a 62 monasteri inSicilia e inCalabria. L'archimandritato fu eretto in diocesi dapapa Urbano VIII con ilbreve del 23 marzo 1635. In seguito non mancarono divergenze con l'arcidiocesi di Messina sorte per le difficoltà nell'individuare e delimitare il territorio proprio dell'archimandritato.
Con la morte dell'archimandritacardinaleEmmanuele De Gregorio avvenuta il 6 novembre 1839 iniziava un lunghissimo periodo disede vacante. Le successive leggi sullasoppressione delle corporazioni religiose provocarono la chiusura dei monasteri basiliani e il loro incameramento da parte dello Stato. L'archimandritato si ridusse così a poche parrocchie epapa Leone XIII con breve del 31 agosto 1883 unirà l'archimandritato del Santissimo Salvatoreaeque principaliter all'arcidiocesi di Messina.
Secondo la tradizione, la diocesi sarebbe stata eretta dasan Paolo che ordinò il primo vescovo, san Bacchilo. Tuttavia, si hanno notizie storicamente documentabili solo dal V secolo: il primo vescovo noto è Eucarpo I presente al sinodoromano del 502. Dalle lettere dei papiPelagio I eGregorio Magno si conoscono i nomi di altri vescovi: Eucarpo II, Felice e Dono. Altri vescovi messinesi sono presenti aiconcili ecumenici celebrati in Oriente: Benedetto, Gaudioso e Gregorio.
Come tutte le diocesi siciliane, anche Messina fece parte delpatriarcato di Roma fino all'VIII secolo, quando fu sottomessa alpatriarcato di Costantinopoli e resasuffraganea diSiracusa, come documentato dalleNotitiae Episcopatuum del patriarcato.[20] Con la conquista araba della Sicilia, non si hanno più notizie delle comunità cristiane dell'isola e della loro organizzazione ecclesiastica. Sopravvissero solo alcuni monasteri greci nell'imperviaVal Demone.
A partire dal 1061 iNormanni iniziano la riconquista della Sicilia proprio a partire da Messina. Il conteRuggero I, dopo aver occupato la roccaforte diTroina la scelse come capitale del suo regno e vi istituì unadiocesi (1082), nominando come vescovo Roberto, il quale trasferirà la sede a Messina (1096), dopo che la città venne strappata definitivamente agli arabi. I suoi successori mantennero il doppio titolo di Messina e Troina fino all'epoca della reginaCostanza d'Altavilla.
Gli iniziali buoni rapporti fra i sovrani normanni e laSanta Sede si guastarono quandoRuggero II riconobbe l'antipapa Anacleto II (1130), che eresse Messina asede metropolitana con labollaPiae postulatio voluntatis. Tuttavia queste iniziative di Anacleto II furono annullate alla fine dello scisma dapapa Eugenio III, che con la bollaCum universis ecclesiis del 1159 ribadì ilprivilegium libertatis concesso all'epoca di Ruggero I, ossia l'esenzione di Messina da ogni altra giurisdizione ecclesiastica e la suasottomissione diretta alla Santa Sede. Tuttavia, nel 1166papa Alessandro III, dopo aver visitato Messina l'anno precedente, eresse la sede ametropolia in forza della bollaLicet omnes discipuli con lesuffraganee diCefalù e diPatti e Lipari.
Il 22 settembre 1197 fu consacrata all'arcivescovo Bernardo la cattedrale alla presenza dell'imperatoreEnrico VI di Svevia.
A causa della guerra deiVespri siciliani la sede messinese rimase vacante per un ventennio circa. Infatti il vescovo Francesco Fontana, eletto aNapoli dal capitolo della cattedrale in esilio, rinunciò poco dopo alla sede, che rimase senza pastore fino alla nomina di Guidotto d'Abbiate nel 1304.
Nel corso del Trecento e del Quattrocento non furono rari i casi di scontro tra il capitolo della cattedrale e la Santa Sede, che in più occasioni si rifiutò di approvare le nomine degli arcivescovi, lasciando così per diversi anni la sede vacante.
Gli arcivescovi Giovanni Retana e Antonio Lombardo costruirono ed inaugurarono ilSeminario Arcivescovile. Tra il 1621 ed il 1725 furono celebrati cinque sinodi diocesani, che seguirono a quelli celebrati nel 1392 e nel 1588.
Nel corso del Settecento l'arcidiocesi dovette molto soffrire dapprima per la peste del 1743, che causò la morte di 30.000 persone tra cui anche l'arcivescovo Tommaso Vidal; e poi per il terremoto del 1783, che causò ingenti danni e danneggiò gravemente la cattedrale.
Nella prima metà dell'Ottocento Messina cedette porzioni di territorio a vantaggio dell'erezione delladiocesi di Nicosia (17 marzo 1817) e delladiocesi di Acireale (27 giugno 1844); inoltre nel 1822 ventiquattro centri abitati furono ceduti alladiocesi di Patti. Nello stesso periodo anche laprovincia ecclesiastica messinese fu modificata con l'acquisizione della diocesi di Nicosia (1817) e della diocesi di Lipari (1844), e la cessione della diocesi di Cefalù all'arcidiocesi di Palermo. Inoltre, nel 1883papa Leone XIII unìaeque principaliter l'archimandritato del Santissimo Salvatore, da cinquant'anni vacante, all'arcidiocesi di Messina.
Dal 1861 per la morte di mons.Francesco di Paola Villadecani l'arcidiocesi fu sede vacante, anche per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, che era soggetta all'exequatur e alla pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi. Nel 1865 il governo propose in colloqui informali di promuovere alla sede di MessinaLuigi Natoli, vescovo diCaltagirone. La designazione piacque allaSanta Sede, ma fu ritardata, perché inserita in complesse trattative per le nomine delle altre sette diocesi siciliane che erano rimaste vacanti.[21]
Nell'ultimo quarto del XIX secolo l'arcivescovoGiuseppe Guarino curò l'applicazione dei decreti delConcilio di Trento in chiave pastorale, fornendo ai sacerdoti una profonda preparazione culturale e spirituale negli studi del seminario. Era questa una risposta al generale processo di laicizzazione della cultura e disecolarizzazione della società, che cercava di superare una religiosità basata in larga parte sugli aspetti cultuali e promuoveva esempi di applicazione concreta delladottrina nella vita sociale, tanto da parte dei sacerdoti quanto da parte dei laici, chiamati a un impegno sociale.[22]
Nel primo Novecento l'arcidiocesi e la città di Messina vissero due momenti altamente drammatici: il terremoto del 1908, che distrusse il 90% degli edifici (tra cui la cattedrale e la maggior parte delle chiese e delle case religiose) e fece 80.000 morti; il bombardamento alleato del giugno 1943, che provocò nuovamente la distruzione della cattedrale, che bruciò per tre giorni consecutivi.
Il 20 dicembre 1976Ignazio Cannavò,coadiutore dell'arcivescovo di Messina, fu nominato prelato di Santa Lucia. Il 3 giugno successivo divenne arcivescovo di Messina con il titolo di archimandrita del Santissimo Salvatore. Infine, il 10 dicembre 1977 venne nominato anche vescovo di Lipari. Da questo momento le tre sedi furono unitein persona episcopi, governate cioè da un unico vescovo.
Il 30 settembre1986, con il decretoInstantibus votis dellaCongregazione per i vescovi, le sedi di Messina e di Lipari e la prelatura di Santa Lucia del Mela sono state unite con la formulaplena unione e la circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Inoltre è stato stabilito che all'arcivescovopro tempore spetti anche il titolo di archimandrita del Santissimo Salvatore.
AIgnazio Cannavò, ritiratosi per raggiunti limiti di età nel 1997, è seguitoGiovanni Marra fino al 18 novembre 2006 quando si ritira anche egli per raggiunti limiti di età. Lo stesso giorno è nominato arcivescovoCalogero La Piana,salesiano, che si dimette il 24 settembre 2015 per motivi di salute. Dopo poco più di un anno di amministrazione apostolica, inizialmente del vescovoAntonino Raspanti e poi dell'arcivescovoBenigno Luigi Papa,O.F.M.Cap., il 20 ottobre 2016 viene nominato arcivescovo metropolita e archimandritaGiovanni Accolla, del clero dell'arcidiocesi di Siracusa.
^Testo della bolla pontificia in: Luciano Catalioto,Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, Intilla, Messina, 2007, pp. 86-88, e doc. 30 e 31.
^Fin dal 1094 è attestata la donazione della chiesa di Santa Lucia di Milazzo, «con sette villani e rispettive famiglie», agli abati di Lipari. Mellusi,Alle origini..., p. 167.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 20, 26 gennaio 1987, p. 20 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 8 parrocchie della diocesi di Lipari che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 12 gennaio 1987 su richiesta del vescovo di Lipari del 1º settembre 1986.
^Santa Lucia nella piana di Milazzo. L'attuale toponimodel Mela risale solo al 1862. Mellusi,Alle origini..., p. 166.
^A. Salvietti,Storia di politica ecclesiastica, Trieste (s.i.d.), p. 97. Si veda anche Andrea Gallo,Codice ecclesiastico sicolo, Carini, 1846. Nel 1818 l'arcivescovo prelatoGabriele Maria Gravina (siciliano e giàvescovo di Catania) divenneCappellano maggiore del Regno delle Due Sicilie per l'unione delclero palatino dei due regni (di Napoli e Sicilia) rinunciando dopo pochi mesi alla prelatura di Santa Lucia del Mela (su indicazione del Re stesso), sancendone la separazione dal ruolo di "Cappellano maggiore del Re" dopo sei secoli.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 9, 13 gennaio 1987, p. 6 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 8 parrocchie della Prelatura di Santa Lucia del Mela che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 23 dicembre 1986 su richiesta del prelato del 1º settembre 1986.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 36, 13 febbraio 1987, Supplemento straordinario nº 7, p. 49 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 27 parrocchie dell'archimandritato che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 15 gennaio 1987 su richiesta dell'archimandrita del 1º settembre 1986.
^Protovescovo della diocesi messinese, la prima menzione della sua memoria liturgica appare in: G. Buonfiglio e Costanzo,Messina Città Nobilissima, Venezia, 1606, p. 79:«...a' venticinque dell'istesso [gennaio] della conversione di S. Paolo, in memoria della sua predicatione, et elettione di Barchirio primo Vescovo della Città» (Mellusi,Dalla Lettera della Madonna alla Madonna della Lettera, p. 257). Alcuni storici hanno fatto di Bacchilo e Barchirio due vescovi distinti (D'Avino,Cenni storici..., p. 335).
^Secondo la tradizione Barchirio fu ilprimo vescovo consacrato da san Paolo prima di subire il martirio a Roma: Filippo Giacomo d'Arrigo (abate),La verità svelata nel dritto restituito a chi si deve, overo Prerogative, e privilegj della nobile,, Venezia, Domenico Tobacco, 6 gennaio 1733, p. 124.URL consultato il 2 maggio 2019(archiviato il 2 maggio 2019).. Titolo esteso: "La verità svelata nel dritto restituito a chi si deve, overo Prerogative, e privilegj della nobile, esemplare città di Messina capitale del Regno di Sicilia. Opera dell'abbate d. Filippo Giacomo d'Arrigo dottore di sagra teologia, dedicata all'eccellentiss. signor d. Michele Ardonio... perMichele Ardoino, con licenza dei superiori"
^L'inserimento di questo vescovo nella cronotassi messinese nasce da un'errata lettura di unapassio, dove fu lettoApuliam Messenam invece diApuliam Aecanam; questo presunto vescovo è infatti il santo venerato aEca inPuglia. Lanzoni,Le diocesi d'Italia..., p. 616). Caraffa, voceEleuterio, inBibliotheca Sanctorum, IV, Roma, 1964, coll. 1012-1016.
^Documentato da alcuni storici (D'Avino,Cenni storici..., p. 335) come prelato messinese presente alprimo concilio di Nicea (325). Tuttavia a quel concilio non prese parte alcun vescovo siciliano, e nessun vescovo con questo nome appare nelle sessioni conciliari.(LA) Gelzer,Patrum Nicaenorum nomina (PDF), Lipsia, 1898.
^I vescovi Alessandro e Giovanni sono inseriti da alcuni storici (D'Avino,Cenni storici..., p. 335) tra i prelati che presero parte rispettivamente alconcilio di Sardica (343/344) e alconcilio di Calcedonia (451). In realtà, questi due prelati furono vescovi diMessene inGrecia.
^D'Avino (p. 335) menziona questo vescovo«rammentato nelle edizioni dei concili». Il suo nome è ignoto a Pirri, Cappelletti, Gams e Lanzoni.
^Eucarpo è ilprimus episcopus certus di Messina, secondo Pirri (Sicilia sacra, col. 357).
^Menzionato in alcune cronotassi tradizionali, è escluso da Pirri (Sicilia sacra, col. 357) in quanto vescovo diMiseno inCampania.
^Felice (600) e Guglielmo (603) sono citati da D'Avino (Cenni storici..., p. 335) come discepoli dipapa Gregorio Magno. I loro nomi appaiono tuttavia in alcune lettere spurie del pontefice (Lanzoni,Le diocesi d'Italia..., p. 616). Inoltre il nome Guglielmo, di origine germanica, appare improponibile nella Sicilia bizantina del VII secolo.
^abVitalien Laurent,Le Corpus des sceaux de l'empire byzantin, V, 1963, pp. 706-707, nnº 899-900.
^Presente alsinodo romano del 649. Secondo Pirri anche questo vescovo potrebbe appartenere alladiocesi di Miseno; Gams lo inserisce nella sua cronotassi, ma con due punti interrogativi; per Kehr invece è certamente vescovo di Messina.
^Benedetto partecipò alsinodo lateranense del 679 ( Wilhelm Levison,Die Akten der römischen Synode von 679, inZeitschrift der Savigny-Stiftung fur Rechtsgeschichte. Kanonistische Abteilung, n. 2, 1912, p. 278(archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016)) e aquello del 680 in preparazione al concilio ecumenico del 680-681. Non prese parte al concilio ecumenico, come invece affermano Pirri e Cappelletti.
^Kehr ammette anche il vescovo Filippo nell'879, cheMichel Le Quien inserisce invece tra i vescovi diMessene.
^Inserito da D'Avino nella cronotassi messinese al X secolo. Ignoto a tutti gli altri autori (Pirri, Cappelletti e Gams).
^Nel dicembre 1182 Richard Palmer è ancora documentato come vescovo di Siracusa, mentre il 9 febbraio 1183 è menzionato per la prima volta come arcivescovo di Messina. Kamp, pp. 1234 e 1013; Kehr, p. 341, nº 27.
^abcdefghNorbert Kamp,Kirche und Monarchie..., pp. 1010-1042.
^La sede messinese risulta esserevacante il 26 maggio 1231 fino ad aprile 1232; Kamp, p. 1024.
^Secondo Kamp (p. 1037), Bartolomeo Pignatelli era già arcivescovo di Messina dal 25 marzo 1266; Eubel indica entrambe le date (II, p. XXX).
^Non poté prendere possesso della sede, per cui Roma lo nominò nel 1289 amministratore delladiocesi di Nola, fino al suo trasferimento aMilano.
^Gams inserisce in questo periodo due vescovi, Pietro e Federico de Guercis. Tuttavia, come annota Eubel (I, p. 337, nota 7), negli atti concistoriali è espressamente detto che Raimando de Pezzolis è eletto alla chiesa di Messina rimasta vacante dopo la morte di Guidotto de Abbiate.
^La sede risulta essere vacante nel 1206; Kamp,op. cit., p. 1081.
^In un diploma del 1219 è menzionato un "vescovo eletto", indicato semplicemente con la lettera iniziale del suo nome. In un altro documento del medesimo anno, del 19 settembre, la sede di Patti e Lipari risulta essere vacante e gestita da unR. administrator temporalium. Kamp,op. cit., p. 1083.
^Il trasferimento a Capua ebbe breve durata o forse non si realizzò, perché il 27 marzo 1227 Giacomo è ancora documentato come vescovo di Patti e Lipari; Kamp,op. cit., p. 1083.
^Secondo Ughelli (Italia sacra, vol. I, col. 778), Pagano sarebbe morto il 22 marzo 1246; tuttavia il suo episcopato non durò fino a quella data, essendo documentati altri vescovi, ignoti a Ughelli e a Pirri.
^Pirri e gli autori che ne dipendono inseriscono dopo Pagano un vescovo di nome Rinaldo (dal 1248), frutto però di un'errata lettura dei manoscritti; si tratta in realtà di Rainaldo diAgrigento; Kamp,op. cit., p. 1095, nota 137.
^Restano a tutt'oggi inspiegabili i motivi che spinsero il papa a confermare la nomina di Bartolomeo mentre era ancora in vita Filippo. Bartolomeo tuttavia riuscì a prendere possesso della propria Chiesa solo nel 1266.
^Secondo Eubel (vol. I, p. 384, note 7 e 8) Pietro I e Francesco di Pietro, documentati da Gams, sarebbero lo stesso vescovo, la cui elezione, fatta dal capitolo, fu respinta dalla Santa Sede.
^Di fatto, dal 1392, Ubertino poté esercitare la sua giurisdizione episcopale solo su Lipari, essendogli impedito di mettere piede a Patti, dove ilduca Martino nominò successivamente due amministratori apostolici: Giovanni di Aragona (1392-1393) e Giovanni di Thaust (1393-1397).
^Dal 18 aprile 1399, sciolta l'unione di Patti e Lipari, Gattolo rimane vescovo solo della sede di Lipari.
^Il 28 novembre 1558 venne nominato vescovo diAmelia.
Carlo Rodriquez,Breve cenno storico sulla Chiesa Liparese, inGiornale di scienze, letteratura ed arti per la Sicilia, vol. 75, Palermo, 1841, pp. 273–297.; vol. 76, pp. 33–66
Giovan Giuseppe Mellusi,Alle origini della prelatura di Santa Lucia del Mela, inRicerche storiche e archeologiche nel Val Demone. Atti del convegno di studi 2014, a cura di Filippo Imbesi, Giuseppe Pantano e Luigi Santagati, Società Nissena di Storia Patria, 2014, pp. 166–178